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Risultati da 1 a 10 di 15

Discussione: Pane e camorra

  1. #1
    TCP Rider Senior L'avatar di Medoro
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    Pane e camorra

    avete visto il servizio al tg dei panifici della camorra?????
    Pane e camorra | L'espresso


    Il pane di camorra costa meno e viene spacciato per genuino: "Ha il sapore paesano". Il pane di camorra costa meno perché viene prodotto fuori da qualunque regola: senza igiene, senza controllo su acqua e farina. E soprattutto usando per cuocerlo ogni genere di scarto: ci sono anche vecchi infissi verniciati e cortecce di nocciole trattate con antiparassitari, che spargono nuvole tossiche sulle pagnotte. In un caso, per fortuna isolato, sono state bruciate persino delle bare dissotterrate.

    Il pane di camorra è un grande affare: in sei mesi, da quando i prezzi ufficiali sono saliti alle stelle, sono stati scoperti e ispezionati oltre 400 forni a Napoli e provincia. Più della metà è stata sequestrata, in tutti gli altri sono fioccate multe per irregolarità multiple: 80 le persone denunciate. "Ci muoviamo per la tutela del consumatore e dei lavoratori, quasi sempre sfruttati e in nero", spiega a 'L'espresso' il colonnello Gaetano Maruccia, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli.

    La capitale del pane nero è Afragola, 60 mila abitanti e un municipio già sciolto due volte per infiltrazione camorristica. Nonostante i forni clandestini siano tantissimi, nessuno li ha mai segnalati: né i vigili urbani, né gli ispettori della Asl. Nel cortile di un palazzo, in quella che tutti chiamano la 'Zona nuova', si sfornano filoni in un sottoscala fetido e ammuffito. È tutto abusivo, anche il titolare, un ex affiliato al clan Moccia che si è fatto vent'anni di carcere e oggi si è inventato panettiere. "Sempe meglio c'arrubbà", dice l'anziana suocera: meglio che rubare.

    E mostra ai carabinieri la foto di un figlio assassinato dalla camorra. La cantina-panetteria è un tugurio: al centro il piano di marmo infarinato e una bilancia sotto cui spuntano volantini elettorali. Le mattere, le classiche tavole dove l'impasto lievita, sono accatastate una sull'altra lungo il perimetro delle pareti screpolate dall'umidità. In alcune c'è pane cotto, in altre lievito avariato. È tutto lì, tutto nello stesso locale buio: ci sono gli stracci appesi tra due fornaci, grezzi e cadenti, e perfino una radio appoggiata vicino agli sportellini di ferro arrugginiti. Sono ancora caldi quando, poco dopo le 9 del mattino, i carabinieri del comando provinciale e dei Nas sequestrano tutto. Poche case più in là un cartello annuncia: 'Prossima apertura panificio'. È un ex forno illegale che, dopo i controlli e le multe, ha deciso di mettersi in regola.


    Queste pagnotte finiscono sui 'bancarielli', banchetti che ricordano quelli delle sigarette di contrabbando. Ma sempre più spesso il pane nero compare nei negozi e nei supermarket. "Tutto ciò che è business attira l'interesse della criminalità che trae profitti sia dalla fornitura di materie prime che dalla distribuzione del prodotto finito", spiega il colonnello Maruccia. I clan impongono o consigliano la loro merce, creando un mercato parallelo sottocosto che conviene anche ai commercianti: tutti ci guadagnano, tranne il consumatore che rischia di mettersi in tavola un misto di mollica e veleno. Ma il business comanda. L'assessore all'Agricoltura della Provincia, Francesco Borrelli, stima che i panifici non autorizzati siano più di mille: "Secondo i nostri calcoli generano un giro d'affari da mezzo miliardo di euro l'anno".

