un'eccezione possibile
Visualizzazione Stampabile
[QUOTE=dan64;6979406]Fare impresa in Italia non è semplice, o sei all'avanguardia su prodotti top o non ci stai dentro QUOTE]
Concordo solo in minima parte.
Principalmente manca una strategia industriale, da parte delle aziende stesse.
La visione a lungo termine i nostri "imprenditori" non l'hanno proprio. A partire dall'artigiano fino alla grande industria.
Io lavoro nel settore del mobile; posso stare quà 2 giorni a raccontarti le porcate che ho visto. Ovviamente la colpa è della politica.......di tizio... di caio..... mai propria.
Guarda caso però chi ha avuto un minimo di buon senso la crisi l'ha passata senza troppi patemi.
La piu grande capacita degli italiani credo sia trovare un colpevole diverso da noi stessi...bisognerebbe trovare un modo di sfruttare economicamente questa caratteristica per poter uscire dalla crisi...:cipenso:
:madoo:
Forse è vero che c'è la ripresa: sta aumentando tutto!!
è vero...ma per l'elettronica di massa il discorso è un pò diverso...imho sarebbe stato impossibile anche per i tedeschi fare qualcosa con quella azienda
la mivar produceva televisori...il vecchio proprietario aveva promesso l'azienda a regalo a chi si fosse impegnato a rimetterla in piedi per continuare a fare televisori mantenendo occupati i dipendenti assunti (circa 900 persone)
La Mivar chiude. Il proprietario:
è ovvio che il possibile compratore avrebbe dovuto abbandonare la produzione di tubi catodici in favore di schermi a led / oled/ 4k uhd ecc...con una concorrenza di multinazionali come LG SAMSUNG SONY SHARP ecc....
la vedo leggermente impossibile...
[QUOTE=theciri;6979676]Concordo con tutti e due.
Di base l'imprenditoria Italiana é fatta da artigiani, che nel corso degli anni hanno provato ad ingrandirsi, anche se la maggior parte di loro non hanno saputo adeguarsi e/o far progredire la loro mentalità.
Nella maggior parte dei casi é mancata un'adeguata istruzione e/o cultura, in altri invece si sono persi di vista gli obiettivi.
Insomma, per far "Impresa" (quella intesa con la I maiuscola), ci vuole sì testa, ma anche cultura, adegiata istruzione, una buona dose di innovazione, fortuna e, per ultimo, anche un sostegno politico economico.
Le "porcate aziendali" che Dan dice di vedere, sono le medesime che vedo anche io qui da me. Il problema é che la reazione é sempre "la caccia alle streghe"..colpa di quello, dell'altro, di quest'altro; mentre non si fa un emerito fico secco per adeguarsi alle richieste o per dimensionarsi nel modo giusto.
Non si spende in innovazione, in efficienza, ne' tanto meno nella formazione dei dipendenti. La motivazione é che queste cose sono giudicate come "costi improduttivi" ed invece dovrebbero essere giudicati come risorse necessarie a sopravvivere.
Da come la vedo io: se il nostro pezzo forte imprenditoriale é stata l'artigianalità, si dovrebbe perseverare su questa strada incrementandone la qualità e riflettendo bene sui benefici/costi/sforzi che un passaggio da artigiano ad impresa potrebbe comportare
ma questa mica è solo una prerogativa italiana. In tutto il mondo la "manovalanza" è vista come un costo e non come una risorsa.
In Italia si è miopi sul mercato. La Mivar a quest'ora sarebbe ancora in piedi se avesse deciso di rinnovarsi seguendo il mercato, magari come realtà più piccola rispetto a un tempo, ma chi decide i prodotti senza tenere conto delle innovazioni e del mercato saluta. In Italia, come nel resto del mondo. Vedi Nokia con gli smartphone quanto ha rischiato grosso.
Poi da noi ci sono altri problemi che vanno ad aggiungersi e che aggravano la situazione, ma sono una facile scusante.