mototopo67
15/09/2013, 19:19
E’ giunta l’ora di incamminarci verso il porto, visto che il rientro è previsto per le 16:30…chiediamo a un addetto alla sicurezza quanto tempo ci vuole per percorrere a piedi il tragitto verso il porto…sono circa 8 km, tranquilli in un ora e mezza ce la fate!
D’accordo che ci siamo fermati a fare alcune foto e ad ammirare questo brullo paesaggio, ma passati i 90 minuti, eravamo ancora in mezzo al nulla e del porto non c’era nemmeno l’ombra…fortuna che avevamo un certo margine… ci metteremo due ore e un quarto, oltretutto rimanendo in suspance fino all’ultimo, visto che l’imbarco rimaneva nascosto dietro a una collinetta che non ci ha consentito di scorgerlo se non nelle ultime centinaia di metri.
Il rientro in barca, sarà più tranquillo e arrivati alla moto, ritroverò il telo coprimoto ancora al suo posto, nonostante il vento fortissimo (prima di partire avevo aggiunto delle fettucce elastiche per fissarlo in più punti)…la dura battaglia con Eolo, qualche segno l’aveva comunque lasciato…un paio di strappi che riparerò con del nastro americano che mi porto sempre dietro.
Prima di rientrare in albergo, dobbiamo ancora visitare le Cliffs of Moher, un’ altissima scogliera a picco sul mare…sappiamo esistere un percorso pedonale che porta al sito e durante il tragitto scorgiamo gruppi di persone percorrere la cresta delle montagne…arriviamo al Visitor Center e visto che si pagava sia il parcheggio che l’ingresso, torniamo indietro e andiamo alla ricerca del sentiero. Parcheggiamo la moto insieme ad alcune auto lungo una stradina di campagna e ci incamminiamo…ci rendiamo conto che forse non siamo sulla strada giusta, quando dopo aver scavalcato il filo spinato di un recinto, ci troviamo faccia a faccia con due cavalli che ci osservano straniti…io camminavo una ventina di metri avanti, quando mi sento chiamare…uno dei due animali stava puntando l’ombrello fucsia di Simona e le si stava avvicinando, non al galoppo, ma con una certa veemenza…immediatamente cerco di raggiungerla e fortunatamente il cavallo desiste dalle sue intenzioni e si rimette a brucare l’erba…Simona, piano piano si rimette in cammino e insieme raggiungiamo la fine del recinto. Ci ritroviamo a pochi metri dallo strapiombo a percorrere una stretta striscia di terra…non ci sentiamo molto sicuri, perché basterebbe una scivolata sull’erba per ritrovarsi a precipitare per un centinaio di metri lungo la parete a picco sull’oceano…ok, era un punto di vista privilegiato, perché probabilmente nessuno avrebbe percorso quel sentiero, ma non era esattamente quello che intendevo fare. Ad ogni modo, poco dopo riusciamo a ricongiungerci con il percorso segnalato e fortunatamente le nostre preoccupazioni rientrano. Il vento soffia fortissimo e sporgersi troppo potrebbe significare correre qualche pericolo di troppo, quindi in certi momenti optiamo per una specie di trincea scavata nel terreno che protegge i visitatori dalla furia degli elementi.
La vista ripaga degli sforzi, e rimarrà impressa nei nostri occhi per molto tempo.
http://img694.imageshack.us/img694/3384/sljr.jpg (http://imageshack.us/photo/my-images/694/sljr.jpg/)
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Il giorno successivo ci addentriamo nel Connemara National Park, una zona desertica e selvaggia che affascina per la solitudine che infonde…quando tocchiamo le coste, troviamo ancora spiagge bianche, un ancora di 4 metri piantata nella sabbia, centinaia di meduse spiaggiate, alcune trasparenti e altre con disegni violacei a caratterizzarle…il sole ci accompagna lungo questo percorso e fa da cornice a un fantastico dipinto.
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Finita la zona brulla, ci si addentra nella vegetazione lussureggiante delle montagne e incontriamo sul nostro percorso la Kylemore Abbey, un’ abbazia costruita in stile neogotico nel XIX secolo dal finanziere e parlamentare inglese Mitchell Henry, per compiacere la moglie innamorata di queste zone.
http://img5.imageshack.us/img5/2025/0ds9.jpg (http://imageshack.us/photo/my-images/5/0ds9.jpg/)
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Il biglietto di ingresso è piuttosto caro e sinceramente ci aspettavamo di più…le stanze visitabili sono poche, e anche la visita dei giardini comunque belli, non ci appagherà del tutto.
I tre giorni che seguiranno, tappe di avvicinamento all’Irlanda del nord, ci proporranno ancora tante stradine disperse nel nulla, dolmen, spiagge, scogliere, il punto più a nord dell’Irlanda (piuttosto deludente dal punto di vista paesaggistico) e qualche pioggia che purtroppo ci impedirà di visitare le Slieve League (le scogliere più alte d’Europa) in quanto completamente avvolte dalla nebbia.
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Ma eccoci a Londonderry…fortuna vuole che proprio in quei giorni si festeggi il festival della musica irlandese e il centro della cittadina si colorerà di mille sfumature diverse. Tanti bambini con flauti e chitarre, improbabili santoni che levitano nell’aria, prelibatezze culinarie da tutto il mondo, insomma una grande festa che richiama visitatori da tutto il paese. Per arrivare in centro, prenderemo un taxi, soluzione economica e sicura per metterci al riparo da multe o malintenzionati (che purtroppo scopriremo esserci anche in questi luoghi).
L’indomani ci aspettano un paio di visite altamente spettacolari: la prima sarà al Giant's Causeway, il percorso del gigante…si tratta di colonne di pietra esagonali che si stagliano per svariati metri dal livello del mare…pare siano nate da un’esplosione sotterranea che ha liquefatto la roccia, poi solidificatasi a contatto con l’aria in questa forma inconsueta.
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La seconda visita invece sarà un percorso pedonale che consente di raggiungere un isolotto collegato alla terra ferma attraverso un ponte di corda dondolante (Carrick-a-Rede)…nelle giornate di forte vento, il passaggio viene impedito, perché diventerebbe pericoloso…ricorda in parte il famoso ponte tibetano del film con Pozzetto e Montesano.
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Dormiamo in un bed and breakfast dove il gestore è un appassionato di Fiat 126…ne possiede una con la quale ha girato tutta l’Europa e pare che esistano veri e propri raduni ampiamente documentati da una sua raccolta fotografica…chi l’avrebbe detto?
Per chi ama il mistero, durante la tappa di avvicinamento a Belfast, attraversiamo un viale alberato particolarissimo, the Dark Hedges…dicono che il fantasma della padrona della villa si aggiri ancora in questi luoghi…la particolarità, sta nell’ intreccio dei rami di questi alberi che contribuiscono a creare un’atmosfera spettrale lungo la strada (la composizione naturale era stata creata apposta per stupire gli ospiti di questa villa)…se percorsa durante la notte, l’effetto scenico sarebbe a maggior ragione garantito, ma già in pieno giorno non si può rimanere indifferenti.
http://img23.imageshack.us/img23/3500/g3c6.jpg (http://imageshack.us/photo/my-images/23/g3c6.jpg/)
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http://img819.imageshack.us/img819/2065/5wuf.jpg (http://imageshack.us/photo/my-images/819/5wuf.jpg/)
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Belfast…col senno di poi, salterei volentieri questa tappa.
Arriviamo nel primo pomeriggio e appoggiamo i bagagli…siamo nella prima periferia, comunque a ridosso del centro. Raggiungiamo il cuore della città a piedi…quando il sole vince sulle nuvole, si sta bene anche in maniche corte…quando avviene il contrario, ci vuole la felpa e il giubbotto…insomma, meglio vestirsi a strati! Visitiamo un paio di monumenti, poi ci rintaniamo in un locale italiano per cenare. Rimandiamo al giorno dopo la visita al centro commemorativo sulla tragedia del Titanic e ai murales che ancora oggi raccontano quanto poco gli irlandesi digeriscano la presenza inglese in queste terre.
Non si percepisce un’ atmosfera particolarmente preoccupante, anche se qualcosa nell’aria racconta del disagio di questa popolazione.
Purtroppo, questo pernottamento è l’unico che non prevede un parcheggio interno, quindi su consiglio della gestrice della guest house parcheggiamo a fianco alla sua auto davanti all’ingresso…mi aveva anche proposto di metterla nel giardino antistante, ma con le valigie non passavo dal cancello…avrei anche potuto smontarle, perché sono 4 viti, ma visto che non mi sembrava particolarmente preoccupata, mi sono fidato…e ho fatto male!
La mattina successiva per prima cosa mi reco a controllare la moto, perché durante la notte avevamo udito degli “schiamazzi”…ed ecco il fattaccio!
Il telo coprimoto non era più al suo posto e, con la speranza che fosse stato il vento, mi sono avvicinato…purtroppo mi rendo conto che anche la borsa da serbatoio non c’è più e gli attacchi erano stati strappati (conteneva solo le tute antiacqua)…un brivido freddo mi stava attraversando la schiena.
Il manubrio non si trovava più nella posizione di blocco a sterzo e quando provo ad infilare la chiave, questa non girà più nella sua sede…provo a ruotare il manubrio e in un paio di punti faceva resistenza...risultato: era stata forzata, rompendo la colonnetta dei contatti e piegando il telaio nella zona di incastro del perno.
