chiunque dovesse andare si informa se puo' se ai padiglioni bolivia peru' o colombia vendono il MATE' andino grazieee
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chiunque dovesse andare si informa se puo' se ai padiglioni bolivia peru' o colombia vendono il MATE' andino grazieee
in ogni caso la semplice idea che ai grandi interessi qualcosa della fame nel mondo mi fa ridere...
andate e magnate....quello che rimane da magnare perchè il grosso lo hanno già magnato....uscirà tutto tra qualche tempo magari a Report.....
l'expo non c'entra con la fame nel mondo, ma con le risorse esauribili del pianeta e lo sviluppo sostenibili. La fame del mondo è solo un "di cui" che riguarda l'enorme diseguaglianza nella distribuzione delle risorse e che ha maggiore risalto perchè il tema è l'alimentazione (del resto in Italia difficilmente poteva essere altro).
Sui costi poi non saprei, ieri dicevano che se raggiungono 20M di biglietti vanno a pari e per ora mi sembra di aver capito che sono a 10M. Non so se i conteggi comprendono sponsor vari
Occhio a non confondere i dati delle prenotazioni,con quelli dei biglietti acquistati; i 10 milioni son dati presi dalle prenotazioni.Poi bisogna vedere quanti comprano,ma ce non saranno anche tantissimi come me che ancora non hanno prenotato,ma ci andranno di sicuro.
l'avevo orecchiato ieri, ma non stavo prestavo tanta attenzione.
Nel frattempo oggi leggo questo
Nel curriculum droga e carcere I casseur fermati e «liberati» per il giudice erano solo writer - Corriere.it
complimenti ai giudici pronti a credere a qualunque minchiata gli venga propinata (passamontagna come protezione?!? mai visto un writer usarli, al massimo mascherine antismog) e palesemente preparata in anticipo. Fermo di 48 ore per i soggetti pescati con le mani nel sacco a ridosso di una manifestazione.Citazione:
«Sono solo un writer»
La polizia ha identificato Joseph come potenziale pericolo per la manifestazione, firma l’«allontanamento» dall’Italia (non un arresto, dunque, ma un provvedimento molto più contenuto); il ragazzo inglese ribatte di essere solo un writer , perché nella macchina su cui viaggiava, una Ford con targa francese, sono state trovate 120 bombolette di vernice. Gli investigatori hanno però davanti il suo curriculum criminale, arrivato attraverso l’Interpol. Joseph, a verbale, spiega: «Il giudice mi chiede dell’arresto avvenuto a Leeds nel 2012... all’epoca usavo alcol e droghe, anche cocaina, la polizia mi trovò con una pistola elettrica, perché il pusher mi aveva minacciato, fui rilasciato dopo poche ore». E ancora: «Sono stato in carcere in Svizzera per ben 5 mesi e sono stato liberato tre settimane fa, solo per aver fatto dei graffiti». Il ragazzo è stato già comunque denunciato il giorno prima per «detenzione o fabbricazione di materie esplodenti», ma la mattina del Primo maggio il giudice scioglie la riserva: l’«espulsione» non viene convalidata. È quel che aveva chiesto il suo avvocato.
La rete di assistenza
Non sta al giudice fare queste valutazioni, ma c’è un altro elemento che salta all’occhio. Joseph L., che non vive in Italia e dunque ha scarse conoscenze a Milano, non compare davanti al giudice con un difensore d’ufficio, come sarebbe prevedibile. Si fa invece assistere da un avvocato di fiducia, e guarda caso è proprio uno dei legali nominato da molti degli anarchici milanesi, francesi e tedeschi trovati dalla Digos nelle case occupate del Giambellino e nei ritrovi «No Tav» di zona Mac Mahon tra il 28 e il 30 aprile. La coincidenza (niente di illecito, sia chiaro) non è però casuale. Vuol dire che quello stesso giro di «neri» ha suggerito l’avvocato anche al ragazzo inglese. In due giorni, tra 28 e 30 aprile, la questura ha chiesto l’allontanamento dall’Italia per dieci presunti anarchici. Solo tre provvedimenti sono stati convalidati dal Tribunale; altri 3 sono stati accettati solo al secondo «tentativo», dopo che la Digos ha trovato per la seconda notte consecutiva, nelle medesime case occupate del Giambellino, gli stessi tedeschi con fumogeni e maschere antigas. Quattro richieste sono state rifiutate. Per tredici francesi trovati con bastoni e martelli, infine, non è stato neppure possibile firmare il provvedimento: erano senza documenti (comportamento tipico dei casseur «in trasferta») e il consolato è stato poco solerte nella collaborazione, facendo scadere i termini.
«Una zona pericolosa»
Altro caso, sera del 29 aprile. Vicino alla stazione di Lambrate, la polizia ferma un furgone. A bordo, tre ragazzi tedeschi: Moritz B., Lukas H. e Johann G. Hanno molte bombolette di vernice, una di spray urticante (illegale in Italia) e tre passamontagna. Corredo da manifestazione violenta, sostiene la polizia. Il giorno dopo, vengono portati davanti al giudice per il rimpatrio. Ma Julius B. racconta: «Siamo venuti a Milano per vedere una partita di calcio lunedì sera a Bologna, non ricordo il risultato (si tratta probabilmente di Bologna-Catania, ndr). Preciso che non sono tanto interessato alla partita ma alla subcultura dei tifosi. Sono in vacanza per motivi di turismo e culturali». Il furgone non era stato noleggiato da nessuno dei tre, ma a nome di un amico. «Porto lo spray al peperoncino perché abito in una zona povera e un po’ pericolosa... Avevamo tutte quelle bombolette per interesse artistico... Cercavamo un posto dove poterle utilizzare legalmente, eventualmente anche a Milano». E i passamontagna? «Una protezione per quando si fanno i graffiti». Lukas H. ha una segnalazione a Dortmund per «infrazione alla quiete pubblica». Spiega: «Forse era il derby cittadino... ero minorenne, non mi ricordo». È una sceneggiata. Sì, secondo gli investigatori. Ma il giudice crede ai ragazzi, assistiti sempre dallo stesso avvocato. Un giorno prima del corteo, hanno la patente di pacifici writer. E possono restare a Milano. Questa è stata la vigilia delle devastazioni.