E' una fiumana di gente quella in cui mi immergo in un tiepido sabato mattina.
Si affollano e cercano avidi rovistando tra la roba esposta e messa in saldo. Outlet li chiamano.
Incredibilmente mi sento rilassato. Non a disagio come solitamente mi capita.
A disagio perchè poco a mio agio col mio corpo. A disagio perchè ogni dannata cosa che provi o è un pelo larga o un pelo stretta. Più la seconda che la prima di questi ultimi.
A disagio perchè non è quello il modo in cui mi piace stare in mezzo alla gente. Ma mi sento tranquillo nonostante tutto.
Mi stupisco quasi di me stesso. Solitamente nervoso e sclerotico ogni qualvolta mi si paventa la parola sciopping.
E allora passeggiando li guardo. Li osservo, avido di vita come sempre sono.
Uno addirittura arriva in Jaguar, di quelle spaziali che costano quanto un'appartamento. Ma dico io, ma almeno tu, comprale a prezzo pieno le cose no? Almeno tu falla girare sta cazzo di economia!
E allora mi sembrano bestie. Bestie desiderose più di apparire che di essere. Una massa di pecoroni che escono tutti insieme e alla stessa ora per andare negli stessi posti, negli stessi periodi dell'anno. Ed io alieno in mezzo a loro.
Pronti a spintonarsi per strappare l'ultimo pezzo messo in saldo, che si sa, se passi domani non trovi già più un cazzo.
Eppure un poco invidio il loro bisogno di apparire. A me manca del tutto a tratti. Origlio frasi sconnesse mentre li incrocio su e giù per le strade stracolme di negozi. Discorsi senza senso, conformati e inutili come il contenuto dei loro involucri. I capelli tutti uguali, i vestiti tutti uguali, gli stili tutti uguali, divisi per categorie tutte uguali.
Ci sono i ragazzini con i pantaloni similtuta dal cavallo basso e la spazzola di lato, fintamente abbronzati, con orribili occhiali da sole dal diametro di 10 cm per lente anche se il sole non cè. Cè il quarantenne con prole classico, elegant casual, con un taglio corto più moderato il piumino smanicato e la scarpa abbinata.
Ci sono donne che sembrano appena uscite fresche fresche dal parrucchiere, di certo più varie che gli uomini ma così perfette e precise da sembrare copiate da una qualche stupida pubblicità. Nessuna di loro però trasmette un vissuto, nessuna che sembri emanare un qualche tipo di fascino, niente di niente, sembrano belle bambole radiocomandate, tanto fighe quanto inutili.
Tutti alla ricerca della marca a metà prezzo. che se ti dicono che quel paio di jeans o giubbotto o quel che ti pare costava 200 euro eh vuoi non comprarlo a 100? Avidi di immagine, di contenitori, di barattoli in cui infilarsi perchè sono gli stessi involucri che li qualificano, che li fanno stare bene, che li rendono a loro pensare persone migliori. Ma poi dicono tutti le stesse cose, comprano tutti le stesse cose, e si fanno inculare tutti allo stesso modo. Geni.
Poi incrocio la mia immagine allo specchio. la ventrazza che cade, il capello lungo e non curato, una barba accennata e ispida che non ha nessun senso. Un pantalone ed una maglia che sembrano buttati li per caso, come in effetti è, che cadono male, che sanno di improvvisato e poco curato. E nonostante spenderei più volentieri tutti i miei soldi per stare un mese in barca con solo una maglietta ed un paio di pantaloncini e le biglie in acqua i capelli lunghi e la barba incolta... nononstante questo un poco li invidio, vorrei interessarmi un minimo anche me all'involucro. Mentre invece so che non me ne fotte un beneamato cazzo.
Non mi guardo, non mi interesso, sebbene abbia qualcosa da dire, per quanto non faccia troppi discorsi scontati, seppure regali il mio sorriso e qualche parola di conforto ogni volta che mi sembra il caso. E lo ammetto mi manca un po. Non curare l'involucro. Per quanto io sia alieno, e del tutto decontestualizzato in quella massa informe che si imbelletta e si profuma e vuole apparire bella a tutti i costi. Si un po invidio questa loro ricerca. Li guardo, li schernisco, li giudico, li disprezzo, e in ultimo un po li invidio.
Riuscite ad immaginare quanto sia difficile per me
stare a questo mondo?