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Conte Max
04/07/2007, 19:41
Quell'anno il grande Pozzi aveva vinto quasi tutto, insomma non aveva
più avversari. A volte pedalava con una gamba sola, a volte per
divertirsi saltava giù di sella, si nascondeva dietro un albero, poi
quando passava Bartoli saltava sulla ruota di dietro e si faceva
portare per molti chilometri, poi cacciava giù Bartoli dalla
bicicletta e arrivava da solo al traguardo. Vinse il giro d'Italia,
quello di Francia, del Belgio, di Spagna, la Milano-Leningrado, il
giro dei Vosgi e altre chicche. Finché un giorno venne a sapere che
c'era un giro di Germania, e si iscrisse.
Al giro di Germania c'era anche il famoso Girardoux. Era alto più di
due metri, con un culo enorme, tanto che al posto del sellino aveva
una sedia da barbiere. Era completamente calvo, all'infuori di una
folta capigliatura rossa che teneva annodata in trecce legate con filo
spinato. Aveva anche due baffi dritti, orizzontali, durissimi e
prensili, con i quali infilzava e si metteva in bocca il cibo mentre
correva. Mangiava una zuppa tipica della sua regione, l'Artois, a base
di metano e cappone lesso, e faceva dei rutti spaventosi all'indietro
facendo cadere chi lo inseguiva. Aveva anche due piedi enormi; tutte
le volte che stava per attaccare si gonfiavano ed emettevano un
sinistro suono di carillon. Allora Girardoux inarcava la schiena e con
quattro pedalate scompariva sui tornanti: la sua potenza era tale che
spesso doveva frenare in salita per non uscire di strada. La macchina
della casa, che era la Bouillabaisse Balboux, o qualcosa del genere,
non riusciva mai a tenergli dietro. Quindi, quando forava, Girardoux
dava un colpo di reni e proseguiva solo sulla ruota di dietro. Una
volta forò tutte e due le gomme e vinse egualmente saltando sul mozzo
del cannone come su un cangurino.
Quando Pozzi seppe che c'era anche Girardoux, disse una frase storica,
«Adesso si vedrà», poi prese una pompa di bicicletta e ci fece un
nodo. Quando Girardoux lo venne a sapere, disse: «Ah, sì?», e prese
una pompa di bicicletta e ci fece tre nodi. Allora Pozzi disse: «Così,
eh?», prese due pompe di bicicletta e ci fece una griglia rustica.
Allora Girardoux disse: «Così, uh?», prese quattro pompe di bicicletta
e ci fece un ritratto di profilo di D'Annunzio, per la verità non
molto somigliante. Allora Pozzi prese il meccanico di Girardoux e ci
fece una pompa di bicicletta. Allora Girardoux prese il meccanico di
Pozzi, che però era molto furbo e non solo non fu neanche toccato, ma
riuscì anche a vendergli per tre milioni una casa decrepita a Milano
Marittima. I giornali montarono subito la faccenda, e subito qualcuno
parlò di rivalità.
L'attesa dello scontro diventò frenetica. Pozzi prese nella sua
squadra, la Zamponi, due gregari fortissimi, i fratelli Panozzo, che
oltre a pedalare fortissimo erano eccellenti portatori d'acqua.
Oltretutto, uno dei due sapeva fare dei cocktail stupendi, e l'altro
era famoso perché una volta, sullo Stelvio, aveva preparato una
carbonara per otto ai compagni di fuga senza smettere di pedalare. Poi
c'era un certo Zuffoli, laureato in medicina, che faceva i massaggi e
operava d'appendicite senza scendere di bicicletta, e oltretutto aveva
inventato una «bomba» formidabile, di cui però non conosceva gli
effetti collaterali. Infatti, durante una tappa di pianura cominciò a
coprirsi di aculei e fu abbattuto a fucilate mentre cercava di
mangiare un telecronista belga. Nella squadra c'era anche Sambovazzi,
quello che tirava le volate e i mattoni in testa a chi fuggiva. Poi
c'era Borzignon, che era un veneto molto buono che aveva il compito di
pregare. Poi c'era Frosio che aveva una bellissima voce e quando
c'erano le tappe di montagna e gli spagnoli fuggivano, emetteva acuti
provocando rovinose valanghe. Fu uno dei gregari migliori, fin quando
gli spagnoli non cominciarono a attaccare ai thermos dei San Bernardo.
Girardoux aveva anche lui una squadra coi fiocchi: tutti ciclisti alti
due metri e con i baffi: per allenarsi facevano le gare con
l'ascensore all'Hôtel Vienna di Berlino, dove erano alloggiati
all'ultimo piano, negli appartamenti reali, e facevano una bella
impressione entrando tutti e dodici in bicicletta e frac lungo lo
scalone della sala da pranzo Toscanowsky.
Girardoux era un atleta molto diverso da Pozzi. Pozzi non beveva e non
fumava, Girardoux fumava novanta sigari al giorno e beveva come un
tombino. Pozzi era morigerato e andava a letto ogni sera alle nove.
Girardoux aveva sei amanti, una spagnola, due sorelle russe, una
cubana, una peruviana e una zingara bellissima che aveva rapito
durante una cronometro in Ungheria. Andava sempre a letto dopo le tre,
e si presentava la mattina alla tappa con delle clamorose vestaglie di
seta arancio e lilla bevendo pernod. A volte dormiva un'oretta nei
