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Visualizza Versione Completa : Qundici anni fa moriva Charles Bukowski



Edoardo
10/03/2009, 07:56
Tutto il giorno alle corse dei cavalli e tutta la notte alla macchina da scrivere. La bottiglia vicino, i portaceneri pieni, i pensieri in volo. Charles Bukowski. Il primo bicchiere, come sempre, era il migliore. Serviva a far scivolare le idee, a donare l'ispirazione, a disfare matrimoni e convenzioni, a lasciare dietro le spalle tutti quelli che non l'avrebbero seguito. Quindici anni fa, Hank se ne andò per una leucemia. A San Pedro, in California, circondato da gatti, fiori e poesie. Nasi e occhi umidi e la processione degli amici, quelli incontrati sul bancone di bar dalle grandi speranze e quelli raccattati per strada, quando l'alba si avvicinava e bastava una poltrona per appoggiare il corpo per qualche ora. I primi e gli ultimi. Nell'indistinto universo di Bukowski, gli ordini di arrivo si invertivano.

Perchè a tagliare il traguardo, dopo gli applausi, rimaneva solo la disperazione. In stanze disadorne, dove il delirio si fonda con una realtà che si vorrebbe non vedere ma che Bukowski assaporò fino in fondo. Il futuro era un minuto dopo, e le expertations non erano poi così sconfinate. Uomini. Condannati a stare sulla terra, circondati, anche fisicamente, da dinamiche terrene, piccole miserie, desolanti orizzonti.


Della sua esistenza, di tutte le storie di ordinaria follia, delle fantasie sessuali sublimate e di quelle che albergavano il tempo giusto per immaginarne altre, Bukowski fu insuperabile araldo. Le dipanò, una dopo l'altra. Con una prolificità senza pari. Tra le pagine, raramente lievi, senza sconti, spesso surreali, Bukowski aveva portato ciò che aveva annusato. I colpi duri e le delusioni, le botte del padre (disoccupato durante la grande depressione) e gli amori svaniti dietro l'ennesima curva sghemba. Ogni sera faceva cadere le stelle per poi raccoglierle il mattino dopo. E ricominciava.

Postino nei primi anni '50 a Los Angeles, quel figlio per caso della Germania, capì in un tempo relativamente breve che il lavoro fisso non avrebbe mai fatto per lui. E salutò. Sposò la pittrice Barbara Frye e la lasciò. Abissi, non solo letterari, a separarli. Poi con Frances Smith, nel 1965, mise al mondo Marie Louise e incontrò l'ultima donna. Il cielo era areonautico, vuoto e a Hank, Linda Lee sembrò un giardino. Un incanto cui avvicinarsi con circospezione nuova. Se "L'uomo era la fogna dell'universo", non tutti gli esseri umani erano uguali. La persona che gli permise di approcciare con prospettive differenti il suo mestiere fu invece John Martin, editore e amante della sterminata opera bukowskiana. Un assegno mensile fisso, l'agio di poter eliminare dall a propria vista il problema economico e un'approvazione piena, anche del mercato europeo, che dalla metà degli anni '70 lo lanciò al livello dei Miller e dei Mailer.

Linda ne placò la cupio dissolvi e gli permise una vecchiaia serena. Nonostante la Tbc, i dolori e il conto, presentato in anticipo (o in ritardo, questione di punti di vista) a 73 anni. A sud di nessun Nord, ora Hank riposa. I compagni di sbronze, li guarda dall'alto, col bicchiere sempre alzato.

Vedder
10/03/2009, 08:00
A volte l'ho trovato esagerato però ha saputo vivere la vita a modo suo

Alesgas
10/03/2009, 08:02
grazie per avermelo ricordato ,oggi berrò alla sua memoria

Notturno
10/03/2009, 08:12
C'è però già un 3D sull'argomento, continuiamo lì:

http://www.forumtriumphchepassione.com/forum/il-bar-di-triumphchepassione/83391-memoria-di-un-grande-poeta-charles-bukowski.html#post1824735

:coool: