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Fermissimo
Non sono un esperto Filippo e tu ci capisci meglio di me ma quello che non vorrei è il fatto che in una maniera o l'altra interviene sempre lo Stato a dare una mano autorizzi manager senza scrupoli a continuare le loro cattive gestioni anche in futuro
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I riflessi condizionati sono un problema serio, anche nella politica e sui temi finanziari a cavallo con essa. Puntuale, per la crisi della Banca Popolare di Bari, si è fatta largo la tesi (ministri del secondo Governo Conte compresi) del “fallimento del mercato”, a fronte della quale è non solo inevitabile, ma giusto, l'intervento risolutore dello Stato.
Ora, che la Popolare di Bari (maggiore istituto di credito del Mezzogiorno, 70 mila soci, circa tremila dipendenti e quasi 300 sportelli sul territorio nazionale) sia alle corde e sull'orlo del baratro è un fatto. Ma che l'origine di questo tracollo sia da rintracciarsi nel crac del mercato e delle sue regole è un'altra delle tante comode e compiacenti false verità che all'occorrenza vengono messe in campo. Operazione che fa leva anche su un substrato culturale e ideologico, storicamente ben consolidato, d'impronta statalista e, di fatto, avverso proprio al mercato.
Dove fossero il mercato, e le sue regole, nel caso della Popolare di Bari, è difficile dirlo. Certo, l'onda lunga della crisi recessiva partita nel 2007 è stata una componente forte che si è scaricata sui bilanci. Ma forse ben più forte è stato l'impatto di una gestione (della famiglia Jacobini, per decenni al timone dell'istituto) rivelatasi inadeguata.
La crisi è deflagrata a metà di quest'anno, quando il rosso, nel giro di quattro anni, sale sopra il miliardo di euro e costringe la banca (che qualche anno prima si era avventurata, avendo tutte le “bollinature” istituzionale del caso, nell'acquisto di Banca Tercas) a dichiarare che “la situazione patrimoniale fa emergere dubbi significativi sulla capacità del gruppo di continuare la propria attività operativa”.
Sempre a giugno parte una nuova ispezione sui crediti di Bankitalia che ha poi deciso il commissariamento. Ma è evidente che la partita sull'individuazione delle responsabilità è appena iniziata . E che è proprio la gestione dei crediti (in mano ad una ristretta “enclave”, come spiegato dall'ad Vincenzo de Bustis) ad aver fatto il bello ed il cattivo tempo erogando per anni prestiti facili nella totale opacità.
Questa è la pietra angolare sui cui si fonda la caduta della Popolare di Bari. E colpisce, tra le tante anomalie e i silenzi, che l'uscente ad della banca, già alla direzione generale dell'istituto tra il 2011 ed il 2015 e indagato dalla Procura di Bari, sia stato “ripescato” nel 2018 e nominato amministratore delegato alla fine dello stesso anno. Giusto il tempo, all'inizio del 2019, per proporre un'acrobatica ricapitalizzazione con l'ausilio di una minuscola società maltese. Operazione poi sfumata e per la quale si è mossa la magistratura barese.
Il mercato – e con esso le sue regole- è stato semmai, una volta di più, tradito e aggirato. La vicenda della Popolare di Bari appartiene a tutto tondo alla frequente casistica del crony capitalism, il capitalismo “relazionale” degli amici, a cavallo tra locale e nazionale, privato e pubblico, affari, politica e burocrazia statale. Un mondo dove la concorrenza e l'etica degli affari sono perfetti sconosciuti in attesa del prossimo fallimento. Del mercato, naturalmente.
da il sole 24 ore
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Forse sono io che non capisco ma non mi spiego il perché al tempo del casino del MPS, esprimendo il mio dissenso sull'intervento dello stato per risollevare una banca affondata da concessioni di crediti enormi non coperti dalle dovute garanzie, poi mai rientrati, ad esempio a società riconducibili a potentissimi industriali (in primo piano Marcegaglia e De Benedetti), mi si spiegava che non si poteva lasciar fallire una realtà con tot dipendenti e tot risparmiatori in pericolo.......
