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Discussione: Il libro-confessione di Hamilton: tutto il marcio del ciclismo

  1. #1
    Triumphista Sondaggista TCP L'avatar di Muttley
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    Il libro-confessione di Hamilton: tutto il marcio del ciclismo

    Leggetevi questo articolo per capire come funzionava e come Lance se e' vinto tutto !!!


    Tyler Hamilton alla trasmissione "60 minutes"

    Un libro agghiacciante quello uscito in questi giorni negli Usa. “The secret race” racconta le vicende sportive e non di Tyler Hamilton, ex compagno di squadra e di doping di Lance Armstrong, il texano attualmente radiato a vita dall’Usada, l’agenzia statunitense e in attesa della decisione dell’Uci circa i sette Tour de France vinti, che, secondo la stessa Usada, gli andrebbero tolti. E’ uno spaccato di un mondo marcio e perduto. In cui emerge la durezza di uno sport bellissimo, ma devastato dalla corsa al risultato ad ogni costo. E l’arroganza del potere: quello del cow boy di Dallas nei suoi rappporti con colleghi ed entourage. Un meccanismo feroce in cui è forse ancora possibile dire no (“nessuno ti dice ufficialmente di doparti”, sostiene Hamilton nel libro), ma è molto, molto difficile restare puliti. Un mondo in cui i medici per primi ti aiutano e ti spingono a scivolare verso la farmacia proibita e i dirigenti chiudono colpevolmente gli occhi. Hamilton parla di fatti e di persone. Cita date, circostanze, testimoni. La sua confessione è stata ritenuta attendibile dall’Usada e, assieme ad altre confessioni, prove, riscontri e verifiche è alla base della condanna del texano. Ne offiramo alcuni brani in una traduzione il più possibile fedele al testo originale.
    RIVOLUZIONE EPO - L’Epo cambiò ogni cosa. Non si può comparare l’effetto ad anfetamine o anabolizzanti. Improvvisamente intere squadre andavano dannatamente veloci. Improvvisamente mi trovai a dannarmi per arrivare in tempo massimo. Nel 1994 la cosa divenne quasi ridicola. Io ero in salita, al massimo del mio sforzo e questi ragazzi super potenziati scherzavano fra loro come fossero in pianura! Una pazzia. Come arrivò la stagione 1996 a tavola c’era grande tensione; tutti sapevano cosa sarebbe successo; tutti parlavano di Epo, era scritto quasi sul muro. I compagni si rivolgevano a me per avere un indirizzo, una guida. Ma cosa potevo mai dire loro?
    IL RIFIUTO POSSIBILE - Nessuno dice di volersi dopare. Amiamo il nostro sport per la sua purezza. Sei tu, la tua bici, la strada, la corsa. E quando entri in questo mondo e hai la sensazione che il doping stia arrivando, la tua reazione istintiva è di chiudere gli occhi, tapparti le orecchie con le mani e lavorare duro. (…) All’inizio mi sentivo nobile perché ero puro. La mia pulizia mi rendeva più forte. Era facile mantenere questa attitudine, perché di doping si parlava alla fine non ufficialmente. All’inizio ne parlavamo solo noi corridori, ma mai con i direttori sportivi, i manager, i dottori.
    LE PRESSIONI DELL’AMBIENTE – Il ciclismo segue il più darwiniano dei modelli. Le squadre sono sponsorizzate da grandi aziende e competono in grandi corse. Ma non c’è alcuna sicurezza: gli sponsor possono lasciare; gli organizzatori possono rifiutare alle squadre la partecipazione. Il risultato è una catena di nervosismo continuo. Gli sponsor sono nervosi perché hanno bisogno dei risultati. I direttori sportivi sono nervosi perché hanno bisogno dei risultati. I corridori sono nervosi perché hanno bisogno dei risultati per rinnovare i contratti.
    L’INZIAZIONE - Pedro (Dal Moral, il medico succeduto a Steffen Prentice nella US. Postal n.d.r.) era per me come lo zio preferito. Era diretto, ti guardava negli occhi, si preoccupava della tua salute, ti chiedeva come stavi. (…) Pedro mi spiegò che l’ematocrito era la percentuale di sangue che conteneva i globuli rossi; mi spiegò anche che il nuovo regolamento Uci prevedeva la sospensione per 15 giorni qualora l’ematocrito di un corridore superasse il 50%. Solo 15 giorni anche se era un probabile segno di assunzione di Epo. All’epoca non c’era un test diretto per l’Epo e superare il 50% non era considerato doping, il presidente Verbruggen definiva quella sanzione “vacanza da ematocrito”, a tutela della salute. (…) Pedro mi chiese di fare un piccolo prelievo per controllare l’ematocrito. (…) “Niente male; sei 43%”. Rimasi sorpreso dalle sue parole. Non aveva detto “il tuo valore è 43%” oppure “il tuo livello è 43%”, ma: “tu sei 43”, come se quello fosse il mio cartellino di vendita e 43 il mio prezzo. Solo più tardi compresi cosa significava tutto ciò. All’epoca non prestai molta attenzione. Poi Scott Mercier, un compagno molto più scafato di me all’epoca, mi raccontò il suo incontro con Celaya: “Dunque (Celaya) mi ricevette nella sua camera d’albergo e fece il test. Quando vide l’esitocominciò a scuotere la testa: “Ooooh la la! – disse Pedro – Tu sei 39. Per fare i professionisti in Europa bisogna essere 49 o forse anche 49,5”. Compresi subito cosa voleva dire: avremmo parlato di Epo, ma feci l’ingenuo: “E come posso fare per essere 49?”, chiesi a Pedro. “Con vitamine speciali, perché non ne parliamo più tardi?”, rispose.
    LE SACCHE BIANCHE – Nel 1997 sbarcai a Girona in un appartamento nuovo che dividevo con i compagni della Postal. Ci aspettavano gare dure in preparazione del Tour; la Ruta del Sol, i Trofeo Puig, La Vuelta Valenciana. Ero nervoso perché eravamo in venti corridori per soli nove posti al Tour. Le corse erano durissime e terribili. Fu allora che vidi per la prima volta le sacche bianche. Comparivano a fine gara, portate da qualche soigneur, conservate in frigo. Venivano date ad alcuni corridori, i più forti: Hincapie, Ekimov, Baffi, Robin; ad altri no. Capii da quello che ero nella squadra B. Fu in quella occasione che sentii per la prima volta la frase “correre a pane e acqua”. Io correvo a pane e acqua ancora. Corsi la Ruta del sol a pane e acqua. Ma quando mi sentivo sfinito per le gare o gli allenamenti pensavo a quelle sacche bianche. Volevo provare a me stesso di essere più forte di quelle piccole sacche. Ma ci pensavo continuamente.
    LA PRIMA VOLTA – E venne il momento del break down. Mille giorni dopo il mio passaggio al professionismo mi dopai per la prima volta. Parlando con gli altri corridori e ascoltando le loro storie, capii che era un modello di coportamento comune. Il primo anno, giovane e felice di essere lì, fra i pro, pieno di speranze; il secondo, la presa di coscienza; il terzo, la chiarezza di un bivio da imboccare: si o no. Dentro o fuori.
    LA CAPSULA ROSSA – Dopo la Vuelta Valenciana Pedro (Celaya, n.d.r.) venne nella mia camera d’albergo. Mi chese come stavo. Gli dissi la verità: finito. Non avevo più nulla nelle gambe. Pedro tirò fuori una bottiglia scura ne estrasse una capsula rossa: “Non è doping, è per la tua salute. Per aiutare il tuo recupero. Il tuo corpo ne ha bisogno. E’ sicura. Se tu dovessi correre domani io non te l’avrei data; ma va bene se la prendi adesso e corri fra due giorni ”. Compresi bene che se avessi coprso e fossi stato sorteggiato per l’antidoping sarei risultato positivo.
    LE REGOLE DEL GIOCO – Il mio unico lavoro divenne tener chiusa la bocca; allungare il braccio ed essere un buon lavoratore. Mi ero imposto delle regole precise.
    1) Prendi le pasticche rosse una volta ogni settimana o due. Bada di non assumerle troppo vicino alla gara.
    2) Prendi l’Epo dal dottore della squadra il giorno della corsa. Non comprarla. Cerca di evitare di tenerla a casa. Iniettala sotto cute. Avrà un effetto più duraturo.
    3) Taci su tutto. Non c’è bisogno di parlare perché tutti sanno già tutto.
    EDGAR E ANDRIOL – Il menu del doping non era grande. Edgar (il nik name con cui avevano ribattezzato l’Epo, n.d.r.) e testosterone (Andriol). Una pallina rossa ogni settimana o due durante gli allenamenti era sufficiente e nel caso che servisse un aiuto meno forte, era sufficiente forare la capsula spremere un po’ di contenuto sulla lingua e conservare il resto per un’altra occasione.
    TESTOSTERONE E OLIO D’OLIVA – Ferrari (il medico consulente di Armstrong & C, n.d.r.) aveva trovato una nuova combinazione: mescolare l’Andriol con l’olio di oliva in un contagocce. Serviva per i piccoli recuperi. Ricordo che una volta Lance ad una corsa mi mise qualche goccia sulla lingua, come fossi un uccellino. Seguendo i suggerimenti di Del Moral ho provato anche l’ormone della crescita durante un allenamento a tutta, ma mi lasciava le gambe pesanti, così smisi. Assumevo Edgar (Epo) ogni due o tre giorni per iniezione sottocutanea o nel braccio con aghi così fini da non lasciare il segno. Ferrari mi spiegò che iniettarsi l’Epo era come girare l’interruttore del termostato a casa. Aggiungendone poca la casa resta fredda; aggiungendone molta la casa diventa calda e si supera il limite di 50%. Imparai presto. Ero arrivato al punto di valutare a occhio il mio ematocrito, a seconda del colore del sangue.
    I TRUCCHI – Finita la fiala di Epo la mettevo fra due fogli di carta e la pestavo sotto i piedi riducendo il vetro in polvere. Poi gettavo tutto nel water facendo scorrere più volte lo sciacquone, così non c’era traccia di epo, nel caso ci fosse stato qualche controllo.
    LE MOGLI SAPEVANO TUTTO – Kevin (Livinsgton, .d.r.), Lance ed io parlavamo spesso di Epo in presenza delle mogli o delle fidanzate. Solo quando nei dintorni si avvicinava Betsy (la moglie di Andreu) il discorso cambiava.
    I TEST ANTI EPO – L’avvento dei test per individuare l’Epo divenne la prova di come Ferrari fosse un gran vantaggio per noi. Le autorità mondiali avevano impiegato anni e milioni di dollari per individuarne uno valido e a Ferrari bastarono pochi minuti per capire come eluderlo. Invece di iniettare una dose intera sotto cute (che prolungava la presenza dell’epo nel corpo), facevamo iniezioni di piccole quantià direttamente in vena. Al Giro di Svizzera del 2001 Lance voleva essere al meglio della forma. Ferrari gli consigliò di dormire in altitudine e di assumere Edgar (epo) in microdosi, una per notte. Questo avrebbe mantenuto alto il suo ematocrito e avrebbe consentito di eludere i nuovi test sull’Epo che mettevano a confronto le due molecole, quella naturale e quela sintetica. L’altitudine avrebbe stimolato la produzione di maggior Epo naturale aiutando a compensare e nascondere quella sintetica.
    FUENTES – Nel 2004 il dottor Fuentes (Hamilton era già alla CSC di Riis, ndr) disponeva di un nuovo tipo di congelatore che consentiva la conservazione di numerose sacche di sangue insieme. Evitando viaggi sospetti e massacranti verso Madrid. Per tenere il sangue lì si spendevano fino a 50 mila dollari a stagione.
    ARMSTRONG – Se ti lamentavi per gli allenamenti duri; se arrivavi in ritardo, Lance te la faceva pagare. Andava a simpatie. Ferrari era un dio, per lui e invece cacciò Bobby Julich (terzo nel Tour de France vinto da Pantani, ndr) perchè non lo sopportava. Licenziò anche Livingston che gli era stato vicino nei mesi della malattia: aveva chiesto un aumento. Con i soldi risparmiati riuscirono ad ingaggiare tre spagnoli.
    LE MINACCE - Nel 2011 ero con amici ad Aspen dove Armstrong ha una casa. Andammo in un locale poco dopo arrivò anche lui. Mi fermò mentre ero al bagno minacciandomi con un pugno sullo stomaco. “Quando ti hanno pagato per quella trasmissione?” disse Lance (“60 minuti”, la trasmissione tv in cui Hamilton fece le prime rivelazioni sul suo doping e su Armstrong n.d.r). “Lo sai che non mi hanno dato nulla – risposi – mi spiace per te, per la tua famiglia e per quello che può succedere”. E lui: “Non ho perso un minuto di sonno per quello. Voglio sapere quanto ti hanno pagato!”. E poi: ”Quando salirai sul banco dei testimoni (al processo n.d.r.) , ti faremo a pezzi: farai la figura del povero idiota. Trasformeremo la tua vita un inferno”. Lasciai il bagno sconvolto.


