Lorient
23/06/2009, 12:01
Occhi scuri di lava solidificata scrutano l'orizzonte oltre la rètina
Entrano nel mio cervello dalla porta principale, non chiedono permesso, siedono sullo scomodo divano dei sentimenti occupandolo interamente
Gli stessi occhi ora celebrano la liturgia sgradevole del dio della solitudine
"Mi piaci sempre, però"
"Non continuare. Evita almeno di essere banale come le altre"
"Lo sai che devo andare via, lo hai sempre saputo"
"Basta dire addio"
"Io e te uniti per sempre. Il veleno della mia anima avvelena la tua"
"Con te sono morto. Lo sono anche senza"
"Per te è tardi. Ma non posso dire addio alla mia stessa anima"
"Vattene. Hai rovinato la festa"
"Resto. La festa è appena iniziata"
Lo spirito della terra ti ruberà l'anima. I consigli non ascoltati dei pellerossa diventano realtà, lei è uno spirito di Gaia
Catatonico, seduto immobile la vedo allontanarsi di qualche metro. Immobile, lo sguardo fisso verso il centro del mio universo che collassa a velocità probabilmente superiori a quelle della luce
Immobile e lei balla
Immobile e lei parla e ride e beve come la sera che si scherzava sul terrazzo
Mi guarda, occhi di lava sorridono senza cattiveria, dispiaciuti del mio dolore e allegri della mia presenza
"Non andartene tu invece. Non lasciarmi un attimo"
Lo stomaco vorrebbe vomitare, il cervello non da il necessario consenso, le gambe si fermano in attesa che il dibattito nel sistema nervoso arrivi a un punto fermo
Immobile, si muove solo il ricordo
Immobile sul terrazzo. Soffro di vertigini, schiacciato sul muro dal terrore mentre lei finge di buttarsi di sotto. Scavalca la balaustra con una gamba, mi guarda e ride divertita
"Mi butto, qualcuno viene a salvarmi? Sono solo 40 piani di salto"
Gli occhi sdraiati sul divano mi staccano dal muro, lo stomaco si blocca, le gambe cedono, le prendo dolcemente il braccio tirandola a me. Un clone di me diventa l'uomo che non sono mai stato prima
"Sei bevuta per caso? Qui è reato suicidarsi, se sopravvivi ti danno la sedia elettrica"
Lei ride, sono fottuto. Chi sei, da dove vieni e quanto tempo passerà prima di volare insieme per 40 piani?
"Italiana. Conosci Napoli? Sono in visita qui perché New York è una piccola Napoli"
Sono fatto peggio di una dose di acidi scadenti e coca tagliata col borotalco. Occhi di lava chiedono un bacio. Ed è pericoloso baciare il caldo sangue del vulcano. Lo spirito della terra che brucia l'anima
Il mio sguardo la abbandona per un istante, torna al terrazzo di quella sera di tante sere fa. Il breve gioco di sguardi dice 1000 parole, i suoi occhi solari si eclissano
"Non voglio buttarmi. Ricordo, è solo un ricordo"
Legge la mia mente e torna a sorridere, a ballare, a bere. E guardarmi mentre il dolore mi paralizza. Si alzano le luci, la musica diventa insopportabilmente brutta
"Accompagnami a casa. Ho solo te"
Automa attivato. Login e password corrette. Automa esegue routine "a casa" Mi parla del suo ritorno, di un paio di stronzi che le hanno chiesto di uscire, di uno sfigato che voleva ubriacarla. Il mio silenzio non la smuove, sa di aver occupato ogni singolo neurone nella mia testa. Arrivàti sulla porta mi bacia come se domani non dovesse arrivare mai
"Domani non esiste, nessun aereo è arrivato dall'Italia e nessun aereo vi tornerà"
Mai conosciuto un'italiana, proprio la più strana dovevo incontrare? Mi ripete la stessa frase tutte le sere. Anche adesso, perché domani non esiste
Un domani imprecisato, la metropolitana destinazione lavoro nell'estate che finisce sulla Subway linea E. La solita solita solita solita sequenza di Lexington-Fifht Avenue-Seventh Avenue... West 4...Spring Av...
Mattina presto e respirare odore di pioggia per continuare l'illusione. Mal di testa strano, torpore imprecisato, la voglia di vedere cose banalmente conosciute come se fosse il primo giorno della Creazione. Forse innamorato della mia anima distante migliaia di kilometri, ho scordato come attraversare spazio e tempo
Salgo al piano del bar torre nord per il solito cappuccio all'italiana e cornetto alla crema modello "Non hanno niente a che fare con quelli di Napoli"
La mattina prevede esilio volontario in sala server al calore delle anime di silicio, il mal di testa potrebbe, deve passare.
Occhi di lava mi manchi, un'ombra scura sulla torre nord piano 93
Napoli, biblioteca di lettere e filosofia dell'università Federico II, piazza Bellini. Occhi scuri di lava solidificata si liberano dalla tenace presa delle parole, strano torpore e la maledetta e strana e urgente voglia di rivedere cose banalmente conosciute come se fosse il primo giorno della Creazione.