Voglio precisare che umanamente capisco che non si possano mettere per strada migliaia di famiglie ma io ho contestato e continuo a contestare il sistema che, evidentemente, permette alle banche di operare in un certo modo alla barba dei rischi ai quali si espongono le persone comuni per favorire i "soliti noti" e questo, secondo me, dipende dal clientelismo circolare tra politica, grande imprenditoria e finanza.
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duncan
Forse sono io che non capisco ma non mi spiego il perché al tempo del casino del MPS, esprimendo il mio dissenso sull'intervento dello stato per risollevare una banca affondata da concessioni di crediti enormi non coperti dalle dovute garanzie, poi mai rientrati, ad esempio a società riconducibili a potentissimi industriali (in primo piano Marcegaglia e De Benedetti), mi si spiegava che non si poteva lasciar fallire una realtà con tot dipendenti e tot risparmiatori in pericolo.......
Voglio precisare che umanamente capisco che non si possano mettere per strada migliaia di famiglie ma io ho contestato e continuo a contestare il sistema che, evidentemente, permette alle banche di operare in un certo modo alla barba dei rischi ai quali si espongono le persone comuni per favorire i "soliti noti" e questo, secondo me, dipende dal clientelismo circolare tra politica, grande imprenditoria e finanza.
si, corretto, ma togli grande...anche piccola imprenditoria, specie nelle situazioni delle cosiddette "banche di territorio"...
la questione del fallimento e' delicata, ma la tutela degli obbligazionisti e degli azionisti di qualsiasi genere, cosi' come la "nazionalizzazione", sono situazioni discutibilissime, e non messe in attio, per esempio, per le banche venete
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quindi non se ne esce...alcune banche continueranno ad essere spregiudicate, ad avere rapporti con potentati economici e politici ed al prossimo fallimento ci sarà un consiglio dei ministri straordinario che in un baleno troverà i fondi necessari...
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Fermissimo
quindi non se ne esce...alcune banche continueranno ad essere spregiudicate, ad avere rapporti con potentati economici e politici ed al prossimo fallimento ci sarà un consiglio dei ministri straordinario che in un baleno troverà i fondi necessari...
questo e' quello che vuole la politica adesso...una bella banca nazionalizzata, che raccoglierà il peggio delle banche sul mercato, che verrà risanata coi nostri soldi e che dovrà concedere i crediti che le banche che stanno seriamente sul mercato non concederebbero (alto rischio o basso ritorno)...continuando il lavoro delle piccole banche popolari locali con un bel controllo della politica centrale...
sevvepiace...
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A me non piace ma purtroppo non penso che votando da una parte piuttosto che dall'altra la situazione possa cambiare.
Sarò pessimista ma sono convinto che i potenti avranno sempre e comunque carte da giocare.......
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si é dimesso il ministro dell'istruzione lamentando gravi mancanze di fondi per la scuola e l'universitá all'interno della manovra. Un paese che priva di risorse il proprio futuro é un paese morto
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da troppi anni scuola e sanità sono considerati solo un costo, a fatto bene a protestare e dimettersi
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Sto guardando la TV...ad un quiz una ragazza di 25 anni non sa dire chi è il presidente della Repubblica di nome Giuseppe e di cognome S A R A ...A T (le ha provate tutte, giuro, Sarabat, Sarafat, Sarasat, Saralat...tranne Saragat)
Giro canale...vedo Rocco Casalino importante consigliere del governo...non mi abituerò mai...vorrei emigrare [emoji24][emoji24][emoji24]
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leo2
da troppi anni scuola e sanità sono considerati solo un costo...
:cipenso:
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leo2
a fatto bene a protestare e dimettersi
Hai ragione, da troppi anni la scuola non funziona :)