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Visualizza Versione Completa : morto il Cardinale Martini, aveva rifiutato accanimento terapeutico



Intrip
31/08/2012, 15:19
Morto Carlo Maria Martini, il cardinale pastore che amava Milano - Il Sole 24 ORE (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-08-31/cardinale-pastore-insigne-biblista-105435.shtml?uuid=AbX1oFWG)


lui ha potuto scegliere di rifiutare accanimento terapeutico,
molti poveri cristi non possono...

gnomo
31/08/2012, 15:23
Lui può...poteva

Gian
31/08/2012, 15:29
Sarò pure cinico......"ma predicano bene e razzolano male"
Chissà che ne venga fuori un bel dibattito, la sua scelta farà discutere.

niconino
31/08/2012, 15:30
morto un cardinale se ne fa un altro:biggrin3:

calm-power
31/08/2012, 15:35
un grande.
ma molto scomodo...

infatti lo hanno di fatto "esiliato" mandandolo a Gerusalemme a riprendere gli studi (a 70 anni suonati...) poco prima che morisse Woytila...
in questo modo non era più eleggibile come papa...altrimenti sarebbe stato il più "papabile" papa, al posto del CANE....ooooops del Pastore Tedesco...

tbb800
31/08/2012, 15:38
.

S1m0ne75
31/08/2012, 15:44
Sarò pure cinico......"ma predicano bene e razzolano male".


.....un pò come sempre!!

fearless
31/08/2012, 15:50
.

Lo scrofo
31/08/2012, 15:53
Morto Carlo Maria Martini, il cardinale pastore che amava Milano - Il Sole 24 ORE (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-08-31/cardinale-pastore-insigne-biblista-105435.shtml?uuid=AbX1oFWG)


lui ha potuto scegliere di rifiutare accanimento terapeutico,
molti poveri cristi non possono...

Fermo restando che i prelati posso decidere o meno che cosa fare, e Giovanni Paolo II , prima di lui , ne e' un esempio , vorrei riportare anche questo articolo del Fatto , in cui il Cardinal Martini era "favorevole" ad una dolce morte ...

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/31/cardinal-martini-nel-suo-libro-non-condanna-di-chi-induce-morte-per-altruismo/338978/

Se non altro era di mentalita' piu' aperta di molti altri colleghi bigotti.

Per il resto, amen.

bella
31/08/2012, 15:54
.

mister51
31/08/2012, 15:55
sinceramente l' ho sempre apprezzato..................

Segy
31/08/2012, 15:58
.

roberto70
31/08/2012, 16:02
grande personalità.......peccato....

streetTux
31/08/2012, 16:51
Addio.

oldbonnie
31/08/2012, 16:53
.

Cino
31/08/2012, 16:54
.

eNJei
31/08/2012, 17:37
"ma predicano bene e razzolano male".

Sappiamo tutti ormai che i nostri politici fanno i loro comodi ed hanno favoritismi.
Soprattutto quelli che girano con "la giubba rossa" e tanto oro in tasca come lui.

Mauro MCF
31/08/2012, 17:57
.

edotto
31/08/2012, 17:59
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From iPhone.

marco72
31/08/2012, 18:17
tra gli alti porporati era forse il meno peggio...rip

D74
31/08/2012, 18:21
doppio?

http://www.forumtriumphchepassione.com/forum/il-bar-di-triumphchepassione/216505-cardinale-martini.html

oscar diamante
31/08/2012, 18:57
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eusebio1
31/08/2012, 19:07
un grande.
ma molto scomodo...

infatti lo hanno di fatto "esiliato" mandandolo a Gerusalemme a riprendere gli studi (a 70 anni suonati...) ...
Straquoto, io questa cosa non l'ho mai digerita ed anche questa scelta del non accanimento testimonia in modo silenzioso e pacato come e' sempre stato lui la distanza che c'era tra lui e la chiesa.

Mr Frowning
31/08/2012, 19:11
ne sentiremo tutti la mancanza :dubbio:

IACH
31/08/2012, 19:29
credo che da uomo e prete, nella sua avventura di vita, si sia speso affinchè il dialogo tra pensieri e fedi diverse fosse un valore da ricercare.

forse, al termine, chiedendo che non ci fosse accanimento sul suo corpo, ha voluto lasciare un messaggio............

...............anche per santa romana chiesa.

riposi in pace.

darioTriple
31/08/2012, 22:14
Martini? Dry.

:-p

macheamico6
01/09/2012, 03:46
.


Mi permetto di far notare timidamente che si stà facendo confusione
tra EUTANASIA (questa sì, rifiutata dalla Chiesa)
e il rifiuto all' ACCANIMENTO TERAPEUTICO (questo invece NON rifiutato dalla Chiesa).





Per quanto riguarda Martini,
penso che fosse davvero una gran persona.