Non so se essere contento perché il furto non era stato portato a termine o se preoccuparmi per come potremo gestire questa situazione non certo disperata, ma comunque destabilizzante durante una vacanza…opto per affrontare la cosa nel modo più razionale possibile…chiamo Simona, che fortunatamente parla perfettamente l’inglese e le dico di fare chiamare la polizia per la denuncia. Di li a poco, arriveranno due agenti gentilissimi che meravigliati per l’accaduto (pare che fossero anni che non accadeva niente del genere), redigono il verbale e ci comunicano che nel pomeriggio interverranno quelli del CSI per rilevare le impronte sul mezzo. Ora il vero problema è come far ripartire la moto…cerchiamo l’officina Triumph più vicina e chiamiamo l’assicurazione che fortunatamente prevede, in queste situazioni, l’invio di un carroattrezzi, e varie opzioni per il rimpatrio delle persone e del mezzo nel caso non possa essere riparato.
Purtroppo è domenica, quindi per oggi non se ne parla…rimaniamo d’accordo che lunedì mattina alle 8:30 ci verranno a prendere per il ricovero della moto, poi vedremo il da farsi.
Cercando di non pensare all’accaduto, andiamo a visitare il Titanic Centre Belfast…lì troviamo una magnifica ricostruzione dei cantieri navali dove è nato questo monumento del mare…all’interno viene narrata tutta la sua storia, dalla creazione alla tragedia…veramente interessante!
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Nel pomeriggio invece ci rechiamo nella zona dei murales, luogo di scontri violenti tra cattolici e protestanti…si respira un’aria densa di astio e vendetta…anche le facce non sono propriamente raccomandabili, ma forse è solo suggestione…arriviamo nei pressi del muro che separava le due zone di Belfast, con filo spinato e torrette di guardia e non possiamo fare a meno di non pensare a quanto l’essere umano possa essere assurdamente e stupidamente violento nei confronti del suo prossimo.
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Per strada incontriamo decine di ragazzine di 10-12 anni vestite, anzi svestite, come vamp, con pettinature sgargianti, atteggiarsi a scafate donne mature…ci sembra una forzatura e un’ esagerazione…forse dovrebbero pensare ancora per un po’ di tempo al gioco e alla spensieratezza, e riservare questi atteggiamenti a un tempo che comunque arriverà.
Per non rischiare, la seconda notte decido (con ritardo) di smontare una valigia per nascondere la moto in uno stretto corridoio nascosto sul retro della pensione.
Il lunedì arriva e, con un’ora di ritardo, anche il furgoncino che ci doveva recuperare…ci scarica presso il concessionario, un certo Phillip McCallen, a una ventina di km da Belfast, dove ci accoglie, sbucciando un mandarino, il proprietario con un sorriso rassicurante.
Spieghiamo l’accaduto e da quel momento, molte delle sue attenzioni saranno rivolte a risolverci il problema…una persona squisita. Dopo una serie di ricerche in internet, sentenzia che l’unica soluzione è ordinare con urgenza il kit delle nuove serrature, che dovrebbe arrivare la mattina successiva…inoltre ci procura una moto sostitutiva (una tigerina 800) e ci prenota una camera in un vicino albergo…cosa potevamo chiedere di più…infine ci dice, l’indomani, di arrivare verso le 14:00 e ci fornisce un road book per un giro turistico nelle vicinanze che ci occupasse la mattinata…siamo commossi!
Siamo meno felici per il trattamento riservatoci dalla nostra assicurazione, per le grosse difficoltà avute nel contattarla e nel ricevere le informazioni necessarie per capire come procedere…comunque con non poche telefonate otteniamo quanto richiesto.
La mattina testiamo così la sorellina minore dell’Explorer…che dire, mi sembra veramente piccola e mi mancano la protezione dall’aria e quel senso di sicurezza che mi infonde la mia moto…mi mancano anche alcuni accorgimenti che su questa moto mi sembrano meno a punto, come la funzionalità del cambio e della frizione…niente di che, ma si sentiva la differenza (forse era tutto relativo solo a quell’esemplare).
Ormai sono abituato anche alle frecce che rientrano da sole (o al computer di bordo comandabile dal manubrio), e mi dimentico in continuazione di disattivarle…come si fa presto ad abituarsi alle comodità.
Comunque il triple funziona bene in ogni sua declinazione e in poco tempo ci faccio l’abitudine… ci godiamo quindi la sgroppata sulle colline circostanti.
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Alle 13:15 siamo di ritorno e Simona mi apostrofa dicendo che siamo arrivati troppo presto…ma no le dico, vedi che la moto è già fuori pronta per ripartire! Illuso!
Mi avvicino e noto con raccapriccio che non era stata mossa una vite…presi dallo sconforto, chiediamo spiegazioni al personale, visto che il proprietario era momentaneamente fuori con una moto. Con non poco imbarazzo e con qualche riluttanza, ci comunicano che il pacco era arrivato al corriere, ma questi l’aveva perso e di conseguenza non era stato consegnato…ma continuano a dire di non preoccuparci, in qualche modo risolveremo….sigh…e come?
