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Visualizza Versione Completa : Portogallo



Tommy71k
24/01/2022, 11:28
Ciao ragazzi, queste estate ho intenzione di fare un giro in Portogallo. Io partirei 2 giorni prima e mia moglie mi raggiungerebbe con l'aereo. Lo so che i km sono tanti ma farei 1 tappa giusto per dormire dopo Barcellona per poi arrivare a Porto, riposarmi e fare un giro di 2 giorni a piedi. . Una volta ragiunto Portogallo, intenzione è andare fino al sud passando da Nazare, Sintra, Lisbona, Algarve per poi proseguire verso Seviglia, magari Gibilterra, Valencia, Figueres e poi verso casa. Totale, circa 20 giorni. Qualcuno l'ha già fatto? https://uploads.tapatalk-cdn.com/20220124/0d628076226cb5926df5af5c6630a511.jpg

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FICHI
24/01/2022, 11:56
Si , io (eravamo tre copie) nel 2013

Allego webalbum: https://goo.gl/photos/1SAtBT4SBh5mepy98

È uno di quei posti che ci piacque molto, infatti...avremmo serie intenzioni di rifarlo quest'anno [emoji1].

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venturafree
24/01/2022, 12:31
Si , io (eravamo tre copie) nel 2013

Allego webalbum: https://goo.gl/photos/1SAtBT4SBh5mepy98

È uno di quei posti che ci piacque molto, infatti...avremmo serie intenzioni di rifarlo quest'anno [emoji1].

[emoji6]

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Ciao Fichi. Gentilmente potresti mettere un paio di foto del viaggio in Portogallo?🙄🙄😄😄😅😅😅😅😅😁😁😁😁

Tommy71k
24/01/2022, 16:53
Si , io (eravamo tre copie) nel 2013

Allego webalbum: https://goo.gl/photos/1SAtBT4SBh5mepy98



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Bello,quanto è durato il vostro viaggio?Quanti KM avete fatto?Vedo che voi siete andati in su,verso Santiago:noi vogliamo partire da Porto e andare verso giu.Grazie comunque.Se puoi,posta qualche foto anche qua e magari un piccolo intinerario/descrizione(se vuoi) cosi magari io,o galcun'altro prende spunto.Grazie ancora.

FICHI
24/01/2022, 18:29
Bello,quanto è durato il vostro viaggio?

Dal 03 al 20/08 (Torino / Torino)


Se puoi,posta qualche foto anche qua e magari un piccolo intinerario/descrizione(se vuoi) cosi magari io,o galcun'altro prende spunto.Grazie ancora.

Comunque, se apri (aprite) e scorri l'album fotografico, anche velocemente , al quale... chiunque può accedere....potrai farti ispirare per il viaggio e per la pianificazione dello stesso, soffermandoti, magari sù ciò che ti incuriosisce , vedrai ,comunque, la risposta alla maggior parte delle domande cha hai fatto , compresi vari pezzi di itinerario , Km totali e vedrai , tra le altre cose, che noi siamo entrati in Portogallo da Elvas.

Buona...visione :oook:

Tommy71k
24/01/2022, 20:00
Dal 03 al 20/08 (Torino / Torino)



Comunque, se apri (aprite) e scorri l'album fotografico, anche velocemente , al quale... chiunque può accedere....potrai farti ispirare per il viaggio e per la pianificazione dello stesso, soffermandoti, magari sù ciò che ti incuriosisce , vedrai ,comunque, la risposta alla maggior parte delle domande cha hai fatto , compresi vari pezzi di itinerario , Km totali e vedrai , tra le altre cose, che noi siamo entrati in Portogallo da Elvas.

Buona...visione :oook:Sono stato a Viseu, Porto e Braga con il camper. Ma quest'anno vogliamo partire proprio da Porto e andare verso sud in moto. Le tue foto le ho viste, bel viaggio. Bravi.

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FICHI
24/01/2022, 20:43
Magari ci....incroceremo :biggrin3::oook:

giudice
03/02/2022, 20:21
Si , io….

Globetrotter:w00t:

FICHI
03/02/2022, 20:54
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"Ci piace" tanto andare in moto (con le Triumph poi...).

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sergioenrico
05/02/2022, 10:44
Agosto 2009
Visto ci vuoi andare, forse questo racconto può essere di qualche utilità anche se è
un po’ datato, parecchio lungo e probabilmente troppo “guida turistica” .
Se hai la pazienza di leggerlo magari ne puoi trarre qualche spunto. Qualora fosse troppo noioso, bhè, perdonami

Premessa
L’obiettivo di quest’anno è raggiungere quel pezzetto di terra che sta all’estremo nord della Spagna, seguendo la bella strada che da tutta Europa conduce fino a Santiago de Compostela e a Fisterra, il punto più a ovest della Spagna
Ci spingeremo poi più a sud, lungo le coste dell’Atlantico per vedere l’ultima terra d’Europa: il Portogallo, la terra del Fado e del Porto, a sud,fino ai monasteri dell’Alentejo, una delle zone più povere ma più affascinanti del Portogallo.

