XantiaX
16/02/2008, 21:25
"Se anche tu ti senti di votare in seconda serata su temi non scottanti di carattere sintassi-economico...."
Benvegniuto!
(Attenz. si potrebbe arrivare a richiedere la ristampa della totalità delle banconote in commercio allorquando vincesse il "plurale".)
Sul plurale di "euro" (http://www.mat.uniroma1.it/~gewurz/euri.html)
nel link sopra, un'interessante disquisizione sul singolare e plurale, di cui riporto sotto, solo la parte che da ragione alla versione con plurale.
....
Un euro, molti EURI
In italiano già esiste la parola "Euro" con plurale regolare "Euri"
VERO
Consultando ad esempio la LIZ 4.0 (Letteratura Italiana Zanichelli), se ne trova una quindicina di esempi dovuti a 11 autori diversi, da Boccaccio a Foscolo e Carducci. Eccoli qui, nel formato in cui la LIZ mostra i risultati della ricerca con i contesti immediati:
*
BOCCACCIO, G. Comedìa delle ninfe fiorentine [1]
1) ragioni moventi quelle farò palesi; e onde i soffianti *euri* e i
tumultuosi mutamenti dell'acque; e la cagione - XVIII.5
GARZONI, T. La piazza universale [2]
1) ver magnus agebat/ Orbis, et hybernis parcebant flatibus *Euri,/
Cum primum lucem pecudes hausere, virumque/ Terrea progenies - Disc. 38.26
2) ei mi risponde,/ E gli Austri, e gli *Euri al mio voler son
pronti;/ E, quando l' - Disc. 41.16
AA.VV. Poesie dell'età barocca [3]
1) vadano altrove a scaricar tempeste/ gli orgogliosi aquilon, gli
*euri* inquieti./ D'april fiorito ai dì sereni e lieti - V.Zito 13.4
2) sovran del rege ibero,/ fuggon negli antri lor gli *euri*
frementi,/ e, degli astri infelici i lumi spenti - A.Muscettola 13.34
3) di nequizia e fiati d'ira,/ aneliti infernali, *euri* di peste./ E
pur s'inclina, e pur - T.Gaudiosi 13.4
SAVIOLI, L. Amori [1]
1) tu dal giovin animo/ il timor freddo escludi;/ gli *Euri* sonanti
il portino/ nelle letee paludi./ Ma guai se - 22. All'amica gelosa.51
MONTI, V. Traduzione dell' "Iliade" [1]
1) abbandona la pugna; anzi più fiero/ colla salda dagli *Euri* asta
nudrita/ avventossi a Coon che frettoloso/ dell'amato fratello - Libro 11.347
FOSCOLO, U. Odi e sonetti [1]
1) e l'isole/ Che col selvoso dorso/ Rompono agli *euri* e al grande
Ionio il corso./ Ebbi in quel - Alla amica risanata.84
CARDUCCI, G. Juvenilia [1]
1) mutati frutti./ Ma le dolenti imagini/ Si portin gli *euri* in
mare:/ Diciam parole prospere:/ Benigno Amor ne - 27 A Febo Apolline.50
A queste si può aggiungere un passo del libretto di Giambattista Varesco per l'"Idomeneo, re di Creta", musicata da Mozart:
Idomeneo:
Tornino a lor spelonche gl'Euri, i Noti,
Torni Zeffiro al mar, cessi il furor.
Il pentimento, e il cor de' tuoi devoti
Accetta, e a noi concedi il tuo favor!
(Atto III, scena 7)
Vero è che tutte queste occorrenze di "euri" si riferiscono al vento Euro, il vento di sud-est, e quindi si dice "euri" come si dice altrove "zefiri" e simili.
Quindi la parola ha un significato differente da quello di cui qui si parla. L'osservazione serve perciò solo a mostrare che non ci sarebbe niente di strano, o contrario alla morfologia italiana, nel plurale "euri". Si veda, più su, un'argomentazione simmetrica a questa.
"Euro è tenebroso, euri è gioviale"
...
Luigi Pintor, sul manifesto del 25 gennaio 2002, dà un'opinione soggettiva, dichiaratamente non scientifica sulla questione:
Uno, cento mille euri
LUIGI PINTOR
Se l'euro possa essere declinato al plurale (come i dollari o gli aerei) oppure no (come le auto e dio) non è una questione di lana caprina, che peraltro era un tessuto elegante ed economico sebbene rude e autarchico. E non è una questione apparentemente oziosa come il sesso degli angeli, che ebbe peraltro rilevanza teologica e impegnò a lungo la filosofia scolastica, neoaristotelici e tomisti.
