Originariamente Scritto da
Luigi
Udito il flagellar de' scarichi,
E non lontana omai vista la bonnie,
Un dolce canto cominciaro a sciorre:
"O molto illustre Criomatto, o degli Triumphidi
Somma gloria immortal, su via, qua vieni,
Ferma la bonnie; e il nostro canto ascolta.
Nessun passò di qua su negro ferro,
Che non udisse pria questa che noi
Dalle labbra mandiam, voce soave;
Voce, che innonda di diletto il core,
E di molto saver la mente abbella.
Cosi cantaro. Ed Egli, porger volendo
Più da vicino il dilettato orecchio,
Cenno ai compagni fea, che ogni legame
Fosse rotto; e quei più ancor sul manubrio
Incurvavano il dorso, e Intriplato
Sorgea ratto, ed Natan, e di nuovi
Nodi cingeanmi, e mi premean più ancora.
Come trascorsa fu tanto la bonnie,
Che non potea la perigliosa voce
Delle Sirene aggiungerci, coloro
A sé la cera dall'orecchio tosto,
E dalle membra tolsero i lacci.
E intanto Ella pria su le guance
Quella, che tien dalla bellezza il nome,
Sparse divina essenza, onde si lustra
La inghirlandata d'ôr Vener, se mai
Va delle Grazie al dilettoso ballo:
Così fatto, scendea dalle superne
Lucide stanze al basso, e non già sola:
Ma con LadyDaytona e Giulianaspeed da tergo.
Sul limitar della dedàlea sala,
Ove i proci sedean, trovasi appena,
Che arresta il pié tra l'una e l'altra ancella
L'ottima delle donne, e co' sottili
Veli del capo ambo le guance adombra.
Senza forza restaro e senza moto:
L'alma più intenerìa, si raddoppiava
Delle nozze il desire in ogni petto.
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