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TitusMax
26/11/2006, 06:36
Impedire ai poveri di nascere non è la soluzione...

Piero Sansonetti

Il Corriere della Sera ieri ha dedicato il suo editoriale a un tema assai ostico per la borghesia italiana. Quello del rischio mortale che il nostro pianeta sta correndo, per via dell’enorme aumento dell’inquinamento e dei disastri ambientali, e per il dilagare, nei continenti poveri, del fenomeno della sottoalimentazione, della fame, della sete. L’autore del grido d’allarme è il più brillante, forse, degli editorialisti italiani, e cioè il professor Giovanni Sartori, intellettuale colto ed estroso, politologo, americanista, un po’ anche costituzionalista, col quale molte volte, recentemente, abbiamo polemizzato per la sua mania di introdurre in Italia leggi elettorali “punitive” verso le minoranze (in particolare verso Rifondazione comunista). Sartori è una delle menti liberali e conservatrici più rigorose e serie tra quelle che solitamente si esprimono sulla nostra stampa. Il suo articolo di ieri è intitolato “le ragioni di Cassandra”, e se la prende con quelli che accusano di catastrofismo chiunque faccia notare che il pianeta non necessariamente è immortale e che non è in grado di sopportare qualunque livello di supersfruttamento delle proprie risorse.

Naturalmente l’articolo di Sartori ci fa piacere, perché noi siamo tra quelli che più spesso denunciano i rischi di declino del pianeta, e sempre ci becchiamo l’accusa di catastrofismo e di incompetenza. Tuttavia, anche stavolta, pur apprezzando, dobbiamo tornare a polemizzare - se non altro per non perdere l’abitudine - con Giovanni Sartori.

Perché? Breve e oggettivo riassunto dell’articolo del professore: l’effetto serra sta distruggendo la terra ed è inutile dire la colpa è dei ricchi, dei paesi potenti dell’occidente, perché sarà pure così ma non serve a niente stare lì a dividere e a soppesare le colpe; l’unico modo per arrestare il declino è ridurre il numero degli abitanti. La terra è sovrappopolata e finché non si ferma la crescita demografica non c’è niente da fare. Seconda osservazione di Sartori: anche la fame sta aumentando nei continenti poveri e la Fao ha sbagliato clamorosamente i conti prevedendo una riduzione degli affamati di circa sei milioni all’anno; in realtà, dal 2000 in poi, invece di diminuire, il numero degli affamati è aumento di sei milioni all’anno. Anche qui una sola soluzione: contenimento delle nascite nei paesi poveri.

Molti di voi conosceranno le teorie dell’economista inglese Thomas Robert Malthus, vissuto alla fine del settecento e autore di un saggio celeberrimo nel quale sosteneva esattamente le teorie odierne di Sartori: la miseria si combatte riducendo la popolazione. Come? Con vari mezzi. Alcuni spontanei (guerra, carestie, epidemie: tutti frutti buoni della astuzia della ragione..) altri artificiali (leggi che impediscano ai poveri di fare figli). Proprio ieri le agenzie di stampa fornivano questa notizia: 1,16 milioni di bambini, nell’Africa sotto il Sahara, muoiono di fame o di malattia nel primo anno di vita. Che dire? Buona notizia, penserebbe Malthus...

Naturalmente, dal punto di vista strettamente contabile, Sartori (e con lui Malthus) ha ragione. Si può ridurre il numero dei poveri anziché attraverso politiche economiche e sociali, attraverso un intervento autoritario che ne riduca il numero d’imperio. Si lascia invariata - diciamo- la povertà, ma si diminuiscono i suoi “affiliati”. Naturalmente questo prevede la divisione del mondo in due grandi classi, ricchi e poveri, con diritti legali diversificati. E prevede il totale assoggettamento della classe inferiore, che perde il diritto che mai nessuna classe dirigente aveva messo in discussione, in migliaia di anni di storia: il diritto alla riproduzione (proletario, in origine, voleva dire questo: che come unica ricchezza ha la sua prole...). E infine prevede - in alcuni paesi del mondo, o ovunque - regimi totalitari in grado di applicare politiche demografiche rigorose che il sistema democratico non può imporre.

Perché tutto questo? Per evitare di ammettere la verità più semplice. E cioè che il modello attuale di sviluppo, realizzato dall’occidente - timidamente scrivo questa parola: dal capitalismo... - è a un punto di non ritorno, perché produce troppe ingiustizie, consuma troppe risorse, non conosce un sistema per distribuire le ricchezze equamente. E perché si basa sull’idea - che Sartori, giustamente, contesta - secondo la quale le possibilità di sviluppo e di sfruttamento delle risorse del pianeta sia illimitato.

Ma se non si accetta questa evidente verità, è illusorio cercare una via d’uscita nel risparmio di “vite” al Sud del mondo. Non solo perché è una soluzione orribilmente ingiusta, ma perché non c’è bisogno di essere Cassandre per dire che - in quel modo - si può tutt’al più rinviare il punto di rottura di qualche anno.
23 novembre 2006

Jigen
26/11/2006, 09:41
E' dai tempi di Giovanni Papini (stufiato sui libri di storia) che non sentivo delle scelleratezze del genere, come la teoria di Sartori.