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Visualizza Versione Completa : 1° Maggio - La Festa della nostra schiavitù



Mr.Borlengo
01/05/2009, 00:08
quando a suo tempo uscì questo articolo sul quotidiano catturò la mia attenzione a tal punto che decisi di conservarne il ritaglio... mi piacerebbe condividere questa riflessione con voi e sentire le vostre impressioni...

Massimo Fini - Il valore del lavoro nella società industriale

Il lavoro, di cui si è testè celebrata la Festa in pompa magna, è uno dei valori più importanti della società moderna, se non addirittura il principale visto che la nostra Costituzione si apre, al primo articolo, con l'affermazione solenne: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro". Ma non è stato sempre così.
In epoca preindustriale il lavoro era se non proprio un disvalore quantomeno per dirla con San Paolo, "uno spiacevole sudore della fronte". In altre culture il lavoro non è mai stato un valore e in alcune, quelle che si sono salvate dall'assalto della nostra economia, non lo è mai diventato.

In Europa il lavoro assurge a valore solo con la Rivoluzione industriale. Sia per i liberali che per i marxisti. Per Marx è "l'essenza del valore" (non a caso Stakanov è un eroe dell'Unione Sovietica) per i liberal-liberisti è quel fattore che, combinandosi col capitale, dà il famoso "plusvalore". In precedenza il lavoro non è un valore. In epoca feudale e medioevale è nobile chi non lavora e l'artigiano e il contadino lavorano solo per quanto gli basta, il resto è vita. Non che il contadino e l'artigiano medioevale non amino il loro mestiere - certamente lo amano di più, perchè maggiormente personale e creativo dell'odierno operaio industriale o dell'impiegato - ma non sono disposti a sacrificargli più di tanto del loro tempo.

Perchè per quella gente il vero valore è appunto, "il tempo". E, una volta assicurato il fabbisogno essenziale, il tempo va usato per vivere, non per accumulare altro lavoro. E quindi ricchezza. Anche a quegli uomini e a quelle donne piaceva, com'è sempre stato da che mondo è mondo, la ricchezza, ma a nessuno era mai passato per la testa che la si dovesse fare lavorando e non piuttosto con un colpo alla Ruota della Fortuna o mettendosi in caccia di qualche tesoro. Come notano Max Weber e Werner Sombart la ricchezza attraverso il lavoro è un concetto, inaudito, che si afferma con l'avvento di quella classe doverista, metodica, calcolatrice, razionalizzatrice, punitrice e autopunitrice, autolestionista e masochista che è la borghesia e che venne poi proprio, per mimesi, dal proletariato e dalle filosofie ad esso collegate.

Con la Rivoluzione industriale cambia anche il modo di concepire, di pensare e di sentire il lavoratore. Il signore, il maestro artigiano, il padrone della bottega non considerava i dipendenti una merce che si può vendere e comprare e nè essi si sentono tali. Il feudatario può considerare il servo casato una sua proprietà, ma sempre come una persona non come cosa, oggetto, merce. L'attività del dipendente è incorporata nella sua persona e non ne può essere scissa. Oggi invece il dovere e il lavoratore sono una merce come un'altra, tanto che esiste un "mercato del lavoro" così come c'è un mercato del bestiame o dei latticini o dell'abbigliamento o dei "prodotti derivati" o di qualsiasi altra cosa (per mascherare un po' la mercificazione i lavoratori vengono oggi ipocritamente chiamati "risorse". Ma se sono tali come mai ce ne si libera così volentieri?).

