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Visualizza Versione Completa : "Stronzi calamità aziendale", libro e sito web per difendersi



Avv. del Diavolo
22/10/2007, 09:42
Prepotenze e angherie sul posto di lavoro non danneggiano solo chi le subisce ma anche le aziende, dove la produttività è invece favorita se l'ambiente è più civile ed efficiente.

E' la tesi di Robert I. Sutton, docente di Scienza dell'ingegneria gestionale alla Stanford University, che con "Il metodo antistronzi" (Elliot Edizioni) ha realizzato un divertente manuale per individuare e se possibile neutralizzare prepotenti, maleducati e despoti che opprimono il prossimo, ferendolo ma anche danneggiando la produttività aziendale, quando la loro perversa dote viene esercitata al lavoro.

Un libretto acuto sul filo dell'ironia (prefazione di Pier Luigi Celli), presentato ieri sera a Milano e diventato un piccolo caso editoriale: un milione di copie vendute in due mesi negli Usa, mezzo milione in Germania e già in classifica in Francia, poco dopo l'uscita. Con tanto di prezioso corollario online: un blog dell'autore, molto seguito, http://bobsutton.typepad.com; un sistema per individuare i soggetti che corrispondono alla definizione (http://electricpulp.com/guykawasaki/arse); persino una mail tipo da inviare ArseMail brought to you by The No Asshole Rule (http://www.thenoassholerule.com/) . E ora anche un sito in italiano (MailAntistronzi (http://www.metodoantistronzi.it)) e un blog dedicato (Il metodo antistronzi (http://metodoantistronzi.splinder.com)).

"Sentite, non mi importa se ha vinto il premio Nobel. Non voglio stronzi a rovinare il nostro gruppo": è stata questa frase, ascoltata a Stanford, dove per la prima volta sentì parlare di "metodo antistronzi", dice Sutton, ad ispirare il suo lavoro.

IL CONFLITTO E' PREZIOSO, LA PREVARICAZIONE UN DANNO

Si può essere dunque eccezionalmente dotati eppure implacabilmente dannosi per il prossimo, e per il lavoro collettivo, dice Sutton. Che indica una serie di "misfatti" rilevatori di questa tipologia umana: dagli insulti personali all'invasione del "territorio" altrui, dalle minacce al sarcasmo usato come scorciatoia per l'insulto, dalla mortificazione pubblica alle occhiatacce. Sino a trattare il prossimo come fosse invisibile. Come racconta il protagonista di uno dei tanti casi segnalati nel libro, afflitto dal fatto di avere una capoufficio che sistematicamente, quando lui parlava, non guardava lui ma lo specchio alle sue spalle, sistemandosi l'acconciatura.

Sono stati gli sguardi di persone maltrattate, i mille trucchi escogitati per sopravvivere ai prepotenti e piccole divertenti storie di vendetta a spingere a scrivere il libro Sutton. Che ci tiene a sottolineare di non voler affatto invocare il reclutamento di smidollati, che invece disprezza.

"Sono un convinto sostenitore del conflitto, anche quando sfocia in discussioni animate. Le ricerche più disparate... dimostrano che lo scontro costruttivo sulle idee, e non il litigio basato sull'animosità personale, porta ad una performance migliore, specialmente se i gruppi non svolgono un lavoro di routine", afferma il docente di Stanford. Convinto che un giusto livello di attrito giovi a qualsiasi organizzazione.

Per questo il libro indica una serie di preziosi consigli per affrontare e neutralizzare gli stronzi. O almeno per riuscire a sopravvivere accanto a loro. Ma anche per "tenere a bada" il proprio stronzo interno.

Un processo semiserio di conoscenza e creatività. Rendendo omaggio al ricordo di quello sconosciuto, ricorda Sutton, che tanti anni fa, in un ristorante italiano famoso per l'atmosfera di simpatia, affrontò un insopportabile maleducato che infastidiva tutti, gli dichiarò la propria ammirazione, gli chiese il nome. Poi ringraziandolo disse. "Sto scrivendo un libro sugli stronzi... e tu sei perfetto per il capitolo 13".