Muttley
12/05/2010, 06:51
Verona, ma te lo ricordi Bagnoli?
Lo scudetto dei miracoli venticinque anni dopo raccontato dall'ex allenatore
"Il mio erede è Prandelli, lo vedrei bene come ct"dal nostro inviato CONCETTO VECCHIO
Osvaldo Bagnoli
VERONA - "Non pensavo certo di poter riuscire come allenatore, iniziai nel '74 dalle giovanili del Como ed ero convinto che sarei rimasto sempre ad allenare i ragazzi. Poi arrivò Verona, ed era soprattutto una squadra di giovani che non avevano trovato spazio nelle grandi, come Di Gennaro chiuso da Antognoni nella Fiorentina, Fanna da Causio nella Juve, Tricella che era stato all'Inter. A Galderisi in ritiro dissi che non sarebbe stato titolare, lui telefonò a Boniperti chiedendo di poter tornare indietro, poi fece quella doppietta Belgrado con la Stella Rossa, che allora era uno squadrone, e rubò il posto a Joe Jordan. Il ciclo - due volte quarti, due finali di Coppa Italia, lo scudetto, poi ancora quarti, otto anni di serie A - fu possibile soprattutto perché tutti avevano fame e volevano dimostrare che avevano sbagliato a mandarli via".
Oggi sono 25 anni che l'Hellas Verona ha vinto lo scudetto, nel Dopoguerra unica fra le squadre non capoluogo di regione, e sedici da quando Osvaldo Bagnoli ha smesso di allenare: febbraio '94. Non è un caso che l'addio coincida con l'avvio del calcio in pay-tv. Bagnoli non è cambiato. Ha solo i capelli bianchi. A luglio compie 75 anni e nelle due ore di intervista, in un parco giochi in fiore dirimpetto la sua casa alle Torricelle, ripeterà spesso "ho avuto fortuna". Una professione di modestia che stride con il curriculum: altre due promozioni in A e poi il miracolo Genoa, a un passo dalla finale Uefa. "Lì la tifoseria chiede ai suoi giocatori di uscire sempre con la maglia sudata dal campo: ci torno spesso, a Genova".
Oggi è impegnato a dare una mano agli ex giocatori indigenti, ("Ce ne sono tanti, che smisero negli anni Sessanta, guadagnando pochissimo") e con gli Ex Gialloblù è reduce da una partita di beneficenza a Barcellona. "C'erano 90mila persone al Nou Camp contro l'ultima in classifica, tante famiglie che all'indomani ho rivisto mentre facevano la fila davanti al museo dello stadio. Io non andavo al Bentegodi da tre anni prima di domenica scorsa. In passato ho dovuto esibire pure la carta identità. Così preferisco guardare le partite in tv. Totti per anni mi ha tenuto incatenato alla poltrona. Ammiro Milito, fantastico nel costruirsi certi gol. Per quel che ho visto Balotelli è certamente un talento vero, ma non mi chieda come lo gestirei io".
Non ha molta simpatia per Mourinho, pur reputandolo molto bravo, invece stravede per Prandelli, che ritiene il suo erede e che vedrebbe bene in Nazionale. Sono fatti della stessa pasta e insieme hanno trascorso un'estate in Spagna ad allenare i ragazzini. "Quando l'Inter mi esonerò avevo 58 anni, mi sentii al capolinea. Ho detto no a tutti. Lo dovevo soprattutto a mia moglie, riconoscente per i sacrifici che aveva fatto". E cosa ha fatto in tutti questi anni? Risposta: "Ho vissuto". Due figlie, due nipoti, due alberghi con un socio.
Gianni Brera, che lo ribattezzò Schopenhauer, disse che era da Milan, ma poi tirarono fuori la storia che era comunista. "Io votavo socialista, perché così faceva mio padre: la verità è che con Berlusconi non ci fu alcun contatto. Lo vidi solo una volta, nel sottopassaggio di San Siro, prima di un derby, e fu cortese. Mi avrebbe voluto invece il Milan di Giussy Farina. Firmai anche un precontratto, oggi si può dire, ma poi Ciccio Mascetti mi convinse a rimanere al Verona. La verità è che io non ero un allenatore da grande squadra, dove bisogna essere bravi nelle pubbliche relazioni, vincere e basta, senza tenere in conto altri valori".
