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Citazione:
Originariamente Scritto da
Dennis
Concordo con marmass, aggiungo tuttavia, concordando con l'affermazione di flag ed elaborandola ulteriormente, che in Italia c'è molto domanda per i pezzi di carta di scarso valore e poca domanda per le competenze di molto valore.
Escludendo specifici settori perlopiù amministrati dallo Stato (come sanità o istruzione), le radicate e celeberrime "piccole e medie imprese italiane" sostanzialmente non necessitano di competenze di livello universitario.
In linea di massima è cosi'...però alcune imprese private si prenotano i geni partoriti dalla Normale ed il Sant'Anna di Pisa.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Dennis
Concordo con marmass, aggiungo tuttavia, concordando con l'affermazione di flag ed elaborandola ulteriormente, che in Italia c'è molto domanda per i pezzi di carta di scarso valore e poca domanda per le competenze di molto valore.
Escludendo specifici settori perlopiù amministrati dallo Stato (come sanità o istruzione), le radicate e celeberrime "piccole e medie imprese italiane" sostanzialmente non necessitano di competenze di livello universitario.
posso dirti però che nel mio settore professionale, macchine utensili e automazione industriale, ormai il mio interlocutore è sempre un laureato, ovviamente ingegnere per il ramo tecnico ma anche nel commerciale, per l'amministrativo e finanziario altrettanto ovvio ma spesso anche laureato in giurisprudenza, e così via. Ciò anche nelle piccole aziende manifatturiere a gestione familiare (come le pensioni della costa romagnola....) tipiche del Veneto, dove vedo anche comparire ragazzi ingegneri gestionali... roba da 40% dei dipendenti laureata. La mia aziendina ha fatto MOLTA fatica a trovare personale laureato, anche prima esperienza, per la progettazione causa forte domanda in zona. Le cose stanno fortunatamente cambiando anche da noi. Una costante: tutti ragazzi con alle spalle stages o comunque esperienza all'estero
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Sono felice che nelle regioni del nord ci sia stata una evoluzione in tal senso.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
marmass
posso dirti però che nel mio settore professionale, macchine utensili e automazione industriale, ormai il mio interlocutore è sempre un laureato, ovviamente ingegnere per il ramo tecnico ma anche nel commerciale, per l'amministrativo e finanziario altrettanto ovvio ma spesso anche laureato in giurisprudenza, e così via. Ciò anche nelle piccole aziende manifatturiere a gestione familiare (come le pensioni della costa romagnola....) tipiche del Veneto, dove vedo anche comparire ragazzi ingegneri gestionali... roba da 40% dei dipendenti laureata. La mia aziendina ha fatto MOLTA fatica a trovare personale laureato, anche prima esperienza, per la progettazione causa forte domanda in zona. Le cose stanno fortunatamente cambiando anche da noi. Una costante: tutti ragazzi con alle spalle stages o comunque esperienza all'estero
Stampi?
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Stinit
Stampi?
No, niente stampi. Ti mando il link in MP
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meglio fermarsi alla terza media come ho fatto io. fidatevi. riesco lo stesso a ripetere le tabelline fino a quella del 9 e coniugare al futuro il verbo cuccare. non ho dato una lira a queste università all'italiana.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
tbb800
meglio fermarsi alla terza media come ho fatto io. fidatevi. riesco lo stesso a ripetere le tabelline fino a quella del 9 e coniugare al futuro il verbo cuccare. non ho dato una lira a queste università all'italiana.
Il problema non sarebbe poi grande se un laureato avesse poi un contratto d' inserimento onesto,ma partendo da 400/ 600€ al mese viene dura recuperare... Unica(magra) consolazione ,l'aver acquisito un po' di cultura a caro prezzo,e per la gioia di mamma e papà,i quali si vanteranno con i parenti e tutto il vicinato.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
carmelo23
Il problema non sarebbe poi grande se un laureato avesse poi un contratto d' inserimento onesto,ma partendo da 400/ 600€ al mese viene dura recuperare... Unica(magra) consolazione ,l'aver acquisito un po' di cultura a caro prezzo,e per la gioia di mamma e papà,i quali si vanteranno con i parenti e tutto il vicinato.
Carmelo, naturalmente scherzo. Viviamo ormai in un mondo evoluto dove le specializzazioni, in ogni campo, sono essenziali. Intendo dire che, a mio parere, anche se fai l'elettricista sei tenuto a migliorarti. In arti, professioni o mestieri è oggi quantomai importante.
Il problema sorge però escludendo questa formazione dai contesti sociali. Da noi, purtroppo, la qualificazione non è un bonus, non viene vista come una risorsa e spesso la prosecuzione degli studi diventa un quasi rituale (loro malgrado spesso) obbligatorio per tanti giovani, che al quasi nulla preferiscono il porto sicuro di una università. Nell'attesa che qualcosa accada. Poi ci sono quelli che ormai non studiano e non cercano più neppure un lavoro. Il numero sui neet da noi e drammatico e aiuta i dati falsi sul decremento della disoccupazione. Ma qui ci perderemmo nella discussione.