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  3. #2
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  4. #3
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    Uff, si può avere un sunto?
    leggilo , ne vale la pena
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  5. #4
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    niente di nuovo sul fronte occidentale.... Avevi qualche dubbio in merito ?
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  6. #5
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    Uff, si può avere un sunto?
    per vincere ci vogliono le bombe

  7. #6
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    O bomboni o retrovie!
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  8. #7
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    tutti moolto scocciati
    ho due cocker che pistano come una minimoto

  9. #8
    TCP Rider L'avatar di dennysupreme
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    per vincere ci vogliono le bambe
    o le bambole se preferite...

    lo sport agonistico è una schifezza... calcio, nuoto, tennis, ping pong etc etc.. chi non si aiuta secondo voi??
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  10. #9
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    1° se ti bombi da solo hai dei vantaggi, se si bombano tutti si ripristano i valori

    2° mmmm un libro di confessioni postume...direi comodo e molto commerciale

    3° ma Amstrong non ha fatto dei controlli nell sua carriera ??? se si com'è sono andati???



    Il saluto del motociclista
    Pasen la vita a pisàa cuntra'l veent perché l'impurtant l'è mai vèss cuntent.........
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  11. #10
    Triumphista Sondaggista TCP L'avatar di Muttley
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    Citazione Originariamente Scritto da Black Death Visualizza Messaggio
    1° se ti bombi da solo hai dei vantaggi, se si bombano tutti si ripristano i valori

    2° mmmm un libro di confessioni postume...direi comodo e molto commerciale

    3° ma Amstrong non ha fatto dei controlli nell sua carriera ??? se si com'è sono andati???



    Bene , leggi sopra come venivano passati
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