Pavia - Montpellier
È ancora buio quando di accendiamo la moto, e pronunciamo la formula scaramantica che da anni precede di un istante la partenza di un viaggio: are you ready?
Troppe volte abbiamo percorso l’autostrada che costeggia il Mediterraneo, quindi, per questa volta, scegliamo un itinerario meno scontato e proveremo ad arrivare a Montpellier, prima tappa del viaggio, attraverso le Alpi.
Dopo un breve tratto di autostrada, raggiungiamo le generose colline delle Langhe, quando le prime luci dell’’alba ci sorprendono, regalandoci le splendide viste delle terre del Barolo con gli ordinati vigneti dai quali grondano, ancora acerbi, i pregiati grappoli del re dei vini.
Abbandonate le colline, la strada sale senza strappi fino a Cuneo dove imbocchiamo la strada del colle della Maddalena. Dopo una sosta a Vinadio, per un rapido sguardo alle imponenti fortificazioni poste a guardia della valle, riprendiamo la strada per il colle della Maddalena percorrendo l’ampia valle formata dallo Stura Damonte,
Lungo la valle, il paesaggio è punteggiato dai bei paesi in pietra che ci portano indietro nel tempo. A fare da sfondo le maestose cime delle alpi che si frappongono a formare una barriera che pare invalicabile
Ai lati della strada siamo attratti dallo spettacolo di piccole cascate che rovesciano a valle esili fili d’acqua, ultimi residui, in questa tarda estate, delle abbondanti nevicate invernali.
Qualche tornante e siamo già quota. I paesaggi si aprono sugli scorci spettacolari delle alpi marittime. Via, via che ci avviciniamo al passo, la vegetazione lascia spazio ai prati, sui quali torreggiano le pareti rocciose
Poco prima del passo a 2000 metri incontriamo l’azzurro intenso del lago della Maddalena coronato dalle cime delle montagne che si riflettono nelle acque calme e trasparenti.
Una breve sosta al passo, per un ultimo caffè italiano, quattro chiacchiere con due mototuristi e attraversiamo il confine con la Francia.
Dopo il valico, percorriamo la profonda valle della Dourance , seguendone per un lungo tratto il percorso verso Gap, La strada corre stretta tra i monti lasciando intravedere a tratti il fondo valle con il fiume lucente che riflette i raggi del sole del mattino.
Un pranzo leggero, l’occasionale incontro con due Caponordisti francesi e riprendiamo la strada verso il mare, attraversando i dolci paesaggi del sud fino alla Camargue dove tra gli stagni, nuovamente respiriamo l’aria pesante e densa di umidità di questa terra di tori e di cavalli

Montpellier - Saint Gaudens
Riprendiamo il viaggio verso i Pirenei, scegliendo di attraversare le belle strade secondarie del Midi anziché utilizzare la più comoda autostrada
Sfioriamo villaggi che conservano tracce delle fortezze Catare, mute testimoni del dramma che si è consumato in questi luoghi, negli anni delle persecuzioni condotte da Papato e Impero contro le eresie.
Attraversiamo i bei paesaggi del Midi che si alternano a dei paesi dai nomi evocativi come Saint Croix, Saint Suplice, Auterive, fino a Saint Gaudens ai piedi dei Pirenei, tappa ideale per visitare la straordinaria abbazia di Saint Bertrand des Comminges
Le brevi soste ci riservano sempre la piacevole sorpresa di borghi medioevali abbarbicati su speroni rocciosi con arditi ponti a schiena d’asino gettati su tumultuosi torrenti
Ci fermiamo in paesi sospesi nel tempo, con le antiche case a graticcio dove solo la presenza delle auto ci strappa dall’atmosfera di epoche passate.
Scaricati i bagagli in albergo riprendiamo la moto per dirigerci verso l’abbazia distante alcuni chilometri da Saint Gaudens.
Già in lontananza, non possiamo fare a meno di fermarci per ammirare l’arcigna costruzione, appollaiata su una altura interamente occupata dall’imponente edificio che nonostante la mole, sfoggia una singolare snellezza.
Lasciata la moto nell’ampio parcheggio ai piedi della rupe su cui sorge la cattedrale dedicata a Notre Dame, approfittiamo del trenino che ci porta in cima alla collina.
Siamo in piena stagione turistica e il borgo sorto ai piedi della chiesa è tanto affollato da togliere parte della suggestione che il luogo meriterebbe.
Ci inoltriamo nelle ripide stradine fino alla piazza antistante la cattedrale, caratterizzata dalla possente torre quadrata nella quale si apre un bellissimo portale a bifora che fa da ingresso alla severa costruzione romanica.
All’interno dell’edificio respiriamo la tipica atmosfera di tante chiese medioevali, nelle quali le piccole finestre ricavate nelle possenti murature, lasciano entrare tenui lame di luce.
Su tutto però, a suscitare il nostro interesse è il chiostro, che si affaccia su uno scorcio dei Pirenei che sembra stato scelto apposta per a regalare agli ospiti un ambiente che induce al raccoglimento ed alla preghiera.
La bassa costruzione è retta da belle colonne che terminano con dei capitelli che sfoggiano tutto il bestiario medioevale, fatto di mostri, di corpi goffi e deformi che si alternano a personaggi ritratti pose severe e giudicanti, il tutto per suscitare le tremende visioni dell’aldilà.
Siamo completamente coinvolti nell’atmosfera medioevale, il ritmo ordinato degli archi e delle colonne, semplice e perfetto, crea delle suggestioni fino rallentare lo scorrere del tempo. I passi si fanno lenti e leggeri e ci lasciamo avvolgere dai silenzi del chiostro
Riprendiamo la moto per visitare la piccola chiesa Romanica di Saint Just, a due chilometri da Saint Bertrand, con il suo bel portale del XII secolo nel quale sono raffigurati il Cristo e gli Evangelisti. Tornati a Saint Gaudens, dopo una rigenerante doccia, ci trasferiamo nella brasserie vicina all’hotel, dove ci aspettano una tagliata di manzo ed una buona birra.

