ezio
23/09/2011, 19:19
Milano, 21 agosto 2011
L'Italia non è un paese per giovani. Con un tasso di disoccupazione tra i più alti d'Europa e una percentuale di laureati tra le più basse, l'entrata nel mondo del lavoro è sempre più difficile. Mettersi in proprio può essere un'alternativa. Anche per i giovani imprenditori l'inizio dell'attività è complicato ma la storia di Pietro Figini e della sua Tpr dimostra che con una buona idea e un investimento relativamente modesto si può fare. «L'importante è avere passione e competenza ma soprattutto il capitale iniziale perché in Italia nessuno ti aiutai», spiega.
32 anni, laurea in Economia e Commercio alla Cattolica di Milano, nel 2005 Figini viene assunto a Banca Intesa dopo un master in Business and Sales a New York. Il suo incarico gli consente di girare il mondo per seguire gli eventi e le manifestazioni sportive sponsorizzate dalla banca. Un percorso da studente brillante e un posto fisso che farebbe la felicità di molti neolaureati.
Ma al ritorno da ogni viaggio, Pietro prova una sensazione di oppressione sempre più forte. «Dopo quattro anni mi sono visto grigio come i muri dell'ufficio e ho capito che dovevo fare qualcosa». A quel punto torna a galla la passione per le moto, mai abbandonata, e Pietro trasforma il garage di casa sua in un'officina, si compra una Triumph Bonneville usata e comincia a modificarla nell'estetica e nella meccanica creando la capostipite di tutte le Tpr. La moto è bella e per le strade di Milano fa la sua figura. Così alcuni amici esperti nell'organizzazione di eventi insistono per presentare la moto ufficialmente come se si trattasse di un nuovo modello appena uscito dalla fabbrica.
La pubblicità della presentazione frutta a Pietro le prime quattro ordinazioni e la sua vita si sdoppia nel vero senso della parola. Il dottor Figini dalle 8 alle 18 e mister Tpr dalle 18 a mezzanotte. «In quel periodo mi era chiaro ogni giorno di più che la mia strada era quella delle moto, quando ero in ufficio non vedevo l'ora di staccare per andare a sporcarmi le mani di grasso in garage».
La sua era una vecchia passione. Fin da ragazzino ha sempre partecipato a gare di motocross e enduro preparando da sé le moto con cui correva. Ma da ex studente diligente Figini sapeva che l'improvvisazione non paga. Così, prima di maturare la decisione di lasciare la banca, decide di iscriversi a un corso serale di saldatura e conosce un restauratore di auto d'epoca che gli insegna i segreti del mestiere. «Un anno durissimo, di giorno in ufficio e di sera in garage o ai corsi dove rischiavo di addormentarmi per la stanchezza». A gennaio 2009 finalmente Pietro si licenzia e chiude i completi di grisaglia nell'armadio. Per comprare l'attrezzatura e affittare una vera officina è costretto a vendere il suo appartamento, ma l'investimento è azzeccato e il secondo bilancio dalla nascita di Tpr si è chiuso in attivo. In due anni è diventato un marchio conosciuto in Italia e all'estero. La Triumph Italia si rivolge alla Tpr per la personalizzazione delle moto e gli affari vanno a gonfie vele.
La sede della Tpr sembra il set di un film americano. Pompe di benzina vintage, sacco da boxe, musica rock e, ovviamente, decine di moto pronte per la consegna. Della sua vita precedente conserva solo - con orgoglio - l'anello d'argento, ricordo dei laureati a pieni voti della Cattolica.
© RIPRODUZIONE RISERVATATT
L'Italia non è un paese per giovani. Con un tasso di disoccupazione tra i più alti d'Europa e una percentuale di laureati tra le più basse, l'entrata nel mondo del lavoro è sempre più difficile. Mettersi in proprio può essere un'alternativa. Anche per i giovani imprenditori l'inizio dell'attività è complicato ma la storia di Pietro Figini e della sua Tpr dimostra che con una buona idea e un investimento relativamente modesto si può fare. «L'importante è avere passione e competenza ma soprattutto il capitale iniziale perché in Italia nessuno ti aiutai», spiega.
32 anni, laurea in Economia e Commercio alla Cattolica di Milano, nel 2005 Figini viene assunto a Banca Intesa dopo un master in Business and Sales a New York. Il suo incarico gli consente di girare il mondo per seguire gli eventi e le manifestazioni sportive sponsorizzate dalla banca. Un percorso da studente brillante e un posto fisso che farebbe la felicità di molti neolaureati.
Ma al ritorno da ogni viaggio, Pietro prova una sensazione di oppressione sempre più forte. «Dopo quattro anni mi sono visto grigio come i muri dell'ufficio e ho capito che dovevo fare qualcosa». A quel punto torna a galla la passione per le moto, mai abbandonata, e Pietro trasforma il garage di casa sua in un'officina, si compra una Triumph Bonneville usata e comincia a modificarla nell'estetica e nella meccanica creando la capostipite di tutte le Tpr. La moto è bella e per le strade di Milano fa la sua figura. Così alcuni amici esperti nell'organizzazione di eventi insistono per presentare la moto ufficialmente come se si trattasse di un nuovo modello appena uscito dalla fabbrica.
La pubblicità della presentazione frutta a Pietro le prime quattro ordinazioni e la sua vita si sdoppia nel vero senso della parola. Il dottor Figini dalle 8 alle 18 e mister Tpr dalle 18 a mezzanotte. «In quel periodo mi era chiaro ogni giorno di più che la mia strada era quella delle moto, quando ero in ufficio non vedevo l'ora di staccare per andare a sporcarmi le mani di grasso in garage».
La sua era una vecchia passione. Fin da ragazzino ha sempre partecipato a gare di motocross e enduro preparando da sé le moto con cui correva. Ma da ex studente diligente Figini sapeva che l'improvvisazione non paga. Così, prima di maturare la decisione di lasciare la banca, decide di iscriversi a un corso serale di saldatura e conosce un restauratore di auto d'epoca che gli insegna i segreti del mestiere. «Un anno durissimo, di giorno in ufficio e di sera in garage o ai corsi dove rischiavo di addormentarmi per la stanchezza». A gennaio 2009 finalmente Pietro si licenzia e chiude i completi di grisaglia nell'armadio. Per comprare l'attrezzatura e affittare una vera officina è costretto a vendere il suo appartamento, ma l'investimento è azzeccato e il secondo bilancio dalla nascita di Tpr si è chiuso in attivo. In due anni è diventato un marchio conosciuto in Italia e all'estero. La Triumph Italia si rivolge alla Tpr per la personalizzazione delle moto e gli affari vanno a gonfie vele.
La sede della Tpr sembra il set di un film americano. Pompe di benzina vintage, sacco da boxe, musica rock e, ovviamente, decine di moto pronte per la consegna. Della sua vita precedente conserva solo - con orgoglio - l'anello d'argento, ricordo dei laureati a pieni voti della Cattolica.
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