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gianzpeed
01/09/2008, 09:19
La corsa alla povertà fa parte, temo, di un piano, non è il punto debole del sistema, ma ne fa parte integrante. I gruppi di potere hanno una cultura fondata su un aberrante pseudo-darwinismo sociale: chi non vince deve sparire; chi non ha conquistato potere e ricchezza è un fallito e deve sparire; non importa come hai raggiunto la ricchezza, non interessa sapere se hai violato leggi, se hai avuto complici infami, se hai calpestato diritti altrui: ciò che conta è che ora sei ricco, enormemente ricco, ora sei parte di quella élite - ormai non più solo sociale ma biologica, di "razza"...- che domina e svetta su tutto e tutti.
I gruppi di potere ignorano concetti come solidarietà, aiuto reciproco, rispetto per gli svantaggiati, moralità: la loro cultura di classe, che si identifica perfettamente con la cultura individuale, è fondata sul successo. Chi fa lavori umili viene in fondo disprezzato dal potente, che lo considera non la vittima di un sistema sociale inumano, ma un perdente, un incapace, una scoria. La società che i potenti vogliono costruire - e stanno già costruendo - è fatta da una oligarchia di ricchissimi e potentissimi (capitalisti), cui segue una minoranza di alti borghesi (professionisti). Null'altro. La piccola borghesia - quella che non consuma abbastanza - deve rassegnarsi a confluire nel proletariato, cui vengono ridotti e depotenziati i diritti, primi dei quali quelli sul lavoro. Per l'imminente massa di poveri sono previste misure di assistenza filantropica affidata al buon cuore dei ricchi, i quali non avranno alcun dovere sociale, ma saranno esortati (forse da quella parte della chiesa cattolica che non starà a fianco degli ultimi, come predicava Cristo) ad avere un atteggiamento benevolo e caritatevole verso i derelitti che accorreranno, cenciosi, ad inchinarsi alla bontà dei padroni.
La crescente povertà non allarma i potenti: un tempo, la gente assaltava i forni e impiccava ai lampioni gli affamatori;ora la progressiva militarizzazione della società, il diffondersi continuo del controllo armato e della repressione, lo sciagurato mito della tolleranza zero lasciano dormire sonni beati alla casta dei potenti.
Forse stiamo vivendo nel più cupo e folle laboratorio sociale della storia umana.
P.S: l'articolo è di Paolo Cortesi

Filomao
01/09/2008, 09:44
Beh e' tardi per accorgersene solo ora.....

Pit-Trip
01/09/2008, 11:18
NWO?....Pensiamoci bene,potremmo vivere da dio ma non si può per qualche strana regola di mercato,drogato da leggi imposte da multinazionali e da banche,le quali detengono tutto il potere politico ed economico, (non crederete che le guerre si combattano per aiutare questo o quel popolo,vero?)vedi rotschild,ecc....

gianzpeed
01/09/2008, 11:44
Beh e' tardi per accorgersene solo ora.....

Mah ,io direi che fino a che non ci tocca ci giriamo dall'altra parte...perfetto stile italiota.

Filomao
01/09/2008, 11:47
Perche' secondo te non ci sta toccando?

alessandro2804
01/09/2008, 11:48
La corsa alla povertà fa parte, temo, di un piano, non è il punto debole del sistema, ma ne fa parte integrante. I gruppi di potere hanno una cultura fondata su un aberrante pseudo-darwinismo sociale: chi non vince deve sparire; chi non ha conquistato potere e ricchezza è un fallito e deve sparire; non importa come hai raggiunto la ricchezza, non interessa sapere se hai violato leggi, se hai avuto complici infami, se hai calpestato diritti altrui: ciò che conta è che ora sei ricco, enormemente ricco, ora sei parte di quella élite - ormai non più solo sociale ma biologica, di "razza"...- che domina e svetta su tutto e tutti.
I gruppi di potere ignorano concetti come solidarietà, aiuto reciproco, rispetto per gli svantaggiati, moralità: la loro cultura di classe, che si identifica perfettamente con la cultura individuale, è fondata sul successo. Chi fa lavori umili viene in fondo disprezzato dal potente, che lo considera non la vittima di un sistema sociale inumano, ma un perdente, un incapace, una scoria. La società che i potenti vogliono costruire - e stanno già costruendo - è fatta da una oligarchia di ricchissimi e potentissimi (capitalisti), cui segue una minoranza di alti borghesi (professionisti). Null'altro. La piccola borghesia - quella che non consuma abbastanza - deve rassegnarsi a confluire nel proletariato, cui vengono ridotti e depotenziati i diritti, primi dei quali quelli sul lavoro. Per l'imminente massa di poveri sono previste misure di assistenza filantropica affidata al buon cuore dei ricchi, i quali non avranno alcun dovere sociale, ma saranno esortati (forse da quella parte della chiesa cattolica che non starà a fianco degli ultimi, come predicava Cristo) ad avere un atteggiamento benevolo e caritatevole verso i derelitti che accorreranno, cenciosi, ad inchinarsi alla bontà dei padroni.
La crescente povertà non allarma i potenti: un tempo, la gente assaltava i forni e impiccava ai lampioni gli affamatori;ora la progressiva militarizzazione della società, il diffondersi continuo del controllo armato e della repressione, lo sciagurato mito della tolleranza zero lasciano dormire sonni beati alla casta dei potenti.
Forse stiamo vivendo nel più cupo e folle laboratorio sociale della storia umana.
P.S: l'articolo è di Paolo Cortesi

è un articolo pessimo
fa confusione di concetti tra cultura dell'individuo e classe politica , tra sistema capitalistico e politica...... di natura ben distinta, il marcio è nella politica in sè, ladra e autoreferenziale

bagarre
01/09/2008, 11:52
che i ricchi siano oltretutto dei grandi stronzi è sempre stato cosi, nemmeno discuto su questo, quello che mi spaventa di piu è la mancanza di una reazione seria e incazzata del ceto medio, che nn assalta piu forni ma se ne stà tranquilla e anestetizzata ad aspettare il baratro! finchè resiste l'orticello purtroppo rimarremo tutti bendati e nessuno si sognerà di scendere e urlare in una piazza

japkiller
01/09/2008, 12:35
La corsa alla povertà fa parte, temo, di un piano, non è il punto debole del sistema, ma ne fa parte integrante. I gruppi di potere hanno una cultura fondata su un aberrante pseudo-darwinismo sociale: chi non vince deve sparire; chi non ha conquistato potere e ricchezza è un fallito e deve sparire; non importa come hai raggiunto la ricchezza, non interessa sapere se hai violato leggi, se hai avuto complici infami, se hai calpestato diritti altrui: ciò che conta è che ora sei ricco, enormemente ricco, ora sei parte di quella élite - ormai non più solo sociale ma biologica, di "razza"...- che domina e svetta su tutto e tutti.
I gruppi di potere ignorano concetti come solidarietà, aiuto reciproco, rispetto per gli svantaggiati, moralità: la loro cultura di classe, che si identifica perfettamente con la cultura individuale, è fondata sul successo. Chi fa lavori umili viene in fondo disprezzato dal potente, che lo considera non la vittima di un sistema sociale inumano, ma un perdente, un incapace, una scoria. La società che i potenti vogliono costruire - e stanno già costruendo - è fatta da una oligarchia di ricchissimi e potentissimi (capitalisti), cui segue una minoranza di alti borghesi (professionisti). Null'altro. La piccola borghesia - quella che non consuma abbastanza - deve rassegnarsi a confluire nel proletariato, cui vengono ridotti e depotenziati i diritti, primi dei quali quelli sul lavoro. Per l'imminente massa di poveri sono previste misure di assistenza filantropica affidata al buon cuore dei ricchi, i quali non avranno alcun dovere sociale, ma saranno esortati (forse da quella parte della chiesa cattolica che non starà a fianco degli ultimi, come predicava Cristo) ad avere un atteggiamento benevolo e caritatevole verso i derelitti che accorreranno, cenciosi, ad inchinarsi alla bontà dei padroni.
La crescente povertà non allarma i potenti: un tempo, la gente assaltava i forni e impiccava ai lampioni gli affamatori;ora la progressiva militarizzazione della società, il diffondersi continuo del controllo armato e della repressione, lo sciagurato mito della tolleranza zero lasciano dormire sonni beati alla casta dei potenti.
Forse stiamo vivendo nel più cupo e folle laboratorio sociale della storia umana.
P.S: l'articolo è di Paolo Cortesi

dove abita questo cortesi??? In Russia per caso????
No, perche' in Italia non riconosco queste cazzate retoriche ed infarcite di puro, infondato, partitico pessimismo.... mentre riconosco il sistema sovietico di una volta, ormai caduto in disgrazia fortunatamente.....
E' l'apologia di concetti ormai vetusti, il ricco esiste, buon per lui.... del resto la societa' moderna non da alternative, o sei bravo e ce la fai, o rimani nell' ambito del cittadino medio... deprecabili sono coloro che ce la fanno a discapito di altri meno forti, ma e' la legge della giungla.... non abbiamo inventato niente....
A meno che io non viva su una nuvola.....