Ha turbato i sonni di parecchi cinquantenni e sessantenni....
Sylvia Kristel, l'attrice olandese famosa per aver interpretato il personaggio di Emmanuelle nell'omonimo film del 1974, è morta oggi a 60 anni.
Da tempo era gravemente malata di cancro all'esofago, ma la malattia l'aveva prima colpita alla gola.
Fumatrice accanita da quando aveva 11 anni, viveva ad Amsterdam e aveva un figlio, Arthur, anche attore, nato dalla sua relazione con Hugo Claus, scrittore belga ventisette anni più grande di lei. Il 12 giugno di quest'anno era stata ricoverata per un infarto. Le sue condizioni erano già molto gravi.
Resta per tutti il volto e di Emmanuelle il film di Just Jaeckin del '74 diventato un cult movie dell'erotismo. Quel film la fece diventare una star. Legandola però per sempre a uno stereotipo dal quale non si è mai riuscita a liberare. Uno spettro con il quale la Krystel ha convissuto per tutta la vita, cavalcando una scusa che le ha però anche impedito di affrontare parti più importanti. Sulla scia di quel fantasma negli anni successivi l'attrice ha girato brutte copie dello stesso film: Emmanuelle l'antivergine (1975), Goodbye Emmanuelle (1977) e Emmanuelle 4 (1983), corrodendo un personaggio e lo stesso erotismo che ha continuato a incarnare nell'immaginazione collettiva.
Nella sua infanzia aveva ricevuto una severa educazione cattolica e a 17 anni
era andata via da casa per diventare una modella vincendo nel 1973 il concorso di bellezza Miss Tv Europea. L'etichetta iniziò ad incollarsi già in quel periodo. Dopo L'amica di mio marito, ed Emanuelle appunto, divenne la musa ispiratrice di Roger Vadim, con il quale girò Una femmina infedele nel 1976. Per poi arrivare a Il margine di Walerian Borowczyk, sempre erotico d'autore, e a due pellicole italiane: Letti selvaggi (1979) di Luigi Zampa e Amore in prima classe (1980) di Salvatore Samperi. Nel 1981 fu poi protagonista de L'amante di Lady Chatterley.
Qui sotto la vediamo splendida, in una foto...censurata.
Addio Sylvia...rimarrai sempre nei nostri sogni.
Morta Sylvia Kristel, l'Emmanuelle del cinema - Repubblica.it