Vero o no dopo il servizio delle iene me venuto da VOMITARE!
Visualizzazione Stampabile
Vero o no dopo il servizio delle iene me venuto da VOMITARE!
Mi fa piacere che tu lo sappia, spero tu sappia anche come "funziona" il virus dell'HIV, visto che cure non ce ne sono ad oggi, e' una malattia MORTALE.
"L'omicidio doloso (comunemente omicidio volontario) in diritto penale, è il delitto previsto dall'articolo 575 del Codice Penale che consiste nel provocare volontariamente la morte di un'altra persona. Si distingue in premeditato e non premeditato."
Dai su, forse riesci a capire dove voglio arrivare, senza dover per forza provocare :wink_:
Dolo eventuale, colpa cosciente, e virus hiv
- La responsabilità penale per contagio AIDS Associazione di volontariato Social Benefit
Contagio da HIV | Di'Gay ProjectCitazione:
non si può non fare presente che nel pronunziarsi su un caso analogo la Cassazione (Cass. Pen. Sez. I n. 30425/01) ha attribuito alla condotta del marito, consapevole della sua sieropositività, che ha intrattenuto rapporti sessuali non protetti con la moglie, ignara della malattia del coniuge, la qualifica di “reato di omicidio colposo aggravato dalla previsione dell’evento e non quello di omicidio volontario”, sulla base di elementi soggettivi, come anche la base culturale del soggetto e la sua ignoranza sulla malattia e del rischio di contagio della stessa
non sono un penalista (e manco avvocato), ma a leggere in giro mi sembra più un "buco" legislativo e si cerca di risalire a un possibile reato caso per caso; mi sembra veramente difficile avere idee certe in meritoCitazione:
QUALE REATO COMMETTE IL SIEROPOSITIVO CHE NON INFORMA IL PARTNER E LO CONTAGIA?
Il reato in questione è quello di lesioni personali, previsto dall'art. 582 del codice penale. Fulcro del citato reato è che la persona offesa subisca una lesione personale "dalla quale derivi una malattia nel corpo o nella mente".
Ebbene, può considerarsi la trasmissione del virus HIV come equivalente della malattia richiesta dal codice penale?
Il fatto è che lo stato di sieropositività in quanto tale non si palesa all'esterno con segni di infezione: la malattia conclamata, cioè l'AIDS, è solo la fase terminale di una lenta progressione.
Ciononostante, la Corte di Cassazione, il massimo organo giudiziario italiano, ritiene che anche il solo contagio del virus HIV rientri nel reato di lesioni dolose, benché non ancora conclamato in AIDS, in quanto l'uno è precursore dell'altra malattia, essendo pacifica comunque la gravità di entrambi (Cass. Pen., sez. V, 26.03.2009, n. 13388).
In realtà, la Cassazione ritiene anche che si tratti di lesioni personali gravissime, ossia che comportano una "malattia certamente o probabilmente insanabile", le quali sono punite più severamente.
Sul punto è alquanto eloquente una sentenza del Tribunale di Savona, secondo la quale “risponde del reato di lesioni personali gravissime il soggetto sieropositivo che, avendo consapevolezza della propria malattia e dei modi di trasmissione, consuma plurimi e ripetuti rapporti sessuali, senza alcuna precauzione e senza comunicare le proprie condizioni di salute alla compagna, che contrae il virus dell’HIV.” (Trib. Savona, 06.12.2007).
E' utile anche segnalare come non siano mancate sentenze in cui si è ritenuto configurato il reato di tentato omicidio e non quello di lesioni gravissime (Cass. Pen., sez. I, 08.09.2000. Secondo questa sentenza della Cassazione, la persona affetta da Aids conclamata, che aggredisca altre persone sputando su di loro saliva mista a sangue, con la precisa e dichiarata volontà di procurare danno, commette il reato di tentato omicidio).
SE AL CONTAGIO SEGUE LA MORTE DELLA VITTIMA, QUALI SONO LE RESPONSABILITA' PENALI?
Nel caso in cui al contagio da HIV segua la manifestazione della malattia conclamata, l'AIDS, e poi la morte della vittima, è di fondamentale importanza rispondere ad una domanda: qual'è la responsabilità penale di chi ha contagiato? Risponderà di omicidio? Volontario o colposo (non volontario)?
