come se avessi preso un pugno nello stomaco a leggere questo articolo!
Sto male perchè da 9 mesi sono diventato papà (ma starei male lo stesso anche se non lo fossi)!
Sto male molto male a pensare e a immaginare questo piccolo angelo in quell'appartamento e alla sua sfortunata mamma
PS a chi crede al paradiso e a quelle cose li spero che quest'uomo di merda possa marcire x sempre all'inferno!!!
Uccide l'ex compagna, il testimone: «Lei ha tentato la fuga, ci chiedeva di aiutarla»
PADOVA - Il ragazzone torna a casa con alcuni amici a metà pomeriggio, quando se ne sono andate le telecamere. I palazzoni sembrano deserti. Lungo l’argine camminano le famigliole spensierate, in una calda domenica d’ottobre.
Gli uomini della polizia scientifica hanno lasciato l’appartamento, dopo le fotografie e i rilievi. Il giovanotto abita sullo stesso piano della Scala C dove al mattino è stato l’inferno. La mamma, testimone oculare, non c’è. Ma anche lui ha visto tutto. E ora racconta l’incubo che si è materializzato quando sulla città era ancora buio, la morte in diretta .
Che cosa è accaduto? «Erano le 6 e un quarto, noi stavamo dormendo quando abbiamo sentito le urla disperate che arrivavano dall’appartamento della Erica».
Che cosa dicevano? «La Erica gridava "aiuto! aiuto!", perchè lui la stava picchiando, l’aveva aggredita. E la bambina chiamava la mamma, piangendo».
Cosa avete fatto? «Mia mamma è uscita sul pianerottolo. "Sì, sì, ti aiuto io" ha detto a Erica. Non l’ha vista in faccia, perché stava dentro. Ma a un certo punto si è aperta la porta».
E poi? «Neanche allora è apparsa. Ma è uscita solo una mano, che si è aggrappata allo stipite».
Avete capito la gravità della situazione? «È stato in quel momento, perché la mano era sporca di sangue. È rimasta la striscia sul muro, anche se adesso la polizia lo ha lavato e c’è solo una traccia».
Forse si poteva salvare... «È stato un attimo. Lui l’ha tirata dentro. E ha richiuso con violenza. Poi ha dato un giro di chiave».
Il rumore è continuato? «Per un po’, intanto noi abbiamo telefonato al 113 chiedendo l’intervento della polizia. Poi c’è stato il silenzio e il rumore è proseguito sul poggiolo».
I cartelli affissi alla porta mostrano che l’appartamento è sotto sequestro, per ordine del sostituto procuratore Vartan Giacomelli. Lì dietro si è consumato il dramma. Quello che il ragazzo non ha sentito è ciò che riferiscono altri abitanti dello stabile. Paolo Rao è uscito sul poggiolo al terzo piano. Aveva la figlia in braccio e minacciava di gettarla giù, quando ha visto gli agenti.
La polizia non ha potuto sfondare subito la porta. Ha dovuto attendere l’arrivo dei vigili del fuoco che avevano l’attrezzatura per farlo. «Ammazzo tutti! Ammazzo tutti!» ha gridato Paolo. Non lo ha fatto, per fortuna. Ma aveva già ammazzato la sua ex compagna. È sceso al piano di sotto. Ha portato la figlia nella sua cameretta e poi ha tentato di uccidersi.
Quando i pompieri sono entrati si sono trovati di fronte una scena raccapricciante. Il corpo della mamma, inerte sul divano, in una lago di sangue. Il padre esanime con il lenzuolo attorno al collo. E la piccolina, che indossava il suo pigiamino, apparentemente tranquilla. Ma è evidente a tutti che ha visto molto di più di un semplice litigio fra genitori. E quei momenti terribili marchieranno per sempre la sua esistenza.
I poliziotti l’hanno presa in consegna. L’hanno accompagnata in Questura, in attesa che venisse qualche familiare a cui essere affidata. È rimasta per molte ore in una stanzetta già predisposta con i giocattoli, per situazioni di emergenza come questa. Poi ha salutato gli agenti che sono stati con lei per tutto il giorno. E se ne andata via tenendo per mano lo zio Marco. Verso una vita in cui la sua mamma non ci sarà più e chissà quando potrà mai rivedere il padre.
Uccide l'ex compagna, il testimone: «Lei ha tentato la fuga, ci chiedeva di aiutarla»*-*Il Gazzettino