primi chilometri, in un'amaca tesa tra le biciclette di due gregari. A
volte partiva solo a mezzogiorno e dopo dieci minuti era già col
gruppo. Pozzi era modesto e semplice; Girardoux suonava otto
strumenti, sapeva battere a macchina e fare il verso del riccio
sorpreso a rubare. Ma tutti e due avevano un fisico e una forza
tremendi: Pozzi poteva restare due giorni senza respirare e gonfiare
uno Zeppelin senza tirare il fiato. Il cuore di Girardoux batteva tre
volte al giorno, a mezzogiorno, alle sei e alle nove, e i polmoni
tenevano di listino fino a ottomila litri.
Il giorno della partenza, a Berlino, c'erano più di tre milioni di
persone. Il Kaiser in persona venne alla punzonatura, entrò nel box
della squadra italiana, volle vedere la bicicletta di Pozzi e rimase
con un dito tra i raggi. Poi andò nel box francese e parlò mezz'ora in
tedesco con Girardoux, che però parlava solo francese e disse delle
cose insignificanti.
Quando Pozzi e Girardoux si videro sulla linea del traguardo, dapprima
si ignorarono. Poi Pozzi inspirò profondamente e da venticinque metri
soffiò e fece volare il berrettino di Girardoux fino in tribuna
d'onore. Allora Girardoux soffiò a sua volta e sbatté Borzignon, due
meccanici e l'ammiraglia della Zamponi contro il muro di una casa a
duecento metri. Subito accorsero i soldati che misero due tappi da
damigiana in bocca ai rivali che si fronteggiavano minacciosamente.
Alle nove, si partì. La prima tappa portava da Berlino a Vienna
attraverso tutti i Carpazi, e misurava milleduecentotto chilometri.
Dato che c'erano Pozzi e Girardoux, infatti, gli organizzatori avevano
predisposto un giro tremendo e pieno di insidie. Subito allo sparo
d'avvio Pozzi scattò e Girardoux si attaccò dietro, pulendosi il naso
nel didietro della maglietta dell'italiano per provocarlo.
Alle porte di Berlino avevano già nove minuti e trenta secondi sul
gruppo, guidato dal tedesco Krupfen che correva vestito da vichingo.
Vicino a Francoforte, Pozzi e Girardoux trovarono un passaggio a
livello chiuso, ma lo sfondarono e tirarono dritto. Poco dopo giunse
Krupfen che fu investito dal Milano-Brennero e finì in un vagone di
emigranti italiani, dove conobbe una napoletana che sposò e con cui
mise su una pizzeria tipica ad Amburgo. Nel gruppo, italiani e
francesi cominciarono subito a tirarsi degli schiaffi: a Düsseldorf
Pozzi vinse il traguardo volante. I due attaccarono i Carpazi:
Girardoux mise su un 54 X 452, cioè un rapporto con cui faceva
duecento metri a pedalata; Pozzi mise su un 56 x 462, da
duecentocinquanta metri al colpo. Girardoux mise su uno 0,8 alla
francese, per cui ogni pedalata corrispondeva a un giro completo
turistico di Pigalle. Pozzi mise su un 48 liscio, cioè un motorino
della Morini.
A quota 3450 metri cominciò a nevicare, e due fulmini colpirono il
manubrio di Pozzi, che si fuse. Pozzi proseguì senza mani, ma
Girardoux lo staccò subito di sei secondi. A 5800 metri la strada
franò, ma il francese senza esitare si arrampicò sul ghiacciaio. A
7000 metri c'erano sei metri di neve, ma Girardoux continuò a salire
benché il freddo fosse ormai insopportabile. Pozzi strozzò due lupi e
si fece un tre quarti e un colbacco, ma mentre stava per raggiungere
il rivale precipitò in un crepaccio pieno di bicchieri di carta e
tovagliolini di picnic usati.
Girardoux ridendo beffardamente arrivò in cima alla montagna e si
buttò giù da ottomila metri con la bicicletta, arrivando leggero come
una piuma sulla punta dei piedi. Ma nell'ebbrezza del trionfo si era
sbagliato e si era buttato giù dal versante russo invece che da quello
bulgaro, e quindi dovette tornare su e rifare tutto il giro. Intanto
arrivò Borzignon e trovò Pozzi che, impazzito, si lanciava pedalando
contro le pareti del crepaccio; Borzignon si stracciò la maglietta, ne
fece una corda e tirò su Pozzi. Pozzi e Girardoux si trovarono insieme
in cima e si buttarono insieme: ma Girardoux era più pesante e vinse
per un secondo. Terzo arrivò Borzignon in mutande. Quarto doveva
arrivare il francese Pellier che però sbagliò il salto e si schiantò
sul tetto di una funivia. A tre ore e ventisei minuti arrivò una
valanga di neve: dentro c'era il gruppo con quarantatré corridori, un
orso e tre maestri di sci.
Quella notte nel clan francese ci fu una grande festa, e Girardoux
offrì champagne a tutti. I giornali francesi uscirono in edizione
straordinaria e Girardoux fu chiamato «La bestia umana» «Lo stambecco
dell'Artois» «Il fulmine della montagna» «La ruspa transalpina»
«L'anatrona dei Pirenei». Pozzi invece andò a letto senza lavarsi i
denti, meditando furibondo la vendetta.

bagarre
04/07/2007, 19:55
ma chi è pozzi ginori quello dei cessi??:biggrin3:

Conte Max
04/07/2007, 20:02
ma chi è pozzi ginori quello dei cessi??:biggrin3:

no ....moana....:w00t: