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Discussione: Le pulizie della morte

  1. #1
    TCP Rider Senior L'avatar di ABCDEF
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    05/07/09
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    Le pulizie della morte

    Si , lo so, il titolo e' un po' cosi'....ma ci ho pensato in occasione della pubblicazione di poche righe sul corriere a firma di Gramellini...
    A molti di noi è capitato e a moltissimi capiterà, di doversi occupare dello "sbarazzo" della casa occupata dagli anziani genitori...e' un'occasione per trovarsi, magari, fra fratelli che vivono lontani, come e' successo a me, per rivivere passaggi della nostra vita ormai dimenticati, per capire che cose alle quali davamo poca importanza, erano invece importanti per i nostri genitori...e' occasione di lacrime ma anche di sorrisi, e perfino, così e' successo a me e ai miei fratelli, di risate a crepapelle

    difficile comunque buttar via anche le cosè più brutte, vecchie, insignificanti

    ed e' vero: e' un passaggio importante del percorso di crescita...e' un vero distacco

    non so se possa essere un argomento di discussione qui, ma a me ha colpito, mi ha fatto riflettere, e lo propongo alla vostra attenzione , riportando anche l'articolo



    Chi ci è passato sa che è un’esperienza che segna: come spingere il tasto fast rewind e riavvolgere il nastro della tua vita. Chiudere la casa dei genitori che non ci sono più. Svuotarla dei mobili e degli oggetti. Scegliere quale tenere e quale no delle mille cose che hanno accompagnato le giornate della tua infanzia, i fermenti della tua adolescenza, e che avevi lasciato dietro di te quando te ne sei andato, pensando di non rivederle mai più. E invece ecco che riaffiorano dalle nebbie del passato, all’improvviso diradate dalla scomparsa dell’ultimo genitore. Che ci fanno ancora qui quelle collezioni di Rinascita dei primi anni Settanta, testimonianza di passioni politiche giovanili da tempo sopite, conservate per caso affianco a una copia di Valentina di Guido Crepax, memoria di altri e più duraturi interessi? E chi poteva immaginare che mio padre avesse raccolto, giorno per giorno, tutti i numeri del Riformista degli anni in cui l’ho diretto? Una racchetta da tennis di legno e corde di budello, come andavano ai tempi di Panatta, un 33 giri della Premiata Forneria Marconi, un eskimo verde e un loden blu. I miei genitori non avevano buttato niente.

    La buona pratica del lasciare tutto in ordine

    C’è invece una pratica in Svezia che ho sempre trovato molto civile e che chiamano dostadning: consiste nel «fare le pulizie della morte» prima del tempo, appena si va in pensione, per liberarsi del superfluo e scegliere l’essenziale, e così risparmiare ai figli, quando sarà il momento, la fatica fisica e psicologica che sto facendo io adesso. Si vede che i miei genitori non la conoscevano. Ma credo che in quel loro accumulare senza fine ci fosse qualcosa di più dell’ignoranza di stili di vita più sobri e nordici, e cioè un molto mediterraneo concetto di focolare, che attribuisce alla casa un valore diverso dalla sua semplice funzione abitativa. Quell’appartamento che noi figli stiamo ora vendendo è stato il primo e l’unico bene di loro proprietà, tre vani e servizi acquistati nel 1969 con un mutuo venticinquennale, salvadanaio di una vita da formiche, in cui il poco che c’era, non riesco ancora a capire come, diventava abbastanza per una esistenza di decoro borghese.

    Ma noi siamo diversi: la casa non è solo abitazione

    In quella casa si sono accumulate non solo le cose, ma anche gli odori, i sapori e le speranze di una intera esistenza. Credo fosse per questo che mia madre non riusciva a disfarsi mai di niente; perché ogni cosa, fosse anche il più insulso dei soprammobili, era stata desiderata come il simbolo di una riuscita, del successo di un sogno di serenità domestica; mentre mio padre riservava la stessa ossessione da collezionista a libri scolastici, diplomi e attestati, onorificenze e memorie dei suoi e dei nostri corsi di studio e poi di lavoro. Mentre mi aggiro tra questi mobili coperti da lenzuoli bianchi, tra questi scatoloni destinati al rigattiere, selezionando le poche cose che terrò con me, rivedo perciò anche le mie idee. Forse farò così anch’io, niente pulizie della morte prima del tempo. Forse bisogna lasciare ai figli questo compito, quasi un rito di passaggio: si diventa davvero adulti solo quando si chiude la casa del padre.

    non fate gli scongiuri e prendetelo per quello che e', magari raccontate la vostra esperienza...magari qualche episodio in cui avete pianto o in cui avete sorriso o riso... consigli per chi deve affrontare o dovrà farlo, questa "prova"...

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  3. #2
    TCP Rider Senior L'avatar di navigator
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    Io ho i genitori vivi ma ho ho vissuto un po' quello che racconti con i nonni con due concezioni diametralmente opposte, una sarda ed una belga. Qui si vive molto di ricordi e tradizioni per lo più irrazionalmente, li si vive più del futuro rendendo la morte una eventualità quasi come una programmata e viene vissuta con un un invito a casa di tutti i parenti come un "compleanno poco festoso" dove si parla e si ricorda il defunto con un aperitivo.
    Ricordo benissimo il giorno che andai svuotare la camera mia a casa dei miei nonni sardi trovando ancora indumenti di quando ero bambino, giochi, quatteoruote anni 80 e tante cose incredibili e intoccabili. I miei nonni belgi hanno cambiato tante case comunque molto razionali ed essenziali al loro interno, le stanze dei nipoti non avevano nessuna possibilità d'accumulo per nessuno ma in generale non si accumula mai nulla per mentalità.

  4. #3
    TCP Rider Senior L'avatar di Apox
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    E' sempre dura mettere le mani nei ricordi...

    Anche a noi è successo poco fa per via dei nonni: alla fine ci siamo trovati e ognuno ha tenuto ciò che gli faceva più piacere, il resto lo abbiamo lasciato andare a chi probabilmente ne aveva più bisogno di noi

  5. #4
    TCP Rider L'avatar di Lodi
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    L'ho letto anche io ieri sera, e, avendo cambiato casa da poco, non ha fatto altro che confermare quello che ho pensato durante il trasloco: "ma quanta roba che non ricordavo di avere/non utilizzo più ho?. Ora sto cercando di vendere quello che si può vendere e donare/gettare via il resto, in modo da tenere solo cose che utilizzo o alle quali sono molto legato.

  6. #5
    TCP Rider Senior L'avatar di pave
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    Bell'articolo, porta a riflettere... personalmente ho la fortuna di avere ancora sia papà (85 anni) che mamma (77 anni) ma so che prima o poi toccherà anche a me questo ingrato compito... e dovrò affrontare insieme a mio fratello e a mia sorella una casa di quasi 200 mq nella quale i miei abitano da 50 anni e nella quale noi 3 figli abbiamo vissuto per circa 30 anni ciascuno... mi spaventa molto questo pensiero, per le difficoltà logistiche che saranno da risolvere ma soprattutto per quelle emotive che si scateneranno.

    Lamps
    Aspetto che il panico cresca, quando la paura si trasforma in visioni celestiali... allora inizio a staccare (K. Schwantz)

    La vera moto deve fare come le tro!€ deve bere, fumare e muovere il culo (M. Lucchinelli)

  7. #6
    TCP Rider L'avatar di Melis
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    Bellissimo tema!
    Premetto che mia madre, con cui sono cresciuta, è ancora viva (e probabilmente mi sotterrerà)
    Io affondo le radici in un altro continente, che è possibilmente ancora più terrone e legato ai ricordi che i paesi del sud Europa. Ho alle spalle più di 18 traslochi in 35 anni (di cui 8 da sola) e alcuni oggetti assolutamente inutili che mi seguono come uno stercoraro.
    Tra questi oggetti ci sono un paio di cose che a sua volta mia madre portò dalla Turchia quando si è trasferita in Germania prima dell'Italia, io porto avanti solo il testimone, anche se ci sono affezionata.
    Traslocare è una rottura di biglie non indifferente, però è un'occasione per far pulizie.

    Avendo cambiato anche paese più volte, diventi molto selettivo nelle cose che ti porti dietro.

    Però casa nostra in Turchia son 450mq, tanto di questi sono occupati da cose che membri della famiglia non hanno voluto buttare via ma che in case "piccole e da plebei" occupano spazio.

    Però devo dire che nessuno di noi è realmente un accumulatore seriale, mia nonna in primis. Non si affeziona a nulla, butta via tutto. Mia mamma accumula perchè "potrebbe tornare utile" ma credo sia un retaggio della paura della poca disponibilità economica.

    Infatti anche quella casa lì sarebbe abbastanza facile da liberare, non c'è più nulla, a parte il pavimento, che sia uguale alle cose che c'erano nella nostra infanzia. Nulla che valga la pena tenere che non mi sia già portata a casa.

    Io boh, si, ho una casa abbastanza essenziale, ma ci sono delle cose che non riesco a buttare via:
    Libri
    Vestiti (ne metto 3, non ho mai un cazzo da mettermi ma ogni singolo buco in casa è occupato dai vestiti - che non metto, ma sia mai che prima o poi mi venga voglia)
    E degli oggetti inutilissimi, tipo un trenino di latta e delle mini statue di legno africane. E un peluche-scimmia infeltrito col braccio rotto degli anni 70.

  8. #7
    TCP Rider Senior L'avatar di IACH
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    proprio ieri ho appeso nell'ingresso di casa la fotografia di mio padre, classe 1927, in divisa della marina, una delle poche che lo ritraggono giovanissimo e che conservava un mio zio tra le cose dei nonni.
    quando mancò, due anni dopo mamma, io e mio fratello svuotammo casa e praticamente gettammo via tutto quello che non riuscimmo a portare in parrocchia e ad una associazione di volontari. poche cose, una tristezza infinita anche per la consapevolezza di quanto mamma tenesse da conto le sue cose, anche le più semplici, memore della sua infanzia poverissima.
    io ho conservato una saliera, un oggetto semplice che risale agli anni 50 credo, che è sempre stata nella nostra cucina
    Ieri ero un cane. Oggi sono un cane. Domani probabilmente sarò un cane. Sigh! Ci sono poche speranze in un avanzamento.
    (Snoopy)

  9. #8
    TCP Rider
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    Io ho perso mio padre anni fa e ripulire casa fu abbastanza doloroso.
    Non ho conservato nulla di suo se non alcune foto che ho in formato digitale e la passione per la fotografia.
    So che può sembrare un po’ macabro ma mi sono accordato con la mia famiglia che quando mia madre ci lascerà, faremo cremare anche lei e riuniremo le loro ceneri. Ed io ho preso l’impegno di conservarle.


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  10. #9
    Apripista ufficiale Raduno Street L'avatar di Il Franky
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    Un tema molto toccante... Fortunatamente i miei genitori sono ancora molto giovani ed i pensieri che attraversano la tua testa e quella dei tuoi fratelli, come quella di Gramellini, non mi toccano ancora nemmeno l'anticamera del cervello.

    Credo però che quando mai arriverà quel giorno, essendo figlio unico, avrò poco da ridere a crepapelle e molto da far ordine (prima che in casa, nella mia testa).
    Citazione Originariamente Scritto da Mamba Visualizza Messaggio
    un giorno ti racconterò quando ho portato in pista la prima volta le forke che mi ha venduto Ferless...spaventatissime....frenaaa...frenaaaa....mi dicevano...:biggrin3:

    VENDO D212 GP RACER 180/55 MESCOLA M ---->

  11. #10
    TCP Rider Senior L'avatar di tbb800
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    Io non ce l'ho fatta. Ho eliminato poche cose che avrebbero alimentato le tarme, ma è tutto lì. In una casa che è ancora arredata e abitabile fin da oggi. Sarà che del mio passato ho sempre eliminato tutto (conservo soltanto le mie pagelle delle elementari che tengo ben nascoste sennò mia figlia mi prende a calci in culo), ma quando si è trattato di mettere mano alle cose dei miei genitori mi è mancato il coraggio di tirare una linea retta e addio. Perché?, forse mi serve a rendere vivo e toccabile un pezzo della mia vita che - realisticamente - non esiste più. Forse perché, nonostante siano passati tanti anni, non sono pronto a girare le pagine di un libro che non mi è piaciuto per come è stato scritto.

    Qualcuno ha scritto che la vita è fatta di sottrazioni; io da un certo momento in poi, invece, ho cominciato a tenere più conto delle addizioni. Eppure non sono un accumulatore seriale. Se domani dovessi raccogliere le mie cose personalissime avrei bisogno soltanto di un paio di borse.

    Mi domando spesso se bisogna ripulire la propria vita finché si è in tempo e lucidi, o lasciare agli altri il peso di questa azione. Ma cosa è importante tenere e cosa abbandonare? Me lo chiedo tutte le volte che conservo un disegno che abbandona mia figlia per casa, uno scarabocchio, foglietti vari che conservo in alcuni carpettoni che si stanno accatastando per la casa. Se dovessi tenere conto di quello che ho vissuto quando ho cominciato ad aprire cassetti e tentare di svuotare armadi, eviterei a chiunque un dolore simile.
    Ma chi mi dice che quello che penso io è giusto e se, piuttosto, sia più opportuno far si che si lasci una traccia di sé stessi per farsi riconoscere domani?

    Riflessione non facile quella che ha suggerito l'amico flag. Almeno per me.
    Ps: Ma chi ti ha dato il sesto casco !
    Era meglio se ti davano due copertoni nuovi (sui copertoni di Titti c'è scolpito con un temperino "Anita Ama Giuseppe ma la da a Bixio")
    .
    Angelik detto Il Brillante

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