natan
19/10/2009, 19:50
19 ottobre 2009 - 12.08
Continua il botta e risposta tra Italia e Svizzera sullo scudo fiscale. Dopo l'assedio del ministro Tremonti, il deputato ticinese Fulvio Pelli puntualizza – in una lettera al Corriere della Sera – che la fuga di capitali continuerà anche quando lo scudo avrà esaurito i suoi effetti.
«Esiste in Italia un profondo problema di pressione fiscale che non si risolve individuando nella Svizzera il capro espiatorio», scrive Fulvio Pelli. La fuga di capitali, secondo il consigliere nazionale ticinese, è provocata dallo stesso sistema fiscale italiano «che spinge da sempre le aziende italiane a evadere o a trasferirsi all'estero».
«La mia impressione, prosegue Pelli, è che quando lo scudo avrà esaurito i suoi effetti, i soldi continueranno a scappare dall'Italia; se non lo faranno verso le banche elvetiche, saranno a disposizione quelle di qualche altro Paese meno ligio nel perseguire la criminalità».
Da quando è scattato il terzo scudo fiscale, l'Italia ha dato il via a una campagna mediatica contro il segreto bancario, escludendo la Svizzera dai paesi cooperativi in ambito fiscale. «Quello che a noi svizzeri ha fatto impressione è l'aggressività che ha accompagnato l'introduzione delle nuove misure di amnistia: telecamere alle frontiere, autovelox fiscali, l'annuncio di agenti in incognito in Svizzera per effettuare controlli, e la disinformazione sulle regole che vigono nel nostro paese», continua il presidente del Partito liberale radicale svizzero.
La strategia del ministro italiano Giulio Tremonti ha suscitato non poco malumore in Svizzera e si fa avanti l'ipotesi di misure di ritorsione verso l'Italia, a partire dalla non restituzione ai comuni delle tasse pagate dai frontalieri. «Non sappiamo se si passerà ai fatti», conclude Pelli, «ma di sicuro questa volta il malcontento del Ticino è stato ben percepito a Berna: un governo non può curare i rapporti con un Paese vicino nel modo in cui lo fa l'Italia in questa circostanza».
Continua il botta e risposta tra Italia e Svizzera sullo scudo fiscale. Dopo l'assedio del ministro Tremonti, il deputato ticinese Fulvio Pelli puntualizza – in una lettera al Corriere della Sera – che la fuga di capitali continuerà anche quando lo scudo avrà esaurito i suoi effetti.
«Esiste in Italia un profondo problema di pressione fiscale che non si risolve individuando nella Svizzera il capro espiatorio», scrive Fulvio Pelli. La fuga di capitali, secondo il consigliere nazionale ticinese, è provocata dallo stesso sistema fiscale italiano «che spinge da sempre le aziende italiane a evadere o a trasferirsi all'estero».
«La mia impressione, prosegue Pelli, è che quando lo scudo avrà esaurito i suoi effetti, i soldi continueranno a scappare dall'Italia; se non lo faranno verso le banche elvetiche, saranno a disposizione quelle di qualche altro Paese meno ligio nel perseguire la criminalità».
Da quando è scattato il terzo scudo fiscale, l'Italia ha dato il via a una campagna mediatica contro il segreto bancario, escludendo la Svizzera dai paesi cooperativi in ambito fiscale. «Quello che a noi svizzeri ha fatto impressione è l'aggressività che ha accompagnato l'introduzione delle nuove misure di amnistia: telecamere alle frontiere, autovelox fiscali, l'annuncio di agenti in incognito in Svizzera per effettuare controlli, e la disinformazione sulle regole che vigono nel nostro paese», continua il presidente del Partito liberale radicale svizzero.
La strategia del ministro italiano Giulio Tremonti ha suscitato non poco malumore in Svizzera e si fa avanti l'ipotesi di misure di ritorsione verso l'Italia, a partire dalla non restituzione ai comuni delle tasse pagate dai frontalieri. «Non sappiamo se si passerà ai fatti», conclude Pelli, «ma di sicuro questa volta il malcontento del Ticino è stato ben percepito a Berna: un governo non può curare i rapporti con un Paese vicino nel modo in cui lo fa l'Italia in questa circostanza».