oldbonnie
24/11/2013, 14:33
Due volte ci provò Bersani ad abolire il Pubblico registro automobilistico, e due volte fu respinto con perdite.
La prima, nel 2000; la seconda, sette anni più tardi. Poco importava che i cittadini italiani avrebbero potuto risparmiare un bel po’ di quattrini su ogni passaggio di proprietà, e che dal 1992 il Pra fosse un inutile doppione degli elenchi della Motorizzazione civile. Prima di Bersani, anche i sostenitori di un referendum promosso nel 1995 da un comitato presieduto dall’ex direttore del Sole24ore Gianni Locatelli e composto da una serie di associazioni e dalla rivista Quattroruote si erano dovuti arrendere.
Le firme vennero raccolte in abbondanza, ma la Corte costituzionale dichiarò il quesito inammissibile.
Ma quanto è misteriosamente potente, la lobby del Pra, da essere sfuggita alle grinfie della spending review, risultando appena sfiorata dal decreto semplificazioni: gli automobilisti non dovranno più comunicare le perdite di possesso e i cambi di residenza, che saranno acquisiti d’ufficio.
Tanto potente che sopravvive così uno degli ultimi residui della normativa fascista, considerato che l’iscrizione dei veicoli al Pra è prevista da un decreto del 1927.
Per la riscossione del bollo auto ha incassato lo scorso anno 41 milioni, che sommati ai 191 introitati grazie alla gestione del Pubblico registro automobilistico fanno 232 milioni. Somma alla quale vanno aggiunti 14 milioni di ricavi «diversi» dalle amministrazioni statali e dalle Regioni per i servizi di informazione sulla mobilità. Totale del fatturato pubblico, 246 milioni.
Ma se fino a qualche anno fa i soldi comunque giravano, la botta che negli ultimi tempi ha preso il mercato dell’auto, sceso ai livelli di cinquant’anni fa, ha fatto emergere di colpo tutto il peso di una struttura elefantiaca: tremila dipendenti, 106 strutture provinciali e Dio solo sa quante società appese.
Di fronte a una situazione del genere qualunque governo sarebbe già intervenuto da tempo con la dovuta decisione.
Tanto più dopo le solenni bacchettate della Corte dei conti. Oltre ad evidenziare alcune irregolarità, la magistratura contabile non ha mancato di sottolineare la vistosa entità di certi emolumenti dei vertici.
Tanto potente....sempre trattata con i guanti.
Basta pensare all’ultimo regalino: il decreto ministeriale con il quale sono state graziosamente aumentate le tariffe dovute all’Aci in debito d’ossigeno per la tenuta dell’inutile Pra.
Era il 21 marzo del 2013 e il governo di Mario Monti autore del provvedimento, dimissionario da tre mesi, fremeva per passare il testimone. Ma se si eccettua la reazione della Unasca, l’associazione delle autoscuole, che fece ricorso al Tar lamentando per i cittadini un salasso ulteriore da almeno 30 milioni (contestato dall’Aci), nel Palazzo nessuno fiatò.
Forte con i deboli e debole con i forti.....
Una tassa chiamata Aci : 191 milioni ogni anno per un registro inutile - Corriere.it (http://www.corriere.it/economia/13_novembre_24/tassa-chiamata-aci-191-milioni-ogni-anno-un-registro-inutile-cbbb27e8-54d9-11e3-97ba-85563d0298f0.shtml)
La prima, nel 2000; la seconda, sette anni più tardi. Poco importava che i cittadini italiani avrebbero potuto risparmiare un bel po’ di quattrini su ogni passaggio di proprietà, e che dal 1992 il Pra fosse un inutile doppione degli elenchi della Motorizzazione civile. Prima di Bersani, anche i sostenitori di un referendum promosso nel 1995 da un comitato presieduto dall’ex direttore del Sole24ore Gianni Locatelli e composto da una serie di associazioni e dalla rivista Quattroruote si erano dovuti arrendere.
Le firme vennero raccolte in abbondanza, ma la Corte costituzionale dichiarò il quesito inammissibile.
Ma quanto è misteriosamente potente, la lobby del Pra, da essere sfuggita alle grinfie della spending review, risultando appena sfiorata dal decreto semplificazioni: gli automobilisti non dovranno più comunicare le perdite di possesso e i cambi di residenza, che saranno acquisiti d’ufficio.
Tanto potente che sopravvive così uno degli ultimi residui della normativa fascista, considerato che l’iscrizione dei veicoli al Pra è prevista da un decreto del 1927.
Per la riscossione del bollo auto ha incassato lo scorso anno 41 milioni, che sommati ai 191 introitati grazie alla gestione del Pubblico registro automobilistico fanno 232 milioni. Somma alla quale vanno aggiunti 14 milioni di ricavi «diversi» dalle amministrazioni statali e dalle Regioni per i servizi di informazione sulla mobilità. Totale del fatturato pubblico, 246 milioni.
Ma se fino a qualche anno fa i soldi comunque giravano, la botta che negli ultimi tempi ha preso il mercato dell’auto, sceso ai livelli di cinquant’anni fa, ha fatto emergere di colpo tutto il peso di una struttura elefantiaca: tremila dipendenti, 106 strutture provinciali e Dio solo sa quante società appese.
Di fronte a una situazione del genere qualunque governo sarebbe già intervenuto da tempo con la dovuta decisione.
Tanto più dopo le solenni bacchettate della Corte dei conti. Oltre ad evidenziare alcune irregolarità, la magistratura contabile non ha mancato di sottolineare la vistosa entità di certi emolumenti dei vertici.
Tanto potente....sempre trattata con i guanti.
Basta pensare all’ultimo regalino: il decreto ministeriale con il quale sono state graziosamente aumentate le tariffe dovute all’Aci in debito d’ossigeno per la tenuta dell’inutile Pra.
Era il 21 marzo del 2013 e il governo di Mario Monti autore del provvedimento, dimissionario da tre mesi, fremeva per passare il testimone. Ma se si eccettua la reazione della Unasca, l’associazione delle autoscuole, che fece ricorso al Tar lamentando per i cittadini un salasso ulteriore da almeno 30 milioni (contestato dall’Aci), nel Palazzo nessuno fiatò.
Forte con i deboli e debole con i forti.....
Una tassa chiamata Aci : 191 milioni ogni anno per un registro inutile - Corriere.it (http://www.corriere.it/economia/13_novembre_24/tassa-chiamata-aci-191-milioni-ogni-anno-un-registro-inutile-cbbb27e8-54d9-11e3-97ba-85563d0298f0.shtml)