Antriple
11/12/2008, 11:36
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Usa, lo scandalo Blagojevich, prima vera insidia per Obama
New York, 11 dic. (Apcom) - A sei settimane dal giorno del giuramento, il presidente eletto degli Stati Uniti Barack Obama è alle prese con la sua prima grande grana da risolvere, uno scandalo per corruzione in piena regola. Martedì il governatore dell'Illinois, il suo Stato, è stato arrestato con l'accusa, clamorosa, di avere cercato di vendere il seggio lasciato vacante da Obama al Senato. Il presidente eletto, a caldo, si è detto "profondamente addolorato" per la notizia ma ha aspettato un giorno prima di chiedere le dimissioni di Rod Blagojevich. E i repubblicani lo hanno preso di mira per la sua prudenza, calcando la mano sul presunto legame con il governatore e con la sua cerchia di collusi.
Blagojevich è tutt'altro che un amico del presidente eletto, ma il suo arresto porta sulla ribalta nazionale una delle realtà politiche più controverse del Paese. "Se l'Illinois non è lo Stato più corrotto d'America è certamente uno straordinario concorrente per il primo posto", ha commentato ieri il capo dell'Fbi di Chicago Robert Grant. Blagojevich e il suo arresto hanno descritto la realtà politica dalla quale proviene Obama in maniera disarmante, meglio di quando non abbiano saputo fare fino ad oggi i suoi nemici, la rivale delle primarie Hillary Clinton o lo sfidante delle presidenziali, il repubblicano John McCain.
L'inchiesta su Blagojevich non getta alcuna ombra su Obama direttamente e i due non avrebbero neppure discusso la nomina del senatore dell'Illinois. Ma l'immagine di Obama è inevitabilmente in gioco e la 'luna di miele' con l'America (la popolarità di Obama sarebbe secondo i sondaggi all'80 per cento) potrebbe essere a rischio. Anche perché tra i misteriosi candidati al seggio, i sei anonimi citati dalla denuncia del procuratore Patrick Fitzgerald, ci sono alcuni strettissimi collaboratori di Obama, da Valerie Jarret (candidato n. 1) al deputato democratico Jesse Jackson Jr., un amico del presidente eletto e, secondo indiscrezioni, il suo favorito per il seggio e uno dei copresidenti della sua campagna elettorale. Jackson ha confermato il sospetto degli addetti ai lavori, è lui il "candidato n. 5".
La posizione di Jackson è decisamente scomoda. Il governatore ha detto, in conversazioni telefoniche intercettate dell'Fbi, di aspettarsi da Jackson una tangente in cambio del seggio al Senato lasciato vacante da Obama. Mezzo milione di dollari subito, un milione di dollari in finanziamenti alla campagna elettorale in un secondo tempo. Parole grosse.
Jackson non è nel mirino dell'inchiesta e non c'è prova che abbia effettivamente offerto favori o denaro a Blagojevich. Ma il danno è potenzialmente enorme, sia per lui che per Obama. Il figlio del reverendo Jesse Jackson è un amico del presidente eletto, un copresidente della campagna alla Casa Bianca
Ieri mattina il deputato ha detto di essere stato contattato dalla procura di Chicago con la richiesta di "condividere informazioni e opinioni sul processo di selezione". L'ultimo incontro con Blagojevich sarebbe avvenuto addirittura lunedì, poche ore prima che scattasse l'arresto. "Non ho fatto nulla di male", ha detto alle telecamere Jackson oggi e si prepara a chiarire la sua posizione in una conferenza stampa.
Obama ha tentato di rimanere ai margini della vicenda, dicendo di non volere interferire con una inchiesta in atto. Ma la sua prudenza è stata interpretata dai repubblicani in maniera negativa: forse il presidente eletto ha qualcosa da nascondere o da temere in questa vicenda?
Obama e Blagojevich sono gli esponenti di correnti politiche diversissime. Il governatore ha una chiara antipatia per il presidente eletto che emerge dai documenti del processo, ne parla in termini addirittura volgari in una conversazione telefonica intercettata dall'Fbi.
