Ma scusa...prendi la bce...lo sai il lavoro che fa no?...quando i suoi organi prendono delle decisioni di carattere economico a livello politico a chi fanno riferimento?
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ah beh.. qui siamo d'accordo.. non ho mai detto infatti che lui sia andato oltre le sue competenze.. ho semplicemente detto che se siamo arrivati a questo punto è giusto dare il merito pure a lui.. il Governo Monti, per fare un esempio (anche se l'attuale è ancora meglio), l'ha voluto espressamente lui.. nel pieno delle sue competenze, chiaro.. e i risultati sono noti a tutti..
..forse sarebbe più corretto dire che la barra ferma non l'ha tenuta, ma l'ha infilata..
..ad ogni modo, ci sono numeri che parlano a suo favore: i numeri del Popolo che, dalle urne, si dimostra d'accordo con lui..
se ti riferisci a me, sbagli nel pensare che io disprezzo
tutt'altro: rispetto, seguo con attenzione e, in alcuni casi, perfino concordo
nella globalita' della posizione politica e della prospettiva, pero', il mio giudizio sul ricciolone incazzoso e' : pericoloso
Scopo della BCE
Scopo principale della Banca centrale europea è quello di mantenere sotto controllo l'andamento dei prezzi mantenendo il potere d'acquisto nell'area dell'euro. La BCE esercita, infatti, il controllo dell'inflazione nell'"area dell'euro" badando a contenere, tramite opportune politiche monetarie (controllando la base monetaria o fissando i tassi di interesse a breve), il tasso di inflazione di medio periodo a un livello inferiore (ma tuttavia prossimo) al 2%.
Un ruolo analogo di contenimento dell'inflazione è svolto in America dalla Federal Reserve; quest'ultima però, a differenza della Bce, deve contemporaneamente perseguire l'obiettivo politico del pieno impiego[3].
L'organizzazione della BCE
La sede della BCE a Francoforte
Il processo decisionale all'interno dell'eurosistema è centralizzato a livello degli organi direttivi della BCE; l'organizzazione della BCE, basata su quella della Bundesbank tedesca, prevede che tali organi direttivi siano costituiti (articolo 109A del Trattato) da un Comitato esecutivo, a cui capo siede il Presidente della BCE (il Governatore), e dal Consiglio direttivo costituito dai membri del Comitato esecutivo e dai rappresentanti delle altre banche appartenenti all'eurosistema (con l'esclusione quindi dei rappresentanti delle Banche centrali dei paesi non aderenti all'euro); dal momento che alcuni dei paesi appartenenti all'UE non hanno ancora aderito alla moneta unica, esiste, dunque, un terzo organo decisionale, il Consiglio generale.
Le principali funzioni del Consiglio direttivo consistono in:
definire l'orientamento generale della politica della banca e prendere le decisioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi conferiti all'eurosistema;
definire la politica monetaria dell'area dell'euro compresi gli obiettivi monetari intermedi, i tassi di interesse di riferimento e l'offerta delle riserve monetarie in seno all'eurosistema e la definizione degli indirizzi necessari alla loro esecuzione.
Il Comitato esecutivo comprende il presidente e il vicepresidente della BCE e quattro altri membri, tutti scelti tra personalità aventi autorità ed esperienza professionale riconosciute in materia monetaria o bancaria, nominati dal Consiglio europeo che delibera a maggioranza qualificata su raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea sentito il parere del Parlamento europeo e del Consiglio direttivo della BCE (mentre per le nomine iniziali è stato sentito il Consiglio dell'Istituto monetario europeo). Le funzioni principali del Comitato esecutivo comprendono:
l'attuazione della politica monetaria conformemente agli orientamenti e alle decisioni del Consiglio dei governatori e, nell'ambito di tale quadro, impartire alle Banche centrali nazionali le necessarie istruzioni;
l'esercizio dei poteri delegati da parte del Consiglio direttivo;
la gestione corrente della BCE.