Non è facile rispondere a questa domanda, poiché dipende dallo stato psicologico della persona che ha contagiato.
Possiamo fare alcuni esempi:
1. Si pensi a chi non dica di essere sieropositivo e ciononostante compia l'atto sessuale contagiando il partner, ma senza volere la morte di quest'ultimo. In questo caso ci sarebbero gli estremi per l'omicidio preterintenzionale, a mente del quale "Chiunque, con atti diretti a commettere uno dei delitti preveduti dagli articoli 581 e 582, (ossia percosse o lesioni) cagiona la morte di un uomo, è punito con la reclusione da dieci a diciotto anni".
2. E' pure possibile che il sieropositivo voglia intenzionalmente uccidere il partner, nel senso che compie l'atto sessuale allo scopo di trasmettere il virus alla vittima e farla ammalare e poi morire. A dire il vero si tratta di casi più unici che rari ove l'autore del reato verrebbe mosso da sadismo, da odio verso l'umanità etc. Comunque, in questi casi vi potrebbero essere gli estremi dell'omicidio volontario.
3. In molti casi, però, il soggetto sieropositivo non vuole causare la morte del partner tuttavia accetta il rischio che possa ammalarsi e poi morire. Anche in questo caso sussisterebbero gli estremi dell'omicidio volontario ed, anzi, le decisioni della Cassazione sembrano orientate proprio in questo senso (Cass. Pen., n. 13388/09; Cass. Pen. Sez. I n. 30425 del 4.6.2001). In questi casi si parla di dolo eventuale. Sul punto è utile segnalare una importante sentenza del Tribunale di Cremona del 1999 che ha ritenuto responsabile di omicidio volontario una persona che, pienamente consapevole del proprio stato di sieropositività e delle modalità di contagio dell’AIDS, aveva intrattenuto col proprio ignaro partner, nel corso di una relazione durata per circa dieci anni, una pluralità di rapporti sessuali non protetti, accettando così l’alto rischio, poi effettivamente concretizzatosi, tanto di un possibile contagio quanto del probabile esito letale dell’infezione eventualmente insorta (Trib. Cremona, 14.10.1999).
4. In altri casi ancora è possibile che la persona sieropositiva, tacendo sul proprio stato, non solo non vuole la morte del partner, ma neppure ne accetta il rischio in quanto confida sul fatto che tale danno non si verificherà ad esempio perché il soggetto sieropositivo prende alcune, seppur insufficienti, precauzioni. In questi casi, nel caso in cui sopraggiunga la morte del partner, ci sarebbero gli estremi dell'omicidio colposo, che prevede una pena decisamente inferiore rispetto a quello volontario.
Come si vede, è molto difficile dire a priori quale sia la responsabilità del sieropositivo che contagi il partner, nel caso in cui questo muoia, perché bisogna valutare attentamente lo stato psicologico dell'autore del reato, il che non è affatto semplice.
Non è possibile effettuare una valutazione astratta, in quanto solo ed esclusivamente la concretezza del fatto specifico potrà dare una risposta.
Maurino, hai ragione anche tu, ma per come la vedo io non ci sono motivazioni, soprattutto se questi se la vogliono pure prendere.
Se una qualsiasi persona contrae il virus da uno di questi stronzi, per me merita l'ergastolo a vita.
beh ma se uno se la vuole prendere non è suicidio allora? :cipenso:
comunque non era per dare ragione a una parte o all'altra, era solo per dire che non esistono normative specifiche a riguardo (un po come l'omicidio "stradale") e che ogni caso fa storia a sè
il suicidio contempla la morte per propria scelta ... Che c'entra?
Non devi difendere me o Pelledorso, sia chiaro... Il mio pensiero era rivolto a chi, purtroppo, contrae il virus senza averne avuto la consapevolezza, come per esempio quelli che si prendono l'AIDS dopo una trasfusione con sangue infetto, o una siringa infetta .... Cosa dovrebbero dire quei poveracci? Lesione aggravata??? E' ridicolo dai.