UN UOMO
Fermo, seduto sulla sua motocicletta, sembrava non guardare lo stupendo panorama che aveva d’innanzi. Perso, si era perso nella sua vita.
Nitidi i, ricordi di un ragazzino che nel primo dopo guerra, quando per pranzo si aveva un uovo da dividere in due, guardava degli uomini in moto che saltavano come delle cavallette. La scuola mal vissuta, quattordicenne al lavoro ed il proseguimento serale dell’apprendimento. Prime esperienze agonistiche su quelle motociclette, che trasudavano olio e bulloni. Le notti fredde e interminabili di guardia ai tralicci dell’alta tensione. La sudata laurea, il primo amore serio, il matrimonio, il primo figlio e il babbo che se ne và, per far spazio al secondo figlio. La morte non va temuta perchè quando ci siamo noi, non c'è lei e quando c'è lei, non ci siamo noi. L’uomo non temeva la morte, al momento estremo sperava solo di non esserne sorpreso. Questi ricordi lo rendevano esule del proprio passato. Quante cose avrebbe voluto dire al suo padre, però nella vita di un figlio ci sono tre momenti fondamentali, mio papà sa tutto; mio padre non capisce nulla. A se ci fosse ancora mio papà. La giovinezza sarebbe un periodo più bello se solo arrivasse un po' più tardi nella vita.
E si faceva sera, il tramonto era prossimo ma la strada per rincasare era ancora lunga.
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla