io comunque alla Grillo due botte...
forti in fronte glie le darei
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io comunque alla Grillo due botte...
forti in fronte glie le darei
Anch'io non me la sarei mai aspettato un governo del genere,immaginavo che si mettessero con qualcuno quello sì ma mai con la lega,redento no perché non saprei dove andare a parare a sto punto,con loro ho voluto provare ma con poca speranza ed infatti...votare sarà l'unica cosa che continuerò a fare sicuramente,probabilmente annullerò la scheda o voterò mini partiti
Visto che i pentastellati sembra si siano accorti della ca@@ata che avevano fatto con Rousseau (https://www.ansa.it/sito/notizie/pol...fc53e9ae0.html) rispolvero questo vecchio 3d :)
Bisticci tra bimbi, intanto che dice Salvini sui faccendieri vicini all'hantranketah? Caro amico... :D
lo metto qui, ma avrei potuto postare questo articolo in un 3d a parte o in qualche altro 3d politico...
parte da una "conversione" di un 5 stelle e spiega una parte delle mie paure relative al movimento: dao corriere, di A. Panebianco
Forse la lettera a Il Foglio con cui, alcuni giorni fa, Luigi Di Maio ci metteva al corrente della sua svolta garantista è il frutto di una autentica conversione. Oppure di un astuto calcolo: magari non ci saranno veti sul suo nome quando, tra qualche mese o anno, si apriranno le consultazioni per la formazione del futuro governo. O forse è il frutto di entrambe le cose. Ma non è importante. Quella svolta merita comunque apprezzamento.
È essenziale però non sopravvalutarne le possibili conseguenze. In un Paese senza memoria storica si fa presto a scambiare gli effetti per le cause: si fa presto,ad esempio, a credere che siano stati i 5 Stelle a imporre all’Italia la loro visione forcaiola della vita pubblica. Talché, se Di Maio riesce a convertirli alla civiltà (giuridica in questo caso), il gioco è fatto,i problemi sono risolti. Ma no. Per niente. I 5 Stelle non sono una causa, sono un effetto. È perché in ampi settori dell’opinione pubblica era radicata quella visione forcaiola che i 5 Stelle hanno avuto successo, sono diventati addirittura il primo partito alle ultime elezioni. Ignora la storia e scambierai le lucciole per lanterne, le cause per gli effetti.
Qualcuno si ricorda ancora del caso di Enzo Tortora? All’epoca l’espressione circo mediatico-giudiziario non era ancora stata inventata. Tortora venne arrestato nel giugno del 1983 per (niente meno) associazione camorristica.
Si scatenò contro di lui, rinchiuso in una cella, una sarabanda mediatica selvaggia, violenta, durata mesi e mesi. Poiché coloro che si occupavano del caso alla Procura di Napoli avevano deciso che Tortora fosse un capo della camorra, l’intero Paese, per un bel po’, accettò di credere, a scatola chiusa, a quella bufala. Cosa accadde ai responsabili, giudiziari e non, di quella vicenda? Le loro carriere vennero stroncate? Furono per lo meno danneggiate? No, non pagarono dazio. Non subirono alcuna sanzione. Il caso Tortora dimostrò a tutti che in questo Paese è possibile sequestrare un innocente, tentare di distruggerlo, presentarlo come un mostro sui mezzi di comunicazione, senza che ciò comporti il benché minimo danno per la carriera dei responsabili e dei loro complici.
La verità è che, come il caso Tortora dimostrò, il principio (di civiltà) della presunzione di non colpevolezza non è mai stato davvero accettato in questo Paese. Poi arrivò Mani Pulite. Colpì la diffusa corruzione. Essa doveva essere colpita. Ma i modi in cui ciò avvenne non furono tutti irreprensibili. Pochi oggi negano che ci furono degli eccessi: altro che rispetto della presunzione di non colpevolezza. Si verificò, inoltre, un rovesciamento dei rapporti di forza fra magistratura e politica i cui effetti perdurano tutt’ora. Posso assicurare per esperienza che a quell’epoca criticare certi aspetti della «rivoluzione giudiziaria» allora in atto significava diventare il bersaglio degli insulti di quello che allora era chiamato «popolo dei fax», coloro che inneggiavano alle manette, che volevano il sangue. Per inciso, sarebbe interessante se qualche psicologo studiasse gli effetti che produsse sui bambini e gli adolescenti di allora sentir dire da tutte le televisioni dell’epoca che l’Italia è un «Paese di ladri». È cambiato qualcosa? È stato ripristinato, nella coscienza dei più, il principio della presunzione di non colpevolezza? Si è posto fine alle gogne mediatiche? No, non è mai cambiato niente.