Se il lavoro è il valore massimo, la disoccupazione - che in epoca preindustriale non esisteva perchè ad ogni nucleo familiare era assicurato il proprio, sia pur limitato, spazio vitale - è il suo contraltare negativo, la disperazione, l'orrore. Però oggi nelle società sviluppate ci sono milioni di disoccupati che, benchè tali, hanno di che nutrirsi, vestire, abitare, sia pur modestamente. Poter vivere senza lavorare - com'è il caso di questi disoccupati - è sempre stato il sogno dell'uomo. Almeno fino a quando ha avuto la testa. Invece costoro, immersi in una società opulenta, soffrono una drammatica frustrazione e si sentono umiliati e monchi perchè non possono accedere ai beni voluttuari che gli altri posseggono. Ma basterebbe un'inversione concettuale, come quando invece che nuotare controcorrente la si asseconda e capirebbero che sono loro i veri ricchi, perchè hanno a disposizione il bene più prezioso, proprio quello che agli altri, gli invidiati, coloro che lavorano, penosamente manca: il tempo. Mi ha sempre fatto sorridere che noi, il Primo Maggio, si celebri allegramente la Festa della nostra schiavitù. E non mi pare privo di un significato su cui forse varrebbe la pena riflettere che la Festa di questo valore importantissimo e decisivo, qual'è oggi considerato il lavoro, si celebri facendo il contrario: non lavorando.
(Da "Il gazzettino" del 03/05/2006)


colgo l'occasione per fare i miei più sinceri e calorosi auguri a tutti i lavoratori del forum, con particolare attenzione a tutti coloro che hanno perso il posto o rischiano di rimanere a casa....

Misha84
01/05/2009, 00:48
quando a suo tempo uscì questo articolo sul quotidiano catturò la mia attenzione a tal punto che decisi di conservarne il ritaglio... mi piacerebbe condividere questa riflessione con voi e sentire le vostre impressioni...

Massimo Fini - Il valore del lavoro nella società industriale

Il lavoro, di cui si è testè celebrata la Festa in pompa magna, è uno dei valori più importanti della società moderna, se non addirittura il principale visto che la nostra Costituzione si apre, al primo articolo, con l'affermazione solenne: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro". Ma non è stato sempre così.
In epoca preindustriale il lavoro era se non proprio un disvalore quantomeno per dirla con San Paolo, "uno spiacevole sudore della fronte". In altre culture il lavoro non è mai stato un valore e in alcune, quelle che si sono salvate dall'assalto della nostra economia, non lo è mai diventato.

In Europa il lavoro assurge a valore solo con la Rivoluzione industriale. Sia per i liberali che per i marxisti. Per Marx è "l'essenza del valore" (non a caso Stakanov è un eroe dell'Unione Sovietica) per i liberal-liberisti è quel fattore che, combinandosi col capitale, dà il famoso "plusvalore". In precedenza il lavoro non è un valore. In epoca feudale e medioevale è nobile chi non lavora e l'artigiano e il contadino lavorano solo per quanto gli basta, il resto è vita. Non che il contadino e l'artigiano medioevale non amino il loro mestiere - certamente lo amano di più, perchè maggiormente personale e creativo dell'odierno operaio industriale o dell'impiegato - ma non sono disposti a sacrificargli più di tanto del loro tempo.

Perchè per quella gente il vero valore è appunto, "il tempo". E, una volta assicurato il fabbisogno essenziale, il tempo va usato per vivere, non per accumulare altro lavoro. E quindi ricchezza. Anche a quegli uomini e a quelle donne piaceva, com'è sempre stato da che mondo è mondo, la ricchezza, ma a nessuno era mai passato per la testa che la si dovesse fare lavorando e non piuttosto con un colpo alla Ruota della Fortuna o mettendosi in caccia di qualche tesoro. Come notano Max Weber e Werner Sombart la ricchezza attraverso il lavoro è un concetto, inaudito, che si afferma con l'avvento di quella classe doverista, metodica, calcolatrice, razionalizzatrice, punitrice e autopunitrice, autolestionista e masochista che è la borghesia e che venne poi proprio, per mimesi, dal proletariato e dalle filosofie ad esso collegate.

Con la Rivoluzione industriale cambia anche il modo di concepire, di pensare e di sentire il lavoratore. Il signore, il maestro artigiano, il padrone della bottega non considerava i dipendenti una merce che si può vendere e comprare e nè essi si sentono tali. Il feudatario può considerare il servo casato una sua proprietà, ma sempre come una persona non come cosa, oggetto, merce. L'attività del dipendente è incorporata nella sua persona e non ne può essere scissa. Oggi invece il dovere e il lavoratore sono una merce come un'altra, tanto che esiste un "mercato del lavoro" così come c'è un mercato del bestiame o dei latticini o dell'abbigliamento o dei "prodotti derivati" o di qualsiasi altra cosa (per mascherare un po' la mercificazione i lavoratori vengono oggi ipocritamente chiamati "risorse". Ma se sono tali come mai ce ne si libera così volentieri?).

