Le tradizioni sono l’anima di un gruppo, sono quello che dona corpo e continuità allo stare assieme, come le componenti di un buon vino o di una buona birra. E tutte le buone tradizioni vanno rispettate.
E’ per questo che – dopo il nulla di fatto del 2013, e dopo aver giocoforza dovuto rinunciare all’edizione 2014 – quest’anno mi sono aggregato con entusiasmo all’Iron Man, vera Icona del Team Power, curato stavolta dal Niko che, folgorato dalla maestosità dell’Alpe Svizzera, aveva pensato un bell’itinerario di circa 800km.
Non esasperato, ma con una generosa*dose di curve tale da appagare i polsi (e i fondoschiena) più resistenti.*![]()
Iron Man, ovvero una giornata intera in sella alle nostre moto, alla ricerca delle estremità, dall’alba al tramonto, e del terreno più gustoso: quello delle strade di montagna.*![]()
Anche quest’anno – come da tradizione, appunto – il puntello è attorno alle 5 di mattina al casello di Montecchio Maggiore. Oggi è il solstizio di primavera, primo giorno d’estate e il più lungo dell’anno. Proveremo a sfruttare tutte le nostre ore di luce!
Al parcheggio nella rotonda ci troviamo in sei: il sottoscritto con la Sprint 1050, Niko col Multistrada 1200, il Deba con la nuovissima Adventure 1190, Ale Sulki con l’ufficialissimo Gixxer 1000 e – graditissimo rientro – le due padovane volanti: La Micky con la sua solita super collaudata CBR 1000 e la Sabry con una inedita e molto bella Dorsoduro 1200.
L’ora antelucana (per me, come penso per gli altri, sveglia alle 3.30) ha però creato qualche defezione e problema dell’ultimo minuto, come il Papi, che alle 5.28 (due minuti prima dell’orario fissato per la partenza) manda un sms “mi tocca rinunciare”: sveglia che non ha suonato?*![]()
C’è anche chi non ha trovato le energie per salire in sella dopo il sabato notte (sti giovani!!), ma qualcun altro – pur in difficoltà con la fase di risveglio – si impegnerà per organizzare un puntello alternativo.
E’ il caso di Poeastreo con la sua RSV1000, che ci aspetterà alla rotonda di Loppio, dove dovrebbe anche arrivare il mantovano River (amico del Deba*già incontrato un paio di anni fa) direttamente da lavoro!!
Insomma si parte puntualissimi verso Recoaro Terme - sempre molto suggestivo percorrere queste strade di solito trafficatissime dai mezzi commerciali, stamattina ancora deserte mentre la luce via via aumenta.
Da Recoaro facciamo il Passo Xon, che temevo di trovare umido, come spesso* mi è capitato, invece ci porta a Valli di Pasubio senza nessun problema.
Incrociamo anche altre due moto in senso inverso. Non sono nemmeno le sei, evidentemente c’è qualche altro fulminato in giro!
La Vallarsa è veramente una goduria, completamente deserta se si eccettua qualche contadino che raccoglie il fieno con la falce.
I primi segni di risveglio li troviamo verso Rovereto (furgoni e pensionati in giro), da dove velocemente raggiungiamo il puntello di Loppio. Sulla rotonda troviamo Alberto (Poeastreo) che ci aspetta sornione fumando la sua solita cicca.*![]()
Nessuna traccia di River, che il Deba non riesce nemmeno a contattare al cellulare. Proviamo ad aspettarlo qualche chilometro più avanti, sparandoci una degna colazione a Nago. Visto che però non arriva, riprendiamo il programma e scendiamo a Torbole e Riva, da dove imbocchiamo i tunnel verso Ledro, sette moto in rapida fila, nessuna sotto i 1000cc (anche noi evidentemente risentiamo della moda della cilindrata gonfiata).