Cominciamo a vagliare i possibili scenari che si potevano prospettare…due giorni dopo avevamo il traghetto prenotato e non potevamo aspettare un nuovo invio…lasciare lì la moto e rientrare in aereo non mi ispirava assolutamente, pensando a come l’avrebbero poi rimpatriata su un container, riservandole chissà quali attenzioni…poi finalmente arriva il nostro salvatore…ci ripete che non è dipeso da loro, ma dal corriere, se il pezzo non è arrivato…poi si allontana e dopo una decina di minuti esce dall’officina e ci dice cosa intende fare: smartelliamo un po’ i fermi del telaio per sbloccare la rotazione del manubrio, smontiamo il blocchetto di accensione e eliminiamo il perno di bloccaggio ed infine ti costruiamo una chiave elettronica (un connettore con i fili ponticellati), che ricrei il contatto della chiave…infine lasciate quest’ultima inserita, per non far partire l’immobilizer.
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Detto fatto…in un’ ora eravamo liberi di ripartire per il nostro viaggio…incredibile! Salutiamo, grati per tutto il lavoro che era stato fatto e per le poche ore di manodopera che ci erano state fatte pagare…una foto ricordo ci permetterà di ricordare con maggior forza la gentilezza di questa persona, piuttosto che il torto subito un paio di sere prima.
Questa “divagazione”, ci è costata un giorno di viaggio (poco per come si era prospettata), quindi saltiamo un paio di siti archeologici e ci dirigiamo direttamente a Dublino, dove arriviamo in serata.
Il giorno dopo lo dedichiamo ai monumenti e alle attrazioni, che non vi sto a elencare e che potete visitare tranquillamente in un giorno (perlomeno le principali)…nomino solo le vecchie prigioni, i giardini e la zona pedonale con i pub e le viuzze caratteristiche.
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L’Ibis dove pernottiamo si trova lontano dal centro, quindi abbiamo usufruito di una comodissima metropolitana di superficie…la sera, dopo cena, assistiamo a una baruffa in pieno centro, tra un turista e un barbone che aveva cercato di rubargli il telefonino…l’avrà vinta il turista che riuscirà a recuperare la refurtiva e a far arrestare il ladruncolo. Con questa scena negli occhi, e memori di quanto ci aveva raccontato una ragazza italiana incontrata lungo il tragitto (sull’attenzione che bisognava prestare ai furti, roba all’ordine del giorno), risaliamo sulla metropolitana, che, complice il buio sceso sulla città, non aveva più quell’aria rassicurante di poche ore prima.
Ci guardiamo intorno circospetti e incrociamo con lo sguardo tutti quelli che si avvicinano a meno di un metro di distanza…ad un certo punto salgono due guardie armate, con il fisico di Schwarzenegger, che ad ogni fermata controllano tutte le persone che salgono e che scendono…non sappiamo se essere tranquillizzati o preoccupati per questa presenza…se ci sono, ci sarà un motivo!
Arriviamo “indenni” alla nostra fermata e solo grazie alle indicazioni di un taxista riusciamo a trovare la strada per l’albergo…dovevamo attraversare un immenso parcheggio le cui uscite sembravano tutte uguali e noi naturalmente avevamo imboccato la prima che ci sembrava essere quella giusta ma non lo era…il buio poi non aiutava.
La moto era parcheggiata davanti alla porta di ingresso (assieme a una nuova Guzzi California 1400, targata italiana), addirittura su consiglio della ragazza alla reception…certo non aveva contribuito a tranquillizzarci.
La mattina, quando scendo per caricare i bagagli, incontro il ragazzo sull’altra moto…scopro essere un giornalista impegnato in un test…lui possiede un Ktm Adventure 990 e mi racconta che, viste le condizioni dell’asfalto, avrebbe preferito venire con la sua moto…ma il lavoro è lavoro...e comunque, a parte la limitata corsa delle sospensioni che ha fatto tribolare la sua schiena, per il resto mi è sembrato molto soddisfatto!
Visto che si imbarca sulla nostra nave (18 ore dall’Irlanda, Rosslare, alla Francia, Cherbourg, con pernottamento a bordo), e considerato che lui ha solo un passaggio ponte mentre noi, per problemi di disponibilità, avevamo prenotato una cabina da quattro, decidiamo di ospitarlo e di fare la traversata assieme.
La compagnia sarà piacevole e allieterà una traversata altrimenti monotona.
Ci salutiamo al porto e le ultime tappe saranno di puro trasferimento….prima Le Mans, dove viste le condizioni del tempo, saremo obbligati ad acquistare due nuove tute antiacqua e successivamente Lyon, dove l’unica nota di colore è che, entrati nella stanza della pensione dove avevamo prenotato per la notte, non riuscivamo a capire dov’era il bagno…scopriremo essere contenuto all’interno di un armadio!
In conclusione, viaggio caldamente consigliato…se non fosse che avendo già visto Scozia e Capo Nord, nel nostro caso l’effetto è stato in parte mitigato!
Simona, come sempre, ha affrontato le scomodità di un viaggio come questo, sempre con il sorriso sulle labbra e grazie a lei, che mi completa e mi appoggia, posso dirmi soddisfatto di questa vacanza.