Se il lavoro è il valore massimo, la disoccupazione - che in epoca preindustriale non esisteva perchè ad ogni nucleo familiare era assicurato il proprio, sia pur limitato, spazio vitale - è il suo contraltare negativo, la disperazione, l'orrore. Però oggi nelle società sviluppate ci sono milioni di disoccupati che, benchè tali, hanno di che nutrirsi, vestire, abitare, sia pur modestamente. Poter vivere senza lavorare - com'è il caso di questi disoccupati - è sempre stato il sogno dell'uomo. Almeno fino a quando ha avuto la testa. Invece costoro, immersi in una società opulenta, soffrono una drammatica frustrazione e si sentono umiliati e monchi perchè non possono accedere ai beni voluttuari che gli altri posseggono. Ma basterebbe un'inversione concettuale, come quando invece che nuotare controcorrente la si asseconda e capirebbero che sono loro i veri ricchi, perchè hanno a disposizione il bene più prezioso, proprio quello che agli altri, gli invidiati, coloro che lavorano, penosamente manca: il tempo. Mi ha sempre fatto sorridere che noi, il Primo Maggio, si celebri allegramente la Festa della nostra schiavitù. E non mi pare privo di un significato su cui forse varrebbe la pena riflettere che la Festa di questo valore importantissimo e decisivo, qual'è oggi considerato il lavoro, si celebri facendo il contrario: non lavorando.
(Da "Il gazzettino" del 03/05/2006)


colgo l'occasione per fare i miei più sinceri e calorosi auguri a tutti i lavoratori del forum, con particolare attenzione a tutti coloro che hanno perso il posto o rischiano di rimanere a casa....
bellissima riflessione, grazie per averla postata

Cav
01/05/2009, 01:28
:wink_:

IACH
01/05/2009, 06:52
quindi oggi i disoccupati per festeggiare anche loro dovrebbero lavorare?

io poi nn sono così sicuro che nell'epoca pre industriale o nel medio evo, chi doveva lavorare lo faceva solo quel tanto che basta per vivere...o meglio, quel tanto che basta era dall'alba al tramonto, e la vita media era moolto più breve..

il lavoro è ancora uno degli elementi fondanti per la dignità dell'uomo e chi non lavora è escluso dalla vita...altro che tempo libero...libero di fare cosa ? senza na lira...

credo che il giornalista se vuole sentirsi libero POTREBBE licenziarsi ...co tutti gli "schiavi" disoccupati o precari che ci sono, lui torna libero e felice e il povero tapino che prende il suo posto può finalmente avere accesso a quelle piccole e meschine cose che tutti noi odiamo tipo, una casa, del cibo decente , una vacanza...una motocicletta...

forse nn ho capito il senso dell'articolo... ma misembra tanto una presa per il culo.
io ho lavorato semrpre e ritengo questo una gran fortuna, un privilegio ed oggi è anche la mia festa .

ciao e buona strada

alessandro2804
01/05/2009, 08:04
Massimo Fini è un intellettuale schizzato ormai ....il simbolo della contraddizione, chiusa parentesi

ho visto su wikipedia l'origine della festa del 1maggio
Rivolta di Haymarket - Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Rivolta_di_Haymarket)

The Dog
01/05/2009, 09:28
io lavoro....:ph34r:

MR-T
01/05/2009, 09:32
io lavoro....:ph34r:

ciao doGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGG:wub:

bagarre
01/05/2009, 09:53
condivido solo il concetto di tempo libero dal fare come vera ricchezza di oggi, il vero otium dei latini, ovvero avere tempo libero per poter fare tutte quelle attività e interessi che sono avulse dal lavoro ma che dipendono direttamente cmq dall'avere un lavoro. io sono sempre stato dell'idea che si dovrebbe lavorare per campare e nn il contrario, nn ho certamente un'etica calvinista del lavoro ma nemmeno lo disconosco cosi, a livello di schavitu, mi pare troppo azzardato!