Il Consiglio generale è composto dal presidente e dal vicepresidente della BCE e dai governatori delle BCN dei 27 paesi membri dell'UE (possono partecipare alle riunioni del Consiglio generale, ma senza diritto di voto, gli altri membri del Comitato esecutivo della BCE, il Presidente del Consiglio dell'Unione europea e un membro della Commissione europea). Il Consiglio generale è un organo di transizione dal momento che, a norma dello "statuto del sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea", viene sciolto nel momento in cui tutti gli stati membri dell'UE hanno introdotto la moneta unica. Il Consiglio generale svolge i compiti in precedenza affidati all'Istituto Monetario Europeo, e assunti dalla BCE nella Terza fase dell'Unione economica e monetaria (UEM).
Il Consiglio generale si occupa, tra l'altro, dei seguenti compiti:
assolvere le funzioni consultive della BCE;
raccogliere le informazioni statistiche;
redigere il Rapporto annuale della BCE;
redigere le disposizioni per l'uniformazione delle procedure contabili delle Banche centrali nazionali.
wiki
:oook: Direi che la BCE siamo noi. Tagliatevi le palle, forse riuscirete a depotenziarla :lingua:
A parte wikipedia...
quando la bce ha deciso di prestare soldi alle banche nostrane all"1% si è parlato di un gran risultato del mario nazionale che aveva dato liquidità alle banche...banche che invece quei soldi li hanno usati per speculare sui titoli di stato dei paesi messi peggio (Italia compresa)...
ora per evitare che ciò fosse accaduto e che quei soldi "regalati" avessero preso la via della fornitura di liquidità verso imprese e famiglie non credi che ci sarebbe dovuta essere una decisione politica? ...in questo modo lui spande i soldi poi il mercato tanto si regola...nel solito modo speculativo...
Ho paura che ti sbagli...la bce non siamo noi...non è "statale"
Anch'io sono rimasto perplesso per quel che è accaduto, banche che hanno investito in titoli di stato (dando peraltro una mano alle finanze nazionali) invece di buttarli sul mercato del credito.
Vorrei però far notare che anche i prestiti a privati e aziende sono fonte di lucro per le banche, e ci si dedicano interi settori aziendali. Penso che abbia influito non poco la mancanza di garanzie sul pagamento degli interessi e la restituzione del capitale. Se di mestiere presti soldi, regalarli non è la stessa cosa. Forse ci voleva anche un piano di maggior salvaguardia per gli istituti di credito, che non poteva essere Draghi a mettere su. Penso sia mancata appunto la copertura politica di quell'iniziativa.
Non è statale ma il nostro stato fa parte dell'assemblea che l'ha generata. Alla base della piramide ci siamo noi. Chi se no?
per spiegarti meglio perche' non compro.............
questo e' l'ultimo post sul blog
"Le recenti ondate di panico sui mercati azionari globali hanno ricordato al mondo intero la vulnerabilità dell’euro, e questa settimana i commentatori della stampa britannica hanno discusso molto sul possibile fallimento della Francia. Quasi nessuno si affligge più per l'Italia, sebbene la settimana scorsa la sua borsa abbia subito il tonfo più importante dopo quello della Grecia: l’irreversibile declino dell’Italia è ormai una certezza, vista la situazione disperata del paese.
L’esperienza italiana dell’unione monetaria europea è stata particolarmente dolorosa: gli italiani sono entrati nell’euro come sonnambuli, senza un serio dibattito, ed erano talmente favorevoli a firmare che hanno accettato un tasso di scambio con la lira talmente elevato che alla fine li ha strozzati. Il prezzo dei prodotti di prima necessità, quali sigarette, caffè e vino è raddoppiato improvvisamente, mentre i salari sono rimasti statici, sebbene allora fosse relativamente facile trovare lavoro e ricevere prestiti. Ma dopo il crac, l’Italia, prigioniera di un’unione monetaria senza unione politica, non poteva più fare niente, neanche ricorrere alla tradizionale medicina della svalutazione della moneta.
L’unica possibilità di ripresa ammessa da Bruxelles e Berlino — quella dell’austerity — si è rivelata controproducente, perché è stata solo superficiale. Se l’austerity deve stimolare la crescita, deve farlo fino in fondo, il che comporta inevitabilmente terribili sofferenze e il rischio di agitazioni popolari, e nessun politico italiano riesce a digerire questa circostanza.
Tuttavia l’Italia non può attribuire tutti i suoi problemi all’unione monetaria: l‘euro non ha causato la catastrofe, ma ha privato il Paese dei mezzi per combatterla, esponendolo alle sue fatali debolezze strutturali.
Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 43 percento, il più alto mai registrato. Tale cifra non tiene conto del mercato del sommerso, che ha raggiunto proporzioni tali che il governo italiano sta pensando di includerne alcune parti, quali prostituzione, traffico di stupefacenti e contrabbando di vario genere, nei dati ufficiali del PIL: si ritiene che il loro contributo abbia dimensioni tali da portare il paese fuori dalla sua terza recessione entro sei anni.
Occorre ricordare che le aziende italiane ricevono denaro dallo Stato per pagare i dipendenti per non lavorare, evitando di doverli licenziare: attualmente circa mezzo milione di lavoratori è in cassa integrazione. Il reale tasso di disoccupazione in Italia deve pertanto essere pari ad almeno il 15 percento, e tale cifra non include tutti coloro che hanno ormai rinunciato a cercare un lavoro. Solo il 58 percento degli italiani in età da lavoro ha un impiego, rispetto alla media del 65 percento del mondo sviluppato.
Ma anche includendo cocaina e bunga-bunga, non si risolve la straordinaria stagnazione dell’economia italiana, che perdura dal 2000: negli ultimi cinque anni si è addirittura verificata un’ulteriore contrazione del 9,1 percento. Ancora peggio, il mese scorso il Paese è entrato in deflazione, fenomeno temutissimo da tutti, ancora più dell’iperinflazione, e che ha causato una stagnazione dell’economia giapponese per 20 anni.
Dalla defenestrazione di Silvio Berlusconi, avvenuta nel novembre 2011 in conseguenza dello scandalo bunga-bunga e del mostruoso spread tra bond italiani e tedeschi, l’Italia ha avuto tre primi ministri non eletti.
L’ultimo di essi, Matteo Renzi, di sinistra, è considerato il Tony Blair italiano perché è riuscito a costringere il suo partito, il Partito Democratico post-comunista, a dimenticare il passato e affrontare il futuro. Inizialmente, ha promesso che avrebbe realizzato tutte le necessarie riforme strutturali entro 100 giorni, ma ovviamente non l’ha fatto, e oggi afferma di avere bisogno di 1.000 giorni.
Il “rottamatore”, come viene definito Renzi, ha appena imposto una legge di riforma che ha suscitato un grande clamore e addirittura risse in Senato. La leggi di Renzi intende abolire il leggendario articolo 18, che rende virtualmente impossibili i licenziamenti in aziende con un numero di dipendenti superiore a 15, tuttavia, trattandosi dell’Italia, se la legge entrerà in vigore sarà sicuramente tanto annacquata da perdere il proprio significato. I sindacati hanno promesso un “autunno caldo” per proteggere i loro più preziosi e indiscutibili principi.
È la solita storia: indipendentemente da chi è al potere in Italia, è quasi sempre di tutto fumo e niente arrosto, il che è dovuto in parte al sistema elettorale, che costringe a governi di coalizione, e in parte al fatto che la Costituzione, per paura dei regimi dittatoriali, concede al primo ministro uno scarso potere esecutivo.