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La moto, nonostante la piccola disavventura, è stata perfetta e ci ha confermato ancora una volta di avere tutto ciò che cerchiamo in una compagna di viaggio a motore…e 1400 foto andranno ancora una volta a far parte del nostro bagaglio di ricordi vacanzieri…un giorno riguardandole, rivivremo le mille emozioni di questi giorni.
Un doppio lampeggio a tutti!
D’accordo che ci siamo fermati a fare alcune foto e ad ammirare questo brullo paesaggio, ma passati i 90 minuti, eravamo ancora in mezzo al nulla e del porto non c’era nemmeno l’ombra…fortuna che avevamo un certo margine… ci metteremo due ore e un quarto, oltretutto rimanendo in suspance fino all’ultimo, visto che l’imbarco rimaneva nascosto dietro a una collinetta che non ci ha consentito di scorgerlo se non nelle ultime centinaia di metri.
Il rientro in barca, sarà più tranquillo e arrivati alla moto, ritroverò il telo coprimoto ancora al suo posto, nonostante il vento fortissimo (prima di partire avevo aggiunto delle fettucce elastiche per fissarlo in più punti)…la dura battaglia con Eolo, qualche segno l’aveva comunque lasciato…un paio di strappi che riparerò con del nastro americano che mi porto sempre dietro.
Prima di rientrare in albergo, dobbiamo ancora visitare le Cliffs of Moher, un’ altissima scogliera a picco sul mare…sappiamo esistere un percorso pedonale che porta al sito e durante il tragitto scorgiamo gruppi di persone percorrere la cresta delle montagne…arriviamo al Visitor Center e visto che si pagava sia il parcheggio che l’ingresso, torniamo indietro e andiamo alla ricerca del sentiero. Parcheggiamo la moto insieme ad alcune auto lungo una stradina di campagna e ci incamminiamo…ci rendiamo conto che forse non siamo sulla strada giusta, quando dopo aver scavalcato il filo spinato di un recinto, ci troviamo faccia a faccia con due cavalli che ci osservano straniti…io camminavo una ventina di metri avanti, quando mi sento chiamare…uno dei due animali stava puntando l’ombrello fucsia di Simona e le si stava avvicinando, non al galoppo, ma con una certa veemenza…immediatamente cerco di raggiungerla e fortunatamente il cavallo desiste dalle sue intenzioni e si rimette a brucare l’erba…Simona, piano piano si rimette in cammino e insieme raggiungiamo la fine del recinto. Ci ritroviamo a pochi metri dallo strapiombo a percorrere una stretta striscia di terra…non ci sentiamo molto sicuri, perché basterebbe una scivolata sull’erba per ritrovarsi a precipitare per un centinaio di metri lungo la parete a picco sull’oceano…ok, era un punto di vista privilegiato, perché probabilmente nessuno avrebbe percorso quel sentiero, ma non era esattamente quello che intendevo fare. Ad ogni modo, poco dopo riusciamo a ricongiungerci con il percorso segnalato e fortunatamente le nostre preoccupazioni rientrano. Il vento soffia fortissimo e sporgersi troppo potrebbe significare correre qualche pericolo di troppo, quindi in certi momenti optiamo per una specie di trincea scavata nel terreno che protegge i visitatori dalla furia degli elementi.
La vista ripaga degli sforzi, e rimarrà impressa nei nostri occhi per molto tempo.
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Il giorno successivo ci addentriamo nel Connemara National Park, una zona desertica e selvaggia che affascina per la solitudine che infonde…quando tocchiamo le coste, troviamo ancora spiagge bianche, un ancora di 4 metri piantata nella sabbia, centinaia di meduse spiaggiate, alcune trasparenti e altre con disegni violacei a caratterizzarle…il sole ci accompagna lungo questo percorso e fa da cornice a un fantastico dipinto.
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Finita la zona brulla, ci si addentra nella vegetazione lussureggiante delle montagne e incontriamo sul nostro percorso la Kylemore Abbey, un’ abbazia costruita in stile neogotico nel XIX secolo dal finanziere e parlamentare inglese Mitchell Henry, per compiacere la moglie innamorata di queste zone.
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Il biglietto di ingresso è piuttosto caro e sinceramente ci aspettavamo di più…le stanze visitabili sono poche, e anche la visita dei giardini comunque belli, non ci appagherà del tutto.
I tre giorni che seguiranno, tappe di avvicinamento all’Irlanda del nord, ci proporranno ancora tante stradine disperse nel nulla, dolmen, spiagge, scogliere, il punto più a nord dell’Irlanda (piuttosto deludente dal punto di vista paesaggistico) e qualche pioggia che purtroppo ci impedirà di visitare le Slieve League (le scogliere più alte d’Europa) in quanto completamente avvolte dalla nebbia.