Saint Gaudens - Santa Cruz de los Serios
Sveglia ancora di buon mattino e il viaggio riprende in direzione ovest, lungo la strada che fiancheggia i Pirenei.
C’è molta umidità e fa parecchio freddo al mattino, cosa affatto inusuale in questi luoghi. Indossati gli antipioggia, attraversiamo frettolosamente Lourdes, troppo affollata per consentirci una sosta, anche breve, al santuario e proseguiamo sulla strada assaporando già le belle curve delle montagne pirenaiche.
Poco dopo Lourdes incominciamo la salita dei Pirenei, la catena montuosa che si estende per circa. 450 km da ovest a est, dall'oceano Atlantico al Mediterraneo, separando la Francia dalla penisola Iberica
La salita verso il col de Soulour è poco impegnativa. Per alcuni chilometri siamo immersi nella foresta mista di conifere e di latifoglie, percorsi alcuni chilometri, ci avviciniamo ai 1474 metri del passo, dove ritroviamo le distese dei pascoli.
Proseguiamo verso il col d’Aubisque ancora in terra francese. I versanti sono ripidi, la strada stretta, strappata alla montagna si inerpica , fiancheggiando per parecchi chilometri degli inquietanti dirupi. Come sempre, il panorama regalato dalle montagne sostituisce presto ogni altra emozione.
Lungo la spettacolare salita non mancano gli incontri con i ciclisti che ancora una volta ci ricordano che siamo sulle strade del tour, teatro delle imprese dei campioni e di quelle di eroi meno noti che sfidano solo se stessi
Arrivati al passo, nella nebbia dei 1700 del col d’Aubisque ci accolgono i bei cavalli che costituiscono un piacevole incontro e delle enormi bici che celebrano le imprese degli eroi delle due ruote
Ci inerpichiamo ancora sui fianchi della montagna, la cui carreggiata è troppo spesso interamente occupata da enormi camper che ci costringono a pericolose acrobazie.
Arrivati al col du Portalet, che separa la Francia dalla Spagna, i Pirenei degradano più dolcemente, aprendosi alle spettacolari vette del vicino Pic du Midi.
In breve arriviamo a Santa Cruz de Serios, una microscopica località ai piedi dei Pirenei dove troviamo alloggio nel suggestivo hostal affacciato proprio sull’abside della bella chiesa romanica del XIII secolo.
Una breve sosta e riprendiamo la moto per rivedere uno dei luoghi che più ci avevano impressionato nel precedente viaggio. Il monastero reale di Saint Juan de la Pena
E’ la seconda volta che veniamo qui e ci delude non poco Saint Juan de la Pena; anni fa ci accolse l’olografia di un monaco che ci fece da guida lungo il percorso. Oggi solo le pietre, lavorate a volte dalla natura, altre dalle abili mani degli scalpellini, ci aiutano a capire l’importanza di questo luogo, che accoglie le spoglie dei primi leggendari Re di Aragona, oltre ad uno dei tanti Santi Graal che compaiono di tanto in tanto
Delusi torniamo all’hostal dove ci consoliamo con la visita della splendida parrocchiale medioevale di Santa Cruz de los Serios e a sera, con l’ottima cucina dell’hostal.

Santa Cruz de los Serios - Burgos
Sveglia presto al mattino, ma in Spagna non sono propriamente mattinieri e i gestori dell’hostal, ci fanno aspettare fino alle otto per il conto.
Con un’ora di ritardo ripartiamo sulla semideserta N240 che fiancheggia i Pirenei fino alla deviazione di un paio di chilometri che ci porta al bel monastero di Leire, situato in una panoramica posizione ai piedi della sierra, affacciato sul lago artificiale di Yesa.
Preceduti da un gruppo di turisti sbarcati da un bus visitiamo il Monastero di Leire, ancora funzionante. La semplicità disadorna di tutto l’edificio contrasta con l’elaborato portale, tipico di molta dell’architettura del “camino” che spicca sulla facciata spoglia della facciata.
Suggestivo lo scorcio sui Pirenei che si gode dall’interno della chiesa.
Ritorniamo sulla N240 in direzione di Pamplona, percorrendola per una sessantina di chilometri, sino ad imboccare una bella strada secondaria che ci fa scoprire i piccoli paesi di una Navarra fuori dal tempo.
Isolato nella campagna sta la bellissima chiesa medioevale di Eunate. A pianta ottagonale, è circondata da un magnifico porticato retto da sottili colonne che reggono capitelli tipicamente medioevali. Su tutto, svetta il corpo ottagonale della chiesa con il caratteristico campanile a vento
In una ventina di chilometri arriviamo a Puente la Reina, che deve il nome ad un ponte fatto costruire in epoca medioevale per favorire l’afflusso dei pellegrini verso Santiago de Compostela
A Puente la Reina “tutti i Camini diventano uno solo” quindi da qui in poi, per quanto possibile, seguiremo il Camino di Santiago.
Pochi chilometri e siamo a Estella, dove veniamo accolti dalle esplosioni dei petardi di una “feria con encierro” una festa con la corsa dei tori. Estella, “la bella” deve il suo nome a degli stupendi edifici di epoca medioevale come la chiesa dedicata a San Michele, con l’elaborato portale in stile Romanico.
Arriviamo a Burgos, la città del “Cid”, il luogo da dove è ripartita la “Reconquista” che ha ridato le Spagne all’occidente.
La città ci accoglie con l’imponente porta medioevale e con la statua del Cid che, con la spada minacciosamente sguainata, sembra proteggere la città da ogni minaccia.
E’ bella Burgos, adagiata sulle rive del rio Arlanzon, è sovrastata dalla sua cattedrale gotica, recentemente sottoposta ad un accurato restauro che l’ha restituita pienamente all’originario splendore.
La facciata, della cattedrale è stretta tra due possenti torri sormontate da guglie ottagonali che ne alleggeriscono le forme. La sommità della facciata è coronata da ieratiche statue di santi e profeti
Guardando in sù siamo ammirati dal tripudio di torri e di guglie meticolosamente decorate che sfidano la forza di gravità e si slanciano nell’azzurro del cielo
Non stupisce che siano occorsi più di tre secoli per portare a termine l’enorme costruzione, iniziata nella prima mèta del 1200, utilizzando costruttori tedeschi, le cui prestazioni, a quell’epoca, erano contese da tutte le città d’europa.
Straordinaria la porta gotica di accesso alla chiesa, i piedritti e i sottarchi sono interamente decorati da statuette degli apostoli
Come spesso accade però la parte più interessante, dal punto di vista architettonico, è la parte absidale con gli archi archi rampanti in bella mostra a fare da contrafforte alle grandi volte, il cui slancio si raccoglie nel tiburio ottagonale sormontato da raffinate guglie
All’interno ci accoglie lo spettacolo di una architettura raffinata e matura. La pietra assume l’aspetto di un complicato ricamo e dà alla luce l’occasione di insinuarsi nell’edificio attraverso le vetrate dai mille colori
Le volte della navata centrale sono sostenute da grandi pilastri a fascio che racchiudono enormi finestre
Al centro dei bracci della crociera si eleva il tiburio, alto 50 metri che si conclude con una magnifica volta stellata
Un bel portale immette nella galleria dell’ampio chiostro a due piani sul quale si aprono delle eleganti finestre quadrifore.
Al di là della cattedrale, che da sola vale il viaggio, Burgos è una piacevole città di provincia, nella quale è piacevole lasciare scorrere il tempo in attesa della sera

