e chissà cos'altro verrà fuori adesso
http://isegretidellacasta.blogspot.com/
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e chissà cos'altro verrà fuori adesso
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e' bello sapere che per indignarsi c'e' bisogno di un blog. ...
SONO DECENNI CHE CI MANGIANO SOPRA ... nell'ultima manovra, grazie a due emendamenti hanno tolto tutti i tagli che ci dovevano essere ai costi politici ... BELLO NO ?
Interessante che questa gola profonda salti fuori dopo che è stata licenziata... come dire, prima ci campavo anche io quindi...
Se ci pensate il problema principale di Italia e Italiani è proprio questo, nessuno si oppone ad un sistema che in qualche modo ti mantiene. Quando però ti sputa fuori... allora...
c'e' chi dubita della piena attendibilita' della cosa....
Lo strano caso del precario della casta
Premessa: sto seguendo questa storia perché quella pagina fan che in due giorni arriva a oltre 100mila iscritti non mi convince per niente, anzi. E se avrete la pazienza di seguirmi vi spiegherò perchè.
..... continua QUI: Lo strano caso del precario della casta
peraltro, che sia evidente che sti qua son dei porci e' ovvio: a riguardo interessante questo articolo, preso da Micromega e originario del Corriere:
La Casta paghi. Qualche idea…
di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, dal Corriere della Sera, 18 luglio 2011
No, non possono chiedere ai cittadini di fidarsi ancora. Se Gianfranco Fini si dice «certo», in una lettera a il Fatto quotidiano, che «entrambe le Camere faranno la loro parte» e che i tagli ai costi della politica saranno «votati in Aula prima della pausa estiva» non può pretendere che gli italiani gli credano sulla parola. Sono stati già scottati troppe volte. Carta canta. Le promesse, le rassicurazioni e gli impegni non bastano più. Il presidente della Camera, nella sua prima intervista dopo l'insediamento, convenne che «il primo dei buoni esempi che devono dare i parlamentari è quello della presenza» perché «il vero costo che produce la "casta" è quello della improduttività». E ammonì: «I parlamentari devono essere presenti e lavorare da lunedì a venerdì, non tre giorni a settimana». Risultato? Prendiamo quest'anno: dal 1° gennaio a oggi, su 28 venerdì in calendario, quelli con sedute in Aula sono stati 2. Non sarà colpa sua, ma è così.
Quanto a palazzo Madama, Renato Schifani si prese mesi fa lo sfizio, nel corso della seduta imposta per varare la riforma universitaria voluta dal governo, di bacchettare i soliti criticoni: «Oggi, 23 dicembre, antivigilia di Natale, siamo qui a lavorare». Ciò detto, diede appuntamento a tutti al 12 gennaio 2011: 20 giorni dopo. Da allora, l'Aula è stata convocata 68 giorni su 198 e mai (mai!) di venerdì. Come del resto era successo in tutto il 2010: mai. C'è il lavoro in commissione? Anche a Washington. Eppure lì, dice uno studio di Antonio Merlo della Pennsylvania University, il Senato lavora in media 180 giorni l'anno: il 54% in più. Con un assenteismo 10 volte più basso.
Quanto ai costi, la Camera e il Senato Usa nel 2011 pesano insieme sulle pubbliche casse circa cento milioni meno dei nostri. Ma in rapporto alla popolazione, ogni americano spende per il suo Parlamento 5,10 euro l'anno, ogni italiano 27,40: cinque volte e mezzo di più. Diranno: ma poi lì ci sono i parlamenti statali. Vero: ma in California c'è un parlamentare locale ogni 299mila abitanti, in Lombardia ogni 124mila. Nel Molise ogni 10.659.
