Brandhauer
18/10/2010, 16:50
Fenomeno nuovissimo e del tutto autoreferenziale, inventato, diffuso e deprecato, tutto contemporaneamente, dai media. Specie la TV.
Per capire l'"Invidia di ritorno" credo sui debba procedere per classificazioni:
-Invidia "buona". E' quella che si prova, ad esempio, quando si vede la Triumph di qualcun altro, nuova o Special: la si desidera e ci si complimenta con chi l'ha scelta o assemblata (il fatto di non possederla non svaluta l'osservatore);
-Invidia "cattiva": la esercita, sempre per esempio, chi, in situazione analoga, pensa <Bastardo! lui cell'ha!> (il mancato possesso svaluta il soggetto il quale reagisce desiderando smodatamente il bene fino a preferirne la distruzione, se non può impadronirsene.
Come si vede l'invidia nasce dalla frustrazione di un desiderio.
I desideri di possesso nascono DOPO aver preso visione dei beni "disponibili".
Per dirla con la Prima Regola del Dott. Lechter (Hannibal!), la Semplicità: desiderare è ciò che facciamo come attività primaria.
Ciò è bene. Desiderare è vivere.
Le cose si complicano se si vive nella società dell'immagine, se si è, come siamo, sovresposti e se a poter essere posseduto sembra davvero disponibile tutto.
E così se "vediamo" per ore ed ore e giorni e giorni su tutti i canali, su tutti i giornali, ecc il dramma di Avetrana molti di noi finiranno, anche inconsciamente per carità, a fare i conti con la coazione -quasi- al desiderio di "possedere qualcosa" di questo rito di dolore collettivo che ci scalda dentro facendoci sentire uniti come non siamo, divisi tra mille e più campanili e centinaia di qualità di formaggio.
E via che si parte! Tutti ad Avetrana! Panini, macchina appena lavata, digitale, smartphone, pochette di HalloKitty per le postadolescenti fresche e tacco 12 per la mia Bimba, punta d'acciaio chrome. "Ci siamo anche noi, esistiamo! Infatti frequentiamo proprio i luoghi della TV, che importa se qui si muore senza un perchè? Il perchè siamo noi, i "sopravvissuti", i riprendibili, gli intervistabili, quelli che restano.
Ok, non bello ma... consequenziale al desiderio che ci hanno stimolato.
E invece no! La stessa TV ci dice che siamo biechi, futili, vuoti perchè "rispondere" così, curiosando, andando a vedere da vicino ciò che ci è stato mostrato da lontano è immorale. Ah sì? ma... allora come mai non siamo altrettanto boccaloni quando ci facciamo convincere che nella lavabicchieri ci dobbiamo mettere i diamanti! O un tigre nel motore? e i bambini? che non vogliono sedersi sul WC, e sconcagano le tazzette fin quasi da adulti, per paura di ammazzare i cartoni animati che vivono nei depositi di calcare sotto il bordo?
Credo che per concludere sia necessario ripensare al concetto di società aggregata: nel recente passato i villaggi, e poi le città, hanno avuto successo perchè nelle zone isolate i pericoli erano maggiori. Vivendo in agglomerati non solo si dava risposta efficace al bisogno di sicurezza (difesa da banditismo, predazioni, ecc) ma si potevano migliorare contemporaneamente il commercio e la socialità, creando di fatto una spirale positiva di scambi ed una nuova rete di culture. E' così che ci siamo evoluti! Ora la decadenza di questo sistema è più che acclarata: le città sono ormai arene, luoghi di competizione talmente spinta da creare più pericoli (insicurezze) che opportunità. Il carico continuo di nuovi "must" ci pone in una sorta di "craving" perenne al quale non si scampa: in quanti guardiamo 3/4 programmi TV contemporaneamente? E fra quanti lo fanno abitualmente in quanti crediamo sinceramente d'essere in grado di capire fino in fondo quanto ci è stato raccontato? Non moltissimi se ci vediamo davanti alla casa dell'orrore ad Avetrana: "bélìn! anche tu qui? fammi una foto con il garage dell'orco sullo sfondo".
No, non ci sono andato e davvero non l'ho desiderato ma questa "sgridata" a tappeto su tutti coloro che ci hanno almeno pensato (e non sono nemmeno tra questi) non mi piace, m'offende. Perchè? Ma perchè desidero molte, moltissime altre cose che ho visto e che vedo e di cui non ho bisogno ed anche se non penso "Bastardo! lui cell'ha" e non preferisco distruggere oggetti perchè se non possono essere miei non devono essere di nessuno mi scopro spesso a "credere" cose di cui non sono certo ma a comportarmi come se lo fossi e mi sento in pericolo perchè mi si vuole, morbidamente ma senza tregua, educare al possesso e all'invidia, buona o cattiva che mi esca ed io... certo che desidero, vivo! Ma voglio anche. E voglio essere! Magari solo un pirla ma voglio essere Io e non quello che si vuole ch'io sia.