Burgos - Leon
Ripartiamo ancora seguendo” il camino” che spesso costeggia e si incrocia con la strada asfaltata. Superiamo continuamente i pellegrini che isolati o a gruppi, a piedi o in bici, si misurano con sé stessi, lungo gli ottocento chilometri che separano Roncisvalle da Santiago de Compostela.
Tra Burgos e Leon sono innumerevoli le occasioni per una sosta. Una torre che emerge dalle basse case di un borgo perso nella campagna segnala la presenza di un del castello templare trasformato in un elegante quattro stelle
La prima occasione è a Fromista, per visitare la bellissima chiesa romanica dal classico schema a croce latina dedicata a San Martino. La facciata a capanna è coronata da due torri cilindriche. La parte absidale, decisamente elegante, mette in mostra le tre absidi e l’alto tiburio ottagonale che conferisce slancio alla costruzione.
L’esterno è quasi privo di decorazioni, solo la strombatura delle finestre e l’aggetto di gronda sono decorate da motivi geometriche e da figure antropomorfe tipiche del medioevo. L’interno è come di consueto, semplice ed austero, caratterizzato dalle massicce pareti che sostengono le possenti volte a botte.
Proseguendo lungo il camino incrociamo il piccolo paese di Carrion de los Condes dove fa bella mostra una chiesa persa nei vicoli medioevali e ormai inglobata nel tessuto urbano.
L’ultima tappa prima di Leon è nella cittadina di Sahagun per vedere la chiesa romanica in stile Mudejar dedicata a San Tirso. I mattoni rossi caratterizzano l’imponente campanile a vento, ornato da finestre con archi a tutto sesto.
Percorriamo rapidamente i cinquanta chilometri che separano Sahagun da Leon, Capoluogo della provincia autonoma e importante tappa sul “camino”.
Arriviamo a Leon nel primissimo pomeriggio, giusto in tempo per placare la fame con delle tapas, per poi dedicare il resto del pomeriggio alla visita della città.
Incominciamo con la visita della cattedrale che, iniziata nel 1205, fu terminata due secoli più tardi. La facciata a capanna, chiusa da due possenti torri di altezza diversa, ha una galleria di bifore sormontata da un rosone e dalla cuspide. In basso i tre bellissimi portali, con al centro la porta dedicata alla Madonna, con il pilastro centrale che si trasforma nella statua della Vergine.
L’intricato merletto che costituisce la decorazione di guglie e pinnacoli, assume di volta in volta la forma di santi, di angeli o di complicate decorazioni floreali fino a culminare nel Giudizio universale del timpano. A destra e a sinistra due porte più piccole dedicate a San Francesco e a San Giovanni.
L’interno ci accoglie con una selva di altissimi pilasti e con un mantello di volte che lo fanno diventare simile ad una foresta di pietra. Le murature quasi inesistenti lasciano spazio alle grandi finestre con le magnifiche vetrate dalle quali entrano lame di luce dai mille colori.
I lati della cattedrale rivelano un magnifico insieme di linee tese, di contrafforti e archi rampanti che si raccordano nell’altissimo tiburio. Straordinaria la parte absidale, in parte plateresca, con cappelle poligonali aggettanti.
Una lunga passeggiata, nel caldo pomeriggio attraverso le strette vie medioevali, ci porta fino alla grande piazza, con la quinta dell’enorme facciata in stile plateresco del monastero di San Marcos. Ci è concessa la visita ad una limitata parte dell’colossale complesso ora trasformato in un lussuosissimo Parador. Imponente e straordinariamente elegante è il chiostro attorno al quale si sviluppa il monastero.