per il discorso che fa sui disoccupati.. li mi pare molto romanzesco e fantasioso.. parla bene lui giornalista col posto fisso che si puo permettere di scrivere simili cose.. ma già lo sò,sarà il classico finto intellettuale sinistroide radical chic che snobba tutto e tutti e c'avrà pure lui la barca a vela!!:wink_:

questi che parlano cosi la disoccupazione e il precariato nn sanno nemmeno come si scriva!
io gli farei fare 6 mesi di cassintegrazione.. poi dà vedere come gli prenderebbe la voglia di andare a lavoro!!:dry:

Mr.Borlengo
01/05/2009, 09:54
quindi oggi i disoccupati per festeggiare anche loro dovrebbero lavorare?

io poi nn sono così sicuro che nell'epoca pre industriale o nel medio evo, chi doveva lavorare lo faceva solo quel tanto che basta per vivere...o meglio, quel tanto che basta era dall'alba al tramonto, e la vita media era moolto più breve..

il lavoro è ancora uno degli elementi fondanti per la dignità dell'uomo e chi non lavora è escluso dalla vita...altro che tempo libero...libero di fare cosa ? senza na lira...

credo che il giornalista se vuole sentirsi libero POTREBBE licenziarsi ...co tutti gli "schiavi" disoccupati o precari che ci sono, lui torna libero e felice e il povero tapino che prende il suo posto può finalmente avere accesso a quelle piccole e meschine cose che tutti noi odiamo tipo, una casa, del cibo decente , una vacanza...una motocicletta...

forse nn ho capito il senso dell'articolo... ma misembra tanto una presa per il culo.
io ho lavorato semrpre e ritengo questo una gran fortuna, un privilegio ed oggi è anche la mia festa .

ciao e buona strada

l'intento dell'autore non credo fosse ridicolizzare i milioni di lavoratori che si spezzano la schiena e faticano pure ad arrivare a fine mese...
io credo non si rivolga a coloro che lavorano per vivere ma più che altro a quelli che vivono per lavorare, che in nome di una fantomatica carriera o affermazione sociale sacrificano affetti, tempo libero... gente che lavora 14 ore al giorno ingenuamente convinta che per i prorpi figli sia meglio poter viaggiare in mercedes ed andare alle maldive tre volte l'anno piuttosto che avere del tempo di qualità da spendere con il proprio genitore... io fortunatamente ho potuto contare sulla seconda e di mio padre ricordo affettuosamente le gite nei boschi e le ore giocate con le macchinine sdraiati sul tappeto (il tutto conciliato con 38 anni di lavoro e sveglia alle 6 di mattina)... forse è per questo che mi trovo in perfetta sintonia con questo scritto


Massimo Fini è un intellettuale schizzato ormai ....il simbolo della contraddizione, chiusa parentesi

ho visto su wikipedia l'origine della festa del 1maggio
Rivolta di Haymarket - Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Rivolta_di_Haymarket)

su massimo fini quoto, non sono certo un suo ammiratore, non per questo mi sono precluso la possibilità di apprezzarne l'articolo...

Exa
01/05/2009, 09:59
interessante riflessione...auguri a tutti!!!:biggrin3:

