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flag
io non intendo prendere in giro nessuno.............credo che grillo avrebbe, partecipando attivamente al governo, potuto imporne la discussione
ma non l'ha fatto.
Anche questa è fantastica, Bersani è così buono che avrebbe tranquillamente governato con il 5 stelle a braccetto facendo tutte quelle belle riforme seneramente insieme come giovani innamorati? oppure voleva solo i voti? oppure sei finito per caso in un continuum spazio temporale diverso dal nostro?
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Ad ogni modo, M5S in Friuli ha già raccolto un flop...meditate, meditate. Non fate come gli altri che vincono o, al massimo, non perdono...
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triplexperience
Ad ogni modo, M5S in Friuli ha già raccolto un flop...meditate, meditate. Non fate come gli altri che vincono o, al massimo, non perdono...
Questo è il popolo italiano, bisogna rassegnarsi...
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Napolitano è stato durissimo con tutti mentre i parlamentari applaudivano. Come se le accuse di inconcludenza, di corruzione, di irresponsabilità riguardassero un altro Parlamento e non questo che è stato incapace di fare una legge elettorale decente, di scegliere un governo, di trovare un nuovo presidente della Repubblica. Applaudivano, si alzavano in piedi, accennavano a ovazioni. Ma la riconferma di Napolitano sancisce l’inconcludenza di questa classe politica che, come sempre, deflette ogni critica, pensando che sia colpa di qualcun altro, o magari del fato.
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tempo 10 giorni e di tagli dei costi e rimborsi elettorali non sentiremo più parlare...
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Quirinale 2013: Napolitano e gli applausi dei parlamentari finti masochisti
di Peter Gomez | 23 aprile 2013
Commenti (139)
La reprimenda ai partiti c’è stata ed è apparsa a tratti durissima. Talmente dura che, di fronte ai continui applausi scroscianti, un osservatore distratto avrebbe potuto persino chiedersi se il discorso dell’incoronazione di Giorgio Napolitano non si tenesse davanti a una platea di ferventi seguaci di Leopold Von Sacher Masoc.
È stato infatti quasi uno spettacolo hard, o comunque da stomaci forti, vedere più di 800 grandi elettori che sprezzanti del ridicolo si spellano le mani di fronte a un presidente di 88 anni mentre rinfaccia alle “forze politiche” (cioè a loro) le “omissioni”, i “guasti”, “l’irresponsabilità”, “i calcoli di convenienza”, le “esitazioni” , “i tatticismi” e “la sordità” degli ultimi vent’anni.
Per la delusione degli amanti del genere, però, la scena non aveva nulla a che fare con il masochismo. Al netto delle emozioni (per il pubblico inesperto) e delle commozioni (sincere) dell’Eterno Presidente, il dato politico dell’incoronazione è piuttosto semplice.
Le Camere dopo lunedì 22 aprile hanno di fronte a loro la prospettiva di durare anni. L’obbiettivo dichiarato dell’incombente governo presidenziale non è più approvare una legge elettorale e 3 o 4 provvedimenti urgenti per l’economia, per poi tornare alle urne. Il programma del nuovo esecutivo è invece molto più lungo ed è già stato con preveggenza redatto a metà aprile dai 10 supposti saggi quirinalizi. Centotrenta pagine da discutere e votare con tutta calma, anche perché in molti casi riguardano provvedimenti di natura costituzionale che diventano legge solo dopo tre passaggi parlamentari.
Di qui il sospiro di sollievo (e gli applausi) di molti dei presenti. Nel centrosinistra, perché elezioni a breve significavano sconfitta certa. Nel centrodestra, perché il nuovo esecutivo vuol dire tornare al potere coltivando la concreta speranza di una soluzione (politica o para-giudiziaria) ai processi di Silvio Berlusconi. Un evento su cui nemmeno il pidiellino più fervente, fino a pochi giorni prima, avrebbe scommesso un centesimo.
Ma non basta. Viva è anche la soddisfazione del partito trasversale – minoritario ma tradizionalmente fortissimo – dei ladri. Non perché Napolitano lo sponsorizzi. Ma perché solo su una parte del loro programma i saggi hanno saputo esprimere concordi parole definitive: la mancata abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e la giustizia.
I dieci autorevoli rappresentanti del ceto burocratico e politico del secondo paese più corrotto d’Europa, sono stati infatti chiari. Hanno elencato con dovizia di particolari i provvedimenti con cui depotenziare le intercettazioni telefoniche, abbreviare i tempi d’indagine, mettere una mordacchia alla stampa, intimorire i magistrati (la creazione di una sorta di Csm di secondo grado i cui membri sono nominati un terzo dal parlamento e un terzo dall’Eterno Capo dello Stato), controllare in maniera più stringente i provvedimenti cautelari e i rapporti tra magistratura e mass media.
Forse proprio per questo Napolitano ci ha tenuto ricordare, tra gli applausi, che la loro agenda di governo è composta da due documenti (uno sulle riforme e uno sull’economia) di cui, secondo Napolitano, “non si può negare – se non per gusto di polemica intellettuale – la serietà e la concretezza”.
Certo, sulla legge elettorale, lo ammette pure il Presidente, non è stata spesa nessuna parola definitiva. Ma il Parlamento avrà tutto il tempo per discutere. Mentre nel novero delle “polemiche intellettuali” vanno evidentemente incasellate le parole di economisti schierati su posizioni diverse secondo cui il documento “non fissa le priorità delle cose da fare” (Tito Boeri) o addirittura è caratterizzato da “proposte che sono troppe e vaghe” (Alberto Alesina e Francesco Giavazzi).
A risolvere tutto,intanto, ci penseranno i nuovi ministri. Dopo la ramanzina presidenziale il futuro che attende il Paese è radioso. Quasi quanto il passato che ci siamo lasciati alle spalle. Tutti lo hanno capito. Lo dimostrano le facce (le solite), le parole e, sopratutto, gli applausi.
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Ancora napisan noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!
W la dittatura!
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Bene, visto che è chiaro chi sono i vincitori e che si farà il governo voluto anche dal PD mettiamo in bell'evidenza i famosi 8 punti. Per non dimenticare.
BERSANI
1) Fuori dalla gabbia dell'austerità(conciliare la disciplina di bilancio con investimenti pubblici produttivi e ottenere maggiore elasticità negli obiettivi di medio termine della finanza pubblica);
2) Misure urgenti sul fronte sociale e del lavoro: allentamento Patto di stabilità; Riduzione e redistribuzione dell'IMU, blocco dei condoni e rivisitazione delle procedure di Equitalia;
3) Riforma della politica e della vita pubblica (tra cui revisione degli emolumenti di Parlamentari e Consiglieri Regionali e legge elettorale per doppio turno di collegio);
4) Voltare pagina sulla giustizia e sull'equità: legge su corruzione, prescrizione e falso in bilancio;
5) Conflitto interesse, incandidabilità, ineleggibilità;
6) Economia verde e sviluppo sostenibile;
7) Prime norme sui diritti: cittadinanza per chi nasce in Italia e norme sulle unioni civili di coppie omosessuali secondo i principi della legge tedesca;
8) Norme per settore istruzione e ricerca.
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Napolitano bis, Funeral Party
di Marco Travaglio | 22 aprile 2013
La scena supera la più allucinata fantasia dei maestri dell’horror, roba da far impallidire Stephen King e Dario Argento. Il cadavere putrefatto e maleodorante di un sistema marcio e schiacciato dal peso di cricche e mafie, tangenti e ricatti, si barrica nel sarcofago inchiodando il coperchio dall’interno per non far uscire la puzza e i vermi. Tenta la mission impossible di ricomporre la decomposizione. E sceglie un becchino a sua immagine e somiglianza: un presidente coetaneo di Mugabe, voltagabbana (fino all’altroieri giurava che mai si sarebbe ricandidato) e potenzialmente ricattabile (le telefonate con Mancino, anche quando verranno distrutte, saranno comunque note a poliziotti, magistrati, tecnici e soprattutto a Mancino), che da sempre lavora per l’inciucio (prima con Craxi, poi con B.) e finalmente l’ha ottenuto.
E con una votazione dal sapore vagamente mafioso (ogni scheda rigorosamente segnata e firmata, nella miglior tradizione corleonese). Pur di non mandare al Quirinale un uomo onesto, progressista, libero, non ricattabile e non controllabile, il Pd che giurava agli elettori “mai al governo con B.” va al governo con B., ufficializzando l’inciucio che dura sottobanco da vent’anni. Per non darla vinta ai 5Stelle, s’infila nelle fauci del Caimano e si condanna all’estinzione, regalando proprio a Grillo l’esclusiva del cambiamento e la bandiera di quel che resta della sinistra (con tanti saluti ai “rottamatori” più decrepiti di chi volevano rottamare). La cosa potrebbe non essere un dramma, se non fosse che trasforma la Repubblica italiana in una monarchia assoluta e la consegna a un governo di mummie, con i dieci saggi promossi ministri e il loro programma Ancien Régime a completare la Restaurazione. Viene in mente il ritorno dei codini nel 1815, dopo il Congresso di Vienna, con la differenza che qui non c’è stata rivoluzione né s’è visto un Napoleone.
Ma il richiamo storico più appropriato è Weimar, con i vecchi partiti di centrosinistra che nel 1932 riconfermano il vecchio e rincoglionito generale von Hindenburg, 85 anni, spianando la strada a Hitler. Qui per fortuna non c’è alcun Hitler all’orizzonte. Però c’è B., che fino all’altroieri tremava dinanzi al Parlamento più antiberlusconiano del ventennio e ora si prepara a stravincere le prossime elezioni e salire al Colle appena Re Giorgio abdicherà.
A meno che non resti abbarbicato al trono fino a 95 anni, imbalsamato e impagliato come certi autocrati, dagli iberici Salazar e Franco ai sovietici Andropov e Cernenko, tenuti in vita artificialmente con raffinate tecniche di ibernazione e ostesi in pubblico con marchingegni alle braccia per simulare un qualche stato motorio. Ieri, dall’unione dei necrofili di sinistra e del pedofilo di destra, è nato un regime ancor più plumbeo di quello berlusconiano e più blindato di quello montiano, perché è l’ultima trincea della banda larga che comanda e saccheggia l’Italia da decenni, prima della Caporetto finale. Prepariamoci al pensiero unico di stampa e tv, alla canzone mononota a reti ed edicole unificate. Ne abbiamo avuto i primi assaggi nelle dirette tv, con la staffetta dei signorini grandi firme che magnificavano l’estremo sacrificio dell’Uomo della Provvidenza e del Salvatore della Patria, con lavoretti di bocca e di lingua sulle prostate inerti e gli scroti inanimati delle solite cariatidi. Le famose pompe funebri.
Ps. Da oggi Grillo ha una responsabilità infinitamente superiore a quella di ieri. Non è più solo il leader del suo movimento, ma il punto di riferimento di quei milioni di cittadini (di centrosinistra, ma non solo) che non si rassegnano al ritorno dei morti morenti e rappresentano un quarto del Parlamento. A costo di far violenza a se stesso, dovrà parlare a tutti con un linguaggio nuovo. Senza rinunciare a chiamare le cose col loro nome. Ma senza prestare il fianco alle provocazioni di un regime fondato sulla disperazione, quindi capace di tutto.
Il Fatto Quotidiano, 21 Aprile 2013
Data storicamente importante