Leon – Santiago de Compostela
Ripartiamo sotto un sole incerto verso Ponferrada, importante per l’imponente castello templare che appollaiato su una montagnola, domina il corso del rio Sil. Anche se ormai in rovina vale la pena dedicare una mezz’ora alla visita della rocca che ospitava i leggendari monaci guerrieri che tanto hanno dato alla Reconquista.
La passeggiata sul cammino di ronda, tra difficili passaggi e merli a coda di rondine, ci rivela le sorprendenti dimensioni delle rovine e soprattutto dell’enorme spazio centrale, destinato alla piazza d’armi, che probabilmente ospitava centinaia di soldati
Superato il Puerto del Manzanal entriamo in Galizia. Siamo nella Spagna Verde, qui i venti portati dall’oceano generano un clima instabile che alterna continuamente squarci di sole ad improvvisi scrosci di pioggia. Sempre più frequentemente ci capita di percorrere “il camino” accompagnando gruppi di pellegrini sui cui volti sono disegnati i segni della felicità per aver raggiunto l’obiettivo.
Finalmente Santiago! rimbomba nelle nostre teste il grido liberatorio dei pellegrini antichi e moderni che negli ultimi 900 anni hanno percorsogli 800 chilometri che separano Roncisvalle da Campus Stelle
Lasciata la moto in albergo, attraversando le vie lastricate strette tra antichi palazzi, andiamo in piazza dell’Obradorio.
Sulla piazza è tutto un brulicare di gente, di artisti di piazza, di zaini e biciclette abbandonate dai pellegrini che si abbracciano commossi di fronte alla grande scalinata dominata dalla brutta facciata barocca della cattedrale che copre quella romanica, ben più suggestiva, di Mastro Matteo, il costruttore della cattedrale medioevale
Rispetto all’ultima volta che l’avevamo visitata, Santiago è parecchio affollata, e molto del suo indiscutibile fascino di città medioevale è sacrificato al caos di turisti e pellegrini che affollano le vie principali.
Una scalinata a doppia rampa innalza l’edificio di parecchi metri rispetto al piano della piazza. La facciata è stretta tra due altissime torri decorate con elaborati motivi barocchi che ne appesantiscono le forme architettoniche.
Purtroppo, il portico della gloria, una delle porte monumentali più belle che il medioevo ci abbia lasciato, non è visibile a causa dei lavori di restauro cui è sottoposto.
Quattro passi intorno alla cattedrale e sbuchiamo nella piazza della quintana sulla quale si affaccia la Porta Santa che viene aperta in occasione del giubileo nell’anno campostellano
Entriamo nella chiesa, che la tradizione vuole ospiti i resti mortali dell’apostolo Giacomo, attraverso la Porta della Plateria.
La porta, di scuola tolosana, divisa in due da una elegante colonna che termina con un capitello decorato, è ornata da scene tratte dal vecchio e dal nuovo testamento raccontate nell’espressivo linguaggio artistico tipico del medioevo.
L’interno della grande cattedrale, ci restituisce la semplice austerità del romanico. All’interno si percepisce pienamente l’enorme mole dell’edificio, costruito sul classico schema della pianta a croce latina.
Ci accodiamo alla lunga fila di fedeli per scendere nella cripta che accoglie l’urna d’argento che accoglie i resti dell’apostolo
Nonostante la folla è sempre suggestiva la partecipazione alla Santa Messa recitata in spagnolo cui partecipiamo in compagnia dei numerosi pellegrini.
Il percorso di visita ci porta al grande chiostro tardogotico con le grandi finestre decorate che si aprono sulle belle viste delle torri della cattedrale
Sulle vie che portano alla piazza si affacciano eleganti palazzi come il collegio de Fonseca con il grande patio rinascimentale

Santiago de Compostela – Fisterre - Santiago de Compostela
Il giorno dopo, dedichiamo la bella giornata di sole ad una visita al Capo do Fisterra, ritenuto da sempre il punto più a ovest d’Europa.
Percorriamo la strada delle rias bajas, con le splendide spiagge si sabbia bianca, fino a quando la strada, inerpicandosi un poco, ci porta al faro di capo di Fisterra con la splendida vista sull’Atlantico al Km 0,00 del cammino
Il Capo di Fisterre è stato un po’ il primo giro di boa in questo nostro viaggio attraverso “le Spagne”, un viaggio fino ad ora interessante ma certamente privo di quelle sorprese provate in altri viaggi. La vecchia Europa è ormai, la nostra casa comune e non genera più quel brivido della scoperta che altri continenti riescono sempre a regalarci

Santiago de Compostela - Braga
E’ domenica quando, dopo una eccellente colazione, (un’ottima ragione per frequentare un 4 stelle) puntiamo decisamente a sud.
Per una sessantina di chilometri percorriamo la strada nazionale che fiancheggia l’autostrada sfiorando ripetutamente l’Oceano fino alla città di Vigo, dove decidiamo per una deviazione, che ci consente di costeggiare per un lungo tratto le spettacolari rive dell’oceano Atlantico fino alla cittadina di La guardia, sulla foce del rio Minho che fa da confine tra la Spagna e la regione più settentrionale del Portogallo.
Lungo la strada si cucina il ciurrasco, l’arrosto tipico del portogallo, che stimola i nostri succhi gastrici con meravigliosi aromi.
Arriviamo a Braga poco dopo mezzogiorno e in breve troviamo una camera in un hotel della catena francese degli Ibis, dei 3 stelle già collaudati in molte occasioni. La moto, riposa nel garage e ci sentiamo di cominciare a scoprire questa città dalle cento chiese, con i campanili che svettano in numerosi punti dai tetti delle case.
Come in quasi tutte le località di origine medioevale, al centro della città sta la cattedrale che rappresenta spesso non solo il simbolo religioso ma anche il livello di potenza cui è arrivata la comunità
La sè veja di Braga è una delle più importanti del portogallo. Qui l’originario impianto romanico è stato trasformato da decorazioni manueline e barocche che non tolgono all’edificio una straordinaria grazia
Come in quasi tutte le località di origine medioevale, al centro della città stà la cattedrale che rappresenta spesso non solo il simbolo religioso ma anche il livello di potenza cui è arrivata la comunità
La sè veja di Braga è una delle più importanti del portogallo. Qui l’originario impianto romanico è stato trasformato da decorazioni manueline e barocche che non tolgono all’edificio una straordinaria grazia
La sera, in una affollata ciurrsqueria, diamo fondo alle aspetttive di tutta la giornata, divorando una abbondante porzione di ciurrasco, il piatto tipico della zona.


