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Discussione: Mattia PASINI: UN GRANDE UOMO!!!

  1. #1
    TCP Rider L'avatar di pupobiondo
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    Mattia PASINI: UN GRANDE UOMO!!!

    l'ho sempre considerato un buon pilota ma,SBAGLIANDO, debole caratterialmente.
    Poi per caso ho letto un articolo di Marco Masetti su Motosprint di questa settimana che faceva riferimento al fatto che forse molti lo discriminino per il problema al braccio....
    Curioso di sapere quale fosse questo problema, ho cercato in rete ed ho trovato questo (è un pò lungo, ma vi assicuro che vale la pena leggerlo attentamente):

    Mattia Pasini, il dono della croce
    di Claudio Costa


    "Schioderò il braccio dalla croce", si disse Mattia Pasini nel 1998, quando, svegliandosi nel letto dell'ospedale dov'era ricoverato, si accorse con terrore che il suo braccio destro era totalmente, irrimediabilmente paralizzato. Per quel fanciullo che aveva cominciato a correre all'età di tre anni, quando il babbo Luca, anche lui pilota appassionato del mito della velocità, gli aveva regalato la prima minimoto, scontrarsi con quell'agghiacciante, terribile realtà significava sperimentare la condizione della morte. Quell'anno, dopo aver vinto il campionato italiano e occupato il secondo gradino del podio del campionato europeo, Mattia viveva nella felicità del bambino che imparava a conquistare il mondo. Ma un giorno accadde l'imprevisto.
    Mentre correva, o meglio, mentre si allenava con una moto da cross, Mattia conobbe il dramma. La stanchezza l'aveva consigliato, al crepuscolo di quel giorno, di desistere dall'allenamento, ma l'ostinazione del ragazzo scacciò i consigli che la saggezza gli suggeriva e si buttò con più foga nei saliscendi impervi e scoscesi del campo da cross. Superò con un balzo uno degli ostacoli più alti della pista, slanciandosi verso il cielo arrossato dal tramonto, per trovarsi, dopo una caduta rovinosa, sull'inferno della terra colorata dal suo sangue. Frattura del femore scomposta e frattura in tanti pezzi della clavicola. La diagnosi si fermò a questo punto, considerando l'impotenza del braccio destro come conseguenza della frattura alla spalla. Dopo l'operazione al femore, brillantemente riuscita, Mattia si svegliò disteso nel letto della camera di degenza dell'ospedale. Nella penombra di quella gelida stanza, nel dormiveglia affollato da visioni indecifrabili, constatò che il braccio destro non si muoveva. Il dubbio che ci fosse qualcosa di grave fece comparire nella mente dell'afflitto pilota lo spettro della paralisi. Le ombre di quella stanza diventarono più lunghe, scriverebbe il maestro indiscusso dell'inconscio Carl Gustav Jung. Il panico si impadronì del cuore del fanciullo, che inghiottì i suoi desideri lasciando al loro posto il vuoto angosciante della loro assenza.

    "Tutto quello che fu un giorno è morto, e in me non c'è la che mia giovinezza di vivo come una bandiera a festa dimenticata per tutto l'inverno sulla torre più alta" (Joë Bousquet).

