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ABCDEF
27/01/2020, 10:18
Si , lo so, il titolo e' un po' cosi'....ma ci ho pensato in occasione della pubblicazione di poche righe sul corriere a firma di Gramellini...
A molti di noi è capitato e a moltissimi capiterà, di doversi occupare dello "sbarazzo" della casa occupata dagli anziani genitori...e' un'occasione per trovarsi, magari, fra fratelli che vivono lontani, come e' successo a me, per rivivere passaggi della nostra vita ormai dimenticati, per capire che cose alle quali davamo poca importanza, erano invece importanti per i nostri genitori...e' occasione di lacrime ma anche di sorrisi, e perfino, così e' successo a me e ai miei fratelli, di risate a crepapelle

difficile comunque buttar via anche le cosè più brutte, vecchie, insignificanti

ed e' vero: e' un passaggio importante del percorso di crescita...e' un vero distacco

non so se possa essere un argomento di discussione qui, ma a me ha colpito, mi ha fatto riflettere, e lo propongo alla vostra attenzione , riportando anche l'articolo



Chi ci è passato sa che è un’esperienza che segna: come spingere il tasto fast rewind e riavvolgere il nastro della tua vita. Chiudere la casa dei genitori che non ci sono più. Svuotarla dei mobili e degli oggetti. Scegliere quale tenere e quale no delle mille cose che hanno accompagnato le giornate della tua infanzia, i fermenti della tua adolescenza, e che avevi lasciato dietro di te quando te ne sei andato, pensando di non rivederle mai più. E invece ecco che riaffiorano dalle nebbie del passato, all’improvviso diradate dalla scomparsa dell’ultimo genitore. Che ci fanno ancora qui quelle collezioni di Rinascita dei primi anni Settanta, testimonianza di passioni politiche giovanili da tempo sopite, conservate per caso affianco a una copia di Valentina di Guido Crepax, memoria di altri e più duraturi interessi? E chi poteva immaginare che mio padre avesse raccolto, giorno per giorno, tutti i numeri del Riformista degli anni in cui l’ho diretto? Una racchetta da tennis di legno e corde di budello, come andavano ai tempi di Panatta, un 33 giri della Premiata Forneria Marconi, un eskimo verde e un loden blu. I miei genitori non avevano buttato niente.

La buona pratica del lasciare tutto in ordine

C’è invece una pratica in Svezia che ho sempre trovato molto civile e che chiamano dostadning: consiste nel «fare le pulizie della morte» prima del tempo, appena si va in pensione, per liberarsi del superfluo e scegliere l’essenziale, e così risparmiare ai figli, quando sarà il momento, la fatica fisica e psicologica che sto facendo io adesso. Si vede che i miei genitori non la conoscevano. Ma credo che in quel loro accumulare senza fine ci fosse qualcosa di più dell’ignoranza di stili di vita più sobri e nordici, e cioè un molto mediterraneo concetto di focolare, che attribuisce alla casa un valore diverso dalla sua semplice funzione abitativa. Quell’appartamento che noi figli stiamo ora vendendo è stato il primo e l’unico bene di loro proprietà, tre vani e servizi acquistati nel 1969 con un mutuo venticinquennale, salvadanaio di una vita da formiche, in cui il poco che c’era, non riesco ancora a capire come, diventava abbastanza per una esistenza di decoro borghese.

Ma noi siamo diversi: la casa non è solo abitazione

In quella casa si sono accumulate non solo le cose, ma anche gli odori, i sapori e le speranze di una intera esistenza. Credo fosse per questo che mia madre non riusciva a disfarsi mai di niente; perché ogni cosa, fosse anche il più insulso dei soprammobili, era stata desiderata come il simbolo di una riuscita, del successo di un sogno di serenità domestica; mentre mio padre riservava la stessa ossessione da collezionista a libri scolastici, diplomi e attestati, onorificenze e memorie dei suoi e dei nostri corsi di studio e poi di lavoro. Mentre mi aggiro tra questi mobili coperti da lenzuoli bianchi, tra questi scatoloni destinati al rigattiere, selezionando le poche cose che terrò con me, rivedo perciò anche le mie idee. Forse farò così anch’io, niente pulizie della morte prima del tempo. Forse bisogna lasciare ai figli questo compito, quasi un rito di passaggio: si diventa davvero adulti solo quando si chiude la casa del padre.

non fate gli scongiuri e prendetelo per quello che e', magari raccontate la vostra esperienza...magari qualche episodio in cui avete pianto o in cui avete sorriso o riso... consigli per chi deve affrontare o dovrà farlo, questa "prova"...

navigator
27/01/2020, 10:33
Io ho i genitori vivi ma ho ho vissuto un po' quello che racconti con i nonni con due concezioni diametralmente opposte, una sarda ed una belga. Qui si vive molto di ricordi e tradizioni per lo più irrazionalmente, li si vive più del futuro rendendo la morte una eventualità quasi come una programmata e viene vissuta con un un invito a casa di tutti i parenti come un "compleanno poco festoso" dove si parla e si ricorda il defunto con un aperitivo.
Ricordo benissimo il giorno che andai svuotare la camera mia a casa dei miei nonni sardi trovando ancora indumenti di quando ero bambino, giochi, quatteoruote anni 80 e tante cose incredibili e intoccabili. I miei nonni belgi hanno cambiato tante case comunque molto razionali ed essenziali al loro interno, le stanze dei nipoti non avevano nessuna possibilità d'accumulo per nessuno ma in generale non si accumula mai nulla per mentalità.

Apox
27/01/2020, 10:46
E' sempre dura mettere le mani nei ricordi...

Anche a noi è successo poco fa per via dei nonni: alla fine ci siamo trovati e ognuno ha tenuto ciò che gli faceva più piacere, il resto lo abbiamo lasciato andare a chi probabilmente ne aveva più bisogno di noi

Lodi
27/01/2020, 15:09
L'ho letto anche io ieri sera, e, avendo cambiato casa da poco, non ha fatto altro che confermare quello che ho pensato durante il trasloco: "ma quanta roba che non ricordavo di avere/non utilizzo più ho?. Ora sto cercando di vendere quello che si può vendere e donare/gettare via il resto, in modo da tenere solo cose che utilizzo o alle quali sono molto legato.

pave
27/01/2020, 15:14
Bell'articolo, porta a riflettere... personalmente ho la fortuna di avere ancora sia papà (85 anni) che mamma (77 anni) ma so che prima o poi toccherà anche a me questo ingrato compito... e dovrò affrontare insieme a mio fratello e a mia sorella una casa di quasi 200 mq nella quale i miei abitano da 50 anni e nella quale noi 3 figli abbiamo vissuto per circa 30 anni ciascuno... mi spaventa molto questo pensiero, per le difficoltà logistiche che saranno da risolvere ma soprattutto per quelle emotive che si scateneranno.

Lamps

Melis
27/01/2020, 16:45
Bellissimo tema!
Premetto che mia madre, con cui sono cresciuta, è ancora viva (e probabilmente mi sotterrerà)
Io affondo le radici in un altro continente, che è possibilmente ancora più terrone e legato ai ricordi che i paesi del sud Europa. Ho alle spalle più di 18 traslochi in 35 anni (di cui 8 da sola) e alcuni oggetti assolutamente inutili che mi seguono come uno stercoraro.
Tra questi oggetti ci sono un paio di cose che a sua volta mia madre portò dalla Turchia quando si è trasferita in Germania prima dell'Italia, io porto avanti solo il testimone, anche se ci sono affezionata.
Traslocare è una rottura di biglie non indifferente, però è un'occasione per far pulizie.

Avendo cambiato anche paese più volte, diventi molto selettivo nelle cose che ti porti dietro.

Però casa nostra in Turchia son 450mq, tanto di questi sono occupati da cose che membri della famiglia non hanno voluto buttare via ma che in case "piccole e da plebei" occupano spazio.

Però devo dire che nessuno di noi è realmente un accumulatore seriale, mia nonna in primis. Non si affeziona a nulla, butta via tutto. Mia mamma accumula perchè "potrebbe tornare utile" ma credo sia un retaggio della paura della poca disponibilità economica.

Infatti anche quella casa lì sarebbe abbastanza facile da liberare, non c'è più nulla, a parte il pavimento, che sia uguale alle cose che c'erano nella nostra infanzia. Nulla che valga la pena tenere che non mi sia già portata a casa.

Io boh, si, ho una casa abbastanza essenziale, ma ci sono delle cose che non riesco a buttare via:
Libri
Vestiti (ne metto 3, non ho mai un cazzo da mettermi ma ogni singolo buco in casa è occupato dai vestiti - che non metto, ma sia mai che prima o poi mi venga voglia)
E degli oggetti inutilissimi, tipo un trenino di latta e delle mini statue di legno africane. E un peluche-scimmia infeltrito col braccio rotto degli anni 70.

IACH
27/01/2020, 19:45
proprio ieri ho appeso nell'ingresso di casa la fotografia di mio padre, classe 1927, in divisa della marina, una delle poche che lo ritraggono giovanissimo e che conservava un mio zio tra le cose dei nonni.
quando mancò, due anni dopo mamma, io e mio fratello svuotammo casa e praticamente gettammo via tutto quello che non riuscimmo a portare in parrocchia e ad una associazione di volontari. poche cose, una tristezza infinita anche per la consapevolezza di quanto mamma tenesse da conto le sue cose, anche le più semplici, memore della sua infanzia poverissima.
io ho conservato una saliera, un oggetto semplice che risale agli anni 50 credo, che è sempre stata nella nostra cucina

SailorLex
28/01/2020, 06:56
Io ho perso mio padre anni fa e ripulire casa fu abbastanza doloroso.
Non ho conservato nulla di suo se non alcune foto che ho in formato digitale e la passione per la fotografia.
So che può sembrare un po’ macabro ma mi sono accordato con la mia famiglia che quando mia madre ci lascerà, faremo cremare anche lei e riuniremo le loro ceneri. Ed io ho preso l’impegno di conservarle.


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Il Franky
28/01/2020, 09:59
Un tema molto toccante... Fortunatamente i miei genitori sono ancora molto giovani ed i pensieri che attraversano la tua testa e quella dei tuoi fratelli, come quella di Gramellini, non mi toccano ancora nemmeno l'anticamera del cervello.

Credo però che quando mai arriverà quel giorno, essendo figlio unico, avrò poco da ridere a crepapelle e molto da far ordine (prima che in casa, nella mia testa).

tbb800
30/01/2020, 09:56
Io non ce l'ho fatta. Ho eliminato poche cose che avrebbero alimentato le tarme, ma è tutto lì. In una casa che è ancora arredata e abitabile fin da oggi. Sarà che del mio passato ho sempre eliminato tutto (conservo soltanto le mie pagelle delle elementari che tengo ben nascoste sennò mia figlia mi prende a calci in culo), ma quando si è trattato di mettere mano alle cose dei miei genitori mi è mancato il coraggio di tirare una linea retta e addio. Perché?, forse mi serve a rendere vivo e toccabile un pezzo della mia vita che - realisticamente - non esiste più. Forse perché, nonostante siano passati tanti anni, non sono pronto a girare le pagine di un libro che non mi è piaciuto per come è stato scritto.

Qualcuno ha scritto che la vita è fatta di sottrazioni; io da un certo momento in poi, invece, ho cominciato a tenere più conto delle addizioni. Eppure non sono un accumulatore seriale. Se domani dovessi raccogliere le mie cose personalissime avrei bisogno soltanto di un paio di borse.

Mi domando spesso se bisogna ripulire la propria vita finché si è in tempo e lucidi, o lasciare agli altri il peso di questa azione. Ma cosa è importante tenere e cosa abbandonare? Me lo chiedo tutte le volte che conservo un disegno che abbandona mia figlia per casa, uno scarabocchio, foglietti vari che conservo in alcuni carpettoni che si stanno accatastando per la casa. Se dovessi tenere conto di quello che ho vissuto quando ho cominciato ad aprire cassetti e tentare di svuotare armadi, eviterei a chiunque un dolore simile.
Ma chi mi dice che quello che penso io è giusto e se, piuttosto, sia più opportuno far si che si lasci una traccia di sé stessi per farsi riconoscere domani?

Riflessione non facile quella che ha suggerito l'amico flag. Almeno per me.

ABCDEF
03/02/2020, 10:05
catarsi in Vocabolario - Treccani (http://www.treccani.it/vocabolario/catarsi/)

il dolore e la malinconia vanno bevuti tutti, d'un soorso, e forse questa è l'unica strada per liberarsene, o meglio, per farseli almeno un po' amici

blackhound
05/02/2020, 16:16
Io ci sto passando adesso, e vedere un letto vuoto , nel quale non dormirà più nessuno, mi da una stretta al cuore indicibile. Non sono cose, sono pezzi di persone, e ti chiedi con quale diritto le darai ad un rigattiere.

thepen70
06/02/2020, 06:06
Io ci sto passando adesso, e vedere un letto vuoto , nel quale non dormirà più nessuno, mi da una stretta al cuore indicibile. Non sono cose, sono pezzi di persone, e ti chiedi con quale diritto le darai ad un rigattiere.

Io ci sono passato ormai quasi due anni fa, spesso, sia mia madre che mio fratello mi dicono:" tieni questo, è un ricordo di tuo padre" oppure, "questo nono posso buttarlo, era di tuo padre" gli oggetti, per quanto a volte riescano ad evocarci ricordi restano tali, il ricordo è dentro di noi.

Monacograu
06/02/2020, 15:41
Mio padre è morto il 30 novembre 2014 e mia madre l'ha seguito, a pochissima distanza, il 16 febbraio 2015.
Con mio fratello decidemmo di vendere la loro casa e non fu facile perché era la casa in cui la nostra famiglia è cresciuta insieme.
Ma credo che, allo stesso tempo, sia stato uno dei periodi in cui io e mio fratello, che abitiamo a 500mt di distanza, siamo stato più vicini.
Svuotare casa e venderla è stato sì brutto, ma ha tirato fuori tanti di quei ricordi che abbiamo riportato insieme alla mente che ci ha fatto stare veramente bene. Forse, dopo quel triste periodo, siamo ancora più uniti.
E' forse in quell'occasione che mi sono convinto veramente dell'importanza di avere un fratello e quindi di non lasciare mio figlio un figlio unico.
Affrontare alcune cose insieme ad un fratello/sorella è tutta un'altra cosa.

Di casa dei miei ho veramente tenuto poco e niente.
A parte alcune foto e delle mie vecchie pagelle, una vecchia macchina da scrivere Olivetti di mia madre con cui io mi esercitavo alle superiori (e sì, all'epoca si faceva dattilografia), e "l'angolo papà" che custodisco dentro una vetrinetta: un vecchio rasoio con la coramella per affilarlo, una "videocamera" super 8, una bilancina di precisione per le cartucce da caccia...

Grazie flag...

bessol
08/02/2020, 15:05
https://www.corriere.it/sette/opinioni/polito/20_febbraio_07/antonio-polito-pulizie-morte-raccontate-voi-80c5701e-49c8-11ea-8e62-fcd8bfe20a1c.shtml

Crash5wv297
09/02/2020, 15:56
Fatto 2 anni e mezzo fa circa. Alla morte di mio padre abbiamo messo in vendita l'appartamento in città. 140 mt con solo mia madre dentro.
Avevamo talmente tante cose da fare, sistemare mia madre in appartamentino in affitto con badante, che abbiamo avuto poco tempo per pensare.
Il garage doppio con soppalco, non avete idea di quanti furgoni portati in discarica.
Una faticaccia immane.
Ora sto nell'altra casa fuori città, che io e mio padre abbiamo sistemato ed arredato in 20 anni circa di lavori. In effetti qui ho ancora più ricordi. Ma tempo di finire la mia, ed anche questa verrà messa in vendita. E qui è stato praticamente tutto o quasi fatto da noi. Mobili, scale, ecc...

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ABCDEF
15/02/2020, 13:29
Ringrazio i pochi che qui hanno voluto postare un pò del loro...dolore, coraggio, disperazione, il tutto condito con la dignità e la forza che sono assai più presenti e distribuiti di quanto, quando capita a noi, siamo portati a pensare...

Chi vedesse questi miei post e non mi conoscesse potrebbe pensare che io sono quello che...non sono

Ma , in culo alle incomprensioni, dato che, in un certo senso, siamo in famiglia...posto qualcosa che mi ha colpito ancora, e che ha come oggetto ancora una volta la morte, anzi, meglio, la separazione...
Il commento di Walter Veltroni, uomo politicamente assai distante da me, a questo video, mi trova concorde...avrei voluto trovare le stesse parole, ma sono meno abile e sensibile...
Ve le posto di seguito assieme al video...perdonatemi per la eventuale lacrima che vi strapperà, ma io trovo che sia qualcosa da vedere, se già non vi è capitato...buona domenica...torno a giocare con mia figlia, a ridere e a divertirmi...buona domenica ragazzi


https://youtu.be/DTFbGcnl0po

Si può cantare l’attesa di un vuoto? Di quel vuoto che riempie, soffocando, di vertigini e di buio? Si possono trovare le parole per dire a un padre che sta per lasciare la vita, tutto il proprio amore, tutto il proprio dolore? Lo si può fare senza retorica e senza falsi pudori? Da quando ho visto e ascoltato Monsters di James Blunt ho capito che è possibile. «Questo è uno dei video musicali più emozionanti che abbiamo visto da molto tempo». È l’opinione di un giornalista del sito pop Joe. L’autore, Rudi Kinsella - lo stesso cognome dell’autore del libro dal quale è stato tratto L’uomo dei sogni - sta parlando del video che potete conoscere qui sopra. Con gli occhi pieni di lacrime fissi nell’obiettivo il giovane cantante si rivolge a suo padre che ha il tempo contato, per una terribile malattia renale. Gli dice, soffrendo come un cane:
«Io non sono tuo figlio, tu non sei mio padre
Siamo solo due uomini adulti che si dicono addio
Non serve perdonare, non serve dimenticare
Conosco i tuoi errori e tu conosci i miei».


Da quando l’ho visto, questo video, non riesco a liberarmi da quello sguardo, da quel dolore. Ci sono una grande dignità e una grande verità, in quegli occhi umidi. Le stesse che si trovano nello sguardo del padre che, a un certo punto del video, compare a fianco del figlio. Come in un gioco di specchi della vita, quel magnifico anziano, come una pura proiezione di James nel tempo, stringe il suo braccio. Come fa un padre che vuole consolare il figlio, lo vuole rassicurare. I ruoli sono rispettati, sempre. «Io non sono tuo figlio, tu non sei mio padre, siamo due uomini adulti che si dicono addio». È una meravigliosa dichiarazione d’amore, quella specie d’amore bellissimo che lega, comunque lega, un figlio e chi gli ha fatto vivere la vita. Un rapporto fatto di tante cose. Di litigi, di rancori, di dolcezze, di bisogno di autonomia, di fili spezzati e di legami inossidabili, di apprendimento e ribellione, di rabbia sofferta e di incessante dolcezza.
«Il tempo è passato
Ho piegato i tuoi vestiti sulla sedia
Spero che tu dorma bene, non aver paura».
«Non avere paura» è la frase che dice un padre a un figlio, non viceversa. Ma il tempo, quello che «è passato», capovolge i ruoli, sposta la cura dell’altro dal vecchio al giovane.
«E mentre dormi, cercherò di renderti orgoglioso
Quindi papà, non puoi almeno chiudere gli occhi?
Non aver paura, è il mio turno
Per scacciare i mostri».
James, che è stato militare in Kossovo, che ha avuto il padre ufficiale dell’Army Air Corps inglese, sa bene cosa sia la morte. Sa che ora tocca a lui, «scacciare i mostri» che arrivano quando la stanza si fa buia e ci si sente soli. Questa meravigliosa e straziante canzone, questo video sconcertante nella sua semplicità non appartengono alla pornografia dei sentimenti di questo tempo. Mi sembra ci sia una grande dignità e il senso più profondo del distacco. E persino una razionalizzazione della morte, affrontata di fronte, a testa alta, non nascosta, non taciuta come una vergogna. La morte come parte della vita, come zona di scambio del testimone, tappa che, come nella foto tra Coppi e Bartali, rende impossibile capire chi passa la borraccia a chi. «Cercherò di renderti orgoglioso». Non è in fondo questa la sfida principale della vita, la prova del fuoco che dentro di sé ciascuno sente di dover affrontare? Per chi ti ha dato la vita, per chi, come faceva Ettore con Astiannatte, si è tolto l’elmo della battaglia, ti ha preso in braccio bambino, guardato fisso negli occhi, tirato verso il futuro?


Commento mio: operazione di marketing...e se anche fosse? Chi di noi, specialmente maschietti, scavandosi dentro non trova quel desiderio di rendere orgoglioso il padre...che magari è stato duro, col quale magarisiamo stati duri...ok, la smetto qui

Sorry

P.s. Per chi non mastica la lingua della perfida Albione, trovare la versione col testo tradotto su YouTube è facile

sagyttar
02/05/2020, 19:30
Ci sono dentro in pieno.
Mio padre ha deciso di andare avanti il 31 di Marzo e da allora quasi quotidianamente sono a casa di mia mamma per fare un po' di ordine e recuperare oggetti che giacevano in cantina da una vita, dimenticati da tutto e tutti.
Fortunatamente non sono vittima di malinconia o sentimenti negativi, anzi! Nostro padre continua a vivere nelle migliaia di piccole cose che si è lasciato alle spalle. In cantina e garage sta saltando fuori una caccia al tesoro incredibile, stanno ritornando alla luce oggetti di cui ignoravo l'esistenza, altri che ricordavo vagamente da bambino e che credevo trattarsi di ricordi distorti da decenni di oblìo.
Non ha davvero mai buttato nulla, a partire dai quaderni di scuola serale per diplomarsi in elettromeccanica nel lontano 1974. Bellissimi quanto preziosi.
Un vadenecum di matematica (quello che gli universitari anni 80 chiamavano "manabile") edito nel 1922 e di sua proprietà da quando ancora abitava in citta prima di sposarsi, attrezzature da campeggio degli anni 50, da alpinismo degli anni 80-90, obiettivi fotografici analogici di svariati tipi che potrò riutilizzare sulla mia reflex digitale e tante altre cosette che ora troveranno posto a casa mia, cimeli di un passato che ricordo ancora con immenso piacere, perchè devo a lui l'amore per la montagna e per il rispetto della natura, come tante altre bellissime cose che mi ha trasmesso in quesa lunga esistenza.
La sua morte, purtroppo avvenuta nel pieno dell'epidemia è stato un evento al limite del grottesco, parecchio surreale, in verità. L'unica fortuna è stata che era a casa, confortato da mia madre e mio fratello, l'unico che ha potuto accompagnarlo al cimitero dopo una sbrigativa benedizione a domicilio del parroco e se non altro abbiamo avuto la fortuna di poterlo salutare e vedere, nel suo letto, sereno come se stesse dormendo in un uno di quei pomeriggi dove reclinava la testa di lato appisolandosi sul divano davanti alla tv.

McFly01
02/05/2020, 19:59
Caro sagyttar,
spesso sul forum non ho condiviso le tue opinioni e il modo di esprimerle, ma di fronte a tale tragedia e alle belle parole da te spese, non posso che abbracciarti virtualmente e dedicarti un sentito mi dispiace e tante condoglianze.


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z4fun
03/05/2020, 06:47
Condoglianze Sagyttar, bellissimo il tuo racconto, un abbraccio