Braga - Coimbra
Come sempre ci muoviamo di prima mattina. Il clima fresco del nord della Spagna, ci ha da tempo lasciato e il caldo di ferragosto, comincia a farsi sentire, mentre percorriamo per alcuni chilometri, le strade strette e trafficate della regione del Minho.
Con la moto carica non è per niente divertente guidare in queste condizioni di traffico, per cui scegliamo di prendere l’autostrada che seguendo il corso del Douro per diversi chilometri, si inoltra nei pregiati vigneti del “vino do Porto”.
Poco prima di mezzogiorno arriviamo a Coimbra, la bellissima città medioevale che ospita la più antica università del Portogallo.
In alto appollaiata sulla rupe che domina la città, il grande complesso dell’università, fondata alla fine del 1200, i cui edifici sono strutturati intorno al grande cortile che affaccia sul rio Mondego che scorre pigro ai piedi della città.

Coimbra - Fatima
Lasciamo Coimbra per percorrere i pochi chilometri che la separano da Fatima. La cittadina con il grande santuario sorto sul luogo delle apparizioni delle Madonna, con le sue numerose pensioni e i ristoranti a buon mercato, rappresenta la base ideale per le visite dei tre luoghi della regione dichiarati patrimonio dell’umanità: i grandi monasteri di Tomar, di Bathala e di Alcobaca
Arrivati a Fatima, nonostante il gran caldo si faccia sentire già di prima mattina, andiamo alla spianata del santuario, dove la religiosità assume i toni di un apparente fanatismo, in cui i fedeli si sottopongono ad estenuanti penitenze percorrendo in ginocchio l’enorme piazzale fino a concludere il supplizio davanti alla statua della Madonna.
Dalla parte opposta della piazza, di fronte al santuario, c’è la grande chiesa dedicata a Paolo VI, che può ospitare 9000 fedeli, con il bellissimo mosaico a fondo d’oro dedicato al Salvatore.
È singolare constatare come ciascuno di luoghi della fede che ci è capitato di visitare durante questo viaggio, ci abbia rivelato delle caratteristiche proprie: A Lourdes, entrati nel recinto sacro si lasciano fuori ciarpame e cianfrusaglie e diventa il luogo in cui sembrano concentrarsi tutte le sofferenze della terra; nelle vie di Santiago siamo accompagnati da una atmosfera gioiosa e serena, dove la ricerca sembra rivolta alla introspezione; a fatima il dolore assume la forma di una penitenza che può sembrare esasperata. Il tratto comune ai tre luoghi è la percezione di una straordinaria vicinanza al soprannaturale

Fatima – Tomar- Batalha – Alcobaca - Fatima
Il mattino successivo, con la moto scarica, ci prepariamo per il giro di tre dei luoghi che hanno profondamente segnato la storia dell’Alentejo la regione centrale del Portogallo.
Percorriamo senza fretta le strade strette e tortuose che portano al monastero di Cristo a Tomar costruito attorno al 1160 dai Templari , distante solo una trentina di chilometri da Fatima
Il monastero di Tomar venne edificato in un punto strategico, sulla sommità di una collina e quando queste terre erano ancora dominate dalle armate dei sultani di al Andalus
Superato un curatissimo e tranquillo giardino, che probabilmente nel passato aveva le funzioni di una piazza d’armi, ci avviamo verso la chiesa che rappresenta il cuore del monastero.
La chiesa è costituita da due corpi di fabbrica il più antico formato dalla chiesa romanica, edificato nella seconda metà del dodicesimo secolo dai templari, su cui si innesta il corpo più recente, costruito nell’elaborato stile Manuelino.
Entrando nell’edificio romanico, le pesanti decorazioni aggiunte nel corso dei secoli, nascondono purtroppo l’originaria austerità della costruzione e ne impediscono la comprensione delle forme.
L’itinerario di visita ci porta nel primo degli otto chiostri che nei secoli si sono aggiunti alla costruzione originaria.
Costruito in stile gotico, è il luogo di sepoltura dei cavalieri templari. Le superfici curve delle volte, le snelle colonnine binate coronate da capitelli decorati con motivi vegetali, regalano i suggestivi giochi di luce tipici di tutta l’architettura medioevale.
Passiamo rapidamente per il quattrocentesco chiostro dei lavandai, anche questo in stile gotico. Al piano terra massicce colonne sormontate da archi a sesto acuto, al piano superiore le leggere colonne binate con i capitelli floreali.
Dal chiostro si possono apprezzare le spettacolari vedute dell’abside della chiesa le cui mura sono coronate da una possente merlatura, che ci ricorda il doppio ruolo dell’edificio, al tempo stesso luogo di preghiera e fortezza.
Attraversando i suggestivi chiostri non possiamo fare a meno di pensare ai cavalieri vestiti di bianco con la croce rossa sul petto che combattevano contro cavalieri altrettanto coraggiosi il cui simbolo era la mezzaluna
Quando pensiamo alle crociate ci vengono in mente i regni di Terrasanta, ma la vera crociata, quella decisiva per il nostro modo di vivere, si combatté proprio in questi luoghi e vide lo scontro tra i primi “Re Pastori” di Aragona, affiancati dai cavalieri crociati, e i Sultani di “Al-Andalus”
Il Convento di Cristo ha un totale di otto chiostri che sono una vera lezione di storia dell’arte. Attraversando la storia ripercorrono gli stili architettonici dal medioevo all’architettura manuelina, fino al rinascimento italiano importato alla fine del cinquecento.
Ripercorrendo la stessa strada dell’andata ci trasferiamo verso la cittadina di Bathala, distante una ventina di chilometri da Fatima, che ospita il secondo dei monasteri che ci siamo prefissati di visitare in questa giornata.