Per capire l'"Invidia di ritorno" credo sui debba procedere per classificazioni:
-Invidia "buona". E' quella che si prova, ad esempio, quando si vede la Triumph di qualcun altro, nuova o Special: la si desidera e ci si complimenta con chi l'ha scelta o assemblata (il fatto di non possederla non svaluta l'osservatore);
-Invidia "cattiva": la esercita, sempre per esempio, chi, in situazione analoga, pensa <Bastardo! lui cell'ha!> (il mancato possesso svaluta il soggetto il quale reagisce desiderando smodatamente il bene fino a preferirne la distruzione, se non può impadronirsene.
Come si vede l'invidia nasce dalla frustrazione di un desiderio.
I desideri di possesso nascono DOPO aver preso visione dei beni "disponibili".
Per dirla con la Prima Regola del Dott. Lechter (Hannibal!), la Semplicità: desiderare è ciò che facciamo come attività primaria.
Ciò è bene. Desiderare è vivere.
Le cose si complicano se si vive nella società dell'immagine, se si è, come siamo, sovresposti e se a poter essere posseduto sembra davvero disponibile tutto.
E così se "vediamo" per ore ed ore e giorni e giorni su tutti i canali, su tutti i giornali, ecc il dramma di Avetrana molti di noi finiranno, anche inconsciamente per carità, a fare i conti con la coazione -quasi- al desiderio di "possedere qualcosa" di questo rito di dolore collettivo che ci scalda dentro facendoci sentire uniti come non siamo, divisi tra mille e più campanili e centinaia di qualità di formaggio.
E via che si parte! Tutti ad Avetrana! Panini, macchina appena lavata, digitale, smartphone, pochette di HalloKitty per le postadolescenti fresche e tacco 12 per la mia Bimba, punta d'acciaio chrome. "Ci siamo anche noi, esistiamo! Infatti frequentiamo proprio i luoghi della TV, che importa se qui si muore senza un perchè? Il perchè siamo noi, i "sopravvissuti", i riprendibili, gli intervistabili, quelli che restano.
Ok, non bello ma... consequenziale al desiderio che ci hanno stimolato.
E invece no! La stessa TV ci dice che siamo biechi, futili, vuoti perchè "rispondere" così, curiosando, andando a vedere da vicino ciò che ci è stato mostrato da lontano è immorale. Ah sì? ma... allora come mai non siamo altrettanto boccaloni quando ci facciamo convincere che nella lavabicchieri ci dobbiamo mettere i diamanti! O un tigre nel motore? e i bambini? che non vogliono sedersi sul WC, e sconcagano le tazzette fin quasi da adulti, per paura di ammazzare i cartoni animati che vivono nei depositi di calcare sotto il bordo?
Credo che per concludere sia necessario ripensare al concetto di società aggregata: nel recente passato i villaggi, e poi le città, hanno avuto successo perchè nelle zone isolate i pericoli erano maggiori. Vivendo in agglomerati non solo si dava risposta efficace al bisogno di sicurezza (difesa da banditismo, predazioni, ecc) ma si potevano migliorare contemporaneamente il commercio e la socialità, creando di fatto una spirale positiva di scambi ed una nuova rete di culture. E' così che ci siamo evoluti! Ora la decadenza di questo sistema è più che acclarata: le città sono ormai arene, luoghi di competizione talmente spinta da creare più pericoli (insicurezze) che opportunità. Il carico continuo di nuovi "must" ci pone in una sorta di "craving" perenne al quale non si scampa: in quanti guardiamo 3/4 programmi TV contemporaneamente? E fra quanti lo fanno abitualmente in quanti crediamo sinceramente d'essere in grado di capire fino in fondo quanto ci è stato raccontato? Non moltissimi se ci vediamo davanti alla casa dell'orrore ad Avetrana: "bélìn! anche tu qui? fammi una foto con il garage dell'orco sullo sfondo".
No, non ci sono andato e davvero non l'ho desiderato ma questa "sgridata" a tappeto su tutti coloro che ci hanno almeno pensato (e non sono nemmeno tra questi) non mi piace, m'offende. Perchè? Ma perchè desidero molte, moltissime altre cose che ho visto e che vedo e di cui non ho bisogno ed anche se non penso "Bastardo! lui cell'ha" e non preferisco distruggere oggetti perchè se non possono essere miei non devono essere di nessuno mi scopro spesso a "credere" cose di cui non sono certo ma a comportarmi come se lo fossi e mi sento in pericolo perchè mi si vuole, morbidamente ma senza tregua, educare al possesso e all'invidia, buona o cattiva che mi esca ed io... certo che desidero, vivo! Ma voglio anche. E voglio essere! Magari solo un pirla ma voglio essere Io e non quello che si vuole ch'io sia.