Certo, in Russia, paese ex comunista stracorrotto, lui invece è ancora comunista, ma non se ne è ancora accorto
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altre nuove dalla campagna acquisti ? :rolleyes:
agevolo interessante articolo di Battista sul corsera
LE CAMPAGNE ACQUISTI NON DANNO LA STABILITÀ
Il naufragio dei «responsabili»
Svanisce l’epopea dei «responsabili ». Comunque vada a finire la campagna acquisti, è quasi certo che lo shopping non formerà una maggioranza stabile che possa fare a meno dei finiani. I numeri ballerini sono la maledizione dell’estate di Berlusconi. A fine luglio pensava, mal consigliato, che i numeri avrebbero soffocato il «controcanto» di Fini. Ora voleva correre ai ripari, pescando qui e là tra i seggi in Parlamento. Ma anche in questo caso il pallottoliere non è stato generoso. È stato un errore tattico. Ma anche un danno di immagine: come può il premier additare alla pubblica riprovazione la volontà di «ribaltone» di Fini, il disegno del presidente della Camera di stracciare il patto con gli elettori, e poi puntare a micro-ribaltoncini, a raschiare a destra e a manca il barile dei parlamentari disposti ad assumersi un compito di sostegno a una maggioranza contro cui sono stati eletti? Un danno per la stabilità, anche. Per qualche giorno è sembrato di sprofondare nelle atmosfere precarie dell’ultimo governo Prodi, quando, a causa dei numeri risicatissimi, la tenuta della maggioranza veniva affidata agli umori volubili dei senatori Pallaro, Turigliatto e Cusumano. Il governo del centrodestra, uscito dalle urne con una maggioranza parlamentare schiacciante, doveva essere l’alba di una nuova era di stabilità. Ma per qualche giorno si è aggrappato alla «responsabilità » di qualche signor Nessuno, a quanto pare non sempre mosso da nobili ideali e da generose preoccupazioni istituzionali. È andata male, perché il reclutamento dei «responsabili » poggiava ancora sull’idea sbagliata che la spina finiana potesse essere eliminata con deferimenti ai probiviri o qualche gioco di prestigio numerico. Anziché siglare il patto di maggioranza che Fini ha proposto a Mirabello, Berlusconi, archiviata per il momento la tentazione del voto anticipato entro il 2010, è andato alla ricerca di qualche carta segreta di riserva che potesse rendere marginale o inutile l’apporto determinante di «Futuro e Libertà». Ha provato con l’Udc di Casini, ma il progetto si è arenato. Ha provato con una pattuglia patchwork per raggiungere la soglia dei 316 parlamentari, sufficiente per estromettere i finiani della maggioranza. Ha provato tutte le strade pur di non imboccare la strada maestra dell’accordo, considerata da Berlusconi un cedimento al ricatto, la riedizione di un potere di veto intollerabile per un premier decisionista. Ora esistono ancora i margini, da qui al discorso della fiducia che Berlusconi terrà in Parlamento tra meno di dieci giorni, per dimenticare il flop dei «responsabili», per sedare l’orgoglio ferito dalla secessione finiana e per rilanciare un programma di governo che abbia un respiro triennale, da qui alla scadenza della legislatura. È il passaggio politicamente e anche, conoscendo la personalità di Berlusconi, caratterialmente più difficile. Necessario però per chiudere una stagione confusa e persino caotica. Non è mai troppo tardi.
Pierluigi Battista