In realtà non c’è proprio caldissimo, nemmeno le previste spruzzate di pioggia ad essere onesti; ma diciamo che come prima giornata d’estate è abbastanza freschina.* :s
In val di Ledro come da copione perdo di vista i codoni degli altri mentre costeggiamo il lago, e poi ci buttiamo giù tra le rocce verso Storo. Ci ricompattiamo dopo il paese e riprendiamo subito per il Crocedomini, sulle cui curve strette mi succede una cosa strana: mi viene la nausea…*Probabilmente ho preso mio malgrado un colpo di freddo e la colazione di poco fa mi si è bloccata sullo stomaco.**
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Sono costretto a rallentare e, a metà discesa verso Breno, alla fine devo proprio fermarmi … Mando un sms al Niko dicendo di proseguire e che poi se me la sento tenterò di raggiungerli alla prima sosta. Per fortuna abbastanza in fretta mi sento meglio, così risalto in sella e riparto. Dopo poche curve mi trovo la Sabry che sta tornando indietro a cercarmi… Ho dei compagni di uscita troppo gentili!* :blush:
Riprendiamo verso Edolo e poi su per l’Aprica, ormai troviamo dappertutto una moltitudine di moto. Sembra siano tutti in giro, oggi!
Giunti a Tirano ci accorgiamo che verso la Svizzera ci aspetta un cielo grigio e scuro. Non è starno, con le altitudini di queste parti, ma confidiamo nelle previsioni che davano al limite qualche spruzzata (anche se più tra veneto e trentino, che abbiamo già passati indenni). E poi, a parte le temperature non proprio amichevoli, fino ad ora le nuvole si sono sempre alternate al sole!
Invece la salita del Bernina ci riserva solo nubi plumbee e tanto freddo, sempre più freddo man mano che saliamo (non vorrei sbagliarmi, ma sul passo le moto più “dotate” hanno registrato tra i 2 e i 4°C!). Per di più comincia anche a gocciare, non tanto da mettersi le antipioggia, ma abbastanza da far girare i maroni.
Una volta in Engadina, voltiamo le spalle a St. Moritz e prendiamo verso Zernez ma, prima di svoltare per l’Albula, le ragazze premono per fermarsi a prendere qualcosa di caldo.
Facciamo quindi una sosta fuori programma in centro a Samedan, che ci permette di riscaldarci e rifiatare (anche se io non prendo niente, memore dei risultati della colazione di stamattina).
Prima di ripartire, alcuni locali ci confermano che temperature così rigide non sono normali per il periodo. In ogni caso questo ci riserva la giornata, e per conferma ci ritroviamo a fare l’Albula sotto continue spruzzate di pioggia e in condizioni da cella frigorifera.
Ci fermiamo a mangiare nella valle di Davos, in una taverna sulla strada.
Come già scritto in altri report sulla Svizzera, il pranzo è prevedibilmente una salassata. Anche i menù di oggi riportano prezzi da far cascare la mandibola, e alla fine mangiamo tutti una cotoletta, più bevanda e qualche caffè per 43 euro a testa! That’s Svizzera, gente! (per inciso, dopo lo sgancio del Franco dall’Euro di qualche mese fa, anche la benzina ormai costa come da noi, quando invece era ancora l’unica cosa che conveniva).
Comunque passiamo una bella sosta pranzo, tra chiacchiere, risate e buon cibo.
Ripartendo, decidiamo di indossare le antipioggia. Se non altro per aggiungere uno strato antivento.
Invece, come se il cielo si fosse sentito autorizzato, non passano pochi minuti che la pioggia comincia a venire giù bene stavolta!
Così passiamo Davos sotto l’acqua e prendiamo la salita del Fluela sotto un vero e proprio acquazzone, che su al passo diventa una specie di nevicata, anche se praticamente siamo dentro nella nuvola.
Transitiamo quindi senza troppi indugi e ri-discendiamo verso Zernez e il passo del Forno, dove speriamo di trovare tempo migliore.
Le nostre aspettative vengono esaudite solo in parte, perché – alternati a qualche sprazzo di sole – continuiamo a trovare brevi e fastidiosi scrosci di pioggia. Scendendo in val Mustair lo scroscio dura anche un po’ troppo a lungo così, quando alla fine arriviamo su all’Umbrail (ormai quasi tutto asfaltato), dieci tornanti sotto lo Stelvio, abbiamo ancora le antipioggia addosso.
Mentre rifiatiamo e ci godiamo il panorama (grigio) dalla vecchia dogana italiana, ricominciano a cadere goccioline ghiacciate, così in due e due quattro decidiamo di cambiare il programma della parte rimanente del giro.
Di fare i duemilaesei del Gavia ancora sotto l’acqua non abbiamo proprio voglia, così scollineremo il vicino Stelvio, sorbendoci l’infinita e attorcigliata discesa altoatesina, e poi rientreremo per valle fino a Trento, da dove le strade si divideranno a seconda della località di rientro di ciascuno di noi.
Passiamo così il sempre affollatissimo piazzale su al passo, resistendo alla tentazione di scattare qualche foto. Il paesaggio da questo lato del monte è infatti splendido. Aria tersissima e colori resi vividi dal sole del tardo pomeriggio (che qui, a poche centinaia di metri in linea d’aria da dove eravamo prima, si fa vedere) e dai contrasti con le vicine nubi. Purtroppo ho la macchinetta chiusa dentro nel sacchetto antipioggia e ci sono ancora tantissimi chilometri da fare. Quindi, a malincuore, proseguo giù per gli stretti tornanti.
Una volta giù a Prato Stelvio le nuvole hanno definitivamente lasciato spazio ad un bel sole. Ci fermiamo a togliere le antipioggia e a salutarci per bene, visto che – per chi conosce i vari personaggi – sulle trafficate strade di fondovalle le nostre andature si differenziano molto.
Infatti, non appena raggiungiamo il traffico, Niko e Deba in testa vengono subito inseguiti in caccia dalle ragazze e dal Sulki subito dietro.
Io sono stanco e non ho voglia di essere troppo aggressivo nei sorpassi, così mi giro verso il Pollo e gli faccio cenno di passare. Lui mi risponde a gesti “Lassa star, sto con te”.
Bon, così sorpasso dopo sorpasso arriviamo a Forst, dove troviamo il Niko e il Deba fermi nel parcheggio della birreria. Il Sulki sta ripartendo e ci saluta, preferisce tornare a casa. La Micky e la Sabry, invece, probabilmente sono già in Valsugana.*
Noi quattro preferiamo spararci una birretta nel Bier Garten, accompagnandola con un paio di wurstel alla griglia… Alla fine un’oretta che mi sono davvero goduto!
Prima di ripartire, ci salutiamo ancora. Prevediamo la solita differenza di andatura. Il Niko e il Deba, veri teppisti, nelle prossime due ore vogliono sfondare il muro del suono.*![]()
Io e Alberto, invece, proseguiremo per Trento via statale e ci saluteremo quando io prenderò per Verona e lui per la Valsugana e Padova.
Così, ognuno per la sua strada, arriviamo a casa tutti non troppo dopo le nove, dopo una bella e impegnativa giornata che – credo – alla fin fine abbia onorato bene la tradizione dell’Iron Man, quest’anno con un bel rapporto tra il tempo passato in sella e la qualità delle pause, il che ci ha anche permesso di fare delle belle chiacchiere.
Un po’ meno chilometri rispetto al solito, ma comunque qualcosa come 770km per me, che credo di essere quello che – per motivi logistici – ne ha fatti di meno.
E un grande grazie a tutti e tutte per la bellissima e piacevole compagnia, sia per strada che a tavola.
Tutti sono stati Super Power! In particolare il Sulki che si è fatto 800km di montagna*sotto l'acqua con la tuta traforata e i semimanubri
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