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Ma eccoci a Londonderry…fortuna vuole che proprio in quei giorni si festeggi il festival della musica irlandese e il centro della cittadina si colorerà di mille sfumature diverse. Tanti bambini con flauti e chitarre, improbabili santoni che levitano nell’aria, prelibatezze culinarie da tutto il mondo, insomma una grande festa che richiama visitatori da tutto il paese. Per arrivare in centro, prenderemo un taxi, soluzione economica e sicura per metterci al riparo da multe o malintenzionati (che purtroppo scopriremo esserci anche in questi luoghi).
L’indomani ci aspettano un paio di visite altamente spettacolari: la prima sarà al Giant's Causeway, il percorso del gigante…si tratta di colonne di pietra esagonali che si stagliano per svariati metri dal livello del mare…pare siano nate da un’esplosione sotterranea che ha liquefatto la roccia, poi solidificatasi a contatto con l’aria in questa forma inconsueta.
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La seconda visita invece sarà un percorso pedonale che consente di raggiungere un isolotto collegato alla terra ferma attraverso un ponte di corda dondolante (Carrick-a-Rede)…nelle giornate di forte vento, il passaggio viene impedito, perché diventerebbe pericoloso…ricorda in parte il famoso ponte tibetano del film con Pozzetto e Montesano.
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Dormiamo in un bed and breakfast dove il gestore è un appassionato di Fiat 126…ne possiede una con la quale ha girato tutta l’Europa e pare che esistano veri e propri raduni ampiamente documentati da una sua raccolta fotografica…chi l’avrebbe detto?
Per chi ama il mistero, durante la tappa di avvicinamento a Belfast, attraversiamo un viale alberato particolarissimo, the Dark Hedges…dicono che il fantasma della padrona della villa si aggiri ancora in questi luoghi…la particolarità, sta nell’ intreccio dei rami di questi alberi che contribuiscono a creare un’atmosfera spettrale lungo la strada (la composizione naturale era stata creata apposta per stupire gli ospiti di questa villa)…se percorsa durante la notte, l’effetto scenico sarebbe a maggior ragione garantito, ma già in pieno giorno non si può rimanere indifferenti.
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Belfast…col senno di poi, salterei volentieri questa tappa.
Arriviamo nel primo pomeriggio e appoggiamo i bagagli…siamo nella prima periferia, comunque a ridosso del centro. Raggiungiamo il cuore della città a piedi…quando il sole vince sulle nuvole, si sta bene anche in maniche corte…quando avviene il contrario, ci vuole la felpa e il giubbotto…insomma, meglio vestirsi a strati! Visitiamo un paio di monumenti, poi ci rintaniamo in un locale italiano per cenare. Rimandiamo al giorno dopo la visita al centro commemorativo sulla tragedia del Titanic e ai murales che ancora oggi raccontano quanto poco gli irlandesi digeriscano la presenza inglese in queste terre.
Non si percepisce un’ atmosfera particolarmente preoccupante, anche se qualcosa nell’aria racconta del disagio di questa popolazione.
Purtroppo, questo pernottamento è l’unico che non prevede un parcheggio interno, quindi su consiglio della gestrice della guest house parcheggiamo a fianco alla sua auto davanti all’ingresso…mi aveva anche proposto di metterla nel giardino antistante, ma con le valigie non passavo dal cancello…avrei anche potuto smontarle, perché sono 4 viti, ma visto che non mi sembrava particolarmente preoccupata, mi sono fidato…e ho fatto male!
La mattina successiva per prima cosa mi reco a controllare la moto, perché durante la notte avevamo udito degli “schiamazzi”…ed ecco il fattaccio!
Il telo coprimoto non era più al suo posto e, con la speranza che fosse stato il vento, mi sono avvicinato…purtroppo mi rendo conto che anche la borsa da serbatoio non c’è più e gli attacchi erano stati strappati (conteneva solo le tute antiacqua)…un brivido freddo mi stava attraversando la schiena.
Il manubrio non si trovava più nella posizione di blocco a sterzo e quando provo ad infilare la chiave, questa non girà più nella sua sede…provo a ruotare il manubrio e in un paio di punti faceva resistenza...risultato: era stata forzata, rompendo la colonnetta dei contatti e piegando il telaio nella zona di incastro del perno.
Non so se essere contento perché il furto non era stato portato a termine o se preoccuparmi per come potremo gestire questa situazione non certo disperata, ma comunque destabilizzante durante una vacanza…opto per affrontare la cosa nel modo più razionale possibile…chiamo Simona, che fortunatamente parla perfettamente l’inglese e le dico di fare chiamare la polizia per la denuncia. Di li a poco, arriveranno due agenti gentilissimi che meravigliati per l’accaduto (pare che fossero anni che non accadeva niente del genere), redigono il verbale e ci comunicano che nel pomeriggio interverranno quelli del CSI per rilevare le impronte sul mezzo. Ora il vero problema è come far ripartire la moto…cerchiamo l’officina Triumph più vicina e chiamiamo l’assicurazione che fortunatamente prevede, in queste situazioni, l’invio di un carroattrezzi, e varie opzioni per il rimpatrio delle persone e del mezzo nel caso non possa essere riparato.