Gli unici due elementi di contatto tra Obama e Blagojevich sono il rapporto con il palazzinaro Tony Rezko, in attesa di processo per tangenti governo Blagojevich, e con Emil Jones, il leader del Senato dell'Illinois e un alleato del governatore.
http://img224.imageshack.us/img224/blagojevichobamaxs4.jpg/1/w309.png (http://g.imageshack.us/img224/blagojevichobamaxs4.jpg/1/)
Usa, lo scandalo Blagojevich, prima vera insidia per Obama
New York, 11 dic. (Apcom) - A sei settimane dal giorno del giuramento, il presidente eletto degli Stati Uniti Barack Obama è alle prese con la sua prima grande grana da risolvere, uno scandalo per corruzione in piena regola. Martedì il governatore dell'Illinois, il suo Stato, è stato arrestato con l'accusa, clamorosa, di avere cercato di vendere il seggio lasciato vacante da Obama al Senato. Il presidente eletto, a caldo, si è detto "profondamente addolorato" per la notizia ma ha aspettato un giorno prima di chiedere le dimissioni di Rod Blagojevich. E i repubblicani lo hanno preso di mira per la sua prudenza, calcando la mano sul presunto legame con il governatore e con la sua cerchia di collusi.
Blagojevich è tutt'altro che un amico del presidente eletto, ma il suo arresto porta sulla ribalta nazionale una delle realtà politiche più controverse del Paese. "Se l'Illinois non è lo Stato più corrotto d'America è certamente uno straordinario concorrente per il primo posto", ha commentato ieri il capo dell'Fbi di Chicago Robert Grant. Blagojevich e il suo arresto hanno descritto la realtà politica dalla quale proviene Obama in maniera disarmante, meglio di quando non abbiano saputo fare fino ad oggi i suoi nemici, la rivale delle primarie Hillary Clinton o lo sfidante delle presidenziali, il repubblicano John McCain.
L'inchiesta su Blagojevich non getta alcuna ombra su Obama direttamente e i due non avrebbero neppure discusso la nomina del senatore dell'Illinois. Ma l'immagine di Obama è inevitabilmente in gioco e la 'luna di miele' con l'America (la popolarità di Obama sarebbe secondo i sondaggi all'80 per cento) potrebbe essere a rischio. Anche perché tra i misteriosi candidati al seggio, i sei anonimi citati dalla denuncia del procuratore Patrick Fitzgerald, ci sono alcuni strettissimi collaboratori di Obama, da Valerie Jarret (candidato n. 1) al deputato democratico Jesse Jackson Jr., un amico del presidente eletto e, secondo indiscrezioni, il suo favorito per il seggio e uno dei copresidenti della sua campagna elettorale. Jackson ha confermato il sospetto degli addetti ai lavori, è lui il "candidato n. 5".
La posizione di Jackson è decisamente scomoda. Il governatore ha detto, in conversazioni telefoniche intercettate dell'Fbi, di aspettarsi da Jackson una tangente in cambio del seggio al Senato lasciato vacante da Obama. Mezzo milione di dollari subito, un milione di dollari in finanziamenti alla campagna elettorale in un secondo tempo. Parole grosse.
Jackson non è nel mirino dell'inchiesta e non c'è prova che abbia effettivamente offerto favori o denaro a Blagojevich. Ma il danno è potenzialmente enorme, sia per lui che per Obama. Il figlio del reverendo Jesse Jackson è un amico del presidente eletto, un copresidente della campagna alla Casa Bianca
Ieri mattina il deputato ha detto di essere stato contattato dalla procura di Chicago con la richiesta di "condividere informazioni e opinioni sul processo di selezione". L'ultimo incontro con Blagojevich sarebbe avvenuto addirittura lunedì, poche ore prima che scattasse l'arresto. "Non ho fatto nulla di male", ha detto alle telecamere Jackson oggi e si prepara a chiarire la sua posizione in una conferenza stampa.
Obama ha tentato di rimanere ai margini della vicenda, dicendo di non volere interferire con una inchiesta in atto. Ma la sua prudenza è stata interpretata dai repubblicani in maniera negativa: forse il presidente eletto ha qualcosa da nascondere o da temere in questa vicenda?
Obama e Blagojevich sono gli esponenti di correnti politiche diversissime. Il governatore ha una chiara antipatia per il presidente eletto che emerge dai documenti del processo, ne parla in termini addirittura volgari in una conversazione telefonica intercettata dall'Fbi.
Gli unici due elementi di contatto tra Obama e Blagojevich sono il rapporto con il palazzinaro Tony Rezko, in attesa di processo per tangenti governo Blagojevich, e con Emil Jones, il leader del Senato dell'Illinois e un alleato del governatore.