TizioCustom58
01/09/2012, 06:13
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Intrip
01/09/2012, 06:52
doppio?

http://www.forumtriumphchepassione.com/forum/il-bar-di-triumphchepassione/216505-cardinale-martini.html

il tuo era chiuso.
per cui aprii questo dopo la morte del cardinale, ora hanno riaperto il tuo, boh

D74
01/09/2012, 08:54
.


Mi permetto di far notare timidamente che si stà facendo confusione
tra EUTANASIA (questa sì, rifiutata dalla Chiesa)
e il rifiuto all' ACCANIMENTO TERAPEUTICO (questo invece NON rifiutato dalla Chiesa).





Per quanto riguarda Martini,
penso che fosse davvero una gran persona.


il punto cruciale è che in alcune terapie per malattie croniche il confine tra eutanasia e rifiuto dell'accanimento terapeutico è decisamente labile....

furby
01/09/2012, 09:11
.


Mi permetto di far notare timidamente che si stà facendo confusione
tra EUTANASIA (questa sì, rifiutata dalla Chiesa)
e il rifiuto all' ACCANIMENTO TERAPEUTICO (questo invece NON rifiutato dalla Chiesa).






Per quanto riguarda Martini,
penso che fosse davvero una gran persona.



guarda che rifiutare l'accanimento ti porta in automatico all'"eutanasia" naturale

urasch
01/09/2012, 09:15
.

Intrip
01/09/2012, 12:55
guarda che rifiutare l'accanimento ti porta in automatico all'"eutanasia" naturale

credo di quotare

ABCDEF
01/09/2012, 13:58
credo che questo articolo, scritto dal cardinal martini poche settimane dopo la morte di piergiorgio welby, possa dare un'idea del pensiero della persona in questione. Si possono certamente criticare alcune cose, nello scritto, che a me, comunque , sembra importante, anche alla luce delle sue scelte volutamente, non scordiamocelo, "pubblicate".

Il mio rispetto e la mia stima vanno a questo grande uomo

Con la festa dell'Epifania 2007 sono entrato nel ventisettesimo anno di episcopato e sto per entrare, a Dio piacendo, anche nell'ottantesimo anno di età. Pur essendo vissuto in un periodo storico tanto travagliato (si pensi alla Seconda guerra mondiale, al Concilio e postconcilio, al terrorismo eccetera), non posso non guardare con gratitudine a tutti questi anni e a quanti mi hanno aiutato a viverli con sufficiente serenità e fiducia. Tra di essi debbo annoverare anche i medici e gli infermieri di cui, soprattutto a partire da un certo tempo, ho avuto bisogno per reggere alla fatica quotidiana e per prevenire malanni debilitanti. Di questi medici e infermieri ho sempre apprezzato la dedizione, la competenza e lo spirito di sacrificio. Mi rendo conto però,con qualche vergogna e imbarazzo, che non a tutti è stata concessa la stessa prontezza e completezza nelle cure. Mentre si parla giustamente di evitare ogni forma di "accanimento terapeutico" ,mi pare che in Italia siamo ancora non di rado al contrario, cioè a una sorta di "negligenza terapeutica " e di "troppo lunga attesa terapeutica". Si tratta in particolare di quei casi in cui le persone devono attendere troppo a lungo prima di avere un esame che pure sarebbe necessario o abbastanza urgente, oppure di altri casi in cui le persone non vengono accolte negli ospedali per mancanza di posto o vengono comunque trascurate. È un aspetto specifico di quella che viene talvolta definita come "malasanità" e che segnala una discriminazione nell'accesso ai servizi sanitari che per legge devono essere a disposizione di tutti allo stesso modo.
Poiché, come ho detto sopra, infermieri e medici fanno spesso il loro dovere con grande dedizione e cortesia, si tratta perciò probabilmente di problemi di struttura e di sistemi organizzativi. Sarebbe quindi importante trovare assetti anche istituzionali, svincolati dalle sole dinamiche del mercato, che spingono la sanità a privilegiare gli interventi medici più remunerativi e non quelli più necessari per i pazienti, che consentano di accelerare le azioni terapeutiche come pure l'esecuzione degli esami necessari.
Tutto questo ci aiuta a orientarci rispetto a recenti casi di cronaca che hanno attirato la nostra attenzione sulla crescente difficoltà che accompagna le decisioni da prendere al termine di una malattia grave. Il recente caso di P.G. Welby, che con lucidità ha chiesto la sospensione delle terapie di sostegno respiratorio, costituite negli ultimi nove anni da una tracheotomia e da un ventilatore automatico, senza alcuna possibilità di miglioramento, ha avuto una particolare risonanza. Questo in particolare per l'evidente intenzione di alcune parti politiche di esercitare una pressione in vista di una legge a favore dell'eutanasia. Ma situazioni simili saranno sempre più frequenti e la Chiesa stessa dovrà darvi più attenta considerazione anche pastorale.
La crescente capacità terapeutica della medicina consente di protrarre la vita pure in condizioni un tempo impensabili. Senz'altro il progresso medico è assai positivo. Ma nello stesso tempo le nuove tecnologie che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona.
È di grandissima importanza in questo contesto distinguere tra eutanasia e astensione dall'accanimento terapeutico, due termini spesso confusi. La prima si riferisce a un gesto che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte; la seconda consiste nella «rinuncia ... all'utilizzo di procedure mediche sproporzionate e senza ragionevole speranza di esito positivo» (Compendio Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 471). Evitando l'accanimento terapeutico «non si vuole ... procurare la morte: si accetta di non poterla impedire» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n.2.278)assumendo così ilimiti propri della condizione umana mortale.
Il punto delicato è che per stabilire se un intervento medico è appropriato non ci si può richiamare a una regola generale quasi matematica, da cui dedurre il comportamento adeguato, ma occorre un attento discernimento che consideri le condizioni concrete, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti. In particolare non può essere trascurata la volontà del malato, in quanto a lui compete — anche dal punto di vista giuridico, salvo eccezioni ben definite — di valutare se le cure che gli vengono proposte, in tali casi di eccezionale gravità, sono effettivamente proporzionate.
Del resto questo non deve equivalere a lasciare il malato in condizione di isolamento nelle sue valutazioni e nelle sue decisioni, secondo una concezione del principio di autonomia che tende erroneamente a considerarla come assoluta. Anzi è responsabilità di tutti accompagnare chi soffre, soprattutto quando il momento della morte si avvicina. Forse sarebbe più corretto parlare non di «sospensione dei trattamenti» (e ancor meno di «staccare la spina»), ma di limitazione dei trattamenti. Risulterebbe così più chiaro che l'assistenza deve continuare, commisurandosi alle effettive esigenze della persona, assicurando per esempio la sedazione del dolore e le cure infermieristiche. Proprio in questa linea si muove la medicina palliativa, che riveste quindi una grande importanza.
Dal punto di vista giuridico, rimane aperta l'esigenza di elaborare una normativa che, da una parte, consenta di riconoscere la possibilità del rifiuto (informato) delle cure — in quanto ritenute sproporzionate dal paziente — , dall'altra protegga il medico da eventuali accuse (come omicidio del consenziente o aiuto al suicidio), senza che questo implichi in alcun modo la legalizzazione dell'eutanasia. Un'impresa difficile, ma non impossibile: mi dicono che ad esempio la recente legge francese in questa materia sembri aver trovato un equilibrio se non perfetto, almeno capace direalizzare un sufficiente consenso in una società pluralista.
L'insistenza sull'accanimento da evitare e su temi affini (che hanno un alto impatto emotivo anche perché riguardano la grande questionedi come vivere in modo umano la morte) non deve però lasciare nell'ombra il primo problema che ho voluto sottolineare, anche in riferimento alla mia personale esperienza. È soltanto guardando più in alto e più oltre che è possibile valutare l'insieme della nostra esistenza e di giudicarla alla luce non di criteri puramente terreni, bensì sotto il mistero della misericordia di Dio e della promessa della vita eterna.

macheamico6
01/09/2012, 14:27
guarda che rifiutare l'accanimento ti porta in automatico all'"eutanasia" naturale


credo di quotare

Rispetto la vostra idea ma non la condivido.
Ricordate il caso della Englaro? Ebbene, per quanto riguarda Eluana ero completamente dalla parte del padre, e quindi contro la Chiesa: anche per me in alcuni casi dovrebbe essere consentito fermarsi e dare una morte serena alla persona, insomma, lasciarla andar via.
Ma adesso, non sono per nulla d'accordo innanzia alla levata di scudi contro la Chiesa da parte di chi prende la palla al balzo per la morte di Martini: erano due situazioni completamente diverse.
La Chiesa, che intendiamoci bene merita di essere attaccata per mille altre cose, nel caso specifico non è per nulla ipocrita: rifiuta l'EUTANASIA (secondo me a torto) ma consente il rifiuto all'ACCANIMENTO TERAPEUTICO.
E nei due casi, pur confermando ciò che ha scritto il buon D74 ovvero che spesso il confine tra le due situazioni è molto labile, non si puo' disconoscere il fatto che Emanuela veniva ricompresa nel primo, mentre Martini nel secondo. Per non parlare poi di altri casi più lontani, quali Piergiorgio Welby (a seguito della cui morte, tra parentesi, la Chiesa a mio avviso si fece un clamoroso autogol non consentendo il funerale col rito religioso).
Al di là di ciò, di non trascurabile importanza risultava la circostanza che Emanuela fosse in coma e poi in stato vegetativo da quasi 20anni, mentre Martini era perfettamente capace di intendere e di volere.
Addè smontétéme quessa ...

furby
02/09/2012, 17:12
potrai anche non condividerla, ma c'è davvero una linea sottilissima tra le due cose

Emanuela Englaro, aveva espresso, prima dell'incidente, le sue volontà che andrebbero rispettate!
ad ogni modo ha più valore la volontà di un padre, che di un qualsiasi prete :dry: