nothing2007
20/07/2007, 23:00
Giovanotto, a Cuneo lo ricordano già smanioso di fare strada. Frequenta il Country club, allora luogo d’incontro della Cuneo bene. È un po’ playboy, un po’ gigolò. Ma il nomignolo che gli sibilano alle spalle, quando passa sotto i portici di corso Nizza, è «Tribüla»: si dice di uno che fa fatica, che si arrabatta. Ma il «Tribüla» ha fretta di arrivare. Diventa l’assistente, il factotum, il faccendiere di un finanziere locale, Attilio Dutto, che tra l’altro aveva rilevato la Paramatti vernici (ex azienda di Michele Sindona). Ma alle 8 di un mattino fine anni Settanta, Dutto salta in aria insieme alla sua auto: gran finale libanese per un piccolo uomo d’affari cuneese. La verità su quel botto del 1979 non si è mai saputa; in compenso sono fiorite leggende di provincia, secondo cui a far saltare in aria il finanziere era stato il clan dei Marsigliesi... Di certo c’è solo che il «Tribüla», dopo quel botto, sparisce da Cuneo. Ricompare a Milano. Casa in piazza Tricolore, molta ricchezza esibita, cattivo gusto profuso a piene mani. Occupazione incerta. Frequenta agenti di cambio e remisiers, bazzica la Borsa, si dà arie da finanziere. Riesce a convincere il conte Achille Caproni (erede della famiglia che aveva fondato la Caproni Aeroplani) a rilevare la Paramatti. Diventa consulente della Cgi, Compagnia generale industriale, la holding dei conti Caproni. Risultati disastrosi: la Paramatti naufraga nel crac; la Cgi viene spolpata, il pacchetto azionario venduto all’Efim (cioè allo Stato), le società del gruppo subiscono fallimenti a catena, gli operai sono messi in cassa integrazione, banche e creditori sono lasciati con un buco di 14 miliardi. Per un certo periodo, però, Briatore si presenta in pubblico come discografico, gira per feste e salotti con Iva Zanicchi al seguito. Il «Tribüla» continua faticosamente a inseguire il grande colpo, a sognare il grande affare. Intanto però trova una compagnia da Amici miei con cui tira scherzi birboni ai polli di turno. C’è un finto marchese, Cesare Azzaro, che si ritiene il miglior giocatore di carte del mondo. C’è un conte vero, Achille Caproni di Taliedo, rampollo della famiglia che ha fatto volare gli aerei italiani. C’è un avvocato dal nome altisonante. Adelio Ponce de Leon. E uomini dello spettacolo e della tv, Pupo (al secolo Enzo Ghinazzi), Loredana Berté, Emilio Fede, al tempo - erano i primi anni Ottanta - al vertice della sua carriera in Rai, vicedirettore del Tg1 e conduttore del programma Test. L’ambiente è una sorta di laboratorio dell’«edonismo reaganiano»: soldi, affari, gioco, belle donne. Luoghi d’incontro, case e bische clandestine a Milano e Bergamo, le ville del conte Caproni a Vizzola Ticino e a Venegono, hotel e casinò in Jugoslavia e in Kenya.
3. Dalle stalle alla stella
Le feste del contino Attilio, spalleggiato dal brillante Briatore, fanno rivivere alla villa di Vizzolo i fasti degli anni Trenta, quando sulle rive del Ticino arrivava il Duce per pranzare con l’amico Giovanni, l’inventore della Aeroplani Caproni. Nella versione anni Ottanta, invece, le feste, le battute di caccia, i safari in Africa sono occasioni per proporre affari, business che restano però sempre progetti: di concreto c’è sempre e solo un mazzo di carte che spunta all’improvviso su un tavolo verde. Cadono nella rete l’imprenditore Teofilo Sanson, quello dei gelati (su quel tappeto verde lascia 20 milioni), il cantante Pupo (60 milioni), l’armatore Sergio Leone (158 milioni in due serate all’Hotel Intercontinental di Zagabria), l’ex vicepresidente della Confindustria Renato Buoncristiani (495 milioni), l’ex presidente della Confagricoltura Giandomenico Serra (1 miliardo tondo tondo, in buona parte in assegni intestati a Emilio Fede). E tanti, tanti altri... A posteriori, il «Tribüla» la racconta così: «Mi piacevano scala quaranta, scopa, poker, chemin... No, il black jack non l’ho mai capito, la roulette non mi ha mai preso. Tra noi c’erano anche bari, io non c’entravo nulla, però, lo ha scritto anche Emilio Fede nel suo libro. Dall’83 non gioco più, qualche colpo a ramino, stop». In verità la storia era più complessa: un gruppo di malavitosi di rango, eredi del boss Francis Turatello, dedito al traffico di droga e al riciclaggio, aveva pianificato (e realizzato per anni) una truffa alla grande, con carte truccate e tutti gli optional del caso; e i polli da spennare, chiamati gentilmente «clienti», erano individuati con un’azione scientifica di studio e di ricerca, dopo aver «comprato» informazioni da impiegati compiacenti dentro le banche e dopo aver compilato accurate schede informative (complete di disponibilità finanziarie, interessi, relazioni, gusti: meglio agganciarli proponendo una battuta di caccia o portando un paio di ragazze molto disponibili?). Briatore, a capo di quello che i giudici chiamano «il gruppo di Milano», nel business aveva il delicato compito di «agganciare» i «clienti» di fascia alta, ingolosirli con qualche buon affare, farli sentire a loro agio con una adeguata vita notturna. E poi spennarli. Il gioco s’interrompe con una retata, una serie d’arresti, un’inchiesta giudiziaria e un paio di processi. Fede è assolto per insufficienza di prove, Briatore è condannato in primo grado a 1 anno e 6 mesi a Bergamo, a 3 anni a Milano. Ma non si fa un solo giorno di carcere, perché scappa per tempo a Saint Thomas, nelle isole Vergini, e poi una bella amnistia cancella ogni peccato. Cancella anche dalla memoria un numero di telefono di New York (212-833337) segnato nell’agenda di Briatore accanto al nome «Genovese» e riportato negli atti giudiziari del processo alle bische: «È un numero intestato alla ditta G&G Concrete Corporation di John Gambino, con sede in 920, 72 Street, Brooklyn, New York. Tanto il Gambino quanto il Genovese sono schedati dagli uffici di polizia americana quali esponenti di rilievo nell’organizzazione mafiosa Cosa Nostra».
Anagrafe: nato a Verzuolo (vicino a Saluzzo, provincia di Cuneo) il 12 aprile 1950. Eterno fidanzato-single perché "innamorarsi sarebbe fantastico, ma quando lavori molto non puoi permetterti di avere una moglie: non sarebbe d'aiuto"
Professioni: geometra, maestro di sci, assicuratore, consulente, finanziere, biscazziere, negoziante Benetton, team manager di F1, playboy, discotecaro ...
Segni particolari: occhiali fumé, abbronzatura d'ordinanza e babbucce di velluto fucsia, portate disinvoltamente anche sotto lo smoking
Amici: Bernie Ecclestone, Berlusconi, David Mills (l'avvocato della Fininvest off-shore), Stefano Ricucci, Alejandro Agag (genero di Aznar), Emilio Fede, Luciano Moggi, Antonio Giraudo
Nemici: il fisco e i libri (mai letto uno negli ultimi vent'anni: "Io leggo i rapporti dell'azienda quando sono in viaggio. Ma non mi sono mai svegliato al mattino pensando: ‘Peccato, questa settimana non ho letto un libro'...")
Ideologia: inconsistente o inesistente; ha votato una volta sola, "30 anni fa, per la Dc", però si dice "uomo di sinistra", però trova che "Berlusconi è qualcosa di straordinario"
Frase celebre: "Sarebbe fantastica una fidanzata normale, un'impiegata, una farmacista. Ma non mi succede mai perché non vado al supermercato, né in farmacia..."
BILLIONAIRE, IL SOGNO E L'INCUBO
Denise Barbuto ex candidata a Miss del locale di Flavio Briatore
racconta a Star TV le sue tre settimane d'inferno nel locale piu' in Costa Smeralda
"Vivevamo in otto in un prefabbricato e non ci davano neanche la carta igienica"
tutta l'intervista e le altre foto :
Billionaire : il sogno e l'incubo. Le confessioni di Denise Barbuto a StarTV (http://www.calendariomania.com/it/gossip_notizie_2007_billionaire.htm)
3. Dalle stalle alla stella
Le feste del contino Attilio, spalleggiato dal brillante Briatore, fanno rivivere alla villa di Vizzolo i fasti degli anni Trenta, quando sulle rive del Ticino arrivava il Duce per pranzare con l’amico Giovanni, l’inventore della Aeroplani Caproni. Nella versione anni Ottanta, invece, le feste, le battute di caccia, i safari in Africa sono occasioni per proporre affari, business che restano però sempre progetti: di concreto c’è sempre e solo un mazzo di carte che spunta all’improvviso su un tavolo verde. Cadono nella rete l’imprenditore Teofilo Sanson, quello dei gelati (su quel tappeto verde lascia 20 milioni), il cantante Pupo (60 milioni), l’armatore Sergio Leone (158 milioni in due serate all’Hotel Intercontinental di Zagabria), l’ex vicepresidente della Confindustria Renato Buoncristiani (495 milioni), l’ex presidente della Confagricoltura Giandomenico Serra (1 miliardo tondo tondo, in buona parte in assegni intestati a Emilio Fede). E tanti, tanti altri... A posteriori, il «Tribüla» la racconta così: «Mi piacevano scala quaranta, scopa, poker, chemin... No, il black jack non l’ho mai capito, la roulette non mi ha mai preso. Tra noi c’erano anche bari, io non c’entravo nulla, però, lo ha scritto anche Emilio Fede nel suo libro. Dall’83 non gioco più, qualche colpo a ramino, stop». In verità la storia era più complessa: un gruppo di malavitosi di rango, eredi del boss Francis Turatello, dedito al traffico di droga e al riciclaggio, aveva pianificato (e realizzato per anni) una truffa alla grande, con carte truccate e tutti gli optional del caso; e i polli da spennare, chiamati gentilmente «clienti», erano individuati con un’azione scientifica di studio e di ricerca, dopo aver «comprato» informazioni da impiegati compiacenti dentro le banche e dopo aver compilato accurate schede informative (complete di disponibilità finanziarie, interessi, relazioni, gusti: meglio agganciarli proponendo una battuta di caccia o portando un paio di ragazze molto disponibili?). Briatore, a capo di quello che i giudici chiamano «il gruppo di Milano», nel business aveva il delicato compito di «agganciare» i «clienti» di fascia alta, ingolosirli con qualche buon affare, farli sentire a loro agio con una adeguata vita notturna. E poi spennarli. Il gioco s’interrompe con una retata, una serie d’arresti, un’inchiesta giudiziaria e un paio di processi. Fede è assolto per insufficienza di prove, Briatore è condannato in primo grado a 1 anno e 6 mesi a Bergamo, a 3 anni a Milano. Ma non si fa un solo giorno di carcere, perché scappa per tempo a Saint Thomas, nelle isole Vergini, e poi una bella amnistia cancella ogni peccato. Cancella anche dalla memoria un numero di telefono di New York (212-833337) segnato nell’agenda di Briatore accanto al nome «Genovese» e riportato negli atti giudiziari del processo alle bische: «È un numero intestato alla ditta G&G Concrete Corporation di John Gambino, con sede in 920, 72 Street, Brooklyn, New York. Tanto il Gambino quanto il Genovese sono schedati dagli uffici di polizia americana quali esponenti di rilievo nell’organizzazione mafiosa Cosa Nostra».
Anagrafe: nato a Verzuolo (vicino a Saluzzo, provincia di Cuneo) il 12 aprile 1950. Eterno fidanzato-single perché "innamorarsi sarebbe fantastico, ma quando lavori molto non puoi permetterti di avere una moglie: non sarebbe d'aiuto"
Professioni: geometra, maestro di sci, assicuratore, consulente, finanziere, biscazziere, negoziante Benetton, team manager di F1, playboy, discotecaro ...
Segni particolari: occhiali fumé, abbronzatura d'ordinanza e babbucce di velluto fucsia, portate disinvoltamente anche sotto lo smoking
Amici: Bernie Ecclestone, Berlusconi, David Mills (l'avvocato della Fininvest off-shore), Stefano Ricucci, Alejandro Agag (genero di Aznar), Emilio Fede, Luciano Moggi, Antonio Giraudo
Nemici: il fisco e i libri (mai letto uno negli ultimi vent'anni: "Io leggo i rapporti dell'azienda quando sono in viaggio. Ma non mi sono mai svegliato al mattino pensando: ‘Peccato, questa settimana non ho letto un libro'...")
Ideologia: inconsistente o inesistente; ha votato una volta sola, "30 anni fa, per la Dc", però si dice "uomo di sinistra", però trova che "Berlusconi è qualcosa di straordinario"
Frase celebre: "Sarebbe fantastica una fidanzata normale, un'impiegata, una farmacista. Ma non mi succede mai perché non vado al supermercato, né in farmacia..."
BILLIONAIRE, IL SOGNO E L'INCUBO
Denise Barbuto ex candidata a Miss del locale di Flavio Briatore
racconta a Star TV le sue tre settimane d'inferno nel locale piu' in Costa Smeralda
"Vivevamo in otto in un prefabbricato e non ci davano neanche la carta igienica"
tutta l'intervista e le altre foto :
Billionaire : il sogno e l'incubo. Le confessioni di Denise Barbuto a StarTV (http://www.calendariomania.com/it/gossip_notizie_2007_billionaire.htm)