Purtroppo è domenica, quindi per oggi non se ne parla…rimaniamo d’accordo che lunedì mattina alle 8:30 ci verranno a prendere per il ricovero della moto, poi vedremo il da farsi.
Cercando di non pensare all’accaduto, andiamo a visitare il Titanic Centre Belfast…lì troviamo una magnifica ricostruzione dei cantieri navali dove è nato questo monumento del mare…all’interno viene narrata tutta la sua storia, dalla creazione alla tragedia…veramente interessante!
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Nel pomeriggio invece ci rechiamo nella zona dei murales, luogo di scontri violenti tra cattolici e protestanti…si respira un’aria densa di astio e vendetta…anche le facce non sono propriamente raccomandabili, ma forse è solo suggestione…arriviamo nei pressi del muro che separava le due zone di Belfast, con filo spinato e torrette di guardia e non possiamo fare a meno di non pensare a quanto l’essere umano possa essere assurdamente e stupidamente violento nei confronti del suo prossimo.
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Per strada incontriamo decine di ragazzine di 10-12 anni vestite, anzi svestite, come vamp, con pettinature sgargianti, atteggiarsi a scafate donne mature…ci sembra una forzatura e un’ esagerazione…forse dovrebbero pensare ancora per un po’ di tempo al gioco e alla spensieratezza, e riservare questi atteggiamenti a un tempo che comunque arriverà.
Per non rischiare, la seconda notte decido (con ritardo) di smontare una valigia per nascondere la moto in uno stretto corridoio nascosto sul retro della pensione.
Il lunedì arriva e, con un’ora di ritardo, anche il furgoncino che ci doveva recuperare…ci scarica presso il concessionario, un certo Phillip McCallen, a una ventina di km da Belfast, dove ci accoglie, sbucciando un mandarino, il proprietario con un sorriso rassicurante.
Spieghiamo l’accaduto e da quel momento, molte delle sue attenzioni saranno rivolte a risolverci il problema…una persona squisita. Dopo una serie di ricerche in internet, sentenzia che l’unica soluzione è ordinare con urgenza il kit delle nuove serrature, che dovrebbe arrivare la mattina successiva…inoltre ci procura una moto sostitutiva (una tigerina 800) e ci prenota una camera in un vicino albergo…cosa potevamo chiedere di più…infine ci dice, l’indomani, di arrivare verso le 14:00 e ci fornisce un road book per un giro turistico nelle vicinanze che ci occupasse la mattinata…siamo commossi!
Siamo meno felici per il trattamento riservatoci dalla nostra assicurazione, per le grosse difficoltà avute nel contattarla e nel ricevere le informazioni necessarie per capire come procedere…comunque con non poche telefonate otteniamo quanto richiesto.
La mattina testiamo così la sorellina minore dell’Explorer…che dire, mi sembra veramente piccola e mi mancano la protezione dall’aria e quel senso di sicurezza che mi infonde la mia moto…mi mancano anche alcuni accorgimenti che su questa moto mi sembrano meno a punto, come la funzionalità del cambio e della frizione…niente di che, ma si sentiva la differenza (forse era tutto relativo solo a quell’esemplare).
Ormai sono abituato anche alle frecce che rientrano da sole (o al computer di bordo comandabile dal manubrio), e mi dimentico in continuazione di disattivarle…come si fa presto ad abituarsi alle comodità.
Comunque il triple funziona bene in ogni sua declinazione e in poco tempo ci faccio l’abitudine… ci godiamo quindi la sgroppata sulle colline circostanti.
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Alle 13:15 siamo di ritorno e Simona mi apostrofa dicendo che siamo arrivati troppo presto…ma no le dico, vedi che la moto è già fuori pronta per ripartire! Illuso!
Mi avvicino e noto con raccapriccio che non era stata mossa una vite…presi dallo sconforto, chiediamo spiegazioni al personale, visto che il proprietario era momentaneamente fuori con una moto. Con non poco imbarazzo e con qualche riluttanza, ci comunicano che il pacco era arrivato al corriere, ma questi l’aveva perso e di conseguenza non era stato consegnato…ma continuano a dire di non preoccuparci, in qualche modo risolveremo….sigh…e come?
Cominciamo a vagliare i possibili scenari che si potevano prospettare…due giorni dopo avevamo il traghetto prenotato e non potevamo aspettare un nuovo invio…lasciare lì la moto e rientrare in aereo non mi ispirava assolutamente, pensando a come l’avrebbero poi rimpatriata su un container, riservandole chissà quali attenzioni…poi finalmente arriva il nostro salvatore…ci ripete che non è dipeso da loro, ma dal corriere, se il pezzo non è arrivato…poi si allontana e dopo una decina di minuti esce dall’officina e ci dice cosa intende fare: smartelliamo un po’ i fermi del telaio per sbloccare la rotazione del manubrio, smontiamo il blocchetto di accensione e eliminiamo il perno di bloccaggio ed infine ti costruiamo una chiave elettronica (un connettore con i fili ponticellati), che ricrei il contatto della chiave…infine lasciate quest’ultima inserita, per non far partire l’immobilizer.
