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Originariamente Scritto da
Shining
In linea di principio hai ragione, ma non sarebbe la prima volta che sul tavolo dei giudici arrivano perizie mediche sullo stato di salute del condannato diciamo "aggiustate", e non parlo solo delle perizie di parte, ma anche di quelle redatte da consulenti d'ufficio, nominati dal giudice, e che quindi, come pubblici ufficiali, avrebbero il dovere di scrivere la verità
e poi, dispiace doverlo ammettere, la alla fin fine aveva ragione il mi' pohero nonno che, nella sua saggezza contadina, ai primi anni di giurisprudenza, sfottendomi ma con fare ormai disincantato, mi diceva: "bimbo, rihordati sempre, la legge è come la pelle de' hoglioni, basta tiralla e va dove ti pare"
quello che dici è purtroppo teoricamente probabile, però non posso non pensare, invece, a quante c.t.u. vengono fatte nel rispetto della legge e della deontologia. Mi viene in mente, nel caso dei medici, anche il nome di qualcuno che non si è piegato ed è stato ucciso. la storia della mia terra è fatta anche di questi ricordi spesso rimossi.
mi hai fatto venire in mente di un caso che ho letto poco tempo fa di un caso estremamente complesso (perché compiuto dopo oltre 20 anni dai fatti e dopo che i corpi di reato erano stati mal manipolati perché allora di analisi genetiche ancora non si parlava) dove è stata ribaltata una sentenza che vedeva imputata e già condannata una persona, quando invece allora era stato un delitto di mafia ordinato e commesso dal livello più alto della mafia trapanese. I c.t.u. non hanno avuto remore o indecisioni e hanno indotto i giudici al loro convincimento di condanna chiara e lampante. Ecco, confido in questo in gente che non si svende.
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Anche provenzano (volutamente minuscolo) era ammalato (cancro pare) ma non furono molto teneri nel considerare il suo stato di salute precario.
Non vedo perchè dovrebbero esserlo con riina.
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Originariamente Scritto da
Sergio72
Si , ha diritto ad una morte dignitosa.
Lo Stato non dovrebbe far distinzione tra cittadino e cittadino . I diritti dovrebbero essere garantiti a tutti .
Ed è proprio per questo che ritengo che lo Stato debba dare assistenza medica adeguata al carcerato in questione .. in carcere però !
La dignità della morte non ha nulla a che vedere con la possibilità di morire a casa propria o in una clinica privata .
Oltre a tutto ciò , io se potessi darei a Riina una sepoltura del tutto simile a quanto fecero gli americani con Bin Laden :
sopraggiunta la morte ( in carcere ) i militari dovrebbero prendere in custodia il feretro e gettarlo in mare .
Questo per non dare la possibilità ai mafiosi di venerarlo anche da morto o peggio , di riesumarlo per poi tenere parti del corpo come fossero reliquie .
Se al contrario venisse concessa al capo dei capi della mafia ( uno che faceva sciogliere adulti e bambini nell' acido ) di trascorrere a casa i suoi ultimi giorni , ne verrebbe fuori una processione di adepti , verrebbe glorificato e santificato e ne si farebbe poi un funerale faraonico .
Ben venga quindi il metodo americano usato per Bin Laden .
Si dovrebbe avere diritto a scegliere se morire sciolto nell'acido, saltando per aria oppure in qualunque altro modo in cui a fatto morire atrocemente le persone. Non tutti possono essere considerati uguali, questo è una bestia di quelle schifose e come tale deve morire.. Non può acclamare nessun diritto
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Originariamente Scritto da
Shining
allora che venga dotato di occhiali da sole belli scuri e coprenti...
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Anche i poveri sono poveri,ed hanno diritto ad una vita dignitosa!
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Originariamente Scritto da
carmelo23
Anche i poveri sono poveri,ed hanno diritto ad una vita dignitosa!
ma quando mai...:cry: ...al massimo hanno diritto di arrangiarsi...ma non troppo...
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Che muoia dignitosamente in carcere
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Che ci marcisca e che soffra anche parecchio
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Già il solo fatto di parlarne mi da particolarmente fastidio. Una morte lenta con sofferenze atroci nell'oblio di una cella maleodorante. E in silenzio mediatico.
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Lettera di Sonia Alfano, figlia di Beppe Alfano, giustiziato dalla mafia per ordine di Riina nel '93...
Carissimo Presidente,
mi permetta di rivolgerMi a Lei con affetto ma non per questo senza il dovuto e sentito rispetto istituzionale, per sottoporLe una vicenda che in queste ore sta occupando le prime pagine dei giornali e che riguarda il pronunciamento della Corte di Cassazione sul detenuto Salvatore Riina.
