Perché una legge (insensata) libera Jucker 10 anni dopo | La ventisettesima ora
È tutto regolare, la legge è stata osservata (e sfruttata) al millimetro. Rito abbreviato, risarcimento milionario, condono, buona condotta, patteggiamento in appello consentito per qualche mese soltanto e poi di nuovo abolito, equivalenza tra attenuanti e aggravanti hanno portato la pena inflitta originariamente da 30 anni ad appena poco più di 10, di modo che Ruggero Jucker oggi è libero, con l’unico obbligo di firmare periodicamente il registro di polizia. Evitato anche quello, stabilito dalla sentenza, di un ricovero di tre anni in una casa di cura.
Ma davvero è giusto che un uomo reo di aver intenzionalmente assassinato in modo barbarissimo e crudele la sua giovane fidanzata, finendola con 22 coltellate nel bagno di casa trasformato in una macelleria — senza che sia mai stato possibile individuarne un qualche motivo — torni in libertà dopo dieci anni soltanto?
La legge è davvero così rigidamente ferrea, simile, quasi, a un meccanismo robotizzato, da non lasciare spazio a rinvii e ripensamenti di alcun tipo che, in questo caso specifico, sarebbero sembrati particolarmente opportuni, visto che l’omicida aveva dato segni di squilibrio e in carcere si era sottoposto a cure psichiatriche? Guarito del tutto? Risanato per sempre? — ci si chiede per forza.
La rete — verace vox populi — è già in tumulto, e si grida al caso O.J. Simpson, la star di colore prima del football e poi anche del cinema americano che, anni fa, grazie ai suoi superpagati grandi avvocati, è stato, abbastanza incredibilmente assolto, nonostante l’impressionante numero di indizi, dall’accusa di aver ammazzato la bianca e bionda moglie fedifraga.
Evidentemente, si afferma, anche da noi funziona una regola non tanto dissimile, in ragione della quale il sapersi muovere e i buoni mezzi possono fare la differenza tra imputato e imputato, tra ricco e povero, tra colto e ignorante. Certo, si tratta di rigurgiti, quasi sempre anonimi, della rete: fanatici a volte, populisti spesso, qualunquisti ancora più spesso, ma, non raramente, anche semplici voci del buon senso, difficili da non condividere.
Quel che resta è la generale, a volte rabbiosa incomprensione di una giustizia che segue percorsi misteriosi ai più, che in occasioni come queste appare incredibilmente perdonista e in altre, invece, sorprendentemente punitiva. Inevitabile che faccia dire, non così a torto, all’uomo della strada — la rete in questo caso —: ma se lasciano uscire uno Jucker dopo dieci anni, come fanno a darne sette a un Corona, che sarà pure un assoluto screanzato ma non un assassino?
che schifo di giustizia
qualcuno pensa che sia già recuperato? qualcuno pensa che abbia scontato la sua pena? e di questi in quanti lo accoglierebbero in casa?