Questo è il quadro. C'è poi da stupirsi se una pagina di Facebook aperta domenica mattina da un anonimo ex dipendente della Camera deciso a vuotare il sacco sotto il titolo «I segreti della casta di Montecitorio», alle otto di sera aveva 135 mila «amici»? L'impressione netta è che, mentre chiedono ai cittadini di mettersi «una mano sul cuore e una sul portafoglio», per usare un antico appello di Giuliano Amato riproposto da chi aveva seminato l'illusione di non mettere mai le mani nelle tasche degli italiani, quelli che Giulio Einaudi chiamava «i Padreterni», non si rendano conto che il rifiuto di associarsi a questi sacrifici rischia di dar fuoco a una polveriera.
Come possono imporre «subito» i ticket sanitari fino a 45,5 euro a operai e impiegati rinviando a «domani» (quando?) l'inasprimento del costo a carico dei parlamentari dell'assistenza sanitaria integrativa? Come possono imporre «subito» un taglio alla rivalutazione delle pensioni oltre i 1.400 euro rinviando a «domani» (quando?) quello dei vitalizi loro, che nel 2009 hanno pesato per 198 milioni di euro e pochi mesi fa sono stati salvati con voto plebiscitario dalla proposta che voleva trasformarli in pensioni «normali» soggette alle regole comuni? Come possono imporre «subito» il raddoppio della tassa sul deposito titoli che colpirà i piccoli risparmiatori rinviando a «domani» (quando?) l'abolizione di quell'infame leggina che consente a chi regala denaro ai partiti di avere sconti fiscali 51 volte più alti di quelli concessi a chi dona soldi alla ricerca sulle leucemie infantili?
Nessuno contesta la necessità di provvedimenti anche duri. È irritante subirli dopo aver sentito e risentito che «la crisi è già alle spalle» (Renato Brunetta, agosto 2008), che occorreva «finirla con i corvi del malaugurio» (Claudio Scajola, febbraio 2009) e che chi diffidava dell'ottimismo era un «catastrofista» che alimentava, come tuonò Silvio Berlusconi nel maggio di due anni fa, «una crisi che ha origini soprattutto psicologiche». Ma è così: quando la casa brucia, va spento l'incendio. Costi quel che costi. Ma il golpe notturno che, con un paio di emendamenti pidiellini, ha stravolto all'ultimo istante la manovra di Tremonti che prevedeva l'adeguamento delle indennità dei parlamentari italiani a quelle dei colleghi europei, non è solo un insulto ai cittadini chiamati a farsi carico della crisi. È una scelta che rischia di delegittimare la stessa manovra delegittimando insieme la classe dirigente che la propone al Paese. Non è più una questione solo economica: è una questione che riguarda il decoro delle istituzioni. La rappresentanza. La democrazia stessa.
Il governo, la maggioranza e la stessa opposizione sono certi di essere nel giusto e che quanto prima metteranno mano sul serio ai costi della politica? Mettano da subito tutti i costi in piazza, su Internet. Tutto pubblico: stipendi, prebende, assunzioni, distribuzione delle cariche, consulenze, curriculum dei prescelti, voli blu, passeggeri a bordo, tutto. Barack Obama, pochi giorni fa, ha rivelato che i suoi più stretti collaboratori alla Casa Bianca prendono al massimo 172.200 dollari lordi: 118.500 euro. Cioè 15 mila in meno di quanto poteva guadagnare quattro anni fa un barbiere del Senato. Hanno o non hanno diritto, anche i cittadini italiani, a essere informati?
È stupefacente, oltre che offensivo, che in un momento di difficoltà qual è questo, una classe politica obbligata a farsi «capire» da un Paese scosso, impoverito, spaventato, non capisca la drammatica urgenza di una svolta. Ed è sconcertante che ancora una volta, a chi chiede conto dell'arroccamento in difesa delle Province o dei rimborsi elettorali cresciuti fra il 1999 e 2008 addirittura 26 volte di più del parallelo aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici (per non dire di quelli privati...) risponda rinviando tutto a una riforma complessiva ormai entrata nel mito come l'«Isola che non c'è» di Peter Pan.
Una riforma che, in un futuro rosa pastello, vedrà finalmente ricomporsi in un magico e perfetto equilibrio la Camera e il Senato, il Quirinale e le città metropolitane, le province e le circoscrizioni e i bacini imbriferi montani. Un mondo meraviglioso dove tutti vivremo finalmente felici e contenti. Con Biancaneve, Pocahontas, Cip e Ciop.
nulla di nuovo o sbaglio?
la conferma di un sistema malato che come un cancro mangia ogni cosa...
ESATTO
Nulla di nuovo finche' si vota a cazzo.
E' come per il referendum : se il discorso e' interessante, tipo il nucleare o l'acqua , allora tutti sanno piu' o meno cosa votare ... ma finche' l'italiano medio non ha l'acqua sotto al culo , non si muove di una virgola .. Per citare l'esempio di qualcuno fatta qualche giorno fa, l'esempio della rana cotta a fuoco lento.
Originariamente inviata da spantax Visualizza il messaggio
nono, convenienza.
In ogni italiano si cela un ladro. Da quello che sgraffigna (non visto )una caramella sul bancone a quello che si insacca una mazzetta.
Siamo fatti cosi
Analisi perfetta, putroppo...
Ma una beata cippa....scusami nè...questi son luoghi comuni.
Vero o falso che sia, ipocrita o meno, ha comunque il merito di aver ridestato interesse nei media riguardo a questo tema e, pubblicandolo su Fb, si può avere un riscontro oggettivo rispetto all'interesse che desta nel popolo questo problema. Per quanto pubblicizzate, queste cose son talmente incredibili da sembrare irreali. E allora bisogna dirlo in tutti i modi possibili che al Senato, ad esempio, lavorano 14 barbieri pagati 130.000 euro l'anno! Tutto il resto a mio avviso son polemiche che lasciano il tempo che trovano e che spingono a guardare il dito perdendo di vista la luna.
un ladro abbiamo votato come presidente del consiglio, che ci aspettavamo???
l'opposizione??? come sparare sulla croce rossa!!!
quoto chi dice che siamo, chi più chi meno, tutti uguali, tutti furbi!!! altro che luoghi comuni.....se la maggioranza da il voto ad un ladro per farsi rappresentare, o è un ladro a sua volta o è un inetto.
In parlamento c'è un'assicurazione che funziona così: tu entri e uscendo dichiari che ti hanno rubato il cappottone di Armani che avevi lasciato negli appendini. Chiedono a te quanto valeva e ti rimborsano. Capito dove siamo? Sapete quante denunce di pellicce rubate ci sono in parlamento?
pensavo si parlasse di Moratti...
Ma una carrettata di cippe!!..Io i ladri non li ho votati e come me la maggioranza di questo paese.
Questa gentaglia è al governo con più o meno il 30% delle preferenze dei votanti non degli aventi diritto al voto(e qui un bel pippone sul suffragio universale ci starebbe alla grande ma ve lo risparmio).
L'unica cosa che dimostra questo discorso è che se non voti fai il gioco di chi poi ti governerà.
Ora questo governo si regge su gentaglia presa a caso dai vari schieramenti,tanto eterogenea da domandarsi perchè non si vada al voto al più presto.
Adesso.....non pretendiamo troppo! :wacko:
Guardiamo il lato positivo: per rancore o qualsiasi altro motivo, ben venga lo sfogo e il fatto di venire a conoscenza dello schifo fin nei minimi particolari! :wink_:
vaaciapallnelgnaus! :tongue:
Votando tutti insieme appassionatamente, immagino ... :sick:
Negli anni della cosiddetta "1° repubblica", in uno delle solite crisi governative (una al mese, o quasi ...) ad un tale Pandolfi (lo ricordate ?) venne affidato l'incarico di creare un nuovo governo. Il personaggio dice in un intervista (giovedì pomeriggio) "al più presto incontrerò i candidati ai vari ministeri ..." ed il giornalista incalza " e quando sarà, lunedì prossimo ?"; la riposta del futuro capo di governo fu " e lunedì le sembra presto ? domani è ancora venerdì ..."
Non rimpiango quell'epoca, ma la situazione di oggi viene da molto lontano ...