black bomber
01/05/2009, 12:42
non essendo il fini, ne uno storico, ne un sociologo, ne un economista, ne un filosofo, bensi un opinionista, tratta con leggerezza di penna temi che hanno segnato piu' di un epoca, dimentica i servi della gleba, la schiavitu', i paria odierni, tutta la vasta umanita' senza diritti, compreso quello di sopravvivere se pur male, come oggi i milioni di precari, i nostri sans papier, vale la pena ricordare dove come e quando si definisce la giornata dei lavoratori.
sul finire dell'800, i milioni i lavoratori del mondo industrializzato, in europa, in america, fino in australia, dibattevano sul concetto dell'8
8 ore per lavorare, 8 ore per svagarsi, 8 ore per dormire,
credo che il primo stato a legiferare sui diritti dei lavoratori fu l'illonois, casualmente la data di entrata in vigore delle disposizioni di legge, coincideva con un 1 maggio, ovviamente la classe padronale e quella politica disattese le aspettative, la prima internazionale dei lavoratori stabili una serie di scioperi e manifestazioni a livello mondiale, cui aderirono in milioni, una di queste fini in una strage di innocenti, la tristemente famosa rivolta di Haymarket, cui seguirono molte altre, con numerosi morti causati da polizie compiacenti l'allora classe dirigente. per questo il 1 maggio e' stato fatto proprio da chi vive di lavoro e non di rendita acquisendo nel mondo il significato profondo di riscatto delle classi lavoratrici, di rispetto e condivisione di diritti e doveri nella storia dell'umanita' contemporanea

Stinit
01/05/2009, 13:12
ho letto con vero piacere i commenti di tutti...sono contento che c'è qualcuno che ragiona e che ricorda la storia del lavoro...(ovviamente mantenendo le proprie opinioni)

il lavoro è nella società moderna indispensabile al fine di garantire a se e alla propria famiglia "un tassello in cui risiedere"...oggi chi non è ingranato nel sistema che prevede che il cittadino "sia un consumatore fin dalla nascita" è tagliato fuori...
la società consumistica moderna prevede l'affermazione dell'individuo attraverso il consumo di beni...alimentari...vestiario...gioielli...auto...moto...vacanze...case...ristoranti...vita mondana...ecc ecc...
è questo (oggi) quello che distingue le varie "caste" della società moderna...
...tutto ciò prevede milioni di persone che tramite la spinta pressante e giornaliera della pubblicità operata su tutti i media vadano alla continua ricerca di affermazione personale tramite il gesto dell'acquisto...una società di fatto basata sull'apparire (in questo caso finti ricchi o comunque in grado di essere "sulla cresta dell'onda") e non sull'essere...

non a caso la crisi economica che stiamo vivendo è stata generata(in larga parte) da strumenti finanziari sofisticatissimi (i famosi prodotti derivati) costuiti appositamente per creare plusvalenze a livello mondiale e di fatto a spingere il mercato ad autofinanziarsi (una sorta di generazione di ricchezza dal nulla...)quando è oramai chiaro che la ricchezza è una misura "finita"...

tutta questa disponibilità di denaro è stata ovviamente messa in campo per soddisfare le richieste di chi lo voleva (in prestito) per soddisfare il proprio bisogno di affermazione all'interno della società...alimentando di fatto una industrializzazione di territori come la cina e l'india che di tutto ciò ne hanno fatto la loro fortuna...

ora la mie considerazioni prevedono una serie di domande...
in tutto questo tranbusto economico/finaziario/sociale chi ci ha guadagnato?...
chi ci ha perso?...
e soprattutto perchè si è dovuti arrivare a questo punto per capire che globalmente stavamo sbagliando?
siamo veramente liberi oppure questa che stiamo vivendo è una nuova forma di schiavitù?

gia_81
01/05/2009, 15:09
più che prendercela con massimo fini dovremmo prendercela con la classe politica (dx/sx), grandi paroloni per le feste dei lavoratori poi in parlamento pensano bene di togliere qualsiasi diritto a favore di gente che specula su di loro...

giorgiorox
01/05/2009, 15:42
quanto quoto il valore del tempo.....

Misha84
01/05/2009, 16:09
più che prendercela con massimo fini dovremmo prendercela con la classe politica (dx/sx), grandi paroloni per le feste dei lavoratori poi in parlamento pensano bene di togliere qualsiasi diritto a favore di gente che specula su di loro...
OT
ma quanto è bello il tuo avatar...!!!

gia_81
01/05/2009, 17:12
OT
ma quanto è bello il tuo avatar...!!!

anche il tuo non scherza.... :laugh2:

vedo che 6 sardo, ce la farà l'imperatore silvio a fare la più grande colata di cemento in sardegna per realizzare il suo villaggio turistico ?

come sono le ultime notizie a riguardo ??