sarà che le vie delle signore sono infinite............:blink:
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sarà che le vie delle signore sono infinite............:blink:
penso che si possa anche fare il cammino da arrapati ma sarebbe una complicazione in più
Boh.. son 5gg che bazzico (in moto of course) attorno al famoso cammino...
di gente a piedi ed in bici ce né.. c'è l'umanità più varia a sbattersi su e giù per queste magnifiche montagne..
Farlo perché ti piace come metodo di viaggio lo capirei (io idealmente faccio lo stesso in moto), farlo come espiazione di una presunta mancanza lo trovo leggermente folle..
Però è un po' tutto il concetto di mortificazione della carne insito nella mentalità cristiana che mi appare assurdo. .
a proposito del camminare e della sua simbologia, sia essa religiosa o laica, ma comunque "spirituale e di ricerca" ho appena trovato questo libro appena uscito in libreria.
Paolo Rumiz ha già scritto qualcosa di grandioso nel suo "La leggenda dei monti naviganti*" dove descrive il suo viaggio dall'estremo nord al sud più profondo con una macchina d'altri tempi ed esclusivamente su strade ormai dimenticate.
questa volta - "Appia" - ci descrive le sue sensazioni e ci riconsegna l'Appia antica. Un viaggio a piedi, da Roma a Brindisi, oltre 600 chilometri in 29 giorni la regina viarum, la prima di quel reticolo di strade con cui i romani avvolsero il mondo allora conosciuto.“ La prima via di Roma, la madre dimenticata di tutte le strade europee, la via Appia, la diagonale d’Oriente, il segno di ventiquattro secoli di storia, la ricerca maniacale del rettilineo, il sogno, o forse il delirio, di un cieco di nome Appio Claudio…” e ancora “Basta pellegrini, basta francigene, era ora di fare una strada laica e italiana, tutta nostra e tutta da scoprire, non un’invenzione del marketing ma una direttrice autentica e inequivocabile, scolpita nella pietra, fatta di sangue e sudore, percorsa da legionari e camionisti, apostoli e puttane, pecorai e carri armati, mercanti e carrettieri”
*È un viaggio di ottomila chilometri che cavalca la lunga gobba montuosa della Balena-Italia lungo Alpi e Appennini, dal golfo del Quarnaro (Fiume) a Capo Sud (punto più meridionale della Penisola). Esso parte dal mare, arriva sul mare, naviga come un transatlantico con due murate affacciate sul mare, e lungo tutto il percorso evoca metafore marine, come di chi veleggiando forse vola – in un immenso arcipelago emerso. Trovi valli dove non esiste elettricità, grandi vecchi come Bonatti o Rigoni Stern, ferrovie abitate da mufloni, case cantoniere e paracarri da leggenda, bivacchi sotto la pioggia in fondo a caverne, santuari dove divinità pre-romane sbucano continuamente dietro ai santi del calendario. E poi parroci bracconieri, custodi di rifugi leggendari, musicanti in cerca di radici come Francesco Guccini o Vinicio Capossela. Un’Italia di quota, poco visibile e poco raccontata, dove la tv sembra raccontare storie di un altro pianeta. Le due parti – o forse i due ‟libri”, alla maniera latina – del racconto, Alpi e Appennini, hanno andatura e metrica diversa. Le Alpi sono pilastri visibili, famosi; sono fatte di monoliti bene illuminati e sono transitate da grandi strade. Gli Appennini no: sono arcani, spopolati, dimenticati, nonostante in essi si annidi l’identità profonda della Nazione. L’altra differenza è che sulle Alpi non c’è mezzo di trasporto unitario e si fotografa una serie di luoghi monografici (per esempio: il lago del Vajont che non c’è più, il tunnel del Gottardo durante lo scavo), spesso senza dire del viaggio che collega i fuochi della narrazione. Sugli Appennini, invece, il mezzo di trasporto è unitario e la strada assume un ruolo preponderante, assieme alle persone incontrate secondo una trama casuale.
https://www.youtube.com/watch?v=S744TwUKGxA
io ho fatto parte della francigena in bici, ma essendo ateo non l'ho fatto per motivi religiosi, ma solo per la bellezza dei paesaggi attraversati.
Però di pellegrini ce n'erano e non mancava la patacca... anche se spesso la trovavi in piena crisi mistica e solitaria