La televisione italiana trasmette ogni genere di talkshow politico (la maggior parte dei quali di orientamento sinistrorso, anche sulle reti di Berlusconi) ma anche questo tipo di programma è in crisi: gli italiani, fatalmente disillusi, non si preoccupano più di guardare la televisione.
Nel frattempo, il debito sovrano italiano continua a crescere in maniera esponenziale, arrivando a toccare 2.2 trilioni di euro, che equivalgono al 135 percento del PIL: è il terzo debito sovrano a livello mondiale, dopo quello di Giappone e Grecia. E maggiore è la deflazione italiana, maggiori sono il debito e i suoi costi in termini reali.
In Italia, come in Francia, dopo la Seconda Guerra Mondiale la filosofia predominante è stata quella dirigista: il governo è gestito come un racket delle protezioni, e il denaro si insinua in ogni angolo dell’economia. Tutti i giornali ricevono sovvenzioni pubbliche, e questo spiega anche il loro numero così elevato.
Chiunque lavori nel settore privato, in quelle attività a conduzione famigliare che hanno reso il paese celebre in tutto il mondo, si trova in una condizione di svantaggio. Secondo il Sole 24 Ore, l’Italia ha il più elevato onere fiscale totale di tutto il mondo sulle proprie aziende, pari al 68 percento, seguita dalla Francia, con il 66 percento, contro il 36 percento della Gran Bretagna. Avviare un’attività in Italia significa entrare in un incubo burocratico kafkiano, che può addirittura peggiorare; significa anche dover corrispondere allo Stato almeno 50 centesimi per ogni euro pagato ai propri dipendenti. Se a ciò si aggiunge un sistema giudiziario bizantino, politicizzato e dotato di poteri terrificanti, si comincia a comprendere perché nessuna azienda estera voglia stabilire la propria sede in Italia.
Per circa un decennio, fino a un anno fa, ho lavorato per un giornale locale, La Voce di Romagna, come rubricista, ma ho rinunciato dopo che il mio datore di lavoro, pur ricevendo cospicue sovvenzioni di denaro pubblico, non mi ha pagato per tre mesi. Non avevo titolo per richiedere il sussidio di disoccupazione perché ero un libero professionista; i dipendenti con contratto possono ricevere il sussidio, ma solo per un anno, all'incirca. Molti dei miei colleghi non hanno ricevuto il loro stipendio addirittura per un intero anno. Adesso, La Voce sta per dichiarare fallimento e chiudere, e non scommetterei neanche un euro sul fatto che i miei ex colleghi riescano a ricevere il denaro che spetta loro.
Sì, c’è un’altra Italia, quella finanziata dallo Stato, dove tutto sommato la vita, sebbene non tutta rose e fiori, è ancora vivibile, anche se i licenziamenti del Teatro dell'Opera di Roma hanno causato qualche ansia. I parlamentari italiani sono i più pagati del mondo civilizzato, il loro stipendio è pari a quasi il doppio di quello dei loro colleghi britannici. I barbieri che lavorano all’interno del Parlamento possono arrivare a guadagnare €136.120 lordi l’anno. Tutti i dipendenti statali ricevono una favolosa pensione pari quasi al loro salario a fine carriera: non è pertanto difficile comprendere la rabbia del lavoratore italiano medio del settore privato, il cui reddito lordo annuo è pari a circa €18,000.
La parola “inimmaginabile” rispecchia alla perfezione il dorato mondo del dipendente statale italiano, specialmente nel Mezzogiorno, il disperato sud del paese. La Sicilia, ad esempio, ha un esercito di 28.000 guardie forestali, più grande di quello del Canada, e 950 autisti di ambulanza, che non hanno alcuna ambulanza da guidare.
Un governo italiano serio opererebbe urgenti e drastici tagli non solo al tronfio, parassitario e corrotto settore statale, ma anche a tasse, costo del lavoro e burocrazia. Tuttavia, a oggi, solo Beppe Grillo e la Lega Nord chiedono che l’Italia esca dall’euro. Ma gli italiani ancora non capiscono: l’euro è il problema, non la soluzione, a meno che non accettino una vera austerità, di proporzioni ben maggiori, e non l’accetteranno a meno che non vengano minacciati con le armi.
L’Italia, più della Francia, è il grande malato dell’Europa, ed è anche il malato morente. Le donne italiane erano quelle che avevano più figli in tutta Europa: era frequente incontrare uomini anziani di nome Decimo. Tuttavia da decenni il tasso delle nascite in Italia è il più basso di tutta Europa, e se non ci fosse l'immigrazione, la popolazione sarebbe in calo. Che le donne italiane rifiutino di avere figli, è un chiaro segno di una società malate terminale."
Nicholas Farrell, The Spectator
in grassetto quanto evidenziato nel blog
in rosso quanto evidenziato da me: guarda e vedi se , leggendo il grassetto e il rosso non si hanno impressioni molto diverse sul contenuto dell'articolo
in blu le cose criticabili e i "salti" logici
l'articolo e' di un giornalista iperconservatore, euroscettico che scrive normalmente per libero
la pubblicazione e soprattutto la sottolineatura mi sembrano molto strumentali, come , del resto , anche l'articolo
la sai una cosa?
io mica ho ancora capito qual'e' la strada indicata da grillo e perseguita dal movimento
il tipo di societa', di rapporti internazionali, di politica industriale, economica..........tu si?
NON PER SPECULARE, PER FINANZIARE, CRISTOSANTO
ovvio che hanno preso gli interessi
con quel giochetto draghi ha finanziato il debito pubblico, cosa che , direttamente, per statuto della bce, non potrebbe fare
che le banche avrebbero poi potuto comportarsi diversamente e in maniera un po' piu' "signorile" col credito ai cittadini e alle imprese, e' anche vero, come e' vero che in una situazione di crisi, in cui le sofferenze sono in aumento (finanziarie, intendo) , questo sarebbe costato ancor di piu' di quanto non avvenuto gia' , in sede di stress test (se ho capito bene)
:oook:
di carattere finanziario
fa riferimento al suo statuto e al suo mandato, alle sue limitazioni e agli strumenti utilizzabili
:papa:
pare che sia europea, infatti
anche la banca d'italia, non e' statale........
La legge del 7 febbraio 1992 n. 82, proposta dall'allora ministro del Tesoro Guido Carli, chiarisce che la decisione sul tasso di sconto è di competenza esclusiva del governatore e non deve essere più concordata di concerto con il ministro del Tesoro (il precedente decreto del presidente della Repubblica, viene modificato in relazione alla nuova legge con il DPR del 18 luglio). Il d.lgs 10 marzo 1998 n. 43 sottrae la Banca d'Italia alla gestione da parte del governo italiano, sancendo l'appartenenza della stessa al sistema europeo delle banche centrali. Da questa data quindi la quantità di moneta circolante viene decisa in autonomia dalla Banca centrale.
Il 13 giugno 1999 il senato della Repubblica, nel corso della XIII Legislatura discute il disegno di legge n. 4083 “Norme sulla proprietà della Banca d'Italia e sui criteri di nomina del Consiglio superiore della Banca d'Italia”. Tale disegno di legge vorrebbe far acquisire dallo stato tutte le azioni dell'istituto, ma non viene mai approvato.
detto questo, chi nomina il governatore della banca d'italia?
Della BCE fanno parte banche centrali e rappresentanti vari degli stati. Dietro tutto ciò ci sono i parlamenti eletti dai cittadini. Purtroppo funziona così, se no sarebbe un gran casino. Quando mai le decisioni che interessano i cittadini e soprattutto i loro soldi sono prese da loro stessi? Anche perché se così fosse in Italia ognuno si terrebbe i propri soldi e lo stato non esisterebbe, non siamo tedeschi o norvegesi. Che altro ti posso dire?