Noi trascuriamo a torto le lettere dei lettori che i grandi giornali (a suo tempo anche la Pravda) curano invece come la pupilla degli occhi. Perciò non ci siamo accorti che la nostra rubrica di fondo pagina (quando non c'è la pubblicità) ha avviato sulla nuova moneta un dibattito filologico che non può lasciarci indifferenti e neutrali. A titolo personale, e naturalmente in minoranza, non esito a schierarmi a fianco della nostra lettrice senese contro l'euro singolare e assoluto (monoteista) e a favore degli euri relativi e plurali (pagani).
Scientificamente non so, non oso avventurarmi su questo terreno. Uso un lessico familiare e se dico gatto voglio poter dire gatti. Preferisco il maschile e il femminile al neutro, odio le maiuscole e umanizzerei al plurale perfino i nomi propri (ci sono al mondo molti ernesti, molti tommasi, molti luigi che già finiscono con la lettera i). La moneta è già di per sé un'astrazione massima e idealizzarla come indeclinabile oltreché onnipresente e onnipotente mi sembra un eccesso di zelo e masochismo inconscio.
L'argomento secondo cui il neologismo euro (a prescindere dal vento omonimo) è una contrazione di Europa e pertanto non può essere articolato è un argomento specioso e tendenzioso. Questo neologismo non designa infatti un vecchio continente ma un nuovo oggetto, è un nuovo nome per una nuova cosa che prima non c'era, è un sostantivo a cui vanno riconosciuti tutti gli attributi dovuti a ogni sostantivo che si rispetti (autonomia e dignità grammaticale e sintattica).
Non bisogna permettere che il gergo prevalga sulla lingua. Scorgo un'insidia ideologica (non filologica), in questo euro singolare imperativo, una suggestione feticista, la moneta totemica come specificazione o variante del pensiero unico in vista del danaro globale. Semplificando, al dollaro che brilla nella pupilla di paperone preferisco gli spiccioli che diventano quasi umani nelle nostre tasche, perché mi sembra di usarli io invece di essere da loro usato (governato, determinato).
Infine le monete sono fatte per essere moltiplicate, esigono il plurale (potreste mai immaginare la moltiplicazione del pane e del pesce se non si potessero declinare?). Eppoi è una questione di suono, di orecchio. Euro è tenebroso, suona come orco. Euri è gioviale, suona come puffi o finferli. Se immaginate dei bambini che giocano in un prato e arriva l'euro tutti scappano, bambini e gnomi. E' come sempre una battaglia persa, come contro lo smog, ma con una differenza: se non posso impedire la circolazione degli auti nessuno può impedirmi di dire euri in luogo pubblico, al taxista, al bar e dove mi pare e piace anche se è vietato fumare.
Benvegniuto!
(Attenz. si potrebbe arrivare a richiedere la ristampa della totalità delle banconote in commercio allorquando vincesse il "plurale".)
Sul plurale di "euro" (http://www.mat.uniroma1.it/~gewurz/euri.html)
nel link sopra, un'interessante disquisizione sul singolare e plurale, di cui riporto sotto, solo la parte che da ragione alla versione con plurale.
....
Un euro, molti EURI
In italiano già esiste la parola "Euro" con plurale regolare "Euri"
VERO
Consultando ad esempio la LIZ 4.0 (Letteratura Italiana Zanichelli), se ne trova una quindicina di esempi dovuti a 11 autori diversi, da Boccaccio a Foscolo e Carducci. Eccoli qui, nel formato in cui la LIZ mostra i risultati della ricerca con i contesti immediati:
*
BOCCACCIO, G. Comedìa delle ninfe fiorentine [1]
1) ragioni moventi quelle farò palesi; e onde i soffianti *euri* e i
tumultuosi mutamenti dell'acque; e la cagione - XVIII.5
GARZONI, T. La piazza universale [2]
1) ver magnus agebat/ Orbis, et hybernis parcebant flatibus *Euri,/
Cum primum lucem pecudes hausere, virumque/ Terrea progenies - Disc. 38.26
2) ei mi risponde,/ E gli Austri, e gli *Euri al mio voler son
pronti;/ E, quando l' - Disc. 41.16
AA.VV. Poesie dell'età barocca [3]
1) vadano altrove a scaricar tempeste/ gli orgogliosi aquilon, gli
*euri* inquieti./ D'april fiorito ai dì sereni e lieti - V.Zito 13.4
2) sovran del rege ibero,/ fuggon negli antri lor gli *euri*
frementi,/ e, degli astri infelici i lumi spenti - A.Muscettola 13.34
3) di nequizia e fiati d'ira,/ aneliti infernali, *euri* di peste./ E
pur s'inclina, e pur - T.Gaudiosi 13.4
SAVIOLI, L. Amori [1]
1) tu dal giovin animo/ il timor freddo escludi;/ gli *Euri* sonanti
il portino/ nelle letee paludi./ Ma guai se - 22. All'amica gelosa.51
MONTI, V. Traduzione dell' "Iliade" [1]
1) abbandona la pugna; anzi più fiero/ colla salda dagli *Euri* asta
nudrita/ avventossi a Coon che frettoloso/ dell'amato fratello - Libro 11.347
FOSCOLO, U. Odi e sonetti [1]
1) e l'isole/ Che col selvoso dorso/ Rompono agli *euri* e al grande
Ionio il corso./ Ebbi in quel - Alla amica risanata.84
CARDUCCI, G. Juvenilia [1]
1) mutati frutti./ Ma le dolenti imagini/ Si portin gli *euri* in
mare:/ Diciam parole prospere:/ Benigno Amor ne - 27 A Febo Apolline.50
A queste si può aggiungere un passo del libretto di Giambattista Varesco per l'"Idomeneo, re di Creta", musicata da Mozart:
Idomeneo:
Tornino a lor spelonche gl'Euri, i Noti,
Torni Zeffiro al mar, cessi il furor.