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Detto fatto…in un’ ora eravamo liberi di ripartire per il nostro viaggio…incredibile! Salutiamo, grati per tutto il lavoro che era stato fatto e per le poche ore di manodopera che ci erano state fatte pagare…una foto ricordo ci permetterà di ricordare con maggior forza la gentilezza di questa persona, piuttosto che il torto subito un paio di sere prima.
Questa “divagazione”, ci è costata un giorno di viaggio (poco per come si era prospettata), quindi saltiamo un paio di siti archeologici e ci dirigiamo direttamente a Dublino, dove arriviamo in serata.
Il giorno dopo lo dedichiamo ai monumenti e alle attrazioni, che non vi sto a elencare e che potete visitare tranquillamente in un giorno (perlomeno le principali)…nomino solo le vecchie prigioni, i giardini e la zona pedonale con i pub e le viuzze caratteristiche.
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L’Ibis dove pernottiamo si trova lontano dal centro, quindi abbiamo usufruito di una comodissima metropolitana di superficie…la sera, dopo cena, assistiamo a una baruffa in pieno centro, tra un turista e un barbone che aveva cercato di rubargli il telefonino…l’avrà vinta il turista che riuscirà a recuperare la refurtiva e a far arrestare il ladruncolo. Con questa scena negli occhi, e memori di quanto ci aveva raccontato una ragazza italiana incontrata lungo il tragitto (sull’attenzione che bisognava prestare ai furti, roba all’ordine del giorno), risaliamo sulla metropolitana, che, complice il buio sceso sulla città, non aveva più quell’aria rassicurante di poche ore prima.
Ci guardiamo intorno circospetti e incrociamo con lo sguardo tutti quelli che si avvicinano a meno di un metro di distanza…ad un certo punto salgono due guardie armate, con il fisico di Schwarzenegger, che ad ogni fermata controllano tutte le persone che salgono e che scendono…non sappiamo se essere tranquillizzati o preoccupati per questa presenza…se ci sono, ci sarà un motivo!
Arriviamo “indenni” alla nostra fermata e solo grazie alle indicazioni di un taxista riusciamo a trovare la strada per l’albergo…dovevamo attraversare un immenso parcheggio le cui uscite sembravano tutte uguali e noi naturalmente avevamo imboccato la prima che ci sembrava essere quella giusta ma non lo era…il buio poi non aiutava.
La moto era parcheggiata davanti alla porta di ingresso (assieme a una nuova Guzzi California 1400, targata italiana), addirittura su consiglio della ragazza alla reception…certo non aveva contribuito a tranquillizzarci.
La mattina, quando scendo per caricare i bagagli, incontro il ragazzo sull’altra moto…scopro essere un giornalista impegnato in un test…lui possiede un Ktm Adventure 990 e mi racconta che, viste le condizioni dell’asfalto, avrebbe preferito venire con la sua moto…ma il lavoro è lavoro...e comunque, a parte la limitata corsa delle sospensioni che ha fatto tribolare la sua schiena, per il resto mi è sembrato molto soddisfatto!
Visto che si imbarca sulla nostra nave (18 ore dall’Irlanda, Rosslare, alla Francia, Cherbourg, con pernottamento a bordo), e considerato che lui ha solo un passaggio ponte mentre noi, per problemi di disponibilità, avevamo prenotato una cabina da quattro, decidiamo di ospitarlo e di fare la traversata assieme.
La compagnia sarà piacevole e allieterà una traversata altrimenti monotona.
Ci salutiamo al porto e le ultime tappe saranno di puro trasferimento….prima Le Mans, dove viste le condizioni del tempo, saremo obbligati ad acquistare due nuove tute antiacqua e successivamente Lyon, dove l’unica nota di colore è che, entrati nella stanza della pensione dove avevamo prenotato per la notte, non riuscivamo a capire dov’era il bagno…scopriremo essere contenuto all’interno di un armadio!
In conclusione, viaggio caldamente consigliato…se non fosse che avendo già visto Scozia e Capo Nord, nel nostro caso l’effetto è stato in parte mitigato!
Simona, come sempre, ha affrontato le scomodità di un viaggio come questo, sempre con il sorriso sulle labbra e grazie a lei, che mi completa e mi appoggia, posso dirmi soddisfatto di questa vacanza.
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La moto, nonostante la piccola disavventura, è stata perfetta e ci ha confermato ancora una volta di avere tutto ciò che cerchiamo in una compagna di viaggio a motore…e 1400 foto andranno ancora una volta a far parte del nostro bagaglio di ricordi vacanzieri…un giorno riguardandole, rivivremo le mille emozioni di questi giorni.
Un doppio lampeggio a tutti!