Zio
13/10/2008, 14:03
:blink::dry::mad:
Era allo stremo, ora si alimenterà con un sondino»
Bruni Tedeschi: Petrella ha già pagato«Un morto in più a chi serve?»
L'attrice: il presidente ha studiato personalmente il dossier
L'attrice Bruni Tedeschi (Ansa)
ROMA — «Sì, me ne sono occupata e ne ho parlato sia con mia sorella che con suo marito, il presidente della Repubblica. Il quale, a sua volta, s'è informato direttamente presso i medici che hanno in cura questa signora, ha incontrato i suoi avvocati e ha studiato personalmente tutti i dossier sul suo stato di salute».
Pensa che l'interessamento suo e di sua sorella sia servito ad arrivare a questa soluzione?
«Me lo auguro. L'importante, comunque, è che questa soluzione sia arrivata, e che non ci sia un'altra vittima». Così parla Valeria Bruni Tedeschi (foto), l'attrice sorella di Carla Bruni, la première dame, moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy che ha prima accordato e ora negato l'estradizione di Marina Petrella. Insieme a Carla, è stata Valeria Bruni, mercoledì scorso, a dare la notizia all'ex brigatista ricoverata all'ospedale parigino Sant'Anna. Durante un'altra visita durante l'estate, prima che l'arresto della Petrella fosse revocato proprio per motivi di salute, le aveva portato in dono un piccolo rosario. «Quando una persona sta tanto male — dice ora — ogni piccolo gesto di solidarietà può aiutare, forse anche quello. E sono convinta che il sostegno che dall'esterno tante persone le hanno dato, dalle assistenti sociali alle sue figlie, da mia sorella a molta altra gente, ha dato un contributo affinché la signora Petrella potesse sopravvivere fino al momento di questa decisione».
Ma secondo lei il diritto delle vittime delle Br a veder eseguita una sentenza all'ergastolo non conta?
«Io penso che questa signora abbia già pagato il suo debito per ciò che ha fatto. E in ogni caso mi chiedo: che vantaggio poteva dare, per le vittime e più in generale all'Italia, contare un morto in più? I familiari delle vittime sono persone che hanno sofferto, penso che possano capire. In carcere Marina Petrella sarebbe morta, e non perché rifiutava il cibo di sua volontà. Non era in sciopero della fame, non aveva attuato alcun ricatto verso nessuno. Semplicemente, non ce la faceva a mangiare per lo stato di depressione fisica e psichica che l'aveva assalita e dal quale non è ancora guarita».
Come sta adesso Marina Petrella?
«Sta ancora male, anche se ultimamente ha accettato la sonda per l'alimentazione e ha smesso di perdere peso. Ora potrà curarsi senza più avere la spada di Damocle di tornare in carcere in Italia, potrà lavorare su se stessa e tornare la donna che era prima».
Come mai lei s'è tanto interessata a questo caso?
«Io sono arrivata in Francia da bambina proprio perché la mia famiglia temeva quello che stava accadendo in Italia, anche a causa del terrorismo. Avevamo tutti un senso di paura, anch'io che ero piccola, e so che cosa significa essere accolti da un Paese straniero, sentirsi protetti da questo, e posso immaginare che cosa significhi vedersi improvvisamente negare quell'accoglienza e perdere quella protezione».
In Italia la maggioranza delle reazioni non sono tenere con la decisione del presidente Sarkozy.
«La decisione di Sarkozy è di carattere unicamente umanitario, non politica. E sinceramente non credo che ci fossero altre alternative per salvare la vita di questa persona».
Era allo stremo, ora si alimenterà con un sondino»
Bruni Tedeschi: Petrella ha già pagato«Un morto in più a chi serve?»
L'attrice: il presidente ha studiato personalmente il dossier
L'attrice Bruni Tedeschi (Ansa)
ROMA — «Sì, me ne sono occupata e ne ho parlato sia con mia sorella che con suo marito, il presidente della Repubblica. Il quale, a sua volta, s'è informato direttamente presso i medici che hanno in cura questa signora, ha incontrato i suoi avvocati e ha studiato personalmente tutti i dossier sul suo stato di salute».
Pensa che l'interessamento suo e di sua sorella sia servito ad arrivare a questa soluzione?
«Me lo auguro. L'importante, comunque, è che questa soluzione sia arrivata, e che non ci sia un'altra vittima». Così parla Valeria Bruni Tedeschi (foto), l'attrice sorella di Carla Bruni, la première dame, moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy che ha prima accordato e ora negato l'estradizione di Marina Petrella. Insieme a Carla, è stata Valeria Bruni, mercoledì scorso, a dare la notizia all'ex brigatista ricoverata all'ospedale parigino Sant'Anna. Durante un'altra visita durante l'estate, prima che l'arresto della Petrella fosse revocato proprio per motivi di salute, le aveva portato in dono un piccolo rosario. «Quando una persona sta tanto male — dice ora — ogni piccolo gesto di solidarietà può aiutare, forse anche quello. E sono convinta che il sostegno che dall'esterno tante persone le hanno dato, dalle assistenti sociali alle sue figlie, da mia sorella a molta altra gente, ha dato un contributo affinché la signora Petrella potesse sopravvivere fino al momento di questa decisione».
Ma secondo lei il diritto delle vittime delle Br a veder eseguita una sentenza all'ergastolo non conta?
«Io penso che questa signora abbia già pagato il suo debito per ciò che ha fatto. E in ogni caso mi chiedo: che vantaggio poteva dare, per le vittime e più in generale all'Italia, contare un morto in più? I familiari delle vittime sono persone che hanno sofferto, penso che possano capire. In carcere Marina Petrella sarebbe morta, e non perché rifiutava il cibo di sua volontà. Non era in sciopero della fame, non aveva attuato alcun ricatto verso nessuno. Semplicemente, non ce la faceva a mangiare per lo stato di depressione fisica e psichica che l'aveva assalita e dal quale non è ancora guarita».
Come sta adesso Marina Petrella?
«Sta ancora male, anche se ultimamente ha accettato la sonda per l'alimentazione e ha smesso di perdere peso. Ora potrà curarsi senza più avere la spada di Damocle di tornare in carcere in Italia, potrà lavorare su se stessa e tornare la donna che era prima».
Come mai lei s'è tanto interessata a questo caso?
«Io sono arrivata in Francia da bambina proprio perché la mia famiglia temeva quello che stava accadendo in Italia, anche a causa del terrorismo. Avevamo tutti un senso di paura, anch'io che ero piccola, e so che cosa significa essere accolti da un Paese straniero, sentirsi protetti da questo, e posso immaginare che cosa significhi vedersi improvvisamente negare quell'accoglienza e perdere quella protezione».
In Italia la maggioranza delle reazioni non sono tenere con la decisione del presidente Sarkozy.
«La decisione di Sarkozy è di carattere unicamente umanitario, non politica. E sinceramente non credo che ci fossero altre alternative per salvare la vita di questa persona».