Quel Verona era essenziale come il suo demiurgo e arrivava con tre tocchi davanti alla porta avversaria. Domenico Volpati ha raccontato che mentre la squadra si riscaldava, l'Osvaldo si metteva in un angolo a leggere la Gazzetta. La formazione attaccata alla porta dello spogliatoio con un cerotto. Il campionato più bello del mondo. "Non è vero che quella dell'Hellas fu un'impresa irripetibile: può succedere ancora. In Germania è appena successo, con il Wolfsburg, no?" Nella Verona di oggi le suonerie dei ragazzi riecheggiano la voce di Roberto Puliero che urla incredulo "reteeee" per il gol di Elkjaer segnato senza scarpa alla Juve. Su You Tube c'è il video di Galeazzi che lo prende sottobraccio: "Non mi dire che non te lo meriti?". E Bagnoli annaspa, non esulta, non grida. Dice solo: "Ce lo siamo meritati tutti". (12 maggio 2010)
il video Osvaldo Bagnoli, 25 anni dopo lo scudetto dei miracoli - Video - RepubblicaTv - la Repubblica.it (http://tv.repubblica.it/copertina/intervista-a-bagnoli/46244?video)
Lo scudetto dei miracoli venticinque anni dopo raccontato dall'ex allenatore
"Il mio erede è Prandelli, lo vedrei bene come ct"dal nostro inviato CONCETTO VECCHIO
Osvaldo Bagnoli
VERONA - "Non pensavo certo di poter riuscire come allenatore, iniziai nel '74 dalle giovanili del Como ed ero convinto che sarei rimasto sempre ad allenare i ragazzi. Poi arrivò Verona, ed era soprattutto una squadra di giovani che non avevano trovato spazio nelle grandi, come Di Gennaro chiuso da Antognoni nella Fiorentina, Fanna da Causio nella Juve, Tricella che era stato all'Inter. A Galderisi in ritiro dissi che non sarebbe stato titolare, lui telefonò a Boniperti chiedendo di poter tornare indietro, poi fece quella doppietta Belgrado con la Stella Rossa, che allora era uno squadrone, e rubò il posto a Joe Jordan. Il ciclo - due volte quarti, due finali di Coppa Italia, lo scudetto, poi ancora quarti, otto anni di serie A - fu possibile soprattutto perché tutti avevano fame e volevano dimostrare che avevano sbagliato a mandarli via".
Oggi sono 25 anni che l'Hellas Verona ha vinto lo scudetto, nel Dopoguerra unica fra le squadre non capoluogo di regione, e sedici da quando Osvaldo Bagnoli ha smesso di allenare: febbraio '94. Non è un caso che l'addio coincida con l'avvio del calcio in pay-tv. Bagnoli non è cambiato. Ha solo i capelli bianchi. A luglio compie 75 anni e nelle due ore di intervista, in un parco giochi in fiore dirimpetto la sua casa alle Torricelle, ripeterà spesso "ho avuto fortuna". Una professione di modestia che stride con il curriculum: altre due promozioni in A e poi il miracolo Genoa, a un passo dalla finale Uefa. "Lì la tifoseria chiede ai suoi giocatori di uscire sempre con la maglia sudata dal campo: ci torno spesso, a Genova".
Oggi è impegnato a dare una mano agli ex giocatori indigenti, ("Ce ne sono tanti, che smisero negli anni Sessanta, guadagnando pochissimo") e con gli Ex Gialloblù è reduce da una partita di beneficenza a Barcellona. "C'erano 90mila persone al Nou Camp contro l'ultima in classifica, tante famiglie che all'indomani ho rivisto mentre facevano la fila davanti al museo dello stadio. Io non andavo al Bentegodi da tre anni prima di domenica scorsa. In passato ho dovuto esibire pure la carta identità. Così preferisco guardare le partite in tv. Totti per anni mi ha tenuto incatenato alla poltrona. Ammiro Milito, fantastico nel costruirsi certi gol. Per quel che ho visto Balotelli è certamente un talento vero, ma non mi chieda come lo gestirei io".
Non ha molta simpatia per Mourinho, pur reputandolo molto bravo, invece stravede per Prandelli, che ritiene il suo erede e che vedrebbe bene in Nazionale. Sono fatti della stessa pasta e insieme hanno trascorso un'estate in Spagna ad allenare i ragazzini. "Quando l'Inter mi esonerò avevo 58 anni, mi sentii al capolinea. Ho detto no a tutti. Lo dovevo soprattutto a mia moglie, riconoscente per i sacrifici che aveva fatto". E cosa ha fatto in tutti questi anni? Risposta: "Ho vissuto". Due figlie, due nipoti, due alberghi con un socio.
Gianni Brera, che lo ribattezzò Schopenhauer, disse che era da Milan, ma poi tirarono fuori la storia che era comunista. "Io votavo socialista, perché così faceva mio padre: la verità è che con Berlusconi non ci fu alcun contatto. Lo vidi solo una volta, nel sottopassaggio di San Siro, prima di un derby, e fu cortese. Mi avrebbe voluto invece il Milan di Giussy Farina. Firmai anche un precontratto, oggi si può dire, ma poi Ciccio Mascetti mi convinse a rimanere al Verona. La verità è che io non ero un allenatore da grande squadra, dove bisogna essere bravi nelle pubbliche relazioni, vincere e basta, senza tenere in conto altri valori".
Quel Verona era essenziale come il suo demiurgo e arrivava con tre tocchi davanti alla porta avversaria. Domenico Volpati ha raccontato che mentre la squadra si riscaldava, l'Osvaldo si metteva in un angolo a leggere la Gazzetta. La formazione attaccata alla porta dello spogliatoio con un cerotto. Il campionato più bello del mondo. "Non è vero che quella dell'Hellas fu un'impresa irripetibile: può succedere ancora. In Germania è appena successo, con il Wolfsburg, no?" Nella Verona di oggi le suonerie dei ragazzi riecheggiano la voce di Roberto Puliero che urla incredulo "reteeee" per il gol di Elkjaer segnato senza scarpa alla Juve. Su You Tube c'è il video di Galeazzi che lo prende sottobraccio: "Non mi dire che non te lo meriti?". E Bagnoli annaspa, non esulta, non grida. Dice solo: "Ce lo siamo meritati tutti". (12 maggio 2010)
il video Osvaldo Bagnoli, 25 anni dopo lo scudetto dei miracoli - Video - RepubblicaTv - la Repubblica.it (http://tv.repubblica.it/copertina/intervista-a-bagnoli/46244?video)