Occhi che cercano freneticamente rifugio nell'orologio e si eclissano, improvvisamente. Stabilito il contatto spazio/tempo per il domani che non esiste: sono le 14.46 ora di Napoli, le 8.46 ora di New York nella sala server piano 99 torre nord, capolinea subway E: World Trade Center. Oggi, 11 settembre 2001
Entrano nel mio cervello dalla porta principale, non chiedono permesso, siedono sullo scomodo divano dei sentimenti occupandolo interamente
Gli stessi occhi ora celebrano la liturgia sgradevole del dio della solitudine
"Mi piaci sempre, però"
"Non continuare. Evita almeno di essere banale come le altre"
"Lo sai che devo andare via, lo hai sempre saputo"
"Basta dire addio"
"Io e te uniti per sempre. Il veleno della mia anima avvelena la tua"
"Con te sono morto. Lo sono anche senza"
"Per te è tardi. Ma non posso dire addio alla mia stessa anima"
"Vattene. Hai rovinato la festa"
"Resto. La festa è appena iniziata"
Lo spirito della terra ti ruberà l'anima. I consigli non ascoltati dei pellerossa diventano realtà, lei è uno spirito di Gaia
Catatonico, seduto immobile la vedo allontanarsi di qualche metro. Immobile, lo sguardo fisso verso il centro del mio universo che collassa a velocità probabilmente superiori a quelle della luce
Immobile e lei balla
Immobile e lei parla e ride e beve come la sera che si scherzava sul terrazzo
Mi guarda, occhi di lava sorridono senza cattiveria, dispiaciuti del mio dolore e allegri della mia presenza
"Non andartene tu invece. Non lasciarmi un attimo"
Lo stomaco vorrebbe vomitare, il cervello non da il necessario consenso, le gambe si fermano in attesa che il dibattito nel sistema nervoso arrivi a un punto fermo
Immobile, si muove solo il ricordo
Immobile sul terrazzo. Soffro di vertigini, schiacciato sul muro dal terrore mentre lei finge di buttarsi di sotto. Scavalca la balaustra con una gamba, mi guarda e ride divertita
"Mi butto, qualcuno viene a salvarmi? Sono solo 40 piani di salto"
Gli occhi sdraiati sul divano mi staccano dal muro, lo stomaco si blocca, le gambe cedono, le prendo dolcemente il braccio tirandola a me. Un clone di me diventa l'uomo che non sono mai stato prima
"Sei bevuta per caso? Qui è reato suicidarsi, se sopravvivi ti danno la sedia elettrica"
Lei ride, sono fottuto. Chi sei, da dove vieni e quanto tempo passerà prima di volare insieme per 40 piani?
"Italiana. Conosci Napoli? Sono in visita qui perché New York è una piccola Napoli"
Sono fatto peggio di una dose di acidi scadenti e coca tagliata col borotalco. Occhi di lava chiedono un bacio. Ed è pericoloso baciare il caldo sangue del vulcano. Lo spirito della terra che brucia l'anima
Il mio sguardo la abbandona per un istante, torna al terrazzo di quella sera di tante sere fa. Il breve gioco di sguardi dice 1000 parole, i suoi occhi solari si eclissano
"Non voglio buttarmi. Ricordo, è solo un ricordo"
Legge la mia mente e torna a sorridere, a ballare, a bere. E guardarmi mentre il dolore mi paralizza. Si alzano le luci, la musica diventa insopportabilmente brutta
"Accompagnami a casa. Ho solo te"
Automa attivato. Login e password corrette. Automa esegue routine "a casa" Mi parla del suo ritorno, di un paio di stronzi che le hanno chiesto di uscire, di uno sfigato che voleva ubriacarla. Il mio silenzio non la smuove, sa di aver occupato ogni singolo neurone nella mia testa. Arrivàti sulla porta mi bacia come se domani non dovesse arrivare mai
"Domani non esiste, nessun aereo è arrivato dall'Italia e nessun aereo vi tornerà"
Mai conosciuto un'italiana, proprio la più strana dovevo incontrare? Mi ripete la stessa frase tutte le sere. Anche adesso, perché domani non esiste
Un domani imprecisato, la metropolitana destinazione lavoro nell'estate che finisce sulla Subway linea E. La solita solita solita solita sequenza di Lexington-Fifht Avenue-Seventh Avenue... West 4...Spring Av...
Mattina presto e respirare odore di pioggia per continuare l'illusione. Mal di testa strano, torpore imprecisato, la voglia di vedere cose banalmente conosciute come se fosse il primo giorno della Creazione. Forse innamorato della mia anima distante migliaia di kilometri, ho scordato come attraversare spazio e tempo
Salgo al piano del bar torre nord per il solito cappuccio all'italiana e cornetto alla crema modello "Non hanno niente a che fare con quelli di Napoli"
La mattina prevede esilio volontario in sala server al calore delle anime di silicio, il mal di testa potrebbe, deve passare.
Occhi di lava mi manchi, un'ombra scura sulla torre nord piano 93
Napoli, biblioteca di lettere e filosofia dell'università Federico II, piazza Bellini. Occhi scuri di lava solidificata si liberano dalla tenace presa delle parole, strano torpore e la maledetta e strana e urgente voglia di rivedere cose banalmente conosciute come se fosse il primo giorno della Creazione.
Occhi che cercano freneticamente rifugio nell'orologio e si eclissano, improvvisamente. Stabilito il contatto spazio/tempo per il domani che non esiste: sono le 14.46 ora di Napoli, le 8.46 ora di New York nella sala server piano 99 torre nord, capolinea subway E: World Trade Center. Oggi, 11 settembre 2001