ABCDEF
03/05/2020, 13:42
Ci sono dentro in pieno.
Mio padre ha deciso di andare avanti il 31 di Marzo e da allora quasi quotidianamente sono a casa di mia mamma per fare un po' di ordine e recuperare oggetti che giacevano in cantina da una vita, dimenticati da tutto e tutti.
Fortunatamente non sono vittima di malinconia o sentimenti negativi, anzi! Nostro padre continua a vivere nelle migliaia di piccole cose che si è lasciato alle spalle. In cantina e garage sta saltando fuori una caccia al tesoro incredibile, stanno ritornando alla luce oggetti di cui ignoravo l'esistenza, altri che ricordavo vagamente da bambino e che credevo trattarsi di ricordi distorti da decenni di oblìo.
Non ha davvero mai buttato nulla, a partire dai quaderni di scuola serale per diplomarsi in elettromeccanica nel lontano 1974. Bellissimi quanto preziosi.
Un vadenecum di matematica (quello che gli universitari anni 80 chiamavano "manabile") edito nel 1922 e di sua proprietà da quando ancora abitava in citta prima di sposarsi, attrezzature da campeggio degli anni 50, da alpinismo degli anni 80-90, obiettivi fotografici analogici di svariati tipi che potrò riutilizzare sulla mia reflex digitale e tante altre cosette che ora troveranno posto a casa mia, cimeli di un passato che ricordo ancora con immenso piacere, perchè devo a lui l'amore per la montagna e per il rispetto della natura, come tante altre bellissime cose che mi ha trasmesso in quesa lunga esistenza.
La sua morte, purtroppo avvenuta nel pieno dell'epidemia è stato un evento al limite del grottesco, parecchio surreale, in verità. L'unica fortuna è stata che era a casa, confortato da mia madre e mio fratello, l'unico che ha potuto accompagnarlo al cimitero dopo una sbrigativa benedizione a domicilio del parroco e se non altro abbiamo avuto la fortuna di poterlo salutare e vedere, nel suo letto, sereno come se stesse dormendo in un uno di quei pomeriggi dove reclinava la testa di lato appisolandosi sul divano davanti alla tv.

condoglianze sincere...ma anche a me, come cercavo di raccontare, assieme ai miei fratelli, sono capitati momenti perfino allegri, e risate irrefrenabili, forse per scaricare la tensione o altri sentimenti...
no, tuo padre non è in quelle cose, tuo padre te lo porti dentro nelle cose che ti ha insegnato, perfino in quelle, magari, e a me è capitato, sulle quali non eri daccordo o che ti facevano incaxxare...

che il tuo vecchio si riposi tranquillo e che la terra non gli sia troppo pesante


filippo

GAVEmarco
03/05/2020, 13:56
Non ho esperienze dirette riguardo l'argomento...ma mi capita di pensare a quando quel momento arriverà, spero con tutto il cuore il più tardi e "dolcemente" possibile.

Il legame con i miei genitori è quanto quanto di più vicino all'amicizia un figlio possa provare per chi l'ha messo al mondo. Mi addolora tantissimo il pensiero che un giorno dovrò salutarli. Quando questo pensiero mi afferra non riesco mai a trattenere le lacrime e l'unica cosa che mi consola è il ritenermi fortunato a poter godere ancora della loro presenza nella mia vita.

Mi da forza leggere le vostre esperienze e vi sono vicino per le vostre perdite.

Argus
06/09/2021, 08:32
Sì, ci sono passato anch'io attraverso questa fase di recente.
Visitavo speso i miei genitori mentre erano vivi e mi dava fastidio che stessero raccogliendo varie cose piccole e inutili che io invece volevo buttare via. Ad esempio, pezzi di mobili usati, utensili vari usati, giocattoli fin da quando io erro piccolo, pensavano che un giorno ci sarebbero stati utili.
Mia madre è morta nel 2016 e mio padre nel giugno 2021. Ho attraversato stati indescrivibili, è orribile pensare che nessuno dei tuoi genitori sia più con te. Per questo ho scelto di cremarli con l'aiuto di questa agenzia di onoranze funebri Roma (https://www.la-romana-funebre.it/onoranze-funebri-roma) e conservo ancora le loro ceneri a casa.
Dopo la loro morte, non ho buttato via niente. Ho lasciato intatta la loro casetta, vorrei che fosse come il museo della nostra infanzia, perché da allora nulla è cambiato e quando vado in quella casa è come se vedessi vivi i miei genitori.

Norik
06/09/2021, 09:59
Sì, ci sono passato anch'io oltre questa fase di recente.
Andavo speso a trovare i miei genitori mentre erano vivi e mi dava fastidio che raccogliessero tutte le interiora, e io quando andavo da loro: li buttavo nella spazzatura.
Dopo la loro morte, davvero non ho buttato via niente. Ho lasciato intatta la loro casetta, vorrei che fosse come il museo della nostra infanzia, perché da allora nulla è cambiato, e quando vado in quella casa è come se vedessi vivi i miei genitori.

mi spiace per la situazione, ma scusa cosa intendi dire?

Argus
06/09/2021, 11:13
mi spiace per la situazione, ma scusa cosa intendi dire?
Ho cambiato, chiedo scusa