    La bandiera fu dimenticata solo per pochi attimi. Mattia pensò che avrebbe tolto quel braccio inerte dalla croce sulla quale la paralisi lo aveva inchiodato. Lo voleva e l'avrebbe fatto. La ferita divenne per lui non uno scoglio su cui naufragare, ma l'approdo per salvarsi dalle onde burrascose che ivi s'infrangevano. L'amore per la sua moto lo avrebbe salvato dal baratro che l'aveva inghiottito. Mattia, allontanandosi dall'abisso della depressione, prese per mano la vertigine che l'avrebbe trasformato nel tempo in ciò che è diventato per tutti noi adesso.
    Sognando la favola della bella addormentata nel bosco, si accorse che nel finale della fiaba la principessa si sveglia dal torpore che l'aveva paralizzata, solo all'accadere di un determinato evento. Solo a quel punto.
    Così Mattia desiderò che il torpore del braccio scomparisse e cercò disperatamente l'evento che avrebbe esaudito questo desiderio.
    Accettare la sfida del destino.
    Terribilmente forte di questa convinzione, Mattia si gettò nel combattimento con la foga che lo contraddistingueva quando correva le gare. Nell'impresa disperata di trasformare la prigione in cui era stato gettato in una deliziosa culla dove vagiva la voce della speranza, il pilota gridò a se stesso che il miracolo era possibile. Si recò da chi lo poteva rincuorare e ascoltò quella voce che gli sussurrava indimenticabili parole: "Quando l'anima duole, in quel dolore c'è una verità nascosta da cercare; nella ferita c'è la speranza della guarigione". E aggiunse: "Proprio nei momenti in cui si sentirebbe di odiare la vita, tutto l'amore si china per raccoglierci e darci una grandissima forza insperata, quasi angelica".
    La voce gli parlò dell'anima, di quel magico strumento che avrebbe potuto ridonare la vita al braccio mutilato, armonizzandolo con il resto del corpo. La voce gli disse di sognare perché quando l'uomo sogna è simile alla divinità, mentre è un misero mortale quando non lo fa.
    La voce continuò apostrofando Mattia: "Nelle radici dolorose del disagio si nasconde l'energia che ti consentirà di riaffermarti nel mondo dei tuoi sogni: la moto".
    La voce divenne sommessa, e bisbigliando descrisse allo sconsolato pilota gli immensi sacrifici che avrebbe dovuto sostenere, paragonandolo ai protagonisti delle favole. La voce gli consigliò, infine, il posto più qualificato per sistemare tutti i nervi strappati dal plesso brachiale. Cesena era il luogo. E il dottor Staffa il neurochirurgo che serviva.
    Due anni era il periodo previsto per la riabilitazione del braccio, senza garanzia che l'arto riacquistasse la sua funzione, anche parzialmente, Tutto fu eseguito correttamente.
    Dopo tre mesi dall'incidente, guarite le fratture del femore e della clavicola, con la cicatrice ancora "viva" che gli solcava parte del collo e della spalla destra, Mattia cominciò a girare con la minimoto, anche se il braccio destro rimaneva totalmente impotente e senza forza.
    Dopo altri tre mesi cominciò a guidare la moto, sempre con il braccio destro privo di vita. Con questa pazzia il fantasma della delusione non ottenne mai udienza nella mente del prodigioso ragazzo, anche se Mattia non poteva esimersi dal dolore nel vedere i suoi compagni "normali", si fa per dire, intenti a vivere i loto sogni, in pratica correre.
    Là dove sembrava che tutto fosse perduto, il pilota ferito fece germogliare il frutto della speranza. L'intensità della sua sofferenza e la tristezza del suo pianto gli promettevano, come per incanto, la gioia che avrebbe provato quando avesse realizzato il suo sogno: cavalcare la moto.
    Mattia non si fece mai affliggere dall'impietosa realtà e con la forza del desiderio riaffermò il diritto a essere eroe.
    Eroe: colui che dice.
    Mattia che dice: "Tornerò a correre".
    La fiaba del mito.

    La mano cominciò a muoversi, Prima impercettibilmente, poi via via più distintamente. La forza è poca, i profili dell'arto sono esigui, ma pretendono il diritto alla vita. Scompare il tormento. Il sogno è la nuova forma di motilità del braccio malato che splende autentico rispetto a quello sano. Mattia è più grande e più forte di ciò che è. Mistero che verrà svelato man mano che riprenderà a gareggiare.
    Sono passati due anni. Un attimo per il fanciullo. Mattia ha dimenticato il pessimismo della scienza. Il suo agire l'ha portato a scoprire le misteriose e affascinanti ricchezze che si nascondono nei sotterranei del suo essere. Ha agito a testa alta. Dove c'era un paesaggio di desolazione fiorivano i fiori della speranza che rafforzavano il suo giovane spirito. Prendendo per mano quell'entità preziosa che i motociclisti conoscono bene con il nome di anima, Mattia è tornato a correre ufficialmente nella categoria Sport Production nel 2002. Poi ha corso nel campionato europeo e nel 2004 è approdato nell'isola tanto vagheggiata del Motomondiale.
    Oggi, quando guida la moto con il braccio mutilato che sprigiona nascoste energie da fare impallidire quello sano, Mattia racconta a tutti che i sogni guariscono le malattie che incontrano nella vita e annuncia che dentro il cuore dei piloti si celano forze prodigiose ivi nascoste da milioni di anni, vero sapore di primitività arcaica.

    Torna sul podio e sale anche sul gradino più alto, il braccio ferito alza con orgoglio il trofeo conquistato. Mattia vive la condizione della felicità. Ma gioia e felicità non sono eterne e nel maggio 2005 cade a Le Mans nelle prove che precedono la gara. Frattura scomposta del polso sinistro. Il dottor Lello Rubbini, medico della Clinica Mobile, sistema le ossa spezzate e le allinea contenendole nelle bende di resina dello scotchcast. La gara è compromessa. Mattia piange, non perché non può disputare la gara francese, ma perché teme di non partecipare a quella successiva, al Mugello in Italia. Tre settimane sono poche, pochissime. Un tempo esiguo. Dopo il pianto, Mattia pronuncia la solita incredibile richiesta: "Voglio correre al Mugello".
    Inutile rispondere: "Impossibile!".
    Sappiamo che i motociclisti, e fra questi Mattia, hanno un'attrazione fatale per l'impossibile, per trasformarlo come per incanto nel "possibile". Così alla vigilia della gara italiana in polso torna libero. Tumefatto oltre ogni immaginazione, si muove con difficoltà e il dolore è intenso. Le ossa rimangono allineate: chissà chi le protegge? Forse un angelo, fratello di colui che ci veglia vivendo accanto a noi tutti i giorni e a cui rivolgiamo la dolce preghiera: "Angelo custode, che sei vicino a me, illuminami e custodiscimi...".
    Ma questo fratello sconosciuto, se non è accanto a noi, dove sarà?
    Credo che abiti in un cervello recondito, nascosto, di cui l'umanità ha smarrito il sentiero e la mappa per raggiungerlo.
    Un cervello che si è ribellato alle leggi della ragione dei popoli, della società e della famiglia. Un cervello anarchico, come quello descritto da Enzo Soresi, che da mezzo miliardo di anni ci protegge a nostra insaputa, mostrandosi a tratti, regalandoci il mondo delle emozioni e la vertigine dell'abisso della follia.
    Un angelo più umano rispetto al fratello celeste che abitualmente custodisce tutti noi. Un angelo diverso, sconosciuto ai più. La figura celeste invisibile che guiderà la moto di Mattia fino a sfiorare il podio del Mugello quell'anno e a trionfare l'anno successivo.
    Francesco Totti, campione osannato dello sport del pallone e proprietario del team dove militava Mattia Pasini, rimase allibito di fronte a tanta grandezza, e abbracciando il suo pupillo versò lacrime di commozione.

    Un giorno il calciatore romano, colpito senza pietà dagli avversari, riporterà un gravissimo trauma alla caviglia. Rialzatosi da terra si sentirà sorretto da un lato dal suo angelo custode, ma dall'altro lato, inspiegabilmente, da una figura sconosciuta, altrettanto angelica: l'angelo che aveva stretto a sé quando aveva abbracciato Mattia al Mugello. La figura celeste che lo aiuterà a tornare in campo mondiale in tempi incredibili e a diventar campione del mondo. Mattia Pasini porterà sempre con sé i due angeli, che l'aiuteranno a percorrere il sentiero della vita anche se ogni tanto si distraggono, perché, essendo in due, dimenticano che anche l'altro potrebbe distogliersi dal compito celeste.
    Infatti le corse di Mattia finiscono talora trionfalmente con la sua consacrazione sul podio oppure umanamente disteso nella ghiaia o nell'erba, dove il simpatico pilota romagnolo, rialzatosi, prima di correre vicino al suo amore perduto, la moto, si guarda attorno con apprensione per richiamare i due angeli, che pochi attimi prima della caduta si erano distratti... Chissà dov'erano andati... Chissà chi avevano aiutato...

    (da "Alex Guarda il Cielo", Claudio Marcello Costa & Alessandro Zanardi - pp. 263-271)








    Adesso io dirò per sempre:
    FORZA MATTIA!!!
    Ultima modifica di pupobiondo; 23/10/2007 alle 18:42

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  3. #2
    TCP Rider L'avatar di Rici
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    Non sapevo nulla.. grande spirito e volonta d'animo!
    GRANDE MATTIA!

  4. #3
    TCP Rider L'avatar di sanzves
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    c'era l'intervista sul primo numero di "riders" in cui parlava del suo problema al braccio, che dire, grandissimo!

  5. #4
    TCP Rider L'avatar di Mafalda
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    Milano ma vorrei vivere al mare uffaaaaaa
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    L'ho letta tutta di una fiato e devo dire che è veramente emozionante e credo che ci sia qualcosa da imparere da tutto ciò.

    Grazie per avere riportato questo bellissimo pezzo.

  6. #5
    TCP Rider Senior L'avatar di valentinorossi
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    grande Mattia

  7. #6
    TCP Rider Senior L'avatar di everts76™
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    nn ho letto nulla..solo le prime 2 righe...ma mi fido...
    grande mattia!!!!!

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  8. #7
    TCP Rider Senior L'avatar di Wallace
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    Citazione Originariamente Scritto da everts76™ Visualizza Messaggio
    nn ho letto nulla..solo le prime 2 righe...ma mi fido...
    grande mattia!!!!!
    leggila tutta va...
    ...FORZA INTER...
    Vendo terminale Arrow Low Boy e Zard completo

  9. #8
    TCP Rider L'avatar di crispeed80
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    Pasini mi è sempre sembrato uno speciale...un po' troppo sfigato in questa stagione...ma cmq con un talento unico! In ogni caso non sapevo e non immaginavo minimamente il calvario che ha dovuto affrontare..

    GRANDE MATTIA!!!
    MEMBRO DEL "TRANQUILLO E RILASSATO FANS CLUB"

  10. #9
    Moderatore in cachemire L'avatar di Filomao
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    Racconto davvero toccante!
    L'avidità, non trovo una parola migliore, è valida, l'avidità è giusta, l'avidità funziona, l'avidità chiarifica, penetra e cattura l'essenza dello spirito evolutivo. L'avidità in tutte le sue forme, l'avidità di vita, di amore, di sapere, di denaro, ha improntato lo slancio in avanti di tutta l'umanità.

  11. #10
    Ambasciatore di TCP in Cina L'avatar di giorgio bona
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    vigevano (pv)
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    speed 1050 PRESTO.... NOVITA'!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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    GRANDISSIMO MATTIA!!!!!
    cazzo e' questa la vera forza...rialzati...rialzati..rialzati....
    spero che ognuno di noi abbia sempre il proprio angelo al proprio fianco!

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