Il pentimento, e il cor de' tuoi devoti
Accetta, e a noi concedi il tuo favor!
(Atto III, scena 7)
Vero è che tutte queste occorrenze di "euri" si riferiscono al vento Euro, il vento di sud-est, e quindi si dice "euri" come si dice altrove "zefiri" e simili.
Quindi la parola ha un significato differente da quello di cui qui si parla. L'osservazione serve perciò solo a mostrare che non ci sarebbe niente di strano, o contrario alla morfologia italiana, nel plurale "euri". Si veda, più su, un'argomentazione simmetrica a questa.
"Euro è tenebroso, euri è gioviale"
...
Luigi Pintor, sul manifesto del 25 gennaio 2002, dà un'opinione soggettiva, dichiaratamente non scientifica sulla questione:
Uno, cento mille euri
LUIGI PINTOR
Se l'euro possa essere declinato al plurale (come i dollari o gli aerei) oppure no (come le auto e dio) non è una questione di lana caprina, che peraltro era un tessuto elegante ed economico sebbene rude e autarchico. E non è una questione apparentemente oziosa come il sesso degli angeli, che ebbe peraltro rilevanza teologica e impegnò a lungo la filosofia scolastica, neoaristotelici e tomisti.
Noi trascuriamo a torto le lettere dei lettori che i grandi giornali (a suo tempo anche la Pravda) curano invece come la pupilla degli occhi. Perciò non ci siamo accorti che la nostra rubrica di fondo pagina (quando non c'è la pubblicità) ha avviato sulla nuova moneta un dibattito filologico che non può lasciarci indifferenti e neutrali. A titolo personale, e naturalmente in minoranza, non esito a schierarmi a fianco della nostra lettrice senese contro l'euro singolare e assoluto (monoteista) e a favore degli euri relativi e plurali (pagani).
Scientificamente non so, non oso avventurarmi su questo terreno. Uso un lessico familiare e se dico gatto voglio poter dire gatti. Preferisco il maschile e il femminile al neutro, odio le maiuscole e umanizzerei al plurale perfino i nomi propri (ci sono al mondo molti ernesti, molti tommasi, molti luigi che già finiscono con la lettera i). La moneta è già di per sé un'astrazione massima e idealizzarla come indeclinabile oltreché onnipresente e onnipotente mi sembra un eccesso di zelo e masochismo inconscio.
L'argomento secondo cui il neologismo euro (a prescindere dal vento omonimo) è una contrazione di Europa e pertanto non può essere articolato è un argomento specioso e tendenzioso. Questo neologismo non designa infatti un vecchio continente ma un nuovo oggetto, è un nuovo nome per una nuova cosa che prima non c'era, è un sostantivo a cui vanno riconosciuti tutti gli attributi dovuti a ogni sostantivo che si rispetti (autonomia e dignità grammaticale e sintattica).
Non bisogna permettere che il gergo prevalga sulla lingua. Scorgo un'insidia ideologica (non filologica), in questo euro singolare imperativo, una suggestione feticista, la moneta totemica come specificazione o variante del pensiero unico in vista del danaro globale. Semplificando, al dollaro che brilla nella pupilla di paperone preferisco gli spiccioli che diventano quasi umani nelle nostre tasche, perché mi sembra di usarli io invece di essere da loro usato (governato, determinato).
Infine le monete sono fatte per essere moltiplicate, esigono il plurale (potreste mai immaginare la moltiplicazione del pane e del pesce se non si potessero declinare?). Eppoi è una questione di suono, di orecchio. Euro è tenebroso, suona come orco. Euri è gioviale, suona come puffi o finferli. Se immaginate dei bambini che giocano in un prato e arriva l'euro tutti scappano, bambini e gnomi. E' come sempre una battaglia persa, come contro lo smog, ma con una differenza: se non posso impedire la circolazione degli auti nessuno può impedirmi di dire euri in luogo pubblico, al taxista, al bar e dove mi pare e piace anche se è vietato fumare.