Una folla impressionante si mise in fila per rendere omaggio alla camera ardente in Campidoglio e oltre 250mila persone si assieparono in piazza San Giovanni in Laterano per seguire i funerali di Alberto Sordi, morto il 24 febbraio 2003.
Se n'era andato un pezzo di storia dello spettacolo italiano, che lui aveva attraversato da grande muovendo i primi passi nel teatro di rivista, passando per la radio e infine il cinema, ma anche un pezzo di Roma. Qui Albertone era nato, il 15 giugno 1920 nel cuore di Trastevere e qui era tornato dopo essere stato espulso dall'Accademia dei Filodrammatici di Milano perché si ostinava a pronunciare "guera" anziché "guerra".
Fu il doppiatore ufficiale di Oliver Hardy ma con la sua voce bassa e cavernosa parlarono anche Robert Mitchum e Anthony Quinn (prestò la voce pure a Marcello Mastroianni in "Una domenica d'agosto": misteri e follia del mondo del doppiaggio italiano del dopoguerra). Il cinema lo sfrutta poco all'inizio e lui diventa famoso con la radio, dove nascono alcuni fra i suoi personaggi più famosi come Mario Pio, il signor Dice, il conte Carlo e il Compagnuccio della parrocchietta. La grande occasione arriva grazie a Fellini, che nel 1953 gli cuce addosso il personaggio dello sceicco romanesco ne "Lo sceicco bianco": il primo di una serie di maschere deformanti attraverso le quali Sordi racconterà i mostri italiani del dopoguerra: falsi, sbruffoni, affabulatori, ghignanti, feroci, patetici, cupi, pavidi.
Grazie ancora Alberto....ci ha fatto conoscere meglio l'Italia, e gli italiani con i tuoi film che tanti sociologi con le loro barbose e fumose dissertazioni"...
Dieci anni senza Alberto Sordi: Roma celebra l'ottaco Re di Roma