Batalha
Dopo una breve discussione con un vigile, a base di un portoghese un po’ “mouriniano” , troviamo con il suo aiuto un parcheggio per la moto, ed entriamo nella grande piazza. Sullo sfondo l’enorme struttura giallo ocra del monastero, con il lastricato in pietra che riflette implacabile la luce del sole di mezzogiorno.
Ma man mano che ci avviciniamo alla facciata, si fanno più nitide le elaborate decorazioni e si svela il tripudio di statue che richiamano le storie dell’antico e del nuovo testamento e che culminano in una selva di guglie che si stagliano nitide nel cielo azzurro.
L’interno della chiesa, altissima, lunga e stretta, è sobrio e spoglio da ogni ornamento. Le linee purissime, mettono in evidenza i possenti pilasti che sorreggono le nervature delle volte.
Anche qui la luce è protagonista e le grandi vetrate policrome disegnano giochi di colore che ad uno sguardo più attento rivelano figure che narrano le storie legate alla vita di Cristo
Una porticina vicina al coro immette in uno dei chiostri più spettacolari di tutto il viaggio. Le arcate sono di una ampiezza inusuale e le intricate decorazioni dei sottarchi che assomigliano ad un delicato merletto ricavato dalla pietra, creano un suggestivo gioco di chiaroscuri.
La chiesa e gli altri edifici principali, vennero costruiti a partire dal 1178 fino alla fine del tredicesimo secolo, seguendo i precetti di sobrietà dell'ordine cisterciense con linee architettoniche pulite e con pochissime decorazioni.
La struttura continua nell’adiacente chiostro di Alfonso V la cui decorazione è decisamente molto più semplice di quella del chiostro Reale. In questo sobrio chiostro, costruito nel classico stile gotico con archi a doppia cuspide, è evidente il contrasto con lo stile manuelino del vicino chiostro reale.
Uscendo dal monastero veniamo attirati da una strana costruzione, evidentemente incompleta, separata dal resto del monastero. Si tratta della “cappella incompiuta” destinata a mausoleo per il re Edoardo del Portogallo e per i suoi discendenti
La struttura ottagonale, alta una quindicina di metri, priva della copertura, è accessibile attraverso un enorme portale decorato con elaborati motivi floreali. All’interno, in ancora nell’elaborato stile manuelino, si aprono sette cappelle scandite da enormi contrafforti che dovevano sostenere le vele delle volte.

Alcobaca
Dopo una coca ed un panino siamo di nuovo in sella, in direzione della cittadina di Alcobaca che ospita dell’ultimo dei monumenti che ci eravamo prefissati di visitare in questa giornata dedicata ai monasteri.
Parcheggiamo la Caponord a qualche centinaio di metri dal complesso monumentale e guidati dal flusso dei turisti ci dirigiamo verso il monastero.
La facciata principale del monastero, realizzata in un miscuglio di stili, è stretta tra due ali in stile barocco che racchiudono la chiesa. Unici resti dell’originaria chiesa gotica, sono il portale con la sequenza di archi a sesto acuto e l’elaborato rosone
L’interno della chiesa si rivela straordinariamente stretto e alto. Ad Alcobaca a verticalità dell'edifici, una tipica caratteristica dell’architettura gotica, viene esasperata nelle proporzioni.Tutto sembra essere stato concepito per enfatizzare lo slancio verso l’alto dell’edificio, quasi a simboleggiare il desiderio dell’uomo, che con intelligenza e volontà, vuole avvicinarsi a Dio
Seguendo il modello comune a molti edifici cistercensi, le pareti e i pilasti sono privi di decorazioni. Gli interni sono molto luminosi grazie alle grandi finestre che si aprono nella muratura e soprattutto, al rosone della facciata
Splendida, l’altissima abside che si conclude con la straordinaria volta ad ombrello disegnata da potenti costolature
Passando attraverso i locali delle sacrestie arriviamo allo splendido chiostro cisterciense del monastero.
Il grande chiostro ha due gallerie: quella del piano terreno nel rigoroso stile gotico, con le colonne, decorate da capitelli con motivi animali e vegetali che sostengono gli ampi archi alpiano superiore la fantasiosa decorazione manuelina che caratterizza tutta l’architettura cinquecentesca della penisola iberica.
E’ sufficiente una breve sosta presso la bella la sala della fontana in stile gotico per trovare ristoro dal gran caldo e rinfrescarsi con lo zampillo d’acqua che sgorga dalle cannelle della fontanella
Entriamo nel refettorio, su lato destro della grande sala si apre una scaletta che porta al pulpito sul quale, durante il pranzo, uno dei monaci, leggeva passi della Bibbia.
Attraverso una successione di stanze di diverse dimensioni, entriamo nella stanza del dormitorio, nella quale i monaci dormivano in promiscuità : solo all'abate era permesso dormire in una stanza a parte.
L’ambiente, che affaccia sul grande cortile del chiostro, è una elegante successione di grandi archi gotici sorretti da possenti pilastri.

Fatima - Capo da Roca
Dopo la scorpacciata di cattedrali chiostri, e monasteri decidiamo per un paio di giorni di relax davanti all’oceano. Puntiamo ancora a sud verso Estoril a le sue spiagge sabbia battute dalle onde oceaniche
Trovare stanze sulla costa ad agosto è però un problema! Ci fermiamo a chiedere: non c’e posto, c’è posto ma è un cesso, c’è posto ma la capo deve dormire sulla strada, ci sono posto e il parcheggio ma costa 350 euros a notte, quando finalmente una spiaggia sull’oceano, una enorme piscina, il parcheggio per la capo e 100 euro a notte (tanto paga la penna) ci convincono che questo è il posto che cercavamo.
Errore!!! Siamo nel lato nord del promontorio di Capo da Roca, l’estremità più occidentale del Portogallo e passiamo 2 tristi giornate avvolti dalla nebbia che puntuale si presenta al mattino a nascondere tutto ciò che ci circonda.
E’ sufficiente percorrere qualche chilometro verso sud per ritrovare uno splendido sole. Di fronte a noi il giallo di dune che ricordano quelle africane, creano uno splendido contrasto con l’azzurro intenso dell’oceano. In lontananza la rupe di Capo da Roca con la cima avvolta da un fitta nebbia. Và bhè, le cose bisogna sempre farle due volte!

Capo da Roca - Evora
Capo da Roca è stato l’altro giro di boa sulla strada del ritorno. Dopo aver rapidamente percorso i 160 chilometri che separano l’estremità arriviamo nella bella città di Evora ormai da anni patrimonio dell’umanità
Parcheggiata la Caponord e indossati gli abiti civili ci tuffiamo tra le viuzze medioevali che conducono alla lunga piazza, dove ai tempi dell’inquisizione venivano eseguite le condanne al rogo.
Sono diverse le ragioni per visitare Evora, l’attrazione principale rimane però straordinaria cattedrale che si affaccia una angusta piazza che si apre, quasi a sorpresa, nell’intrico delle stradine.
La facciata della costruzione fa pensare più ad una fortezza che a un edificio religioso. La merlatura alla sommità della cattedrale infatti, ricorda da vicino un castello. Solo l’ampio portale d’ingresso, decorato dalle statue degli apostoli, ci riconduce alla reale funzione del fabbricato.
L’interno della chiesa, ci riporta alla sobrietà dello stile romanico. L’interno, scandito dalle aperture delle finestre dei matronei che affacciano sula navata centrale, è caratterizzato dal gioco di colori e dal contrasto tra il grigio dei conci ed il bianco della malta.
Passiamo nel bel chiostro gotico. Le gallerie, ritmate dai grandi arche a sesto acuto, restano in una raccolta penombra. Dai finestroni, sorretti dai grandi pilasti a fascio che si aprono sugli scorci del singolare tiburio, decorato da semplici pinnacoli, entra una luce, modulata e soffusa.
In ciascuno dei quattro angoli del chiostro si aprono delle scale a chiocciola che conducono ad una terrazza da dove si ammira il bel panorama sulla pianura dell’Alentejo
A testimonianza del lungo passato di Evora, possiamo ammirare le 14 colonne corinzie di un tempio romano, risalente al II secolo dopo cristo, che si elevano su un alto piedistallo in pietra.

Evora - Avila
Ripartiamo, di buon mattino percorrendo il viale che fiancheggia la cinta di mura medioevali della città.
Superato l’acquedotto romano, attraversando le campi coltivati dell’Alentejo, ci dirigiamo verso il confine spagnolo distante solo un centinaio di chilometri.
Entriamo in Spagna, percorrendo le vaste pianure dell’Estremadura, l’arido altopiano della regione che sta al confine con il Portogallo. I Campi, sono cosparsi di alberi da sughero, parzialmente scorticati per ricavare il prezioso materiale
Man mano che ci avviciniamo alla Castiglia, in lontananza si stagliano le boscose alture della Sierra de Grendos
Percorriamo le distese semideserte dell’altopiano castigliano fino a quando la strada sale lentamente ma progressivamente fino ai 1275 metri del passo di Tornavacas
Una lunga discesa ci porta fino ad Avila, dove facciamo tappa per una notte, disturbati dal caldo e dagli inopportuni nottambuli anglosassoni che volentieri prenderemmo a calci in culo.
Ripartiamo per nulla riposati con alle spalle la notte insonne e con la prospettiva di una lunga tappa che ci deve portare fino ai piedi dei Pirenei.
Senza un programma preciso, decidiamo di fermarci nella piccola località di Sebinago, dove mettiamo riparo alle fatiche della giornata e della notte passata ad imprecare, rilassandoci in un bellissimo quattro stelle con annesso centro benessere.

Avila - Montpellier
Perfettamente rinfrancati dagli idromassaggi e dalla piscina termale ripartiamo verso il passo di Somport, che fa da confine tra Spagna e Francia
Di fronte a noi, si stagliano le grandiose montagne del monte Perdido, che innalzandosi oltre i 3000 metri, irrompono in modo indimenticabile nel nostro orizzonte.
Serpeggiando dolcemente, la strada, in perfette condizioni, ci porta ai 1000 metri del passo, dove resistono i segni del posto di un confine, cancellato dalla nuova Europa.
Strada deserta, bei paesaggi, clima ideale. Sembra proprio la giornata perfetta per guidare una moto. Ci godiamo le belle curve che scendono dal passo lungo i fianchi dei Pirenei.
E’ una lunga discesa quella che si snoda tra le belle montagne, attraverso valli anguste che improvvisamente si aprono su scorsi spettacolari e che ci porta in breve, nella regione francese del Midi Pirenèè
Qualche nuvolaglia ci perseguita minacciando una pioggia che fortunosamente riusciamo ad evitare
Entrati nella Linguadoca, sfioriamo la turrita città medioevale di Carcassonne, che ammiriamo dall’autostrada. Da qui, solo 150 chilometri ci separano da Montpellier, dove ci concediamo l’ultima sosta prima dell’Italia

Montpellier - Pavia
Per l’ultima tappa del viaggio scegliamo ancora le alpi percorrendo le belle strade della Provenza fino al Monginevro per poi prendere l’autostrada fino a Pavia
È stato un bel viaggio, abbiamo ancora gli occhi pieni di vecchie città, di balconi sull’oceano, di spogli altopiani e di grandi montagne, ma la nostra casa è qui, più o meno al centro della pianura padana …….ed è bello tornarci.

Ciao
Sergio+Eugenia