    C'è poi chi una licenza ce l'ha, ma non rispetta nulla: né l'igiene, né la sicurezza dei suoi dipendenti. A due passi dal cosiddetto 'Terzo Mondo', uno degli ultimi fortini del clan Di Lauro protagonista della faida di Scampia, alle sei del mattino lavorano in cinque. L'unico senza precedenti penali è un immigrato clandestino. Ma viene arrestato subito dopo per ricettazione: il suo scooter risulta rubato. Gli altri quattro sono vecchie conoscenze delle forze dell'ordine. Perché intorno al pane si è creata una filiera criminale che va dalle forniture di farina fino alle assunzioni. Denuncia Tommaso Pellegrino, segretario della commissione parlamentare Antimafia: "Lo sfruttano anche così, dando una possibilità di lavoro a chi ha scontato la propria pena in carcere. L'antistato è anche questo". L'ultimo dossier consegnato da Borrelli e Pellegrino ai carabinieri mostra come il pane sia solo l'apripista di un nuovo commercio alimentare, messo in vendita lungo le strade campane: pesce, carciofi, mozzarelle e fragole. Tutto made in camorra, alla faccia della tracciabilità e della sicurezza.


    Sinceramente la trovo una cosa cosi assurda una cosa fantascientifica che mi viene da ridere,solo che poi pensandoci bene e ritornando alla realtà mi accorgo che da ridere non c'è proprio nulla
    Posso capire che la gente ha paura che a molti fa comodo perchè la camorra da da mangiare più dello stato,ma questa gente non ne avra la palle piene di vivere sottomessa da 4 signorotti,credo che lo stato possa mandare tutta la polizia e le fo che vuole,ma fin quando non cambierà la gente non ci saranno miglioramenti
    DIO esiste,ma state tranquilli,non sono IO

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  3. #2
    TCP Rider Senior L'avatar di bastamoto
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    e buon appetito ....
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  4. #3
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  5. #4
    TCP Rider L'avatar di redcell
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    è per contrastare l'amaro del carabiniere...

  6. #5
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    ho visto il servizio al tg...ne hanno parlato pure in una rete tedesca chiamandolo il pane della mafia......non ci sono parole...e poi mi dite che in italia siamo tutti uguali
    che rumore fa la felicita'
    la pazienza e' la virtu' di chi non ha un caz@zo da fare
    storie di chi rimane e di chi invece lascia tutto e se ne va.....

  7. #6
    TCP Rider L'avatar di S8®
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    Citazione Originariamente Scritto da Medoro Visualizza Messaggio
    avete visto il servizio al tg dei panifici della camorra?????
    Pane e camorra | L'espresso


    Il pane di camorra costa meno e viene spacciato per genuino: "Ha il sapore paesano". Il pane di camorra costa meno perché viene prodotto fuori da qualunque regola: senza igiene, senza controllo su acqua e farina. E soprattutto usando per cuocerlo ogni genere di scarto: ci sono anche vecchi infissi verniciati e cortecce di nocciole trattate con antiparassitari, che spargono nuvole tossiche sulle pagnotte. In un caso, per fortuna isolato, sono state bruciate persino delle bare dissotterrate.

    Il pane di camorra è un grande affare: in sei mesi, da quando i prezzi ufficiali sono saliti alle stelle, sono stati scoperti e ispezionati oltre 400 forni a Napoli e provincia. Più della metà è stata sequestrata, in tutti gli altri sono fioccate multe per irregolarità multiple: 80 le persone denunciate. "Ci muoviamo per la tutela del consumatore e dei lavoratori, quasi sempre sfruttati e in nero", spiega a 'L'espresso' il colonnello Gaetano Maruccia, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli.

    La capitale del pane nero è Afragola, 60 mila abitanti e un municipio già sciolto due volte per infiltrazione camorristica. Nonostante i forni clandestini siano tantissimi, nessuno li ha mai segnalati: né i vigili urbani, né gli ispettori della Asl. Nel cortile di un palazzo, in quella che tutti chiamano la 'Zona nuova', si sfornano filoni in un sottoscala fetido e ammuffito. È tutto abusivo, anche il titolare, un ex affiliato al clan Moccia che si è fatto vent'anni di carcere e oggi si è inventato panettiere. "Sempe meglio c'arrubbà", dice l'anziana suocera: meglio che rubare.

    E mostra ai carabinieri la foto di un figlio assassinato dalla camorra. La cantina-panetteria è un tugurio: al centro il piano di marmo infarinato e una bilancia sotto cui spuntano volantini elettorali. Le mattere, le classiche tavole dove l'impasto lievita, sono accatastate una sull'altra lungo il perimetro delle pareti screpolate dall'umidità. In alcune c'è pane cotto, in altre lievito avariato. È tutto lì, tutto nello stesso locale buio: ci sono gli stracci appesi tra due fornaci, grezzi e cadenti, e perfino una radio appoggiata vicino agli sportellini di ferro arrugginiti. Sono ancora caldi quando, poco dopo le 9 del mattino, i carabinieri del comando provinciale e dei Nas sequestrano tutto. Poche case più in là un cartello annuncia: 'Prossima apertura panificio'. È un ex forno illegale che, dopo i controlli e le multe, ha deciso di mettersi in regola.


    Queste pagnotte finiscono sui 'bancarielli', banchetti che ricordano quelli delle sigarette di contrabbando. Ma sempre più spesso il pane nero compare nei negozi e nei supermarket. "Tutto ciò che è business attira l'interesse della criminalità che trae profitti sia dalla fornitura di materie prime che dalla distribuzione del prodotto finito", spiega il colonnello Maruccia. I clan impongono o consigliano la loro merce, creando un mercato parallelo sottocosto che conviene anche ai commercianti: tutti ci guadagnano, tranne il consumatore che rischia di mettersi in tavola un misto di mollica e veleno. Ma il business comanda. L'assessore all'Agricoltura della Provincia, Francesco Borrelli, stima che i panifici non autorizzati siano più di mille: "Secondo i nostri calcoli generano un giro d'affari da mezzo miliardo di euro l'anno".

    C'è poi chi una licenza ce l'ha, ma non rispetta nulla: né l'igiene, né la sicurezza dei suoi dipendenti. A due passi dal cosiddetto 'Terzo Mondo', uno degli ultimi fortini del clan Di Lauro protagonista della faida di Scampia, alle sei del mattino lavorano in cinque. L'unico senza precedenti penali è un immigrato clandestino. Ma viene arrestato subito dopo per ricettazione: il suo scooter risulta rubato. Gli altri quattro sono vecchie conoscenze delle forze dell'ordine. Perché intorno al pane si è creata una filiera criminale che va dalle forniture di farina fino alle assunzioni. Denuncia Tommaso Pellegrino, segretario della commissione parlamentare Antimafia: "Lo sfruttano anche così, dando una possibilità di lavoro a chi ha scontato la propria pena in carcere. L'antistato è anche questo". L'ultimo dossier consegnato da Borrelli e Pellegrino ai carabinieri mostra come il pane sia solo l'apripista di un nuovo commercio alimentare, messo in vendita lungo le strade campane: pesce, carciofi, mozzarelle e fragole. Tutto made in camorra, alla faccia della tracciabilità e della sicurezza.


    Sinceramente la trovo una cosa cosi assurda una cosa fantascientifica che mi viene da ridere,solo che poi pensandoci bene e ritornando alla realtà mi accorgo che da ridere non c'è proprio nulla
    Posso capire che la gente ha paura che a molti fa comodo perchè la camorra da da mangiare più dello stato,ma questa gente non ne avra la palle piene di vivere sottomessa da 4 signorotti,credo che lo stato possa mandare tutta la polizia e le fo che vuole,ma fin quando non cambierà la gente non ci saranno miglioramenti

    non ce n'è, è prorpio un altro mondo quello....

  8. #7
    Presidente GTM e "Triumphista Senzapaura" L'avatar di fearless
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    che schifo

  9. #8
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  10. #9
    TCP Rider Senior L'avatar di giorgiorox
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    queste cose mi fanno vergognare di essere italiano...
    anche perché all'estero se dici di essere italiano ti accomunano a camorra, mafia e porcherie simili
    spesso un rutto vale più di mille parole

  11. #10
    TCP Rider Senior L'avatar di natan
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    a te il dono della sintesi ...?
    Le verre est un liquide lent

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