il giornalista bianconero ...e la beneamata...
il buon travaglino seppur cjufrentino
si e' espresso con garbo e competenza riguardo
le oscure manovre architettate da qualche gobbetto in evidentissima
crisi di nervi:ph34r:
Si pensava che, vista l’enfasi degli annunci, la
poderosa controffensiva di Luciano Moggi sarebbe
almeno riuscita a dimostrare, craxianamente, che
“così facevan tutti”. Invece manco quello. Anzi
tutto il contrario. Chi legge le 75 fantasmagoriche
telefonate che dovevano ribaltare Calciopoli scopre che
molti dirigenti di molte squadre (persino il Chievo)
parlavano con designatori e arbitri. Ma parlare non è
reato né illecito sportivo (è illecito sportivo da dopo
Calciopoli): dipende da cosa si dice e si fa. Moggi con la
sua corte di vassalli, valvassori e valvassini più o meno
forzati (Milan, Fiorentina, Lazio, Reggina) condizionava
designazioni, arbitraggi, moviole e campionati. Gli altri
no. Infatti la giustizia sportiva e quella penale han colpito
quelle cinque società e non le altre (ora l’inchiesta della
Figc stabilirà se ne manca qualcuna). Se chi ha
pubblicato le 75 intercettazioni sapesse anche leggerle,
ne trarrebbe l’unica conseguenza possibile: bene han
fatto il colonnello Auricchio e i pm Narducci e Beatrice a
escluderle dal processo, visto che non contengono
notizie di reato. Infatti Moggi le ha tirate fuori solo dopo
cinque anni, per buttarla in caciara sui giornali, non
certo per squisite ragioni giuridiche. La sua fortuna è che
si occupano del caso molti giornalisti sportivi che,
quando non sono compagni di merende di Lucianone (in
aula si abbracciano e si danno di gomito), non sanno
distinguere un reato da un paracarro. Ma anche noti
tuttologi che allestiscono penosi teatrini con tanto di
magliette, bandierine, raganelle e tricchetracche: tipo i
soffietti a Lucianone firmati sul Corr iere da Ostellino e i
duetti fra Battista (“Visto dal bianconero”) e Severgnini
(“Visto dal nerazzurro”). Come se un giornalista, solo
perché parla di calcio, potesse ridursi a trombetta della
squadra del cuore, a prescindere dai fatti. I fatti dicono
che Moggi telefonava ai designatori per ordinare arbitri à
la carte, come al ristorante, per le coppe e addirittura
per le amichevoli, mentre per il campionato dettava le
griglie per tener lontani i (rarissimi) fischietti sgraditi. E
veniva puntualmente accontentato. Se, come sostiene il
clan, la cupola non esisteva o non contava, perché Moggi
chiedeva un arbitro e quello puntualmente arrivava?
Perché il ministro Pisanu telefonò a Moggi per salvare la
Torres (e la Torres fu salvata)? Perché Della Valle chiamò
Moggi per salvare la Fiorentina (e la Fiorentina fu salvata,
con tanti saluti al Bologna)? Perché Moggi procurava
carte sim svizzere agli arbitri per parlare lontano da
orecchi indiscreti? Perché è stato condannato dal
Tribunale di Roma a un anno e sei mesi per violenza
privata nel caso Gea, la cupoletta dei figli di papà che
comandava sul calcio? Perché ha minacciato un
testimone, l’ex direttore della Roma Franco Baldini, in
pieno tribunale? Perché ordinava ai giornalisti cosa
scrivere e non scrivere, dire e non dire in tv, addirittura
come nascondere gli errori degli arbitri amici ed
enfatizzare quelli dei nemici? Perché chiamava
minaccioso i giudici disciplinari dei procuratori
pallonari perché salvassero suo figlio da sacrosanta
condanna? Perché, quando il presidente del Palermo
Zamparini (l’ha raccontato lui) voleva l’arbitro Rizzoli,
Moggi alzò il telefono e a Palermo arrivò Rizzoli? Si dirà:
anche Facchetti chiese al designatore Bergamo che
Collina arbitrasse Inter-gi**e. A parte il fatto che Collina
lo nomina Bergamo e non Facchetti, pochi sanno come
andò a finire: fu designato Rodomonti che negò un
rigore all’Inter e ne diede uno alla gi**e. L’Inter contava
come il due di picche: infatti la segretaria
dell’associazione arbitri, Mariagrazia Fazi, moggiana di
ferro, istruiva Bergamo su come intortare Facchetti
fingendo di “stare con tutti, non come dicono che tu stai
solo con gi**e e Milan”. Per tenerlo buono. La telefonata
conferma quel che si era sempre saputo, ma prima che
Moggi la facesse pubblicare era sconosciuta. Si difende
talmente bene da far sorgere un dubbio che abbia dietro
Taormina o Ghedini?