Le cause sono diverse. C’è certamente la circostanza che la politica ha alimentato queste tendenze: i politici sono garantisti quando oggetto di provvedimenti giudiziari sono loro o i loro amici, sono forcaioli quando vengono colpiti i loro avversari. Ciò è il frutto di un atteggiamento strumentale e opportunistico (di tanti italiani, non dei soli politici) nei confronti delle leggi. Vale ancora, anzi vale più che mai, quanto disse circa cento anni fa Giovanni Giolitti: «In Italia, le leggi si applicano ai nemici e si interpretano per gli amici».
Vale anche il fatto che, causa dell’unità delle carriere dei magistrati, molti italiani non riescono a distinguere fra un giudice e un procuratore. E se un procuratore è chiamato giudice, questo non è un errore innocente. Ne deriva infatti che i suoi provvedimenti verranno scambiati per sentenze: l’indagato diventa così un colpevole il cui reato è stato provato. Il processo diventa superfluo, anzi un fastidioso onere per i contribuenti.
Al fondo naturalmente giocano le nostre tradizioni illiberali. Intendiamoci: anche nei Paesi anglosassoni, nei quali i principi liberali sono più saldi e che per questo alcuni di noi ammirano, ci sono nella pubblica opinione tendenze forcaiole. Ma, per lo più, in quei Paesi sono garantiste le élite, è garantista la classe dirigente. Essa è pertanto in grado di fare muro, di impedire alle pulsioni illiberali di una parte del pubblico di fare gravi danni. In Italia, invece, ci sono segmenti delle élite (per esempio, intellettuali) che condividono il credo forcaiolo di una parte dell’opinione pubblica. Per questo in Italia non ci sono vere barriere. Si noti che tutto ciò non dipende dalla divisione fra guelfi e ghibellini, fra la destra e la sinistra. Si pensi a un grande vecchio, un protagonista della storia comunista, scomparso di recente: Emanuele Macaluso. Combinava una visione togliattiana della politica e una concezione liberale della giustizia.
Non credo che Di Maio riuscirà davvero a convertire molti fra i 5Stelle. Dovrebbero rinunciare alla vera «ragione sociale» del loro movimento politico. Dovrebbero rinunciare anche all’alleanza di fatto che hanno stabilito con il settore più politicizzato e militante della magistratura. In ogni caso, si ricordi che le ragioni che spiegano la prevalenza in questo Paese di atteggiamenti illiberali in materia di giustizia, sono profonde, vengono da lontano. La pur meritoria dichiarazione di un politico non basta a cambiare le cose . Non può sostituire una lunga e faticosa opera di rieducazione del pubblico. Che dovrebbe cominciare a scuola. Basta metterla così per capire quanto possa essere ardua l’impresa.
Si son divisi come ha fatto la destra, Dibba pesca nei complottisti e nei legaioli, Di Maio nel pd e nei centristi... stanno facendo esattamente quello che sta facendo la destra onde evitare di lasciare il paese in mano alla pescivendola e al cazzaro, d'altronde le meccaniche politiche sono semplici, l'elettorato lo manipolano come vogliono tutti i politici. Cosi è... :D
molto bene, volevo inserire la frase: "astenersi tifosi e bimbiminkia", ma mi sembrava eccessiva e superflua, per chi avesse letto l'articolo...
direi che il commento politico è una minima parte di quello che mi aspettavo, e non certamente il centro:
qui la questione è più culturale e filosofica, direi, proprio per il fatto che certi atteggiamenti sono diffusi.
Il movimento li ha intercettati e cavalcati (salvo cadere da cavallo), e qui si potrebbe parlare anche della questione: una forza politica "seria", deve solo intercettare la pancia degli elettori (la democrazia diretta assolverebbe in maniera molto efficiente, non credo così efficace, a questo), o deve anche costruire una linea politico-social-economico-filosofica e avere una missione di "acculturamento" della nazione?
Lascio ai convinti sostenitori del movimento decidere se l'essere come tutti gli altri sia il raggiungimento dell'obiettivo per il quale il movimento aveva raccolto un terzo dei voti italiani (risultato che oggi pare lontanissim, e non mi sorprende)
La pescivendola (checchè se ne possa dire) quanto a intelligenza e lungimiranza politica sta a Di Maio come Einstein al matto del paese.
Il progetto 5S non sta assieme perché è tutto un voltafaccia, una continua retromarcia su ogni cosa.
Tutti i politici lo fanno, da sempre e non c’è verso che smettano, ma il Movimento nasceva proprio per essere diverso da tutti gli altri, e invece si è dimostrato il peggiore di tutti.
Una discesa negli inferi di portata inimmaginabile.
Non è che gli altri siano meglio, beninteso, ma almeno lo si sapeva..
:cry: