Richymbler
06/09/2010, 11:00
l presidente della Triestina lancia una nuova moda per risolvere il problema degli stadi vuoti: ha coperto la tribuna deserta con una tela con i tifosi dipinti
http://img266.imageshack.us/img266/8192/112601051c0061b5f01504c.jpg (http://img266.imageshack.us/i/112601051c0061b5f01504c.jpg/)
In un calcio sempre più falso, i tifosi di plastica sono qualcosa di coerente. E così, per risparmiare sui costi di gestione di una curva (intitolata a un grande del passato, Colaussi, campione del mondo nel '38: quando non c'erano tifosi finti, però si doveva tendere il braccio verso il Duce), il presidente della Triestina chiude quel settore (risparmio di 100 mila euro all'anno, malcontati) e invece delle persone mette un telone. Le sagome non tifano, non menano, non pagano: nessuno è perfetto. Lo stadio di Trieste si chiama "Nereo Rocco", e il paròn si starà rivoltando nella tomba.
E' quasi una deriva giapponese, sia detto senza offesa. Perché viene in mente quando, nelle prime edizioni della famigerata Toyota Cup (vale a dire, il nome che provarono a dare alla gloriosa Coppa Intercontinentale), sulle tribune dello stadio di Tokyo risuonava il tifo in playback, diffuso dagli altoparlanti. Un po' come accade in certi meravigliosi giardini giapponesi, dove neppure una fogliolina è fuori posto e dove, per esempio a Kobe, a volte cinguettano passerotti meccanici. E pure le mai troppo vituperate vuvuzelas, nella recente estate del nostro scontento, non erano tutte vere: venivano infatti sparate dalla regia degli impianti, alzando il volume di questa specie di base sonora da karaoke quando una delle due squadre si avvicinava alla porta avversaria.
I tifosi di plastica sono un risparmio economico, ma più che altro una metafora. Raccontano di un calcio che ha venduto l'anima (ma anche quella
parte del corpo appena sotto la cintura dei pantaloni, vista però da dietro) alle tivù, dunque alla virtualità, senza la quale non si sopravvive perché garantisce gli unici soldi freschi, non come le banconote del Monopoli con cui si è svolto l'ultimo mercato, comprando con debiti, con promesse, mica cash. E chissà come saranno contenti i giocatori, visti da occhi disegnati, applauditi da mani dipinte: anche se poi i loro stipendi li pagano le televisioni, dunque il cerchio è chiuso. Come la curva.
Tifosi finti, calcio sempre pi falso - Repubblica.it (http://www.repubblica.it/sport/calcio/2010/09/06/news/tifosi_finti-6796589/?ref=HRERO-1)
Pensare che la Triestina gioca in B ripescata dopo la retrocessione grazie a una liberatoria dei suoi giocatori che rinunciavano a parte del loro stipendio pregresso non pagato per non farla fallire come avrebbe dovuto e come impongono le regole.
il tutto ai danni del Verona possibile altra ripescata (con più merito sportivo, abbiamo pur vinto uno scudetto) che allo stadio è arrivata a portare oltre 20.000 tifosi allo stadio nell'ultima partita di Lega pro.
Ma contano solo i soldi della tv e quindi meglio rinunciare allo stipendio con la promessa di essere (forse) pagati con i diritti televisivi che assicura solo la B.
Ed ora il tifo è di plastica.
http://img266.imageshack.us/img266/8192/112601051c0061b5f01504c.jpg (http://img266.imageshack.us/i/112601051c0061b5f01504c.jpg/)
In un calcio sempre più falso, i tifosi di plastica sono qualcosa di coerente. E così, per risparmiare sui costi di gestione di una curva (intitolata a un grande del passato, Colaussi, campione del mondo nel '38: quando non c'erano tifosi finti, però si doveva tendere il braccio verso il Duce), il presidente della Triestina chiude quel settore (risparmio di 100 mila euro all'anno, malcontati) e invece delle persone mette un telone. Le sagome non tifano, non menano, non pagano: nessuno è perfetto. Lo stadio di Trieste si chiama "Nereo Rocco", e il paròn si starà rivoltando nella tomba.
E' quasi una deriva giapponese, sia detto senza offesa. Perché viene in mente quando, nelle prime edizioni della famigerata Toyota Cup (vale a dire, il nome che provarono a dare alla gloriosa Coppa Intercontinentale), sulle tribune dello stadio di Tokyo risuonava il tifo in playback, diffuso dagli altoparlanti. Un po' come accade in certi meravigliosi giardini giapponesi, dove neppure una fogliolina è fuori posto e dove, per esempio a Kobe, a volte cinguettano passerotti meccanici. E pure le mai troppo vituperate vuvuzelas, nella recente estate del nostro scontento, non erano tutte vere: venivano infatti sparate dalla regia degli impianti, alzando il volume di questa specie di base sonora da karaoke quando una delle due squadre si avvicinava alla porta avversaria.
I tifosi di plastica sono un risparmio economico, ma più che altro una metafora. Raccontano di un calcio che ha venduto l'anima (ma anche quella
parte del corpo appena sotto la cintura dei pantaloni, vista però da dietro) alle tivù, dunque alla virtualità, senza la quale non si sopravvive perché garantisce gli unici soldi freschi, non come le banconote del Monopoli con cui si è svolto l'ultimo mercato, comprando con debiti, con promesse, mica cash. E chissà come saranno contenti i giocatori, visti da occhi disegnati, applauditi da mani dipinte: anche se poi i loro stipendi li pagano le televisioni, dunque il cerchio è chiuso. Come la curva.
Tifosi finti, calcio sempre pi falso - Repubblica.it (http://www.repubblica.it/sport/calcio/2010/09/06/news/tifosi_finti-6796589/?ref=HRERO-1)
Pensare che la Triestina gioca in B ripescata dopo la retrocessione grazie a una liberatoria dei suoi giocatori che rinunciavano a parte del loro stipendio pregresso non pagato per non farla fallire come avrebbe dovuto e come impongono le regole.
il tutto ai danni del Verona possibile altra ripescata (con più merito sportivo, abbiamo pur vinto uno scudetto) che allo stadio è arrivata a portare oltre 20.000 tifosi allo stadio nell'ultima partita di Lega pro.
Ma contano solo i soldi della tv e quindi meglio rinunciare allo stipendio con la promessa di essere (forse) pagati con i diritti televisivi che assicura solo la B.
Ed ora il tifo è di plastica.