Mi rivolgo a Lei per chiederLe di intervenire pur consapevole di quanto il Suo ruolo sia importante e sopratutto di garanzia, ma tutti i cittadini onesti italiani confidano in Lei, e sperano che Lei ponga fine alla eventuale possibilità che Riina finisca di scontare la sua detenzione tra le mura di casa. Non mi permetterò di esporLe motivazioni giuridiche e morali perché lo hanno già fatto persone ben più autorevoli di me, ma mi limiterò a farLe appello in duplice ruolo, di figlia e di madre, Figlia di Beppe Alfano, vittima innocente della mafia che ancora oggi ha davanti agli occhi l’immagine del sangue del proprio padre trucidato quasi sotto la propria abitazione e che a distanza di 24 anni non riesce a dimenticare l’odore del suo sangue sull’asfalto.
Per mio padre avrei sperato una morte “normale”, tra le braccia dei propri cari. Avevo immaginato di vivere i momenti più importanti della mia vita al suo fianco. Purtroppo invece non ha potuto conoscere le mie figlie e non vedrà mai le famiglie dei miei fratelli. Sognavo di vedere i miei genitori invecchiare insieme, ed invece ancora oggi asciugo le lacrime di mia madre. Purtroppo Signor Presidente, mio padre non ha avuto una morte dignitosa. Il suo viso è stato devastato da un colpo di pistola sparatogli in bocca, ed il suo corpo martoriato dall’autopsia. La prego Signor Presidente, non permetta a nessuno di umiliare ancora una volta la memoria di mio padre e di tutte le vittime innocenti della mafia.
Da madre di Giusy, Monica ed Aurora, Le chiedo di intervenire per evitare che le mie figlie debbano piangere come ho pianto e continuo a piangere mio padre. Vivo sotto scorta da oltre 5 anni e negli ultimi tre anni il mio dispositivo di sicurezza è stato innalzato quasi ai massimi livelli. Cioè da quando fui convocata in Prefettura e mi fu fatta leggere la trascrizione di alcune intercettazioni effettuate in carcere dalla Dia di Palermo, a carico del Riina mentre parlava di me con il boss Lorusso. Nella loro conversazione Riina rassicurava il Lorusso che era tutto pronto per me, erano pronti i proiettili per Sonia Alfano. Ed il suo odio per me lo portava a ripetere il mio nome e cognome per ben sette volte in un unico periodo. Ha poi concluso dicendo che parlo troppo in tv dei servizi segreti, che so troppe cose e che per questi motivi avrebbe provveduto subito…
Signor Presidente, se Riina dovesse realmente uscire dal carcere, temo che la mia condanna a morte possa subire un’accelerazione. Già nel 2012 quando mi recai in visita da lui in carcere, ebbe a dirmi davanti alla polizia penitenziaria che “lui non dimentica, che è sempre Riina Salvatore e che mi avrebbe fatto fucilare”. La prego Signor Presidente di evitare che le mie figlie e la mia famiglia continuino a vivere in un incubo. La nostra vita è già limitata dalle condizioni inevitabilmente rigide previste dal dispositivo di sicurezza, ma davvero ci riesce difficile credere che lo stesso Stato che cerca di proteggermi da questo individuo e dallla sua condanna a morte, oggi senta il dovere “etico e morale” di rimandarlo a casa sua. Invoco il Suo intervento per non vedermi costretta a fuggire lontano da questo Paese per proteggere me stessa e soprattutto le mie figlie, nel caso in cui Riina dovesse essere mandato a casa sua.
So di chiederLe un gesto motlo forte ma Le chiedo di pronunciarsi anche per fugare ogni legittimo dubbio riguardo questa eventuale diversità di trattamento, non riservata invece ad altri detenuti morti in carcere, quelli si veramente, in gravissime condizioni di salute. Le chiedo di non consentire a nessuno di poter pensare che questa disparità di trattamento riservato al Riina possa invece tradursi in una sorta di cambiale che lo Stato Italiano sta pagando a Riina per il suo silenzio. Le chiedo di far rispettare la Legge Italiana e tutte quelle sentenze che hanno previsto per Riina il carcere a vita. I familiari delle vittime innocenti della mafia non chiedono in alcun modo vendetta ma solo giustizia. Giustizia per quelle stesse sentenze che rischiano di essere derise ed umiliate dalla furbizia di Riina e dei suoi sodali.
Con rispetto e affetto
Sonia Alfan