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Visualizza Versione Completa : quando il carcere può essere d'aiuto...



giorgiorox
13/01/2014, 08:24
Le "MaleFatte", i prodotti del carcere maschile di Venezia | Veneto | Regionali | tiscali.notizie (http://notizie.tiscali.it/regioni/veneto/feeds/14/01/09/t_76_20140109_1902_video_16.html?veneto)


VENEZIA 9 Gen - Non è raro vedere, nel veneziano, dei giovani portare magliette o borse con la scritta "Spritz", il nome della nota bevanda nata proprio qui. Non tutti sanno, però, che quelle magliette, realizzate grazie al lavoro equosolidale, vengono serigrafate nella Casa Circondariale Maschile di Venezia.

Sono solo alcuni dei prodotti che recano il marchio "MaleFatte", creati in collaborazione con la Cooperativa Sociale Rio Terà dei Pensieri. Nella Casa Circondariale Maschile veneziana, oltre alla serigrafia, c'è anche un laboratorio di pelletteria, che produce borse, portafogli, copriagende e quant'altro, in pvc riciclato da vecchi teloni, che vengono tagliati e cuciti dai detenuti i quali andranno così a realizzare pezzi unici, anche perché artigianali.

“La collaborazione nasce vent'anni fa, da un gruppo di volontari che ha avuto occasione, per un'esperienza personale, di entrare in questo mondo del carcere, che non è così facilmente conoscibile dai cittadini, normalmente - racconta Liri Longo, Presidente della Cooperativa Sociale Rio Terà dei Pensieri -. Quest'esperienza personale ha sollecitato alcune persone, che poi hanno fondato la cooperativa, ad occuparsi di questo mondo, e insieme ad alcuni detenuti, diventati soci della cooperativa, hanno dato vita alle prime attività basate sul volontariato”.

Il tutto, poi, si è evoluto, nel corso del tempo, fino a dare vita a veri e propri rapporti di lavoro all'interno del carcere maschile di Venezia. "Tutto si svolge come in una normale attività lavorativa. La differenza è che le persone che lavorano nei laboratori non provengono dall'esterno ma sono detenuti - spiega Ferdinando Ciardiello – respondabile dell'Area Giuridico-Pedagogica della Casa Circondariale Maschile di Venezia -. La mattina i detenuti vengono chiamati, scendono nei laboratori ed iniziano la loro attività con gli orari, la pausa pranzo e poi riprendono nel pomeriggio. Quindi, diciamo, un'attività né più né meno come quelle che si svolgono fuori, come in un qualsiasi altro laboratorio di pelletteria o di serigrafia che si trovi all'esterno”.

Il tutto avviene con relativa retribuzione. “Sì, tutte le persone impiegate hanno un contratto di lavoro regolare, però a tempo determinato, non a tempo indeterminato, questa è l'unica differenza”. In vent'anni di attività il lavoro in carcere si è molto evoluto. “E' sempre stato un elemento fondamentale per la vita delle persone che vi si trovano dentro. Però, chiaramente, nel tempo ha subito delle differenze, dal punto di vista giuridico e dell'approccio anche umano. Mentre prima le attività lavorative erano gestite direttamente dall'Amministrazione, con l'arrivo delle Cooperative Sociali, quindi con la nascita del volontariato penitenziario, c'è stato un cambiamento. Il carcere si è aperto al territorio, quindi c'è stata la possibilità di far entrare, soprattutto dei volontari, i quali nel tempo si sono poi organizzati costituendo delle Cooperative Sociali, come la Cooperativa Sociale Rio Terà dei Pensieri che ha organizzato i laboratori di pelletteria e serigrafia all'interno della Casa Circondariale Maschile di Venezia”.

Il nome “le MaleFatte” è nato così: "E' stato scelto tra le tante proposte raccolte qui, nei laboratori del carcere - afferma Liri Longo - lavorando sulle scherzosità: volevamo trovare un nome che fosse identificativo, ma anche ironico”. Queste attività hanno anche lo scopo di voler dare ai detenuti la possibilità di imparare una professionalità e di potersi reinserire più facilmente in società, una volta scontata la pena.

"L'attività lavorativa di questi laboratori è legata ad un'attività formativa: c'è prima una fase formativa, che viene compiuta all'interno del laboratorio stesso, poi successivamente vengono assunte le persone che hanno dimostrato le migliori capacità per queste attività. Ciò nonostante, gli altri comunque ricevono una formazione generica che gli può dare la possibilità di potersi in qualche modo reinserire, a fine pena. Ciò che è caratterizzante - conclude Ciardiello - è proprio il ponte che si è creato con l'attività dei volontari e quindi delle cooperative sociali. Se prima il lavoro nelle carceri era qualcosa che rimaneva prettamente all'interno delle mura, con l'ingresso e con la costituzione delle cooperative sociali, il lavoro che viene svolto all'interno, come quello di serigrafia e di pelletteria, è un'attività che è collegata con il territorio".

Ma dove si possono trovare ed acquistare le "Malefatte? “Abbiamo tre modalità fondamentali di vendita - dice Liri Longo -. Un chiosco in Campo Santo Stefano a Venezia, che è gestito direttamente dalla Cooperativa, c'è poi una rete di negozi rivenditori, distribuiti a Venezia, Mestre ed in altre città italiane e che auspichiamo di incrementare, ed la vendita online tramite il nostro sito, www.rioteradeipensieri.org".

dan64
13/01/2014, 08:50
far lavorare i detenuti m sembra giusto, anche con lavori socialmente utili, giusto non solo x loro ma anche nei confronti della comunità a cui hanno arrecato danno.

Lo scrofo
13/01/2014, 08:54
sono sincero: non vedo perche' dovrei mantenere dei delinquenti per poi doverli mantenere senza fare nulla.

Come minimo possono anche guadagnare qualcosa per pareggiare i conti con lo Stato.

Python
13/01/2014, 09:28
ottima iniziativa .... sentirsi utili credo sia il miglior modo per potersi un giorno reinserire nella società

Venanzio
13/01/2014, 10:36
Il lavoro nobilita l'uomo.

armageddon
13/01/2014, 10:58
Il lavoro nobilita l'uomo.

ma quando mai,chi è nobile non fa un cazzo