Diciamo che dovrebbe essere in qualche modo eletto...le nomine mi sono sempre state sulle balle
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di Carlo Stagnaro
La corruzione è un grande problema italiano. Ma la cialtroneria è un problema ancora più grande. Questo post è uno sfogo.
Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere un rapporto della Commissione europea secondo cui la corruzione costa al nostro paese circa 60 miliardi di euro l’anno, pari a circa la metà del costo della corruzione in tutta l’Unione europea. Questo dato è una bufala dalla genesi del tutto surreale: lo spiega Davide De Luca qui e qui. Ciò non implica che la corruzione non sia una questione gravissima che va affrontata con la massima determinazione, come argomenta Michele Polo. Tuttavia, la vicenda dei 60 miliardi ci offre una lezione di cruciale importanza: più importante della corruzione, più importante della crisi di produttività, più importante di qualsiasi altra questione.
La lezione è questa: l’Italia è un paese che non ha alcun rispetto per i dati e per le parole. Me ne sono reso conto discutendo di questa vicenda sia su Twitter sia nel mondo reale, tanto con sconosciuti quanto con persone che conosco e stimo. Molti, ma davvero molti, ragionano grosso modo così: è forse vero che i 60 miliardi sono un numero a casaccio, ma la corruzione è il primo dei nostri problemi, quindi non si può andare troppo per il sottile, altrimenti si rischia di trasmettere la sensazione che la corruzione non sia un problema.
E’ un discorso che trovo sconvolgente. Se non conosciamo un male, come facciamo a curarlo? E se non lo misuriamo, come facciamo a conoscerlo? Nessuna misura di nessuna variabile fornisce mai il suo valore “vero”: che noi si misuri la lunghezza di una stanza col metro, che si stimi la dimensione del Pil o dell’evasione fiscale, che si cerchi di valutare l’effetto anti-crescita delle tangenti, non potremo mai conoscere la “verità”. Ne conosceremo sempre e solo un’approssimazione. A volte il grado d’incertezza è compatibile con le nostre esigenze, e quindi possiamo considerare adeguata una misura; altre volte non lo è. Per esempio, se devo sapere se un armadio sta nella mia stanza, dovrò misurare la parete e l’armadio e mi accontenterò di una stima precisa al millimetro. Se devo calibrare un pezzo meccanico di precisione, dovrà scendere al livello del micron o anche sotto. Nella misura dei grandi aggregati economici, l’incertezza è enorme. Ma sappiamo gestire l’incertezza (in funzione degli utilizzi che vogliamo fare di una data misura) e sappiamo stimare il rischio di errore. Per esempio, assumendo (ragionevolmente) di conoscere la distribuzione di probabilità dell’errore di misura, possiamo dire che una certa grandezza sta, al 90% o al 95% o al 99%, nell’intervallo (x-y, x+y). Nel dirlo, stiamo riconoscendo che c’è una certa probabilità – 10%, 5% o 1%, rispettivamente – che il valore “vero” sia molto più alto o molto più basso. Per quanto non possiamo conoscere il valore vero, conosciamo gli infiniti valori falsi: se una parete è “circa 4 metri”, può essere 4,01 metri oppure 3,99, ma sicuramente non è 5 metri o 12 centimetri. Questa è l’essenza del metodo scientifico e questa è la ragione per cui gli strumenti statistici sono di fondamentale importanza.
Ma che fare, di fronte a un dato privo di paternità (o frutto di una stima molto rudimentale) di fronte al quale non sappiamo dire nulla sugli intervalli di confidenza, o sulla precisione della stima? Quello è un dato che non ci fornisce alcuna informazione sulla realtà; è un dato inutile. L’argomento che “la corruzione è un problema serio” non rende i 60 miliardi un dato significativo; né rende alcun provvedimento preso su quella base di per sé giusto (o sbagliato).
Lo stesso trattamente che spesso riserviamo ai numeri lo applichiamo non di rado alle parole. Da mesi sto cercando qualcuno che mi dia una definizione non tautologica o circolare di “strategicità” (impresa strategica, settore strategico): niente, zero di zero.
Se tiriamo i numeri come la tombola, se usiamo le parole senza alcuna definizione (men che meno una definizione operativa), allora quello che diciamo con quei numeri e con quelle parole non significa nulla. Siamo precipitati nel totale relativismo: dove nulla significa nulla e tutto ciò che rimane è opzione ideologica, o politica, gioco delle parti, nella migliore delle ipotesi confronto retorico. Ci siamo precipitati in un mondo dove non solo non sappiamo ciò che è vero (e, come detto, oltre un certo livello è impossibile saperlo) ma non sappiamo neppure ciò che è falso (i 60 miliardi sono falsi). Se nulla è falsicabile, allora davvero non c’è speranza: non c’è speranza perché non c’è misura, e non c’è misura perché non c’è metodo.
Questo post voleva essere un appello, o un elogio del dato, e invece si riduce a uno sfogo. Prima ancora della corruzione, dovremmo risolvere il problema della corruzione intellettuale che ci spinge a discutere del nulla, senza sforzarci di dare un senso alle cose. Senza alcun appiglio empirico a quello che diciamo, facciamo o proponiamo. Senza l’onestà di dire che ci sono cose che conosciamo e altre che conosciamo meno, ma non per questo sono meno rilevanti. Accettereste di essere curati da un medico che non vi sa misurare la pressione? Se la risposta, come spero, è no, perché accettate un dibattito pubblico dove tutto è posizionamento e nulla è tensione verso la comprensione delle cose? Perché?
Elogio del dato. Cosa ci insegna la bufala dei 60 miliardi di corruzione
a me no, non pregiudizialmente, per lo meno
non se
trasparenti
e per ruoli-persone "accountable "
Quoto l'articolo di Stagnaro ( anche se questi ragionamenti sui numeri sarebbe stato interessante leggerli qualche anno fa...magari sul foglio di ferrara)
Per il discorso nomine...un nominato deve sempre dire grazie a qualcuno (1)...e la sua linea di condotta deve per forza far riferimento a quel qualcuno
visione criticabile: un nominato dovrebbe essere nominato , ripeto, in maniera trasparente, in funzione di una missione, del raggiungimento di un obiettivo.
l'idea, poi, che un eletto , seguendo il tuo ragionamento, non debba dire grtazie a qualcuno, e' smentita dai fatti
deve ringraziare partiti, movimenti di opinione, lobbies, portatori di voti..............
Dai...che significa "nomina trasparente"?...chi nomina lo fa a suo unico e insindacabile giudizio...il nominato si ritrova con una poltrona sotto al sedere...e la missione intuibilmente la decide il nominante...
Una persona che viene eletta lo è in base ad un programma / visione...la gente che si riconosce in quella visione lo vota e se prende più voti vince...al netto di quanto c'è di marcio dietro ad una elezione mi pare che questo modo di intendere la democrazia sia migliore
Tipo gli addetti alla comunicazione del M5S, per esempio?
Quanto alla questione dei 60 miliardi ricordo che siamo anche un paese dove i numeri raramente hanno significato. 60 miliardi o 6 o 600 vengono accettati e riusati senza che nessuno si interroghi sulla loro reale entità. Idem se si parla di quintali o tonnellate.
Non ne posso più dei ragionamenti da filosofi della Magna Grecia.
Stagnaro dice: prima di combattere la corruzione bisogna definirla quantitativamente.
Ma Buon Dio, e perchè?
Che facciamo una bella commissione d'inchiesta? Nominiamo una decina di saggi?
Chiediamo aiuto all'Istat?
Ragionando in questo modo non ci muoveremo mai nemmeno di un millimetro.
...sta a vedere che non ragionando si corre il rischio di muoversi dalla parte sbagliata
certi ragionamenti mi sembrano quelli di chi, in una zattera in mezzo al mare, sostiene che e' meglio remare che non farlo
qualsiasi analisi qualitativa non ha alcun valore se non corroborata da una quantitativa
continuiamo a discutere di dati non condivisi e non solidi e di concetti ai quali ognuno da il suo significato.........