L'università italiana poi è un piccolo spaccato sociale del Paese. Come ogni organizzazione è parcellizzata e frazionata in mille particelle, quelle buone e quelle meno buone. Direi che quel che abbiamo letto non stupisce né gli addetti ai lavori, noi gente comune e neppure gli inquirenti immagino. Appunto, contestualizzando il mondo Università nel contesto italiano non rimane che pensare che anche questo sia l'ennesima fognatura dove tutto passa. Non a torto purtroppo. A pagarla sono gli studenti ovviamente, ma non ci guadagna neppure l'italia che non ha quel ricambio necessario per andare avanti. Parafrasando un libro, questo "Non è un paese per giovani".
Naturalmente noi spesso commettiamo il facile errore di generalizzare, ma anche in questo caso io mi aggrappo alla buona volontà di quei docenti che in maniera specchiata svolgono il proprio lavoro e che in questo momento si sentono coperti di merda loro malgrado.
Poi ci sarebbe da analizzare con attenzione il legame (da noi inesistente) tra "formato" e mondo del lavoro; tra "formato e formando" e garanzie dello e dallo Stato. Ecco, qui siamo nella bassa civiltà, dove le conseguenze vengono - per comodità - additate come azioni principali e volontarie. "Tu giovane sei un parassita scansafatiche che preferisci il nulla al mio generosissimo stage non retribuito.". Ecco come funziona il sistema.
Chi vincerà?: Non sono ottimista.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
tbb800
Carmelo, naturalmente scherzo. Viviamo ormai in un mondo evoluto dove le specializzazioni, in ogni campo, sono essenziali. Intendo dire che, a mio parere, anche se fai l'elettricista sei tenuto a migliorarti. In arti, professioni o mestieri è oggi quantomai importante.
Il problema sorge però escludendo questa formazione dai contesti sociali. Da noi, purtroppo, la qualificazione non è un bonus, non viene vista come una risorsa e spesso la prosecuzione degli studi diventa un quasi rituale (loro malgrado spesso) obbligatorio per tanti giovani, che al quasi nulla preferiscono il porto sicuro di una università. Nell'attesa che qualcosa accada. Poi ci sono quelli che ormai non studiano e non cercano più neppure un lavoro. Il numero sui neet da noi e drammatico e aiuta i dati falsi sul decremento della disoccupazione. Ma qui ci perderemmo nella discussione.
L'università italiana poi è un piccolo spaccato sociale del Paese. Come ogni organizzazione è parcellizzata e frazionata in mille particelle, quelle buone e quelle meno buone. Direi che quel che abbiamo letto non stupisce né gli addetti ai lavori, noi gente comune e neppure gli inquirenti immagino. Appunto, contestualizzando il mondo Università nel contesto italiano non rimane che pensare che anche questo sia l'ennesima fognatura dove tutto passa. Non a torto purtroppo. A pagarla sono gli studenti ovviamente, ma non ci guadagna neppure l'italia che non ha quel ricambio necessario per andare avanti. Parafrasando un libro, questo "Non è un paese per giovani".
Naturalmente noi spesso commettiamo il facile errore di generalizzare, ma anche in questo caso io mi aggrappo alla buona volontà di quei docenti che in maniera specchiata svolgono il proprio lavoro e che in questo momento si sentono coperti di merda loro malgrado.
Poi ci sarebbe da analizzare con attenzione il legame (da noi inesistente) tra "formato" e mondo del lavoro; tra "formato e formando" e garanzie dello e dallo Stato. Ecco, qui siamo nella bassa civiltà, dove le conseguenze vengono - per comodità - additate come azioni principali e volontarie. "Tu giovane sei un parassita scansafatiche che preferisci il nulla al mio generosissimo stage non retribuito.". Ecco come funziona il sistema.
Chi vincerà?: Non sono ottimista.
Parole sante.....Tutto giusto e condivisibile. Problemi per i quali ci si deve veramente preoccupare,aggiungo che senza ricerca e sperimentazione non esiste prospettiva di crescita e di sviluppo ma solo una lenta agonia della già mediocre università italiana.
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Originariamente Scritto da
carmelo23
Parole sante.....Tutto giusto e condivisibile. Problemi per i quali ci si deve veramente preoccupare,aggiungo che senza ricerca e sperimentazione non esiste prospettiva di crescita e di sviluppo ma solo una lenta agonia della già mediocre università italiana.
grosso dibattito (all'italiana) su cosa dovrebbe essere la ricerca................
qui si combatte per mantenere la formazione "pulita" dal mondo dell'impresa
e i nostri migliori si trasferiscono dove questa commistione e' il motore della formazione