un passato da pianobarista (esiste questa parola?),
cantautore di scarso successo, ex proprietario di un agenzia di serenata a domicilio, nel lontano 2002, guardando una puntata di "Sciuscià" resta colpito dai feroci attacchi portati a Silvio Berlusconi e si domanda perchè tutti ce l'hanno con "il piazzista di Arcore" (cit.).
Invece di indagare sulle ragioni politiche di questo presunto "odio" ed informarsi sulla storia di Berlusconi, della sua fortuna, delle sue amicizie politiche, delle ragioni della sua scesa in campo e di cosa ha combinato durante gli anni del suo governo, decide di affidarsi alla musa Euterpe e, leggenda dice, scrisse di getto il brano "Menomale che Silvio C'è" che secondo le sue stesse parole era "una risposta culturale-artistica agli attachi infamanti" di cui era oggetto il Cavaliere. Purtroppo
per Vantini nessuno all'epoca si mostrò interessato al brano che rimase chiuso nel cassetto per anni.
In realtà
il menestrello veronese non era nuovo a questo tipo di ehm... espressioni artistico-culturali avendo in precedenza omaggiato con una canzone anche un (ex?) caro amico di Silvio, tale Bettino Craxi (sarà un caso?), ma questa è un'altra storia.
Caduto l'inutile governo Prodi, Vanitini rispolvera la vecchia incisione che questa volta viene finalmente apprezzata e dopo qualche aggiustatina al testo ed una opportuna reincisione, cambia titolo trasormandosi in una più poetica "
A Silvio" diventando l'inno ufficiale del Popolo delle Libertà. Per l'occasione è stato creato anche un sito dedicato al merchandising
[MenoMale che Silvio c'] - 2008 - Comitato dove è possibile comprare maglietta, CD, bandana e amenità varie tutte ispirate al nostro Silvio.
Un'operazione similare e per altro con un titolo identico (sarà una coincidenza?) è stata fatta anni prima da Gerardo Carmine Gargiulo che nel suo delirio musicale risultava anche divertente in alcune parti (le parti in dialetto milanese - lui proveniente da Avellino - o l'incoronazione di Silvio I re d'Italia), mentre il brano originale di Vantini, oltre ad essere una lagna di ispirazione ramazzottiana (ad esser buoni), si prende tremendamente sul serio.
Al contrario, la nuova versione incisa per la campagna elettorale, è involontariamente assai più ironica tanto da cadere nel kitch involontario, soprattutto se l'ascolto è accompagnato dal "meraviglioso" video, dove possiamo apprezzare il cantato in stile Band Aid affidato ad uomini della strada, artefatti come il gelato al Puffo e che sembrano usciti da una puntata di Bim Bum Bam, con uno straziante ritornello ripetuto fino alla morte (cerebrale dell'ascoltatore) intonato da un gruppo di giovani (precari?) sorridenti che inneggiano all'uomo di Arcore.
Musicalmente si potrebbe dire che il brano è statto trasformato in una canzone da Papa boys geneticamente modificata in cui l'unico e vero verbo è Silvio; dubito che neppure i boy scout più intransigenti canterebbero una
schifezza del genere.
Un altro imperdibile tassello della storia di quest'uomo che può rendere tutti più "orgogliosi" di essere italiani.