D74
12/02/2010, 11:44
CASTEL SANT'ANGELO (Rieti) - Ucciso a bastonate. È stato colpito con una gamba di un tavolo, Alì Labass, piccolo imprenditore edile, marocchino di 53 anni (da 21 in Italia), morto a Roma nel policlinico Gemelli con un trauma cranico e altre lesioni. Autori dell'aggressione, due italiani e due romeni, domenica notte, davanti al bar della pensione "Silvana" a Castel Sant'Angelo (Rieti), chilometro 90 della via Salaria, mentre tentava di placare l'ira dei quattro che, forse un po' sbronzi, avevano frainteso un banale diverbio tra la barista e un giovane collaboratore di Labass.
Per colpire, i quattro hanno strappato un piede di uno dei tre grandi tavoli allineati fuori dal bar. Ora sono in carcere Catalin Comanici e Leonard Valentin Neculoiu, romeni di 26 e 29 anni, Roberto Calia di 26, originario di Modugno (Bari), e il suo conterraneo, Nicola Stasolla, 35 anni, dipendenti di un'impresa impegnata nella ricostruzione delle aree terremotate dell'Abruzzo, a 37 chilometri dalla pensione dove alloggiavano, con un'altra ventina di ospiti, prevalentemente edili, tutti senza registrazione all'ingresso. Nelle perquisizioni a casa e nelle auto degli arrestati i carabinieri hanno sequestrato un manganello retrattile di ferro e un coltello.
A far scattare la furia omicida sembrano esserci stati motivi futili se non un fraintendimento amplificato dai fumi dell'alcol di qualcuno degli aggressori: un malinteso tra la barista e un dipendente di Labass, cui è seguito qualche screzio. Tra i quattro e il giovane si sono incrociati sguardi di fuoco. E, una volta fuori, è scattato l'agguato. Labass era intervenuto invocando un chiarimento verbale. Un tentativo risultato fatale. Mentre il suo dipendente riusciva a fuggire, sul corpo minuto del marocchino si abbattevano randellate alla cieca. Teatro del delitto, il piccolo slargo in cemento antistante il bar della pensione dove la titolare dice: "Non ce ne siamo accorti".
C'è incredulità nel piccolo centro, 1242 abitanti a 15 chilometri da Rieti. Nei chioschi accanto alle terme sulfuree di Cotilia, titolari e clienti sono smarriti. Tutti conoscevano Labass. "Abbiamo pranzato insieme qui, il giorno prima dell'aggressione", racconta il suo conterraneo, Brahim Ahardane che gestisce una pizzeria. Stringe le labbra: "Era mite e generoso; ora chi penserà a sua moglie e ai suoi tre figli di 14, 11 e 7 anni?". Gli fa eco Claudio Paglialunga titolare di un chiosco bar: "Alì era uno di noi, integrato da anni, sempre disponibile, non l'ho mai visto litigare". E Bruno Pescetelli, segretario provinciale della Filca, federazione degli edili della Cisl, lo ricorda così: "Manovale, muratore, capomastro, piccolo imprenditore: si era fatto da solo e ancora si affacciava al sindacato per chiarimenti sull'applicazione del contratto". Annuisce il sindaco Paolo Anibaldi: "Non ha mai chiesto niente per sé: un grande lavoratore, una persona buona. La sua morte assurda e ingiustificabile lascerà una ferita tra noi che l'avevamo accolto e amato come un fratello".
Uno sguardo nel bar massacrato a bastonate* - Repubblica.it (http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/12/news/uno_sguardo_nel_bar_massacrato_a_bastonate-2266099/)
sempre peggio...... :cry::cry::cry:
Per colpire, i quattro hanno strappato un piede di uno dei tre grandi tavoli allineati fuori dal bar. Ora sono in carcere Catalin Comanici e Leonard Valentin Neculoiu, romeni di 26 e 29 anni, Roberto Calia di 26, originario di Modugno (Bari), e il suo conterraneo, Nicola Stasolla, 35 anni, dipendenti di un'impresa impegnata nella ricostruzione delle aree terremotate dell'Abruzzo, a 37 chilometri dalla pensione dove alloggiavano, con un'altra ventina di ospiti, prevalentemente edili, tutti senza registrazione all'ingresso. Nelle perquisizioni a casa e nelle auto degli arrestati i carabinieri hanno sequestrato un manganello retrattile di ferro e un coltello.
A far scattare la furia omicida sembrano esserci stati motivi futili se non un fraintendimento amplificato dai fumi dell'alcol di qualcuno degli aggressori: un malinteso tra la barista e un dipendente di Labass, cui è seguito qualche screzio. Tra i quattro e il giovane si sono incrociati sguardi di fuoco. E, una volta fuori, è scattato l'agguato. Labass era intervenuto invocando un chiarimento verbale. Un tentativo risultato fatale. Mentre il suo dipendente riusciva a fuggire, sul corpo minuto del marocchino si abbattevano randellate alla cieca. Teatro del delitto, il piccolo slargo in cemento antistante il bar della pensione dove la titolare dice: "Non ce ne siamo accorti".
C'è incredulità nel piccolo centro, 1242 abitanti a 15 chilometri da Rieti. Nei chioschi accanto alle terme sulfuree di Cotilia, titolari e clienti sono smarriti. Tutti conoscevano Labass. "Abbiamo pranzato insieme qui, il giorno prima dell'aggressione", racconta il suo conterraneo, Brahim Ahardane che gestisce una pizzeria. Stringe le labbra: "Era mite e generoso; ora chi penserà a sua moglie e ai suoi tre figli di 14, 11 e 7 anni?". Gli fa eco Claudio Paglialunga titolare di un chiosco bar: "Alì era uno di noi, integrato da anni, sempre disponibile, non l'ho mai visto litigare". E Bruno Pescetelli, segretario provinciale della Filca, federazione degli edili della Cisl, lo ricorda così: "Manovale, muratore, capomastro, piccolo imprenditore: si era fatto da solo e ancora si affacciava al sindacato per chiarimenti sull'applicazione del contratto". Annuisce il sindaco Paolo Anibaldi: "Non ha mai chiesto niente per sé: un grande lavoratore, una persona buona. La sua morte assurda e ingiustificabile lascerà una ferita tra noi che l'avevamo accolto e amato come un fratello".
Uno sguardo nel bar massacrato a bastonate* - Repubblica.it (http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/12/news/uno_sguardo_nel_bar_massacrato_a_bastonate-2266099/)
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